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(AGENPARL) – gio 18 aprile 2024 Fine vita, Amati: “Approvare subito pdl, già all’odg da gennaio 2023. È questione di legalità in favore dei malati irreversibili e risposta a Meloni sul caso Emilia Romagna”
“Per una questione di legalità e di rispetto per la libertà degli altri, chiedo l’approvazione della mia proposta di legge sul fine vita, già all’ordine del giorno del Consiglio regionale dal 17 gennaio 2023. Sarebbe una risposta di legalità, perché in esecuzione di un obbligo sancito dalla Corte costituzionale sin dal 22 novembre 2019, con la sentenza n. 242, e purtroppo disatteso.
Non si può decidere la vita degli altri sulla base dei propri convincimenti, così come sta facendo il Governo Meloni con l’impugnazione dinanzi al TAR della delibera dell’Emilia Romagna, nella speranza di strumentalizzare la giustizia amministrativa per aprire un fronte di propaganda attraverso un ricorso con esito di rigetto abbastanza scontato.
L’opportunità di una legge, al posto di una delibera adottata per evitare le possibili controversie nel dibattito consiliare, consiste nel fatto che l’eventuale impugnazione del Governo nazionale dovrebbe essere giudicata dalla Corte costituzionale, ossia dall’organo di legittimità che ha imposto alle regioni, con una sentenza additiva di prestazioni, l’obbligo di garantire il fine vita.”
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati.
“L’approvazione della proposta di legge sancirebbe l’osservanza pugliese della sentenza della Corte costituzionale, ritenuta dal Ministero della Salute auto-applicativa e fonte di obblighi esecutivi a carico delle regioni, per cui è già da escludere in partenza il rischio di una sentenza d’incostituzionalità.
Nel merito, la sentenza della Corte costituzionale n. 142 del 2019 ha sottratto dall’alveo della penale responsabilità la condotta di assistenza alla morte in presenza di determinate condizioni e fatto salvo il diritto di obiezione di coscienza, facendo scaturire – anche in termini di rispetto della dignità della persona umana – il dovere delle strutture sanitarie e del personale sanitario di prestare tutta la più adeguata assistenza per conseguire uno scopo, la morte, fonte di minore afflizione e sofferenza rispetto ad ogni cura e senza aver rinunciato prematuramente alle cure palliative.
Così posta la questione e riaffermando la competenza concorrente delle regioni in materia di tutela della salute, emerge dunque l’obbligo per le strutture sanitarie italiane, la cui gestione avviene com’è noto a livello regionale, di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità di una condotta sanzionata dall’art. 580 del codice penale e perciò aggiungendo una nuova prestazione assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale e regionale.
La sentenza additiva di prestazione della Corte costituzionale risulta peraltro bilanciata anche con riferimento all’articolo 81 della Costituzione, poiché la nuova prestazione è abbondantemente coperta dai Livelli essenziali di assistenza sia nella prospettiva delle cure comunque necessarie previste per i malati terminali e cronici, sia per la sua assimilabilità sotto il profilo meramente finanziario alle cure palliative.
Non si capisce quindi perché non dovremmo approvare subito la proposta di legge.”