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(AGENPARL) – ven 28 giugno 2024 MAREVIVO E IL COORDINAMENTO “CHI TENE O’ MARE”:
STOP ALLO SCEMPIO DEGLI SCARICHI FOGNARI TRA GAIOLA E NISIDA
A lanciare il grido d’allarme non è solo il mondo ambientalista, ma anche quello scientifico, culturale e dell’imprenditoria del mare e i moltissimi cittadini e fruitori di questo paradiso ritrovato della città di Napoli.
Napoli, 28 giugno. Il mare di Napoli è in pericolo. Nuovi scarichi fognari tra Gaiola e Nisida rischiano di devastare in modo irreparabile una delle più belle e preziose Zone Speciali di Conservazione Europee.
Nonostante siano appena scaduti i termini per presentare osservazioni alla Direzione generale Valutazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il moto di protesta e la mobilitazione da parte dell’opinione pubblica sono state forti e sentite.
“È nostro dovere istituzionale non ripetere gli errori del passato e cogliere l’opportunità di ripensare e riprogettare integralmente il sistema fognario dell’area occidentale di Napoli, secondo i principi del ciclo integrato delle acque, del Green Deal europeo che prende le mosse dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, tenendo conto anche della Nature Restoration Law approvata dall’Ue e della nostra Costituzione” – dichiara Rosalba Giugni, Presidente della Fondazione Marevivo e portavoce delle 16 associazioni che si battono per la difesa della Gaiola. – “Tutto ciò deve essere affrontato con soluzioni ambiziose. Il cambiamento climatico impone scelte strutturali che vadano nella giusta direzione, promuovendo un uso sostenibile e prolungato dell’acqua, qualunque sia il suo utilizzo”.
La Fondazione Marevivo è in prima linea tra i promotori e sostenitori di questa mobilitazione partita dal basso che, avviata dall’Area Marina Protetta cittadina, ha coinvolto l’intero mondo della tutela ambientale e si sta allargando a tutti i settori della società civile.
In questi giorni, infatti, alle associazioni del Coordinamento Tutela Mare “Chi Tene o’ Mare”, che include ben 16 associazioni ambientaliste (Fondazione Marevivo ETS, Greenpeace Gruppo Locale Napoli, FAI – Fondo Ambiente Italiano, WWF Napoli, CSI Gaiola Onlus Vivara APS, ASOIM, Let’s do it Italy, Oceanomare Delphis Onlus, ONESEA Alliance, Associazione Nemo Ischia, Legambiente Città Flegrea, N’ Sea Yet, Cleanap, Associazione Domizia, Associazione Gea), si sono aggiunti tantissimi cittadini.
“Da oltre 20 anni, Napoli aspetta che si ponga rimedio a grossolani errori del passato che immisero in uno dei tratti di mare più preziosi del mondo, gli scarichi di bypass dell’impianto di trattamento fisico delle acque reflue di Coroglio. Perseverare oggi a distanza di 23 anni nel solco di quegli errori sarebbe davvero imperdonabile, anche perché oggi abbiamo tutti gli elementi conoscitivi che la ricerca scientifica ci ha messo a disposizione per permetterci di non fare più passi falsi e soprattutto rimediare a quelli che abbiamo fatto in passato, invece di perseverare. Fa davvero tanto piacere constatare, però, che rispetto al passato tantissima gente di questa città, e non solo, oggi è pronta a difendere quest’ultimo scrigno di biodiversità e storia del nostro mare” rilancia Maurizio Simeone, Direttore dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola.
Il Parco, infatti, si batte da oltre 20 anni per la chiusura dello scarico di troppopieno esistente e ha naturalmente presentato una cospicua relazione tecnico-scientifica di parere negativo sui nuovi scarichi.
Lo specchio di mare tra la Gaiola e l’Isola di Nisida ospita habitat marini di enorme rilevanza, unici nel contesto costiero urbano. Tra questi spiccano tre vasti banchi di coralligeno, una delle comunità biologiche più significative del Mediterraneo, assieme alla Posidonia oceanica, entrambe protette dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Barcellona. Inoltre, l’area è ricca di reperti archeologici risalenti alla Villa imperiale del Pausilypon del I secolo a.C., il tutto incastonato in un paesaggio costiero di rara bellezza, dominato da alte falesie di tufo giallo Napoletano e lussureggiante macchia mediterranea.