Siamo onorati di ospitare oggi Luigi Martini, una figura poliedrica che ha attraversato diversi mondi con una carriera straordinaria. Inizialmente un giovane appassionato di calcio, Luigi è passato dai campi da gioco alla politica e infine al settore dei trasporti aerei, ricoprendo ruoli di grande responsabilità. Con un passato che include una vittoria dello scudetto e un’esperienza significativa nella NASL, Martini ha vissuto da protagonista alcuni dei momenti più emblematici del calcio italiano e internazionale.
Durante questa intervista, esploreremo i momenti salienti della sua carriera calcistica, le differenze tra il calcio italiano e quello nordamericano, e i ricordi vividi degli anni ’70 con la Lazio. Discuteremo anche della sua transizione dal calcio alla politica e al settore dei trasporti aerei con ENAV, nonché delle sfide affrontate in questi nuovi ruoli. Inoltre, Luigi Martini ci parlerà del suo libro Sogni perduti, un’opera che ha preso forma durante un’avventura in barca a vela, e rifletterà sull’evoluzione del ruolo degli atleti nella società moderna. Infine, condividerà le sue opinioni sulla globalizzazione e i suoi progetti futuri, tra cui il sogno di un giro del mondo in barca a vela.
Prepariamoci a un viaggio affascinante attraverso le esperienze e le riflessioni di Luigi Martini, una personalità che ha lasciato un’impronta indelebile in ogni campo che ha esplorato.
- Domanda. Come è iniziata la tua carriera nel mondo del calcio e quali momenti consideri i più significativi?
Luigi Martini. La mia carriera è cominciata dalla prima elementare quando ho trovato un palla bucata e indurita dal gelo nel percorso che da casa mia portava alla scuola. È nata una passione e da lì fino alla vittoria dello scudetto e la Nazionale Italiana
- Domanda. Quali differenze hai notato tra il calcio italiano e quello nordamericano, avendo giocato anche nella NASL?
Luigi Martini. Il calcio americano era una passerella che metteva in mostra i grandi campioni di allora Bello da vedere ma vuoto di sentimento
- Domanda. Hai giocato in squadre come la Lazio negli anni ’70, periodo di grandi cambiamenti nel calcio italiano. Quali sono i tuoi ricordi più vivi di quell’epoca?
Luigi Martini. La cosa più significativa di allora era il coinvolgimento politico del calcio in un momento turbolento come era quello dell’ inizio anni 70. Noi eravamo considerati una squadra di destra, c’erano calciatori che avevano Che Guevara tatuato sul braccio e quelli come Solier del Perugia che entrava in campo con il pugno chiuso e braccio teso per salutare gli spettatori. Ci voleva anima e coraggio!!!
- Domanda. Cosa ti ha spinto a passare dal calcio alla politica e al settore dei trasporti aerei con ENAV?
Luigi Martini. Passare dal calcio alla politica la passione e soprattutto il progetto di Gianfranco Fini di una destra Europea. Guidare una società come ENAV è stato il completamento della mia carriera nel trasporto aereo
- Domanda. Puoi parlarci del tuo ruolo come presidente del Consiglio di Amministrazione di ENAV e delle sfide principali che hai affrontato in quella posizione?
Luigi Martini. ENAV è la società italiana che ha come compito anche quello della sicurezza del traffico aereo. I radar di qualità e il personale tra i migliori al mondo sono una garanzia per il nostro paese. La privatizzazione è stato un errore anche se il privato è in minoranza perché può monitorare lo spazio aereo italiano e non va bene. Sapere Chi attraversa il nostro spazio aereo è un dato sensibile e deve essere riservato
- Domanda. Hai scritto un libro intitolato Sogni perduti. Quali temi affronti in quest’opera e come il tuo vissuto personale ha influenzato la scrittura?
Luigi Martini. Il libro è nato durante la navigazione in barca a vela dal Sud Africa in Italia. Sono stati 32 giorni che hanno portato in superficie tutto il vissuto. Una volta a terra ha preso forma il libro.
- Domanda. Come vedi l’evoluzione del ruolo degli atleti nella società, soprattutto in termini di leadership e di impatto fuori dal campo?
Luigi Martini. Un atleta ha una marcia in più per affermarsi come leader nella società. L’atleta sa dare tutto per raggiungere il risultato ,sa che la vittoria termina subito dopo il passaggio sotto il traguardo. Sa reagire alla sconfitta e non molla mai. Deve, però prepararsi la strada quando è ancora in attività e uscire prima del fischio finale altrimenti il sistema non ti riconosce e ti lascia in balia di un avversario che usa regole diverse da quelle in uso nello sport. Il sistema politico dovrebbe attingere dallo sport atleti preparati per incarichi di gestione della amministrazione pubblica.
- Domanda. Hai giocato in un’epoca in cui il calcio era meno globalizzato. Come pensi che l’aumento della globalizzazione abbia cambiato lo sport, dal punto di vista di un giocatore e di un dirigente?
Luigi Martini. La globalizzazione ha cambiato il modo di vivere e dunque anche il calcio. La grande forza del nostro Paese era la qualità, ora siamo invasi dal made in China, non si compra più al negozio che ti assiste per l’uso del prodotto comprato e fatto in Italia. Nel calcio le cose sono precipitate. Non conviene più formare i giovani con la scuola calcio, così si tesserano ragazzi che non hanno il passaporto italiano e il risultato è la Nazionale italiana fuori dai mondiali da tanto ormai. Il calcio è così in mano ai procuratori che con il calcio hanno poco in comune Peccato!!!
- Domanda. Dopo una carriera così eclettica, c’è un traguardo che senti di non aver ancora raggiunto o un progetto futuro che ti entusiasma particolarmente?
Luigi Martini. Bella domanda! Io non mi avventuro in cose che non conosco, quindi se togliamo la politica che è un capitolo chiuso rimane il trasporto aereo o il calcio, anche se nella testa ho un pensiero prepotente: il giro del mondo in barca a vela
- Domanda. Hai vissuto momenti intensi accanto a figure iconiche come Chinaglia e Re Cecconi. Come descriveresti la dinamica di squadra e le personalità che hanno contribuito al successo del 1974?
Luigi Martini. Quella squadra era talmente piena di comportamenti fuori dalle righe che é rimasta nel cuore di due generazioni non per il pregevole gioco ma per le manifestazioni caratteriali dei suoi giocatori. Solo un genio come Maestrelli poteva tenere insieme tutti quei matti. È dunque targato Maestrelli quello scudetto vinto con quella squadra che aveva in Chinaglia il leader carismatico e in Re Cecconi il maratoneta che dava ordine al gioco.