
Nel contesto di un’indagine internazionale su larga scala condotta dalla Procura europea (EPPO) a Venezia (Italia), sono state effettuate decine di perquisizioni e sequestri e oggi sono stati effettuati 22 arresti in Italia, Austria, Romania e Slovacchia, in un’indagine su una presunta organizzazione criminale sospettata di aver frodato 600 milioni di euro del Fondo per la ripresa e la resilienza (RRF) dell’UE a favore dell’Italia.

In Italia, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Venezia ha eseguito un ordine di sequestro emesso dal giudice istruttore su beni per un valore complessivo di oltre 600 milioni di euro. Con il sostegno delle forze dell’ordine degli altri Stati membri coinvolti, 22 persone sono state arrestate in Italia, Austria, Romania e Slovacchia. Otto sospettati sono stati posti in custodia cautelare, mentre altri 14 sospettati sono tenuti agli arresti domiciliari e ad un contabile è stato vietato di esercitare la sua professione. Oggetto di perquisizioni e sequestro di prove sono stati anche i locali degli indagati e delle aziende indagate.
Nel radar dell’EPPO c’è un’associazione criminale sospettata di aver orchestrato, tra il 2021 e il 2023, un piano di frode per ottenere fondi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRRP), parte del RRF, il pilastro principale del piano di ripresa NextGenerationEU .
Nel 2021 i membri dell’associazione per delinquere hanno presentato domanda per ricevere contributi a fondo perduto per sostenere la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di espandere le proprie attività commerciali sui mercati esteri. Gli indagati avrebbero creato e depositato bilanci aziendali falsi per dimostrare che le società erano attive e redditizie, mentre in realtà si trattava di società fittizie e inattive.
Si presume che una rete di commercialisti, fornitori di servizi e notai abbia aiutato gli indagati ad ottenere con successo 600 milioni di euro in fondi non rimborsabili dal PNRRP italiano nell’arco di due anni. Gli indagati hanno trasferito i fondi sui loro conti bancari in Austria, Romania e Slovacchia non appena hanno ricevuto gli acconti.
I soggetti indagati hanno utilizzato tecnologie avanzate, quali VPN, server cloud dislocati all’estero, cripto-asset e software di intelligenza artificiale, al fine di porre in essere condotte fraudolente e occultare e proteggere gli affari illeciti.
Tutte le persone interessate si presumono innocenti fino a prova contraria davanti ai competenti tribunali italiani.
La Procura europea (EPPO) è la procura indipendente dell’Unione europea. È responsabile di indagare, perseguire e portare in giudizio i crimini contro gli interessi finanziari dell’UE.