
(AGENPARL) – sab 25 maggio 2024 Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui
Martedì 28 maggio 2024, Sala 1
Convegno di studi
OTTIERI 100
Letteratura, industria, società
Il 28 maggio 2024 presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma prenderanno avvio le manifestazioni per celebrare il centenario della nascita del narratore e poeta Ottiero Ottieri con il convegno di studi OTTIERI 100. Letteratura, industria, società, promosso dalla Biblioteca e dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita, istituito dal Ministero della Cultura.
Ore 10:00 Saluti istituzionali
Stefano Campagnolo, Direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma
Silvia Tatti, Presidente ADI
Giuseppe Langella, Presidente MOD
Arianna Punzi, Preside della Facoltà di Lettere La Sapienza
Adriano Ardovino, Direttore DiSFiPEQ – Ud’A
Maria Pace Ottieri
Andrea Gialloreto
Ore 10:30 modera Patricia Peterle
Franco Cordelli, Ottieri all’improvviso
Edoardo Albinati, La fabbrica, un castello illuminato
Cecilia Bello Minciacchi, Poetica e clinica. Ottieri, «un’antenna scorticata che riceve da tutto il mondo»
Raffaele Manica, Ottieri: l’io provvisorio
Discussione
Pausa pranzo
Ore 15:00 modera Antonio Rosario Daniele
Paola Culicelli, Due catabasi a confronto: Il campo di concentrazione di Ottieri e Il male oscuro di Berto
Luca Stefanelli, L’irrealtà cinematografica. Figure narrative dell’alienazione metropolitana tra l’Impagliatore di sedie e i Divini mondani.
Andrea Gialloreto, I dioscuri dell’Italia del Boom. Ottieri e Arbasino in dialogo
Diego Varini, Una patografia della vertigine
Discussione
Organizzazione: Cecilia Bello Minciacchi e Andrea Gialloreto
Ottiero Ottieri (Roma, 29/03/1924 – 25/07/2002) è stato uno dei più ragguardevoli e versatili scrittori del Secondo Novecento. Dopo aver esordito con il romanzo Memorie dell’incoscienza (1954), che affronta le contraddizioni della generazione postbellica, Ottieri ha collaborato con Adriano Olivetti mettendo le proprie competenze di sociologo e di psicotecnico al servizio del progetto di crescita civile del Paese attraverso i processi di industrializzazione in atto tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Lo scrittore ha inaugurato nella letteratura italiana del Novecento il cospicuo filone della «letteratura industriale» dandoci con Tempi stretti (1957), Donnarumma all’assalto (1959) e La linea gotica (1963) le prime ed esemplari prove di riflessione in chiave saggistico-narrativa sulle dinamiche socioeconomiche e culturali innescate dal boom economico. Successivamente, la passione per le scienze umane e la vocazione all’introspezione lo indussero a volgere i propri strumenti di indagine verso i costumi e gli automatismi sociali esplorandone i riflessi sulla psiche malata dell’intellettuale narcisista e affetto da nevrosi. Non meno emblematica del satiro solitario di Flaiano, la maschera ottieriana di viveur e di analista disilluso del dispendio di energie psichiche dietro i fantasmi dell’alta società e del sesso ha trovato la via dell’ibridazione dei generi letterari dando l’abbrivio a una ricca produzione di romanzi, raccolte di racconti, farse, drammi, dialoghi, saggi, poemi, diari incentrati da un lato sui nuclei dell’«irrealtà quotidiana» generata dalla nevrosi e dall’altro sull’evasione dal disagio esistenziale cercata nella mondanità, nell’eros, nei frivoli riti del jet set. Per quanto riguarda la prima tipologia, volumi come Il pensiero perverso (1971), Campo di concentrazione (1972, Premio Selezione Campiello), La corda corta (1978), L’infermiera di Pisa (1991), La psicoterapeuta bellissima (1994), Il poema osceno (1996), De morte (1997), Una irata sensazione di peggioramento (2002), costituiscono le più riuscite opere patografiche della letteratura italiana. D’altro canto, con I divini mondani (1968), Contessa (1976), I due amori (1983), Il divertimento (1984), Improvvisa la vita (1987), Cery (1999), Ottieri ha assolto il ruolo di analista di uomini e donne alla deriva – dediti al vizio, all’alcool, alle droghe e al culto della propria fragilità psicologica – imponendosi per la sua visione sociologica allarmata che ha saputo illuminare risvolti in precedenza trascurati della sfera sociale e degli ambienti della borghesia colta in crisi di identità.Gestisci la tua iscrizione | Cancella iscrizione