(AGENPARL) – mar 13 agosto 2024 *SOPRINTENDENZA AL LAVORO PER RECUPERARE I “TESORI” DI VALFORNACE*
*Il funzionario Pierluigi Moriconi, già direttore dell’Archivio di Stato
camerte, alla guida di un team di esperti nei restauri di opere d’arte a un
convegno in occasione della Festa della Rinascita: “Ho personalmente
visitato tutte le chiese e le biblioteche di questo territorio trovano
opere d’arte ma anche altri oggetti da salvare”*
La tempera su tavola raffigurante la Madonna col Bambino in trono e gli
angeli musicanti tra i santi Matteo e Prisco da Mirabella di Giovanni
Boccati, già custodita nella chiesa di Santa Maria Assunta di Nemi, insieme
al trittico dedicato a un’altra Madonna col Bambino insieme ai santi Marco,
Mattia, Sebastiano e Stefano e attribuito a Nobile di Francesco da Lucca,
un tempo nella chiesa di San Marco di Alfi, e poi la Crocifissione di
Giovanni Antonio Pellegrini dalla chiesa di San Giovanni di Isola, la
Madonna del Rosario della chiesa di San Biagio di Taro, il tabernacolo di
quella di Santa Maria Assunta di Pievebovigliana e, ancora, la fonte
battesimale da San Giovanni di Isola e due sculture lignee di Santa Chiara
e San Francesco del monastero di Pontelatrave.
Sono questi alcuni dei “tesori” tornati in vita, dopo le scosse di
terremoto del 2016, nel Comune di Valfornace grazie all’opera dei
restauratori della Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio delle
Marche.
“Una piccola parte di un patrimonio di inestimabile valore di cui il nostro
territorio martoriato dalla catastrofe un giorno mi auguro tornerà in
possesso” – dice, con speranza il sindaco, Massimo Citracca, che con
l’Amministrazione comunale e il parroco, don Roberto Rafaiani, nell’ambito
delle iniziative della “Festa della Rinascita” ha promosso l’incontro di
studi dedicato a “Le chiese dell’Assunta a Valfornace” e ai restauri delle
opere d’arte cittadine seguiti al sisma di ormai otto anni fa.
L’evento si è svolto presso il Centro polifunzionale “Maria Ciccotti” con
una conferenza tenuta da Pierluigi Moriconi, funzionario della
Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio delle Marche, alla quale
hanno preso parte anche il vice sindaco, Ivan Cecola, monsignor Sandro
Corradini, cultore dell’arte tra i più grandi ricercatori di documenti
d’archivio su Caravaggio e promotore di giustizia della Congregazione per
le cause dei santi, per lunghi anni sacerdote alla chiesa di San Salvatore
in Lauro a Roma insieme allo storico dell’arte Matteo Mazzalupi, già membro
della Fondazione Longhi, Florence, e il Metropolitan Museum of Art di New
York, e a don Stefano Carusi, esperto d’arte, cappellano del Circolo
cattolici per la tradizione.
Moriconi ha offerto un’analisi approfondita del lavoro di restauro svolto
nelle chiese di Valfornace e delle preziose opere d’arte salvate o
recuperate annunciando l’apertura di un laboratorio, “il più grande
laboratorio di restauro d’Italia”, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona
dove “sarà restaurato il restaurabile che arriverà dalle zone del sisma”.
La struttura, che il ministero della Cultura si è impegnato a concludere
per il 2016, sarà gestita proprio dalla Soprintendenza.
“Ho personalmente visitato tutte le chiese e le biblioteche di questo
territorio trovano opere d’arte ma anche altri oggetti da salvare, come
alcune tovaglie di tela umbra che recupereremo. Abbiamo dovuto fare delle
scelte per importanza storico artistica, siamo partiti dal Boccati di Nemi,
ma abbiamo già collezionato grandi scoperte come la firma sotto un
bellissimo battistero del seicento che stava nella chiesa di San Giovanni
di Isola. In un’altra opera, proveniente sempre da Isola, la pulitura dei
colori ha permesso di scoprire una suora al posto di una Madonna”.
Sono anche altre le opere “parlanti” che il territorio di Valfornace ha
restituito. Dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Pievebovigliana le
pitture hanno restituito, insieme a una bellissima Ultima Cena, anche un
San Pietro del 1745 dove si intravvedono il ponte romano e il castello di
Beldiletto.
“Prima ancora che da funzionario della Soprintendenza – ha ammesso quasi
commosso Moriconi – da direttore dell’Archivio di Stato di Camerino mi sono
affezionato alla ricchezza delle Marche e di queste zone e mi sono sentito
in dovere di ridare qualcosa che il terremoto ha cercato di prendersi non
riuscendoci”.
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