Il governo di sinistra irlandese, guidato dalla ministra della Giustizia Helen McEntee, sta per implementare un divieto che proibisce l’uso di passamontagna e maschere durante le manifestazioni pubbliche. Questa decisione arriva in risposta all’aumento delle proteste contro l’immigrazione di massa nel paese e alla crescente tensione sociale.
Secondo una portavoce della McEntee, citata dall’Irish Times, il governo intende proibire l’uso di maschere nelle situazioni in cui la loro adozione ha lo scopo di intimidire. L’uso di maschere durante le proteste è stato un tema controverso, soprattutto in un contesto storico in cui tali accessori erano impiegati per celare l’identità e sfuggire alle autorità, come durante il conflitto settario noto come The Troubles, quando l’Irish Republican Army (IRA) li utilizzava per nascondere i propri membri.
L’aumento delle tensioni è particolarmente visibile in recenti manifestazioni. Durante il fine settimana scorso, si è verificato un raro incontro tra manifestanti anti-immigrazione di Dublino, che sventolavano la bandiera irlandese, e quelli di Belfast, con la Union Jack britannica. Questo evento è stato descritto dal reporter di GB News Northern Ireland, Dougie Beattie, come un fatto senza precedenti nella sua carriera.
In risposta all’escalation della violenza, il governo irlandese ha destinato ulteriori 3,2 milioni di euro per l’acquisto di equipaggiamenti antisommossa, inclusi giubbotti antiproiettile, scudi e spray al peperoncino. Il numero dei veicoli della polizia antisommossa aumenterà da 27 a 42 entro la fine dell’anno. Questi sviluppi sono stati accompagnati da episodi di violenza, come incendi dolosi contro strutture destinate a ospitare migranti e manifestazioni che si sono trasformate in rivolte.
Un episodio significativo è avvenuto lo scorso novembre a Dublino, quando le proteste anti-immigrazione sono degenerati in violenze dopo che tre bambini sono stati accoltellati da un migrante apparentemente senza fissa dimora. Questi eventi hanno sollevato forti reazioni, con alcuni politici, come il consigliere comunale di Limerick Abul Kalam Azad Talukder, che ha suggerito misure estremamente dure contro i manifestanti violenti. Anche il senatore Seán Kyne ha richiesto una risposta dura e diretta.
Tuttavia, il dibattito politico sembra concentrarsi più sulle modalità di gestione delle proteste che sulle cause profonde del malcontento. La crescente frustrazione deriva in parte dall’aumento della popolazione migrante, che ora costituisce il 20% della popolazione irlandese, un dato che ha raddoppiato rispetto a venti anni fa. Questa crescita ha portato il paese a superare i cinque milioni di abitanti per la prima volta dal 1851, generando impatti significativi sulle comunità locali, tra cui l’aumento degli affitti e la stagnazione dei salari.
Il governo irlandese sembra quindi affrontare una doppia sfida: gestire le tensioni sociali e rispondere alle preoccupazioni economiche e culturali che emergono dall’incremento della migrazione. La risposta a questi problemi complessi rimane una questione di grande rilevanza e dibattito pubblico, mentre il paese cerca di trovare un equilibrio tra sicurezza e integrazione.