Paolo Corradini, Presidente SIE – Società Italiana di Ematologia, Direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Cattedra di Ematologia, Università degli Studi di Milano
Professor Corradini negli ultimi anni abbiamo assistito a grandi passi in avanti nella diagnosi e nella cura dei tumori del sangue con gli anticorpi bispecifici. Ci può spiegare cosa sono e per quali patologie sono indicati?
Gli anticorpi bispecifici sono il frutto di una tecnologia nata circa dieci anni fa chiamata “BITE”. Per la prima volta fu prodotto un anticorpo bispecifico in laboratorio legando una proteina sulla cellula leucemica, in quel caso leucemia linfoblastica acuta, e una proteina su una cellula di linfocita T. Il linfocita veniva messo in stretto contatto con la cellula tumorale e il linfocita T del paziente riceveva un segnale di attivazione per la distruzione delle cellule leucemiche. Il primo anticorpo è tuttora in uso (blinatumumab) ed è stato il capostipite di una nuova logica: usare il sistema immunitario di un individuo malato che non riesce più a combattere il tumore da solo, aiutandolo con gli anticorpi bispecifici a riconoscerlo e rendendo le cellule molto più potenti. Questo principio è proseguito e ora ne sono disponibili due indicati per i linfomi a cellule B, e due che arriveranno a breve per il mieloma.
Il panorama delle terapie si è arricchito dalla leucemia linfatica acuta, ai linfomi che rappresentano il sesto o settimo tumore più frequente nel mondo occidentale, al mieloma, altro tumore ad alta incidenza. Due patologie che rappresentano un grande numero di pazienti ematologici che possono essere trattati efficacemente con gli anticorpi bispecifici quando tutte le altre terapie sono fallite. Per il primo di questi, glofitamab, indicato per il linfoma a grandi cellule, abbiamo un follow-up piuttosto lungo: un buon numero di pazienti risponde bene e non ha ricadute. Ci sono delle tossicità da gestire, ma che possono essere controllate favorendo una buona qualità di vita. In queste persone si è avuta una remissione di malattia che non si era mai raggiunta in precedenza.
Gli anticorpi bispecifici rappresentano una seconda rivoluzione dopo le CAR–T. Queste due categorie di farmaci rientrano nella categoria TCell Redirecting Treatments, cioè cellule che reindirizzano i linfociti dove hanno fallito tutte le altre terapie e interviene dunque il sistema immunitario del paziente.
Professor Corradini le CAR-T sono state e continuano a essere una grande innovazione terapeutica. Per quali patologie sono ora disponibili alla luce delle più recenti approvazioni regolatorie?
Nell’ultimo anno sono state approvate le CAR-T per diverse patologie ematologiche: due nel linfoma follicolare, il secondo tipo di linfoma per frequenza; una per il linfoma diffuso a grandi cellule B, il primo per incidenza. Di grande importanza è che oggi tutti i pazienti con linfoma a grandi cellule refrattari o ricaduti entro un anno, possono ricevere questa terapia subito dopo il fallimento della terapia di prima linea. Questo consente di anticiparne l’uso, guarire un maggior numero di persone,
di risparmiare trattamenti successivi ai pazienti e anche costi, ma soprattutto una migliore qualità di vita per i pazienti e le loro famiglie. Per la leucemia linfoblastica acuta, da dicembre scorso, viene rimborsata una nuova CAR-T, per le persone con più di 26 anni.
Novità anche per il mieloma multiplo: infatti, è disponibile in Italia da fine maggio di quest’anno una CAR-T e un’altra è approvata, ma non ancora rimborsata da AIFA.
Stiamo vivendo anni di grande fermento scientifico che si traduce in terapie importanti per la vita dei pazienti in tempi piuttosto veloci.
Quest’anno AIL proseguirà con il finanziamento del Corso di Perfezionamento, “Infermieristica in ematologia” presentato già lo scorso anno da SIE; ce ne può parlare?
SIE proseguirà con il progetto di un corso con l’Università Federico II di Napoli per un gruppo di giovani infermieri che vogliono specializzarsi nella gestione del paziente ematologico, che è più complesso in quanto può essere sottoposto a un gran numero di terapie differenti. La durata è di 12 mesi e sono previsti 4 moduli con attività di aula e pratica in reparto per un gruppo di 15-20 partecipanti, per i quali saranno sostenuti tutti i costi.