Nel contesto di un clima di crescente tensione e complessità nelle trattative per il rinnovo contrattuale, abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con Girolamo Foti, Segretario Generale di ITAMIL.
In questa intervista, Foti condivide le motivazioni che hanno portato il sindacato a lasciare il tavolo delle trattative, evidenziando le principali aree di disaccordo e le proposte di cambiamento che ritiene essenziali. Inoltre, esploreremo le sue critiche verso l’approccio del Consigliere del Ministro, Generale Domenico Rossi, e discuteremo le implicazioni dell’incremento previsto dei salari e della rimozione di contenuti dal sito di ITAMIL. Infine, Foti parlerà delle prossime azioni del sindacato e del messaggio che desidera trasmettere ai militari e all’opinione pubblica. Un’intervista che offre uno sguardo approfondito sulle sfide e le speranze del sindacato nel contesto attuale.
Domanda. Cosa vi ha spinto a prendere la decisione di abbandonare il tavolo delle trattative per il rinnovo contrattuale? Quali sono stati i punti di rottura principali?
Girolamo Foti. Abbiamo sempre cercato di mantenere un dialogo costruttivo. Tuttavia, ci sono stati alcuni punti di divergenza, in particolare riguardo alle risorse destinate al rinnovo contrattuale, che non sembrano adeguate rispetto al costo della vita quindi era inutile partecipare a questi incontri per spostare pochi euro da una voce all’altra. Speriamo di poter riprendere il confronto su basi specifiche, come: a) un incontro con il presidente del Consiglio, l’onorevole Giorgia Meloni; b) un aumento delle risorse per il contratto, che garantisca una crescita dei salari adeguati al costo della vita; c) l’eliminazione di forme di pagamento forfettario come il CFI e il CFG; d) l’adeguamento dei nostri straordinari ai colleghi della Polizia; e) l’introduzione della settimana corta, con l’eliminazione del venerdì recuperato attraverso l’autocompensante, lo smart working e interventi sulla mobilità del personale, per consentire alle famiglie di ricongiungersi. La nostra priorità rimane quella di garantire il miglior interesse per i nostri colleghi.
Domanda. Durante l’incontro di agosto, avete criticato apertamente l’approccio del Consigliere del Ministro, Generale Domenico Rossi. Quali sono, a Vostro avviso, i principali limiti del suo intervento e del suo consiglio di non abbandonare mai le trattative?
Girolamo Foti. Rispettiamo il ruolo del Generale Rossi e riteniamo che un confronto aperto e costruttivo sia essenziale per trovare soluzioni efficaci. È importante ascoltare tutte le voci coinvolte, compresa la nostra.
Domanda. Come commentate l’incremento previsto di soli 85 euro netti al mese a partire dal 2024 e l’assenza di arretrati per il 2022 e 2023? Quali sarebbero, secondo voi, le risorse adeguate per garantire un contratto dignitoso?
Girolamo Foti. L’incremento proposto non risponde pienamente alle esigenze attuali. Riteniamo sia fondamentale un impegno maggiore per risorse adeguate, tenendo conto del costo della vita e della legge sulla specificità, che ad oggi non è stata applicata concretamente.
Domanda. Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha ordinato la rimozione di due articoli dal vostro sito. Come interpretate questa richiesta in termini di libertà sindacale e diritti costituzionali?
Girolamo Foti. Crediamo fermamente nella libertà sindacale e nei diritti costituzionali. Siamo aperti al dialogo per chiarire eventuali malintesi e garantire che la comunicazione rimanga aperta e trasparente. Tuttavia, desideriamo sottolineare che il Sindacato Itamil Esercito agisce in autonomia e non riceve direttive dall’amministrazione.
Domanda. Il rapporto tra ITAMIL e il governo attuale è piuttosto teso. Cosa dovrebbe fare il governo per migliorare il dialogo con il vostro sindacato e affrontare le criticità che avete sollevato?
Girolamo Foti. Riteniamo che il dialogo sia fondamentale e non abbiamo alcuna appartenenza ideologica o di partito. Ci aspettiamo che il governo prenda in considerazione le nostre preoccupazioni e lavori con noi per costruire un rapporto di fiducia e collaborazione, attraverso il libero confronto, la partecipazione e le giuste risorse per i Servitori dello Stato.
Domanda. La proposta di una “Carta Europea dei Diritti dei Militari” è un’iniziativa interessante. Può spiegare come immagina questa carta e quali diritti dovrebbe tutelare?
Girolamo Foti. Immaginiamo una carta europea dei diritti e dei militari che possa guidare le interazioni tra il sindacato e le istituzioni. Questa carta dovrebbe includere principi di rispetto reciproco, trasparenza e responsabilità, al fine di promuovere un ambiente di lavoro sereno e produttivo. Vogliamo garantire che ogni lavoratore sia tutelato e valorizzato, e che le sue esigenze siano ascoltate e considerate nei processi decisionali. È fondamentale lavorare insieme per costruire un futuro migliore per tutti i Servitori dello Stato. Questo progetto si può promuovere con Euromil organismo europeo delle associazioni e Sindacati Militari con oltre cinquant’anni di attività di cui siamo “Full-Member”.
Domanda. ITAMIL si distingue dagli altri sindacati militari per la sua azione più diretta e critica. Quali sono le principali differenze tra il vostro approccio e quello di altri sindacati?
Girolamo Foti. ITAMIL adotta un approccio diretto e critico, volto a rappresentare in modo chiaro e deciso le esigenze dei nostri tesserati. Rispettiamo gli altri sindacati e crediamo che la diversità di approcci arricchisca il dibattito, occorre emarginare certe sigle (per fortuna non rappresentative) che diffondono odio attraverso i social. Le lavoratrici e i lavoratori militari hanno scelto a maggioranza ITAMIL, e oggi siamo il Primo Sindacato dell’Esercito e del Comparto DIFESA, con una crescita del 60% degli iscritti rispetto al 2023.
Domanda. Avete menzionato che i militari hanno subito un duro colpo con il blocco degli avanzamenti economici nel passato. Quali sono le conseguenze a lungo termine di queste politiche sul morale e la stabilità finanziaria del personale militare?
Girolamo Foti. Le politiche di blocco hanno avuto un impatto significativo sul morale e sulla stabilità finanziaria. È fondamentale lavorare per ripristinare la fiducia e migliorare le condizioni economiche dei nostri tesserati.
Domanda. Quali sono le prossime azioni che ITAMIL intende intraprendere per garantire che i diritti dei militari siano rispettati? Cosa possiamo aspettarci dal vostro sindacato nei prossimi mesi?
Girolamo Foti. Continueremo a lavorare per il rispetto dei diritti dei militari attraverso iniziative di dialogo e sensibilizzazione. Nei prossimi mesi, ci impegneremo in campagne di informazione e negoziazione per migliorare le condizioni dei nostri iscritti. In collaborazione con la Business Card, abbiamo costituito una Task Force di economisti, costituzionalisti, giuristi e avvocati per approfondire due ricorsi in materia economica: l’adeguamento dei salari al costo della vita e la mobilità del personale, individuando eventuali disposizioni in contrasto con le leggi che limitano i ricongiungimenti familiari e le scarse disponibilità alloggiative per il personale. I ricorsi saranno gratuiti per tutti i tesserati, i nuovi iscritti e coloro che desiderano revocare l’iscrizione ad altre sigle sindacali entro il 31 ottobre 2024.
Domanda. Qual è il messaggio che desidera trasmettere ai militari italiani e all’opinione pubblica riguardo la situazione attuale e le battaglie di ITAMIL?
Girolamo Foti. Il nostro impegno è per un futuro migliore per tutti i militari italiani. Chiediamo supporto e comprensione mentre continuiamo a lottare per i diritti e la dignità dei nostri membri. Speriamo di chiudere presto la vicenda che vede contrapporsi l’amministrazione con alcune sigle sindacali, tra cui ITAMIL, che rischia sanzioni interpretative ed eventuali lungaggini processuali, con danni all’immagine del sindacato, al suo patrimonio, alla dirigenza e agli impegni sottoscritti con aziende, licenziamento dei propri dipendenti. Il tutto potrebbe generare anche un problema di carattere sociale, oltre a sprechi di risorse pubbliche. Le guerre non portano alcun giovamento, per questo motivo ci siamo rivolti con una lettera al Capo dello Stato e abbiamo chiesto un’audizione alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, nella speranza che intervenga il Premier Meloni.