(AGENPARL) – ven 17 maggio 2024 Bologna, 17/05/2024
Ieri Le Acli di Bologna, attraverso “La Bottega delle idee per Bologna”, che è il luogo del confronto e del pensiero politico delle Acli bolognesi, hanno presentato il “Manifesto della buona politica”.
“In vista delle prossime competizioni elettorali, non solo le Elezioni Europee, ma anche le amministrative nei vari Comuni e, successivamente, le Regionali in Emilia-Romagna, abbiamo deciso di predisporre un ‘Manifesto della buona politica’. Siamo partiti da un sondaggio tra i nostri Giovani delle Acli, per comprendere quali fossero le ‘10 parole della buona politica’ da declinare” ha detto Filippo Diaco, da 5 anni animatore di questa esperienza formativa e di coinvolgimento democratico.
“Abbiamo individuato, poi, altrettanti esperti che, ispirandosi alla loro esperienza personale e professionale, potessero spiegarci come si possa fare una buona politica in termini di “Riforme” (Paolo Pombeni), “Città” (Mario Cucinella), “Bene Comune” (Luigino Bruni), “Partecipazione” (Adriano Bordignon), “Sussidiarietà” (Stefano Zamagni), “Solidarietà” (Tomaso Montanari), “Democrazia” (Pier Luigi Castagnetti), “Giovani” (Francesco Marchionni), “Casa” (Alessandro Galbusera) e infine “Impegno” (Filippo Diaco).
Ne abbiamo ricavato una Agenda per il futuro della nostra Democrazia, che indica le priorità che ci troveremo ad affrontare a tutti i livelli, locale, regionale ed europeo nelle prossime elezioni.
Per ogni priorità i nostri esperti hanno indicato anche le prospettive e le possibili soluzioni ai problemi che le riguardano. Per ognuna di queste ‘10 parole’ del manifesto istituiremo un tavolo di lavoro, partendo da questi incontri. Gli esiti ci condurranno nel percorso verso le Regionali e le successive amministrative di Bologna, convinti che certe strade vadano precorse e che non si possano improvvisare le soluzioni ai problemi più cogenti.
Questa Agenda, dunque, ci accompagnerà nei prossimi mesi, nella costruzione concreta ed efficace di un laboratorio di buona politica, proponendo anzitutto formazione alla politica per i giovani, elemento che un po’ manca ai corpi intermedi – e cercando di costruire un percorso di accompagnamento a quanti, partendo da questo, desiderino mettersi in gioco in prima persona per migliorare la città, la regione, il continente in cui viviamo” ha detto Diaco.
Di seguito, si riporta una sintesi degli interventi che si sono susseguiti, sviluppata dai Giovani delle Acli che hanno preso parte al percorso:
LA BOTTEGA DELLE IDEE
19/03/2024
PAOLO POMBENI – “RIFORME”:
È ormai crollato il sistema dei partiti inteso dai padri costituenti al sorgere della Repubblica. I partiti di allora erano mondi. I partiti di adesso, “all’americana”, sono solo delle grandi macchine che raccolgono consenso, facilitati tramite i nuovi media, per vincere le elezioni. Non producono più programmi, idee, statuti. Conseguentemente, sono partiti deboli, liquidi, che non resistono alle legislature. Allo stesso modo, ciascun sistema elettorale, sia esso maggioritario o proporzionale, sarà sempre lacunoso se non si ritornerà allo scopo originario della politica, ovvero: mettersi al servizio degli altri, servire il bene comune. In questo senso, le riforme vere sono atti che, partendo da un problema, si pongono di risolverlo, spezzando questo sistema fallace in cui tutti gli agenti coinvolti lo autoalimentano, per approdare a un sistema equilibrato e riformista.
21/03/2024
MARIO CUCINELLA – “CITTÀ”:
M. C. riflette sul ruolo importante delle città medie, come Bologna, in contrapposizione alle metropoli che crescono in maniera indifferenziata. Specie dopo la pandemia da covid-19, è emerso come le persone abbiano bisogno di vicinanza, aree verdi, relazioni di vicinato e solidarietà. Bologna, in questo, è un modello perfetto, il cui sviluppo si deve far ruotare attorno a tre grandi punti interconnessi fra loro: bellezza, sostenibilità e futuro. Le città cambiano col tempo, la loro bellezza non può rimanere congelata in un tempo passato. Il loro sviluppo tecnologico deve però passare necessariamente attraverso un pensiero umanistico: l’arte fa sviluppare idee e relazioni per un futuro sostenibile, non solo da un punto di vista ambientale-climatico, ma anche economico, sociale e culturale.
04/04/2024
LUIGINO BRUNI – “BENE COMUNE”:
Il concetto di bene comune, oggi, può apparire logoro, associato perennemente a un tempo passato e a tematiche teologiche o filosofiche. Storicamente, la parola rimanda al mondo greco e cristiano: l’idea che la società sia un corpo, il cui bene riguarda tutte le sue membra e il cui destino è comune. Questo concetto non è semplice, perché parte già male: nasce in un mondo ineguale (premoderno) e non è accompagnato dai concetti di parità e uguaglianza. È proprio la metafora del corpo ad essere problematica: c’è un’interdipendenza gerarchica (parte bassa – parte alta). Il corpo è un’unità, ma il valore del piede non sarà mai comparabile a quello del cervello o del cuore, per cui, in caso di emergenza, ci saranno parti amputabili, eliminabili, sacrificabili e parti nobili e necessarie. Traslando dal corpo umano al corpo sociale, questa gerarchia è stata portata avanti nei secoli, per cui tutti hanno bisogno di tutti, ma non tutti godono di pari diritti e dignità. È per questo motivo che la sensibilità odierna non vede di buon occhio il concetto di “bene comune”, che rimanda per forza a un sistema di relazioni ineguali, per cui bisogna accontentarsi della posizione assegnata. Questa crisi intacca anche i beni comuni (risorse naturali, clima, etc.), che tendono ad essere usurpati e distrutti da visioni e interessi esclusivamente privati e capitalistici. Nella nostra società contemporanea ha senso individuare, oggi, il bene comune nella cooperazione: tutti co-produciamo e tutti co-consumiamo. Recuperando la dimensione del corpo all’interno del lavoro, il bene comune non è la somma degli interessi privati, ma il suo superamento, per approdare alla dimensione del dono, che è ciò che fa di quel particolare lavoro un contributo al bene comune. Il lavoro è mero espletamento di un dovere contrattuale, ma donare il meglio di sé, in quel lavoro, è la parte fondamentale, che non si può comprare e la cui assenza porterà al fallimento. Il bene comune nasce da questa dimensione oblativa, donativa, di gratuità e deve andare di pari passo ai diritti conquistati: le persone nascono libere e uguali e il bene comune sta necessariamente non prima, ma dopo ciò.
16/04/2024
ADRIANO BORDIGNON – “PARTECIPAZIONE”:
A. B. sviluppa la parola partecipazione attorno al tema della famiglia,che racchiude in sé tanti aspetti: istruzione, lavoro, educazione, fragilità, spiritualità; non è un settore, ma una dimensione che interseca ognuno di noi lungo tutto il suo arco di vita. La partecipazione delle famiglie si articola attraverso lo sviluppo di politiche organiche per le famiglie (es: assegno unico familiare), associazioni che si uniscono in reti per il bene della famiglia e tramite la partecipazione delle famiglie in qualità di agenti al di fuori del recinto domestico, partendo dai contesti locali (es: vicinato, condominio, paese), fino alle realtà pubbliche (scuole, civismo, politica, associazionismo), utilizzando il linguaggio proprio della famiglia coi suoi valori. All’attuale sterilizzazione del desiderio di famiglia delle nuove generazioni è necessario rispondere con un piano ecosistemico di rinnovamento politico e culturale. Occorre riconoscere che è stimabile avere un progetto di famiglia, che sentirsi parte di una relazione intima è significativo per la storia di ognuno di noi e che il compito educativo dei genitori verso i figli, così come quello di caregiving dei figli verso i genitori anziani o disabili, è importante e non scontato. Se il compito educativo, di coesione sociale, di produzione di ricchezza e solidarietà, di custodia del creato delle famiglie non viene sottolineato,vuol dire tradire non solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro.
18/04/2024
STEFANO ZAMAGNI – “SUSSIDIARIETÀ”:
La sussidiarietà è: “dare senza perdere e prendere senza togliere”. È un modello di ordine sociale che prevede tre agenti: stato, mercato e comunità (formata dal terzo settore e non solo). Solo con i primi due, insufficienti per le società avanzate odierne, tutti i discorsi si indirizzano nella separazione automatizzata tra pubblico (Stato) e privato (mercato). La comunità è, invece, espressione della società civile, che ha come propria caratteristica la reciprocità. A muoverla non è l’interesse, come nello scambio del mercato, o l’ordine, come il comando per lo stato, ma è il dono come gratuità. Ciò provoca in chi la riceve un moto di rigenerazione interiore, per cui la persona reciproca in forme diverse. Se nella sussidiarietà verticale lo Stato trasferisce poteri alle regioni, a cui seguono province e comuni, e dunque si tratta di decentramento politico, la sussidiarietà orizzontale si può considerare incompleta perché lo Stato, ovvero il pubblico, decide quali obiettivi e priorità affidare a soggetti terzi della società civile per realizzarli. L’unica vera sussidiarietà da considerare è quella circolare, in cui le decisioni devono risultare dal confronto leale, libero e circolare di tutte e tre le parti, pubblico, mercato e società, creando, in questo modo, amicizia civile.
23/04/2024
TOMASO MONTANARI – “SOLIDARIETÀ”:
Solidarietà è una parola fondamentale del nostro vivere civile; la troviamo già all’articolo2dellaCostituzione, che la riferisce non fra cittadini, ma fra umani, in uno sguardo universale. È una parola che ha una radice particolare, viene da “soldo” (= moneta), per cui la solidarietà si può intendere come un debito pubblico in solido di cui, come diceva Don Lorenzo Milani, tutti siamo responsabili di tutto. La solidarietà si fa e si rende anche attraverso il linguaggio. Multiculturalismo e plurilinguismo devono essere gli strumenti che rispettino le diversità, rendendole non ostacoli, ma canali di comunicazione. Gli stranieri imparano ad essere italiani e gli italiani imparano ad essere stranieri, attraverso tutte le lingue e le culture del mondo, senza patenti di superiorità. La persona umana deve tornare ad essere il centro del discorso e, con essa, la pienezza della custodia e della responsabilità gli uni per gli altri.
23/04/2024
PIER LUIGI CASTAGNETTI – “DEMOCRAZIA”:
Con Democrazia si intende la forma organizzativa (Istituzioni) di convivenza pacifica e partecipata all’interno di una società organizzata (Stato). Com’è possibile che oggi le democrazie siano così esposte al rischio di diventare autocrazie e di eleggere autocrati, che non credono nelle istituzioni democratiche? Quanto è credibile, oggi, la democrazia? Per rispondere a questa domanda, occorre recuperarne il significato di fondo. L’equilibrio delle democrazie è delicatissimo: la sua organizzazione si basa sulla coesistenza delle opinioni di maggioranza e minoranza: entrambe le parti sono necessarie,altrimenti la democrazia risulta sbilanciata e sofferente. Perché si è arrivati alla sua svalutazione da parte di tutti? Perché, al giorno d’oggi, è accettabile rinunciare a contare e a fare la propria parte? I motivi sono vari: innanzitutto, oggi, le grandi scelte vengono fatte a livello mondiale, dove i mercati e i grandi investitori hanno un peso enorme e agiscono al di fuori di qualsiasi controllo. Ne consegue che le decisioni dei singoli governi e dei partiti a livello nazionale perdono importanza. Un’altra causa da considerare è la rivoluzione digitale in atto: la rete dà la possibilità a tutti di esprimersi e decidere direttamente, per cui ognuno vuole rappresentarsi da sé. In un senso più globale, si può affermare che la democrazia è in crisi a causa dei suoi stessi meccanismi: sta mangiando se stessa, la sua sostanza, la sua natura. Ognuno di noi reclama diritti senza doveri e senza assunzioni di responsabilità. Questa svolta si può far risalire agli inizi degli anni ’80, quando il capitalismo, da ideologia economica, diventa ideologia politica, i cui valori restano i soldi, il successo, e l’individualismo; da una prospettiva del “noi”, figlia del dopoguerra e della ricostruzione, si passa a quella dell’“io”, con una progressiva cancellazione del senso di responsabilità verso gli altri e il mondo. Ma non tutto è perduto: l’Europa è tutt’oggi una fortezza e una potenza spirituale, per ricostruire un tessuto culturale e umano; è da qui e dal noi che bisogna ripartire.
07/05/2024
FRANCESCO MARCHIONNI – “GIOVANI”:
Come possono i giovani, oggi, essere attori e protagonisti nella gestione della cosa pubblica e del bene comune? Questa è la domanda di partenza che F.M. pone e alla quale cerca di rispondere tramite l’impegno nel Consiglio Nazionale Giovani, organismo di rappresentanza delle organizzazioni giovanili in Italia, che lavora a stretto contatto con il Ministero per le Politiche Giovanili. Il CNG opera su un doppio livello: quello della rappresentanza e della consultazione su tematiche riguardanti i giovani (es: lavoro, occupazione, istruzione, salute, Europa), specialmente attraverso “l’indice di fiducia”, strumento creato appositamente per monitorare le istanze e i sentimenti dei giovani rispetto a tematiche e contesti. Uno degli esiti più evidenti è la nuova percezione del worklife balance dei giovani, ovvero il rapporto tra la qualità della vita e il lavoro. Il loro approccio al lavoro è cambiato e il diretto risultato di tale cambiamento è il fenomeno delle grandi dimissioni di massa. Il tema giovani e benessere interseca quello della salute mentale e qualità della vita: i giovani non sono più soddisfatti del tempo libero a loro disposizione oltre la vita lavorativa e non sono disponibili a retrocedere. Il lavoro, loro, lo intendono non più come status quo per diventare qualcosa o qualcuno, non più come una condizione necessaria e assoluta, ma come uno strumento essenziale per potersi autodeterminare e creare la propria condizione vitale. In questo senso, c’è da riconoscere che i giovani possono insegnare, anche alle vecchie generazioni, nuovi modi di stare al mondo, a partire dal lavoro, inteso non più in ottica individualista, ma come materia d’insieme, come un realizzarsi dentro la comunità – cittadina, italiana ed europea – in cui si vive.
09/05/2024
ALESSANDRO GALBUSERA – “CASA”:
A. G., vicepresidente del Consorzio Cooperative Lavoratori, nato dal Consorzio Acli Casa, è attualmente impegnato nella promozione di iniziative cooperative di edilizia residenziale. Se prima, i destinatari erano i lavoratori, i poverissimi e le fasce a reddito medio-basso della società, oggi il tema della casa riguarda anche altre ampie fasce di popolazione con redditi molto diversi tra loro. La questione abitativa interseca al suo interno vari aspetti interdipendenti. Il nuovo problema, emerso è quello dell’accessibilità alla casa per le figure dei “keyworker” (insegnanti, infermieri, tramvieri, etc.) e per gli studenti. Gli affitti sono troppo cari perché affidati a speculazioni private, i dormitori sono troppo pochi e mancano posti letto, mentre il mercato degli airb&b, per cui sarebbe necessario intervenire ponendo un limite agli affitti temporanei, sta stravolgendo il volto delle città. Bologna è diventata recentemente un caso particolare: presenta, infatti, i difetti di una metropoli, pur essendo una città media. Tra case sfitte centrali ed altre privatizzate dai lucchetti di airb&b, le famiglie a medio reddito non riescono più a trovare un alloggio e sono costrette a spostarsi nelle periferie che, in questo modo, diventano grandi contenitori-dormitorio. Nel mentre, si registra per la prima volta un calo di studenti iscritti all’Università di Bologna. Nemmeno per loro, gli studentati possono essere la soluzione ideale perché, come per le periferie, finirebbero per essere dei ghetti costruiti ad hoc, mentre la città si svuota della linfa vitale giovanile. Il rischio è il dissolversi del sogno della città dei 15 minuti: svuotandosi, la città diventa un posto in cui si lavora e basta, mentre le periferie aumentano la loro densità di popolazione. L’idea politica da adottare sarebbe quella di un abitare diffuso di tutti; creando movimenti circolari in tutta la superficie cittadina. Gli abitanti si spostano dalla periferia al centro e dal centro ad una periferia culturalmente interessante e coinvolgente, per un ritorno alla città come civitas, ovvero, luogo comunicante di persone, spazi e relazioni.16/05/2024
10. FILIPPO DIACO – “IMPEGNO”
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