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(AGENPARL) – gio 04 aprile 2024 OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
Allegato statistico
Scenari di
previsione
Valore aggiunto
2022: +3,5%
2023: +0,4%
2024: +0,6%
2025: +1,1%
A cura dell’Osservatorio dell’economia – Camera di
Commercio Ferrara e Ravenna
Gli ultimissimi scenari delle economie locali realizzati da Prometeia (edizione gennaio
2024) ed elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara
e Ravenna, hanno stimato che la crescita del valore aggiunto di Ravenna nel 2023 si
ferma al +0,4%. Le previsioni di ottobre sono state riviste con un modesto rialzo, con
uno scarto di 0,1 punti percentuali di lievissimo miglioramento rispetto alla precedente
proiezione; viene comunque riconfermato il forte rallentamento rispetto alla crescita ora
stimata per il 2022 al +3,5%, una fra le più rapide dal 2000, dopo il forte recupero del
2021. In valore assoluto ed al netto dell’inflazione, già nel 2022 Ravenna aveva segnato
il superamento dei livelli del 2019 (con 11,2 miliardi); la tendenza alla crescita, anche se
molto più rallentata, continua nel 2023 (11,3 miliardi) e dovrebbe proseguire anche
quest’anno, con il raggiungimento della soglia di 11,4 miliardi. Sotto l’effetto congiunto
della spinta dell’inflazione che si sta smorzando ancora troppo lentamente, della
riduzione del reddito reale, in particolare, dei salari reali, dell’effetto della stretta
monetaria in corso, del calo dei consumi, dei conflitti internazionali e del peggioramento
delle aspettative, nel 2023 si è assistito ad un forte rallentamento della crescita del
valore aggiunto (+0,4%), comune a tutti gli ambiti territoriali presi in considerazione ma
incisivo nel nostro territorio dopo le pesanti conseguenze derivate dagli eventi climatici
avversi, primo fra tutti l’alluvione di maggio; il rallentamento proseguirà anche nel 2024,
quando la crescita economica provinciale non andrà oltre al +0,6% (in miglioramento
però di 0,2 punti percentuali rispetto alla precedente edizione degli scenari di
Prometeia). Il trend di crescita ravennate per il 2023 (+0,4%) rimane sotto a quanto
previsto per l’Emilia-Romagna (+0,9%) e per l’Italia (+0,7), mentre per il 2024 (+0,6%)
appare perfettamente in linea con quanto previsto in regione (+0,6%) e supererà di
qualche decimale la media italiana (+0,4%).
Nonostante un sensibile rallentamento, anche nel 2023 sono ancora le costruzioni,
assieme ai servizi e con il riallineamento dello sbilanciamento fra i due settori provinciali,
a contribuire all’aumento del valore aggiunto reale, mentre per l’industria si segnala una
recessione che si potrebbe ridimensionare nel 2024, prospettando invece una lieve
ripresa dell’attività industriale. Nell’anno in corso dovremmo assistere ad un
rallentamento ulteriore della crescita dei servizi, mentre sarà il settore delle costruzioni
a passare bruscamente in recessione. In dettaglio, sotto la pressione del contenimento
di domanda interna e commercio mondiale, nonché dell’inflazione ancora anomala, nel
2023 il valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto ravennate subisce una
flessione del -2,6%. La ripresa del commercio mondiale potrebbe sostenere un
contenuto recupero dell’attività industriale nel 2024, che riuscirà appena a tornare in
terreno positivo (+0,5%), ma il nuovo conflitto in Medio-Oriente rende assai più
complicati ed incerti gli scenari. Concluso il capitolo dei “superbonus” introdotti dopo il
covid, il valore aggiunto reale delle costruzioni registra una crescita rallentata nel 2023
(+3,7%; in miglioramento di 2,3 punti percentuali rispetto al precedente scenario di
previsione), che contribuirà allo sviluppo complessivo, ma non più con una dinamica
eccezionale come quella del 2022. La tendenza positiva si invertirà decisamente nel
2024 con lo scadere delle misure di sostegno adottate, conducendo il settore in
recessione (-1,9%), a testimonianza delle contrastanti vicissitudini vissute dal comparto.
Purtroppo, il modello non ci permette di osservare in dettaglio i settori dei servizi che
mostrano andamenti fortemente differenziati. Nel 2023, la fase di recessione dell’attività
nell’industria e un deciso rallentamento della dinamica dei consumi, insieme con una
variazione della loro composizione a favore di quelli essenziali da parte delle fasce della
popolazione a basso reddito per effetto dell’inflazione e dell’aumento delle
diseguaglianze, ha ridotto decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto nei servizi
(+2,3%, con un miglioramento di 0,6 punti percentuali rispetto alle precedenti
previsioni). Nel 2024 la contenuta crescita dei consumi permetterà al valore aggiunto
dei servizi di continuare a crescere ma più lentamente (+1,1%). Per il valore aggiunto
dell’agricoltura, dopo la crescita stimata per il 2022 (+3,1%), un risultato molto in
recessione si prospetta per l’anno appena conclusosi (-7,5%), dopo l’effetto degli eventi
meteo negativi che hanno colpito particolarmente la provincia di Ravenna (alluvione,
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Anno 2023
grandine, ecc…), che si sono accompagnati alle difficoltà che il settore sta da tempo
registrando. Nel 2024 il recupero sarà difficile e proseguirà il trend negativo con una
flessione del -2,7%.
Dopo la ripresa dell’export ravennate in termini reali al 12% nel 2022, nel 2023 le cose
sono peggiorate, come già indicano i dati Istat riferiti a primi nove mesi dell’anno, con
un valore esportato, al netto dell’inflazione, in forte declino (stimato per l’anno al 10,6%). In una visione ottimistica, nell’anno in corso si attende un miglioramento dei
traffici ravennati sui mercati esteri (+2,1).
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dopo il trend positivo realizzato nel 2021, una
contenuta spinta alla ricerca di un impiego aiuterebbe a rallentare la contrazione
evidenziata per le forze di lavoro nel 2022 (-0,4%) e nel 2023 in provincia di Ravenna si
potrebbe registrare un debole +0,1%. Nel 2024 si prevede un miglioramento di
tendenza con un’altra piccola crescita (+0,3%), sotto la pressione della necessità di
impiego. Il tasso di attività calcolato come quota della forza lavoro sulla popolazione
presente in età di lavoro si ridurrà nel 2023 appena un po’ al 74,1% (dal 74,3% del
2022), valore che tenderà a risalire nel 2024. Nel 2022 l’occupazione aveva avuto un
andamento in positivo (+0,4%), tendenza che, secondo le proiezioni di Prometeia,
prosegue anche nel 2023 (+0,3%). La crescita degli occupati in provincia di Ravenna è
prevista anche quest’anno e con un rafforzamento del ritmo (+0,5%). Il tasso di
occupazione (calcolato come quota degli occupati sulla popolazione presente in età di
lavoro), nel 2023 dovrebbe attestarsi al 70,3% (come quello del 2022), per poi arrivare
a 70,6 quest’anno. Il tasso di disoccupazione era pari al 4,4% nel 2004, è salito fino al
9,8% nel 2013 per poi gradualmente ridiscendere al 4,6% nel 2019. Dopo il balzo a 6,9
nel 2020 a causa della crisi da covid, il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel
corso del 2021; nel 2022, con la contrazione delle forze-lavoro, il lieve aumento degli
occupati e, in senso opposto, la diminuzione dei disoccupati, si era abbassato ancora
arrivando al 5,4%, grazie alle misure introdotte a sostegno all’occupazione. Questo
valore tenderà ad essere migliorato nel 2023 (5,1%) ed anche nel 2024 (4,9%),
previsioni probabilmente ottimiste con tutte le incertezze del periodo.
Scenari Prometeia. L’impatto dell’alluvione sul Valore aggiunto.
Le previsioni elaborate da Prometeia per il 2023 e per l’anno in corso tengono
ovviamente conto dell’impatto dell’alluvione. Va sottolineato che nella misurazione
dell’impatto incidono negativamente i danni rilevati sul territorio, ma entrano nel
computo con segno positivo tutte le attività legate alla ricostruzione. Nel 2023 il valore
aggiunto dell’Italia dovrebbe crescere del +0,7%, +0,9% la variazione prevista per
l’Emilia-Romagna; le stime sono state riviste, rispetto alla precedente edizione,
leggermente al ribasso per la nazione (differenza di -0,1 per l’ltalia) ed in lieve rialzo per
la regione (con uno scarto di +0,1). Con una crescita nel 2023 stimata, rispettivamente,
al +0,4% e +0,2%, la provincia di Ravenna e quella di Forlì-Cesena sarebbero le due
province più colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna, regione che è stata tra la posizioni
di testa del 2022. Il trend di crescita ravennate per il 2023 (+0,4%) rimane dunque
sotto a quanto previsto per l’Emilia-Romagna (+0,9%) e per l’Italia (+0,7), mentre per
il 2024 (+0,6%) appare perfettamente in linea con quanto previsto in regione (+0,6%)
e supererà di qualche decimale la media italiana (+0,4%), confermando un
rallentamento che caratterizzerà l’intero Paese ed, in misura minore, l’economia
mondiale.
Gli scenari previsionali Prometeia, pur non quantificando l’impatto dell’alluvione,
forniscono preziose indicazioni. Come facilmente ipotizzabile nel 2023 le contrazioni
maggiori si associano ai settori interessati dai danni diretti, agricoltura e industria in
particolare. Il comparto dell’edilizia si dovrebbe ancora espandere nel 2023 sulla spinta
della ricostruzione, il terziario nel suo complesso non presenta scostamenti significativi.
Nell’analizzare questi numeri va sempre ricordato che si tratta di previsioni che
forniscono un dato medio costruito su grandi aggregazioni, all’interno di esse convivono
realtà con dinamiche estremamente diverse, sia imprese fortemente danneggiate
dall’alluvione, sia altre che non hanno subito alcun danno.
Sono stati diffuse dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne del sistema camerale le stime del
valore aggiunto pro-capite per tutte le province italiane, a valori correnti. Nel 2022, il
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Anno 2023
dato riferito alla provincia di Ravenna ammonta a 32.452 Euro, facendo registrare un
recupero del 6,1% rispetto all’anno precedente, ma occorre tenere conto dell’effetto
“inflazione”. L’aumento, diffuso su tutti territori, risulta quasi in linea con il confronto
con il dato dell’Emilia-Romagna (+6,2%) e meno accentuato rispetto a quello nazionale
(+7,3%). In regione tutte le province hanno registrato variazioni positive, sospinte
dall’anomalo e repentino aumento dei prezzi che ha caratterizzato l’anno precedente.
Nella graduatoria nazionale decrescente del 2022, Ravenna occupa il 25esimo posto,
perdendo una posizione rispetto a quella del precedente anno. L’Emilia-Romagna
conferma il quarto posto tra le regioni italiane. All’interno della regione, tra le top-five
della graduatoria nazionale, Bologna che ancora nel 2022 occupa il terzo posto.
Se si considera il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici pro-capite, sempre
di fonte Tagliacarne, con un valore pari a 23.461, inferiore a quanto registrato per
l’Emilia-Romagna (24.968), ma al di sopra della media riferita all’Italia (21.115),
Ravenna nel 2022 si colloca al 19esimo posto e perde anche in questo caso una
posizione rispetto al 2021, con una variazione positiva in un anno pari a +5,6% (+6,1%
mediamente in regione e +5,8% in Italia. L’Emilia-Romagna conferma il terzo posto tra
le regioni.
Commercio
internazionale
Gennaio-Dicembre
Esportazioni 5.766
milioni di €
Trend tendenziale:
-8,7%
Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni
provvisorie diffuse da Istat, per il 2023 hanno confermato l’andamento negativo per
l’export delle imprese ravennati, accentuando la riduzione, con una variazione
tendenziale del -8,7%, rispetto all’anno precedente. Si intensifica la flessione dell’export
verso i Paesi UE, su cui pesano i cali verso Germania, Spagna e Francia. In calo l’export
verso i Paesi europei non UE (post Brexit). Dopo la crescita molto sostenuta e diffusa
evidenziata nel corso del 2022, grazie anche alla spinta degli effetti della elevata
inflazione che ha caratterizzato l’anno precedente, la debolezza nei principali mercati di
sbocco spegne e fa arretrare l’andamento dell’export delle imprese ravennati. Sono
diversi i fattori che hanno causato il brusco rallentamento del commercio estero,
globale e locale, che si sono intrecciati e alimentati a vicenda in un circolo vizioso. La
peggiore crisi energetica verificatasi dagli anni Settanta, che ha innalzato l’inflazione a
livelli mai rilevati da molti decenni; le politiche monetarie restrittive conseguenti, per
combattere l’inflazione; l’aumento dei tassi di interesse; la diminuzione del potere
d’acquisto e dei salari reali in molti Paesi; l’interruzione delle forniture e la conseguente
insicurezza alimentare globale; le guerre in atto, prima il conflitto in Ucraina e poi quello
in Medio-Oriente; i fattori climatici avversi, come ad esempio l’alluvione di maggio 2023
che ha colpito duramente la provincia di Ravenna, con conseguenze gravi anche
economiche e che hanno provocato l’aumento dei prezzi e limitato la circolazione di
beni.
Per quanto riguarda la provincia di Ravenna, complessivamente da gennaio a dicembre
del 2023, sono state esportate merci per un valore pari a circa 5.766 milioni di Euro (a
valori correnti) e la flessione tendenziale, equivale a 547,1 milioni di Euro in meno
rispetto allo scorso anno. L’andamento dell’export in provincia di Ravenna è risultato in
contro-tendenza rispetto all’andamento medio del commercio con l’estero rilevato per la
regione Emilia-Romagna (+1,1%), in evidente frenata, mentre per l’Italia è stato
sostanzialmente
confermato
risultato
conseguito
2022.
Il dato finale del periodo, complice anche il potere dell’inflazione ancora anomala,
rimane tuttavia superiore ai valori corrispondenti degli anni 2021 (+13,5%; vale a dire
quasi 685 milioni in più di quanto realizzato nel 2021) e 2019 (+24,6; corrispondente ad
un surplus di 1.140 milioni di Euro), essendo uno dei valori massimi raggiunti dall’export
ravennate
2015,
quello
record
2022.
Nel trimestre ottobre-dicembre, le esportazioni ravennati sono risultate pari a circa
1.339 milioni di Euro ed hanno fatto rilevare una robusta riduzione del -9,1%, rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno (appena un +0,1% in regione, mentre in Italia si
prosegue in negativo con un -2,9%). Occorre però tenere conto dei valori record
raggiunti nel 2022 dalla serie storica dei corrispondenti periodi, analizzati dal 2011 per
quanto riguarda l’export provinciale. Anche livello congiunturale, l’andamento continua
ad essere negativo: rispetto a quello precedente, il quarto trimestre del 2023 fa rilevare
una altra flessione del valore dell’export delle imprese ravennati che è pari a -5,2% e
che si va ad aggiungere alla serie di segni negativi, dopo il -3,2 fatto registrare dal terzo
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Anno 2023
ed il -6,2% fatto registrare dal secondo, rispetto ai trimestri che li avevano preceduti.
Riagganciano invece la tendenza positiva l’andamento congiunturale in regione (+5,3%)
mediamente in Italia (+8,5%), quest’ultimo con velocità più accentuata.
La stazionarietà dell’export nazionale in valore nel 2023 riflette dinamiche divergenti a
livello territoriale. Forte crescita per il Sud (+16,8%), più moderata per il Nord-Ovest
(+2,7%), flessione per il Centro (-3,4%) e per il Nord-Est (-1%), più netta la
contrazione per le Isole (-21%). A livello territoriale, Ravenna è tra le province che
apportano contributi negativi; nel 2023, attestandosi sulla soglia dell’1% dell’export
italiano, scorre la classifica e scende al 38° posto nella graduatoria nazionale delle
province esportatrici, dopo il 33° raggiunto nel 2021 ed il 34° nel 2022. Anche in
ambito regionale, è fra i risultati negativi in Emilia-Romagna, riducendo la propria quota
sul totale regionale al 6,9% (era 7,5% nel 2022).
L’analisi per destinazione della distribuzione delle esportazioni ravennati sulle
principali aree, evidenzia ancora una volta il ruolo centrale dell’Europa e dei Paesi della
UE a 27 post-Brexit. Tuttavia, si intensifica la flessione dell’export verso i Paesi UE, su
cui pesano i cali verso Germania, Spagna e Francia. In accentuazione anche il calo
dell’export verso i Paesi europei non UE (post Brexit). L’Europa si conferma comunque il
mercato fondamentale per l’export provinciale e ne detta la tendenza: le vendite sui
mercati europei, con quota del 72,8% (in calo), nel confronto tendenziale, continuano a
cedere, anche di fronte alle difficoltà di alcuni dei principali partners comunitari della
provincia ravennate, con un decremento che si accentua ed arriva a -16,2%, rispetto al
gennaio–dicembre del 2022. In particolare, le esportazioni verso la sola Unione europea
a 27 hanno confermato la tendenza negativa (-15,6%) e la quota sul totale scende a
61,7%. Il risultato nell’Area-Euro si allinea, registrando un valore negativo e pari a
-15,1%; inoltre la quota cala al 44,2% sull’export complessivo.
Rientrano invece fra gli andamenti positivi, le vendite dirette in America del Nord
(+37,5%; quota pari a 10,5%); in particolare in quest’ultima area di destinazione,
l’export ravennate si concentra negli Stati Uniti (quota 9,9%) e prosegue la robusta fase
ascendente (+40,7%), diventando il secondo tra i partner commerciali delle imprese
ravennati, dopo la Germania, grazie in particolare ai prodotti della chimica ed ai
macchinari e apparecchiature. Nell’analisi delle aree di sbocco, tra gennaio e dicembre
del 2023, dopo la Brexit, i rapporti commerciali si sono complicati e con il
proseguimento della caduta dei traffici verso il Regno Unito (-11,7% e quota pari a
2,9%), verso il quale prevale la richiesta di bevande e macchinari ed apparecchiature,
calano pesantemente anche le vendite verso i Paesi europei non Ue post Brexit
(-19,4%, con quota 11,1%). Rimangono invece in espansione le esportazioni provinciali
dirette verso i mercati dell’America centro-meridionale (+73,5%; quota che si eleva a
5,4%), il Medio-Oriente che prosegue il trend positivo (+3,6%; quota 2,4%) ed i traffici
ravennati verso gli Altri Paesi Africani (+13,6%; 1,2%). Di contro, continua la tendenza
in negativo per i traffici ravennati delle merci destinate all’Asia Centrale (-20,7%; quota
0,7%), a cui si accompagnano quelli diretti in Africa settentrionale (-17,6%: quota
1,9%) e quelli verso l’Oceania, in frenata, nella meda dei dodici mesi analizzati rispetto
al risultato del 2022, nonostante alcuni trimestri di positività (-12,6% e quota 1%).
Chiude l’anno 2023 in negativo anche l’export ravennate verso l’Asia orientale (-1,3% e
quota al 3,9%). A livello paese, la Germania continua ad essere il più importanti partner
commerciale estero per le aziende della nostra provincia ed il mercato tedesco si
riconferma al primo posto con quota pari a 13,5%; tuttavia, nonostante sia la prima
economia della zona euro, è tecnicamente in difficoltà e l’andamento degli ultimi
trimestri non fa che confermare una tendenza di lungo periodo. Tali problematiche si
riflettono anche sull’export delle imprese ravennati che verso i mercati tedeschi,
continuano ad accusare un pesante calo, pari a -18,5%. Anche verso la Spagna, con
peso pari a 5,5% (quarto mercato di sbocco della nostra provincia), le esportazioni
locali proseguono a far registrare una importante flessione (-21,5%). Negativo anche il
riscontro a fine anno verso la Francia (-2,9% e quota pari a 9,4%) che è retrocesso a
terzo paese per i traffici con l’estero, sorpassato nel 2023 dagli USA. Per il mercato più
vasto, cioè la Germania, l’export si concentra in particolare per apparecchiature
elettriche e i prodotti chimici; verso la Francia si esportano in prevalenza prodotti
chimici e metallurgici e sul mercato spagnolo arrivano derivati chimici e merci
alimentari. Verso la Cina, con quota che arriva appena all’1,1%, erosa nel tempo, i
traffici sono in flessione rispetto al gennaio-dicembre del 2022 (-18,1%), e si vendono
soprattutto prodotti della chimica e macchinari ed apparecchiature. Nei dodici mesi
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Anno 2023
analizzati, un buon sostegno all’export ravennate è stato fornito da quello diretto in Cile
(+85,6 ed incidenza su export totale pari a 2,5%) con la vendita di macchinari,
apparecchi e produzioni alimentari e probabilmente il salto positivo è dovuto a
commesse particolari; anche il contributo del commercio verso il Giappone è stato
robusto (+70,7% e quota 1%), grazie soprattutto alla vendita di macchinari e di
prodotti alimentari ed anche in questo caso valgono le considerazioni di prima. Altro
contributo positivo è arrivato dall’export verso la Romania (+22,6% e 3,8% di quota);
seguono Rep.Ceca (+5,1% e 2,2%) e Svizzera (+5,5% e 2,2%), ma sono quote sotto
al 3%. Di contro, altra riduzione rilevante si registra per l’export verso la Polonia
(-13,3% e quota pari a 5,3%) e verso la Svizzera (-11,2% e quota 4,5%),
rispettivamente, quinto e sesto fra i partner commerciali, subito dopo la Spagna.
Per quanto riguarda i prodotti esportati, da gennaio a dicembre del 2023, il contesto
di un generalizzato andamento negativo ha prevalso nei settori di maggior
specializzazione della provincia di Ravenna, ma non tutti, fra i primi tradizionali, hanno
messo a segno decrementi, rispetto all’analogo periodo del 2022. Tra le cinque branche
di maggior specializzazione tradizionale, realizza ancora un buon risultato di aumento,
l’export dei macchinari e apparecchiature, ritornato a crescere dall’inizio dell’anno
(+20,9% e quota a 18,5%, complessivamente nei dodici mesi in esame), l’unico
settore in sviluppo tra le quote “top five”. Nel 2023, andamento in calo per il “made in
Italy” dell’export dei prodotti alimentari (-13,4%; con quota che scende a 13,6%).
Continua a cedere il passo, l’export della chimica (-8,7%; la cui quota del 21,3% rimane
comunque la più alta nell’anno in esame); proseguono la discesa, i prodotti esportati
della metallurgia (-16,8%; con quota in regresso pari a 14,6%) e quelli degli apparecchi
elettrici (-11,3%; quota 8,7%). Considerando i più importanti mercati di riferimento dei
settori di specializzazione, i prodotti chimici sono diretti negli USA, Francia e Germania;
i prodotti della metallurgia sono diretti principalmente verso il mercato polacco, tedesco
e rumeno. I macchinari sono diretti negli USA e poi in Cile e Germania. Per i prodotti
alimentari, i più importanti mercati di sbocco della provincia di Ravenna sono i tre
partners principali dell’Area dell’Euro (e nell’ordine, Francia, Spagna e Germania).
Infine, gli apparati elettrici sono diretti in primo luogo verso i mercati tedeschi, francesi
e verso quelli svizzeri.
Fra gli altri apporti positivi importanti, anche se in settori con quote più ridotte
sull’export complessivo, spicca quello dei prodotti tessili (+37,7%, con quota attorno al
2,3%); si segnalano inoltre, il contributo delle bevande (+2,2%) e degli articoli in
gomma e materie plastiche (+4%), comparti che stanno però sotto al 3% come quota
sul totale delle esportazioni ravennati (rispettivamente, 2,9% e 2,8%).
Allo stesso tempo anche le importazioni ravennati risultano in diminuzione, ad un
ritmo più accelerato (-14,4%) rispetto all’export (-5,2% per le importazioni dell’EmiliaRomagna e -10,4% per quelle complessive nazionali).
Nel 2023, le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia in valore sono state
pari a circa 49 milioni di Euro e, rispetto all’anno precedente, sono pesantemente
diminuite del -71,1 %; la quota di export ravennate destinata ai mercati russi cala sotto
all’1% (0,9%). Fra gennaio e dicembre 2023, i principali prodotti esportati in Russia
sono stati i prodotti alimentari e le bevande.
Le esportazioni delle imprese ravennati verso l’Ucraina, in valore, sono state pari a circa
10,2 milioni di Euro e, rispetto all’anno precedente, sono invece aumentate del +10%.
La quota di export ravennate destinata ai mercati ucraini, si mantiene comunque bassa
e costante sullo 0,2% ma leggermente in crescita rispetto al 2022 (era 0,1%). Fra
gennaio e fine dicembre 2023, anche in questo caso sono stati principalmente esportati
in Ucraina i prodotti alimentari, a cui seguono le bevande.
Le esportazioni delle imprese ravennati verso Israele, in valore, sono state pari a circa
41,6 milioni di Euro e, rispetto all’anno precedente, accusano un leggero calo del -0,5%.
La quota di export ravennate destinata ai mercati israeliani, si mantiene bassa sullo
0,7%, attestandosi sul medesimo valore raggiunto nel 2022. Fra gennaio e fine
dicembre 2023, sono stati principalmente esportati in Israele macchinari,
apparecchiature e prodotti alimentari.
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
Congiuntura
settore
manifatturiero
(Indagine
congiunturale
del sistema camerale –
Imprese
manifatturiere fino a 500
addetti)
Anno 2023
Produzione: +3,9%
Ordini: +1,6%
Settimane di produzione
assicurata: 12,4
Grado di utilizzo degli
impianti: 77,3%
ANDAMENTO ANNO 2023
Secondo l’Osservatorio economico della Camera di commercio, per quanto riguarda
l’andamento medio annuo degli indicatori, per l’industria manifatturiera provinciale
si conferma il rallentamento dell’attività. Nel corso del 2023, varie le difficoltà che hanno
pesato ed influito sui risultati finali dell’anno, fra cui le difficoltà nelle catene di fornitura
internazionali, le sempre più dure tensioni geo-politiche, l’inflazione ancora anomala con
i suoi effetti redistributivi e la politica monetaria restrittiva adottata per contrastarla che
hanno avuto conseguenze notevolmente diverse sui settori economici, a cui si sono
aggiunti gli effetti dell’alluvione che ha colpito duramente la Romagna e la provincia di
Ravenna, e che si sono riflessi nei risultati conseguiti dall’industria ravennate; inoltre,
alcune delle imprese colpite ed impegnate nella ripartenza e successivamente nella
sistemazione delle attività danneggiate, non hanno potuto fornire il loro periodico
contributo all’indagine congiunturale. Nonostante tutti i principali indicatori dell’industria
in senso stretto della provincia di Ravenna abbiano fatto registrare una sostanziale
tendenza di crescita, con una serie di segni positivi rispetto al 2022, si è configurato un
quadro debole, caratterizzato da una progressiva e decisa decelerazione dell’attività.
L’andamento degli ordini nel corso del 2023 è il segnale più evidente del rallentamento
dell’attività: è sul versante della domanda infatti che sono meno confortanti i risultati nel
confronto rispetto ad un anno fa, soprattutto per quanto riguarda la domanda
internazionale. La serie di indicatori medi delle variabili analizzate per il bilancio
complessivo del 2023, si apre con la produzione, che continua la sua corsa e mette a
segno un incremento pari a +3,9%; il risultato però è quasi dimezzato rispetto a quello
che si era ottenuto nell’anno precedente e non eguaglia certo il rimbalzo del 2021, che
aveva sfiorato il +11% dopo la caduta riscontrata nel 2020 a causa dell’emergenza
dovuta al covid. Per la regione Emilia-Romagna, complessivamente il 2023 si chiude con
un inizio, seppure minimale, di percorso negativo, con un calo dei livelli produttivi pari a
-0,5% (era stato +5,8% nel 2022). Negativo anche il trend medio annuale regionale per
gli ordini complessivi (-1,4%) e per quelli di provenienza estera (-1,2%).
Nella nostra provincia per il complesso dell’industria manifatturiera, il tasso di utilizzo
degli impianti nel corso del 2023 raggiunge il 77,3% e rimane su livelli elevati della
capacità produttiva, confermando il proseguimento dell’attività delle nostre imprese, pur
con tutte le difficoltà da scontare del post-alluvione e degli scenari critici, ma appare in
palese ridimensionamento rispetto al valore raggiunto nel 2022 (81,3%), uno fra i valori
annuali massimi tra quelli osservati dal 2015, dopo l’81,6% del 2021. Dopo il parziale e
lento rientro della pressione inflazionistica, per il volume di affari del complesso
dell’industria manifatturiera, si registra una dinamica con una crescita tendenziale media
del +3,9%, nei confronti del 2022, che eguaglia l’andamento medio produttivo e con
una dinamica lievemente inferiore per il mercato estero (+3,7%). Al di là della
pressione inflazionistica, anche il ritmo della crescita del fatturato si è comunque
depotenziato, con una velocità di crescita che è quasi un terzo inferiore a quella del
2022. L’andamento degli ordini nel corso del 2023 è il segnale più evidente del
rallentamento dell’attività: è sul versante della domanda infatti che sono meno
confortanti i risultati nel confronto rispetto ad un anno fa, soprattutto per quanto
riguarda la domanda internazionale. Debole l’andamento medio annuo degli ordini
complessivi (+1,6%), in evidente rallentamento rispetto al robusto +6,2% realizzato nel
2002. Ma la maggior frenata si rileva per la componente estera (+0,1%; era stato
+6,6% nel 2022). In questo anno è venuto quindi a mancare soprattutto il sostegno
dall’export, un campanello d’allarme molto preoccupante. Infine, il periodo di
produzione assicurato dal portafoglio ordini si è abbassato a 12,4 settimane per il 2023,
rispetto all’anno passato (era 14,6 un anno prima); nonostante il rallentamento, si
conferma nella media dell’anno, un robusto portafoglio ordini (in regione sono state
mediamente 12,2 settimane, contro 13,3 del 2022) che sostiene i risultati produttivi,
nonostante tutte le problematiche connesse anche al post-alluvione. Per questo
indicatore, a livello di settore economico, spicca il valore delle industrie meccaniche e
dei mezzi di trasporto che raggiunge addirittura il valore di 19,5 settimane di produzione
assicurata dal portafoglio-ordini, anche in questo caso allineato al rallentamento
generale (era stato 25,9 nel 2022).
Emergono sensibili differenze per i diversi settori, comparti e dimensioni industriali
analizzati e non tutti quelli presi in esame dall’indagine per la provincia di Ravenna
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
hanno messo a segno un recupero dell’attività; varia l’intensità registrata per
l’andamento produttivo, continuando ad incidere gli effetti della complessità del periodo.
Per l’artigianato ravennate i segnali di rallentamento emergono con maggiore evidenza
perché si rilevano indicatori medi con segno negativo. Complessivamente, da gennaio a
dicembre, il trend produttivo evidenzia un calo pari a -0,6%, media della velocità
positiva del primo trimestre e delle tre negative del secondo, terzo e quarto, anche se
per quest’ultima in ridimensionamento; nell’analogo periodo del 2022, la produzione
dell’artigianato manifatturiero cresceva mediamente nei 12 mesi del +5,3%. Il dato
medio in negativo non ha bisogno di ulteriori commenti per sottolineare il declino
conseguito. periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini si è abbassato a 8,3
settimane per il 2023, rispetto all’anno passato (era 9,2 un anno prima), in linea con il
generale rallentamento; in regione sono state mediamente 7,9 settimane, contro 8,2 del
2022). Stimando l’andamento in ragione d’anno ( alcune delle imprese colpite ed
impegnate nella ripartenza e successivamente nella sistemazione delle attività
danneggiate, non hanno potuto fornire il loro periodico contributo all’indagine
congiunturale), i segnali di rallentamento emergono con risalto anche per la
cooperazione che opera nell’industria manifatturiera, perché si ipotizzano indicatori medi
con segno negativo; nel 2023 infatti per il sistema cooperativo manifatturiero il risultato
produttivo non contribuisce e subisce un -5%. Hanno fatto seguito i dati negativi anche
dell’andamento medio del fatturato complessivo (-0,9%) e delle commesse (-1,7%).
Tutti segnali dell’evidente frenata dell’attività.
L’analisi per classe dimensionale mette in evidenza la superiore fragilità dell’attività
produttiva per le realtà di più piccola dimensione, che subiscono maggiormente il
diffuso rallentamento del ciclo economico; nel 2023, tutti negativi gli indicatori medi per
le imprese da 1 a 9 addetti, in particolare per la produzione e gli ordini, che accusano
rispettivamente un -0,8% ed un -1,8%. Trend tutto impostato in positivo e superiore ai
risultati complessivi, invece per la performance media dell’anno per le imprese sopra i 9
addetti: +4,6% per la produzione, rispetto al 2022, e +2,2% per gli ordinativi
complessivi.
Secondo l’analisi per attività, la produzione risulta in aumento in molti comparti
industriali, rispetto al 2022; in contro-tendenza, con andamento invece negativo: le
industrie tessili-abbigliamento e calzature, che nonostante il piccolo recupero sul finire
dell’anno, chiude il 2023 con un calo medio della produzione, rispetto al 2022, del 6,3%, la lavorazione dei minerali non metalliferi (-4,8%) che sconta ancora il rialzo dei
costi delle materie prime, e le industrie dei metalli (-0,4%). In positivo ma in
rallentamento rispetto all’anno prima, le industrie alimentari (+3% mediamente nel
2023, con uno scarto di peggioramento di -3,4 punti percentuali), il variegato
accorpamento delle altre industrie manifatturiere (+1,3%, in rallentamento, rispetto al
2022, di -2,2 punti percentuali) e le industrie elettriche ed elettroniche (+0,4%, -7,9
punti percentuali in meno). Il confronto è comunque con un anno, quale il 2022, che ha
fatto registrare aumenti produttivi molto sostenuti e livelli di attività di ottimo livello. I
due settori in positivo, con una produzione che cresce ad una velocità superiore a quella
media del settore manifatturiero nel suo complesso ed anche con recuperi rispetto al
2022, sono stati la filiera energia, industrie chimiche e materie plastiche (+11,2%, con
mezzo punto di miglioramento per l’andamento produttivo) che nel 2023 è risultato
essere il settore più performante in termini tendenziali, e le industrie della meccanica e
mezzi
trasporto
(+8,8%;
punti
percentuali
più).
Conforme a quello produttivo, l’andamento medio degli ordini complessivi ma per tutti i
settori industriali in rallentamento rispetto ai risultati ottenuti nel 2022. Con andamento
medio degli ordini negativo: le industrie tessili-abbigliamento e calzature, che
nonostante il recupero delle commesse dall’estero (+4% rispetto al 2022), chiude il
2023 con un calo medio degli ordini totali del -5,6%, la lavorazione dei minerali non
metalliferi (-6,3%) e le industrie dei metalli (-1,5%) dove anche in questo caso c’era il
sostegno del mercato internazionale (+1,9%). In positivo le industrie alimentari (+3,9%
mediamente nel 2023, con uno scarto di peggioramento di -2,3 punti percentuali),
sostenute anche dalle commesse internazionali (+4%), le altre industrie manifatturiere
(+0,9%, in rallentamento, rispetto al 2022, di -1,6 punti percentuali), le industrie
elettriche ed elettroniche (+0,9%, -2,6 punti percentuali in meno) per le quali anche il
mercato estero contribuisce in positivo (+1,3%), le industrie della meccanica e dei
mezzi di trasporto (+0,8%; 5,3 punti percentuali in meno) e la filiera energia, industrie
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
chimiche e materie plastiche (+9,2%, con 5,2 punti di peggioramento) che nel 2023
apporta il risultato migliore in termini tendenziali per quanto riguarda gli ordini totali
mentre è in contro-tendenza per gli ordini esteri (-1,8%). Come per l’andamento medio
complessivo, continuano ad incidere gli effetti della complessità del momento per i
settori del manifatturiero esaminati, effetti critici che si riflettono nel rallentamento
dell’attività.
ANDAMENTO 4° TRIMESTRE 2023
Per il quarto trimestre dell’anno, l’indagine congiunturale conferma il rallentamento
dell’attività, già iniziato nei trimestri precedenti, evidenziando il proseguimento del
declino in atto. Tuttavia, si rileva un recupero, seppure parziale, sul versante della
domanda: l’andamento degli ordini in questi ultimi tre mesi del 2023 torna a far
registrare variazioni positive, nel confronto rispetto ad un anno fa, grazie soprattutto
alla domanda internazionale. Per la manifattura ravennate, anche nell’ultimo trimestre
del 2023, si è rilevato un quadro debole che vede però per gli ordinativi nominali, pur
comprendendo l’effetto inflazionistico, una variazione che torna in ambito positivo.
Inoltre, per il confronto nel breve periodo, la maggior parte delle imprese intervistate ha
segnalato un miglioramento dei risultati rispetto al trimestre precedente; pessimiste
invece per quanto riguarda le previsioni sul risultati dei primi mesi del 2024, a causa
degli scenari, nazionali ed internazionali, ancora molto difficili. Nel trimestre in esame,
tutti i principali indicatori dell’industria in senso stretto della provincia di Ravenna hanno
fatto registrare una tendenza di crescita, rispetto al corrispondente trimestre dell’anno
precedente, in modesto miglioramento gli ordini, in particolare per quelli dal mercato
estero. Nel dettaglio dell’analisi tendenziale, nel trimestre ottobre-dicembre 2023, il
volume della produzione industriale ravennate continua la sua corsa, con un ulteriore
+2,5%, in termini di variazione percentuale e rispetto all’analogo trimestre dell’anno
precedente, con una accelerazione del rallentamento sia rispetto al risultato dell’analogo
periodo del 2022 (+6,5%), sia rispetto al risultato ottenuto nel trimestre precedente
(+3,5% il risultato del terzo trimestre del 2023; -1 la differenza in punti percentuali
rispetto a quest’ultimo). Il risultato della regione Emilia-Romagna continuare il percorso
negativo della produzione del manifatturiero, facendo registrare un ulteriore
decremento (-1%) e la prestazione provinciale riesce dunque a rimanere ancora al di
sopra
quella
media
regionale.
Nel trimestre in esame, se nel complesso l’industria cresce del 2,5%, il ritmo si
differenza molto per dimensione d’impresa; il risultato finale dell’industria manifatturiera
provinciale per il volume della produzione, riflette ancora una volta il trend migliore
delle imprese con più di 9 dipendenti (+3%), ma con un peggioramento congiunturale
(-1,5 la differenza in punti percentuali rispetto al risultato ottenuto nel trimestre
precedente). Le attività artigiane (-0,1%) e le imprese sotto ai 10 addetti (-0,8%), pur
mostrando una contrazione più ridotta rispetto al trimestre precedente, proseguono nel
far registrare cali produttivi, sottolineando la superiore fragilità dell’attività per le realtà
di più piccola dimensione, che subiscono maggiormente gli ostacoli e le difficoltà.
Il grado di utilizzo degli impianti rimane su livelli elevati della capacità produttiva
(78,2%), confermando il proseguimento dell’attività delle nostre imprese, pur con tutte
le difficoltà da scontare del post-alluvione e degli scenari critici, ma appare in palese
ridimensionamento rispetto al valore raggiunto nello stesso trimestre del 2022 (82%),
calando di 3,9 punti; si abbassa di 6,2 punti percentuali inoltre, rispetto al valore
massimo storico raggiunto nel quarto trimestre del 2021 (84,4%) dopo il grande
recupero
Covid.
Per il volume di affari del complesso dell’industria manifatturiera, si registra una
dinamica con una crescita tendenziale del +1,8% (nei confronti del quarto trimestre del
2022), dopo il parziale e lento rientro della pressione inflazionistica, con una dinamica
superiore per il mercato estero (+3,1%). Anche il ritmo della crescita del fatturato si è
depotenziato, più che dimezzando la velocità di crescita (era stato +4,1 e +4,7% per
quello proveniente dai mercati internazionali nel trimestre prima) e la decelerazione si è
rilevata maggiore per quello complessivo (-2,3 lo scarto in punti percentuali; -1,7 la
differenza per il volume d’affari estero). Sul versante della domanda, i risultati per
questa variabile si riavviano su valori in ambito positivo; debole però rimane
l’andamento degli ordini, anche se in ripresa, sia per i complessivi (+1,5%; +1,7 il
potenziamento congiunturale in punti percentuali), sia per la componente estera
(+1,4%; in miglioramento di 4 punti percentuali rispetto al risultato del precedente
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
trimestre che era negativo). Nel confronto con il risultato ottenuto nel quarto trimestre
del 2022, la debolezza degli ordini è evidente, anche se in questo periodo è tornato a
valere il sostegno dall’export, considerato che, nell’analogo trimestre dell’anno prima, si
era registrata per gli ordini, compresi quelli oltre confine, una più robusta variazione
positiva. Inoltre, gli ordini crescono ad un ritmo inferiore rispetto a quello della
produzione, probabilmente per il soddisfacimento di precedenti richieste ancora inevase.
Il periodo di produzione assicurata dagli ordini, a fine dicembre 2023, risulta in flessione
e si è abbassato a 11,7 settimane, rispetto all’anno passato (era 14,9 un anno prima).
Questo indicatore indica un arretramento anche rispetto al valore registrato nel
precedente trimestre (12,8) e si allontana dal valore massimo fatto registrare nel primo
trimestre dell’anno 2022, (tra quelli stimati dal 2015), quando furono 15,4 le settimane
di produzione assicurata dal portafoglio ordini. In regione sono mediamente 11,8. Per
questo indicatore, a livello di settore economico, spicca il valore dell’industria meccanica
e dei mezzi di trasporto che raggiunge il valore di 20,6 settimane in questo trimestre e
che aiuta a sostenere il dato complessivo. A seguire, le 13,4 settimane di produzione
assicurata della filiera dell’energia, industria chimica, plastica e gomma.
Emergono sensibili differenze per i diversi settori industriali analizzati e non tutti quelli
presi in esame dall’indagine per la provincia di Ravenna hanno messo a segno un
recupero dell’attività; varia l’intensità registrata per l’andamento produttivo,
continuando ad incidere gli effetti della complessità del periodo. A livello settoriale, nel
quarto trimestre, la produzione risulta in aumento in quasi tutti i comparti, rispetto
all’analogo trimestre del 2022; le uniche eccezioni: le industrie elettriche ed elettroniche
(-2,7%; +2,9% nel trimestre precedente, con uno scarto di peggioramento di -5,6 punti
percentuali) e quelle dei metalli che rimangono in negativo (-1,4%) come nel trimestre
precedente (-3,9%) ma con una riduzione della velocità negativa (+2,5 punti di
miglioramento congiunturale). In positivo ma molto in rallentamento, le industrie
meccaniche e dei mezzi di trasporto (+5,3%; -7,5 punti percentuali in meno), che
anche in questo trimestre risulta essere il settore più performante in termini tendenziali;
rientrano in questa casistica di variazioni tendenziali positive dei livelli produttivi, la
filiera alimentare che mette a segno il secondo miglior risultato del periodo (+5,1%; con
4,3 punti percentuali in più rispetto al risultato del terzo trimestre), la filiera energia,
industrie chimiche e materie plastiche (per la produzione del settore, +4,7%, rispetto al
quarto trimestre dell’anno prima, ma in peggioramento con -5,7 punti percentuali in
meno rispetto al brillante risultato del trimestre precedente) ed il variegato comparto
delle altre industrie manifatturiere (+3,7%) che recupera il debole ma pur sempre
positivo risultato del precedente trimestre (era +0,1%). Molto più a distanza e con una
velocità inferiore alla media del settore manifatturiero nel suo complesso, le industrie
tessili-abbigliamento e calzature (+0,7%; con ben oltre 9 punti in più di crescita) e la
lavorazione dei minerali non metalliferi che, dopo i precedenti tre trimestri di trend
negativo (anche a causa del rialzo dei costi delle materie prime), realizza un +0,1% (in
miglioramento di +7,6 punti percentuali, rispetto al risultato del trimestre prima).
Per la domanda complessiva, il risultato nel trimestre è molto positivo per la filiera
dell’energia, chimica e plastica (+9,7%; in forte accelerazione rispetto al risultato
ottenuto nel trimestre precedente, pari a +1,9%) ed è il risultato più performante,
mentre la componente estera continua a far registrare segnali negativi. Gli ordini
dell’industria alimentare crescono del +4,7%, spinti dal mercato estero con segnali di
ripresa più marcati (+4,2). Crescono anche gli ordini complessivi per le altre industrie
manifatturiere (+3,9%), per il tessile abbigliamento (+1,7%) e per le imprese con più di
9 addetti (+2%), con un contributo positivo anche per le loro componenti sui mercati
esteri (rispettivamente, +1,4%,+2% e +1,5%). Con una produzione che cresce ad una
velocità superiore alla media del settore manifatturiero nel suo complesso, le industrie
meccaniche e dei mezzi di trasporto interrompono il trend positivo degli ordini
complessivi (-1,8%), a causa della debolezza del mercato domestico, mentre il risultato
degli ordini dall’estero sono molto più brillanti (+4,2%) e spingono l’attività produttiva.
Risultati negativi per il totale degli ordinativi, anche per la lavorazione dei minerali non
metalliferi (-2,2%), per le industrie elettriche ed elettroniche (-2,4%), con un risultato
ancora più pesante sulla componente estera (-8,7%) e per l’industria dei metalli (1,5%) con gli ordini dall’estero che sono invece in contro-tendenza (+3,5%). Prosegue
il trend negativo degli ordini complessivi per l’artigianato manifatturiero (-0,5%), più
rapida per quelli provenienti da paesi esteri, e per le piccole imprese (-1,5%).
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
In questo trimestre la componente estera degli ordinativi, ha dato sostegno alla crescita
a quasi tutti i settori industriali, con le uniche eccezioni che hanno coinvolto le industrie
elettriche-elettroniche e la filiera energia-chimica-gomma-plastica, così come
l’artigianato manifatturiero e le imprese con meno di 10 dipendenti.
Per quanto riguarda l’andamento nel breve periodo, nel quarto trimestre si registra un
diffuso miglioramento per l’andamento rispetto al trimestre precedente. Per il complesso
del manifatturiero, anche se generalmente la quota più rilevante del campione ha
dichiarato indicatori piuttosto stabili rispetto al trimestre precedente (con quota in
aumento rispetto al risultato della precedente rilevazione), il dato congiunturale per
produzione (saldo da +8 a +21,5), fatturato (da +6,6 a +24,6) ed ordini (da -7,6 a
+21,6) risulta in positivo (produzione e fatturato lo erano già e si alza il saldo; per gli
ordini da negativo il saldo diventa più che positivo) ed in miglioramento; hanno
continuato infatti a prevalere i giudizi di imprese interessate da variazioni al rialzo e la
loro quota è anche in aumento. Di conseguenza, i dati migliorano con saldi in ambito
positivo ed in crescita. Per tutte le variabili analizzate, è in aumento anche la quota
degli stabili: produzione da 46 a 53%; fatturato da 42 a 46; ordini da 40,4 a quasi 46%.
Per l’artigianato manifatturiero l’andamento nel breve periodo, come per il complesso
dell’industria, si registra in miglioramento ed anche in questo caso i saldi tra chi
evidenzia aumenti e chi accusa cali nell’attività, da negativi diventano positivi.
Generalmente, per i settori produttivi, la tendenza per gli andamenti congiunturali
rispetto al trimestre precedente, è verso il miglioramento per produzione, fatturato e
soprattutto per gli ordini, e prevalgono per tutte le variabili i saldi positivi. Per le due
classi dimensionali: sia per per le piccole imprese che per le imprese con oltre 9
dipendenti, saldi positivi ed in avanzamento, segnalando un esteso miglioramento per
l’andamento rispetto al trimestre precedente.
Per quanto riguarda le previsioni per il breve periodo, si rileva invece un generalizzato
aumento del pessimismo degli imprenditori dell’industria manifatturiera ravennate. Il
quadro delle prospettive per il trimestre successivo, è in peggioramento. Il clima delle
attese appare più fosco, a causa degli scenari critici ed incerti, e continuano a prevalere
le aspettative pessimistiche, rispetto a quelle ottimistiche, per il trimestre successivo. Le
previsioni a breve dunque peggiorano. I saldi per produzione e fatturato da positivi
diventano negativi. Per gli ordini, anche per quelli provenienti dall’estero, rimangono
positivi ma in peggioramento. Le imprese confidano ancora nella ripresa del mercato
estero, mentre più pessimismo si manifesta verso le aspettative sul mercato domestico.
Calano le imprese ottimiste, soprattutto a favore di quelle che sperano nella stabilità
della loro attività; infatti per tutti gli indicatori, comunque, la maggior parte delle
imprese industriali ha ritenuto che le condizioni rimarranno invariate e non si aspetta
modifiche significative e quindi i livelli di produzione, fatturato ed ordinativi dovrebbero
rimanere stabili, rispetto al trimestre in esame, secondo le previsioni di gran parte del
campione. Hanno prevalso ancora le previsioni di imprese che sono “attendiste” e
temporeggiano con previsioni prudenziali, inducendo a prospettive improntate a
maggior stabilità, in attesa delle evoluzioni riguardanti gli scenari economici. Anche il
quadro previsivo degli artigiani per il trimestre successivo, è in peggioramento: i saldi
previsionali per il prossimo trimestre, tra la quota di artigiani ottimisti e quella dei
pessimisti, sono peggiorati nell’intensità e rimangono negativi. Lo stesso per quasi tutti i
settori industriali e le classi dimensionali: la tendenza conduce a previsioni improntate
maggiormente alla stabilità, con un generalizzato aumento del pessimismo per il
trimestre successivo.
Dall’analisi del Registro delle Imprese, emerge che le ditte industriali attive della nostra
provincia, cioè l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine dicembre 2023 sono
risultate 2.686 (pari all’8,1% del totale delle imprese attive della provincia) ed
evidenziano, rispetto alla stessa data dell’anno precedente, al netto delle cessazioni
d’ufficio operate nel periodo, un piccolo aumento (saldo +23 e variazione percentuale
pari a +0,8%); per il complesso delle imprese ravennati si è riscontrato, un saldo
positivo di 313 unità in più ed una variazione percentuale del +0,9%. Le imprese attive
industriali in regione, rispetto al 2022, subiscono una flessione pari a -1,5%; pari a
-1,4% la riduzione in ambito nazionale. L’analisi congiunturale, mette in evidenza,
rispetto al trimestre precedente, una tendenza alla crescita (+0,6% la variazione
percentuale a fine dicembre 2023 nel confronto con fine settembre 2023). A livello
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
settoriale, nel confronto con l’anno precedente, la tendenza alla crescita, al netto delle
cancellazioni d’ufficio effettuate nel 2023, delle imprese attive ha segnato la maggior
parte dei comparti manifatturieri. All’opposto, in calo, nei confronti del 2022, il settore
carta-editoria (-3,4%), a cui fa seguito l’industria alimentare-bevande (-2,5%); più a
distanza, il comparto delle macchine e mezzi di trasporto con variazione percentuale
negativa pari a -0,8% e l’industria dei metalli e prodotti in metallo (-0,6%). Stabilità
il tessile-abbigliamento. Continua la sua corsa positiva l’installazione e
manutenzione (+5,1% rispetto al 2022); crescono anche il settore dei minerali non
metalliferi (+5,6%), la filiera energia-ambiente-rifiuti (+4%), elettricità-elettronica
(+2,8%), legno e mobili (+2,6%), le altre industrie manifatturiere (+1,8%) e
l’aggregato della chimica-gomma e plastica (+0,9%).
Artigianato
manifatturiero
Anno 2023
Produzione: -0,6%
Ordini: -1,3%
Settimane di produzione
assicurata: 8,3
Grado di utilizzo degli
impianti: 73,8%
ANDAMENTO ANNO 2023 – ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Per l’artigianato ravennate i segnali di rallentamento emergono con maggiore
evidenza perché si rilevano indicatori medi con segno negativo. Complessivamente, da
gennaio a dicembre, il trend produttivo evidenzia un calo pari a -0,6%, media della
velocità positiva del primo trimestre e delle tre negative del secondo, terzo e quarto,
anche se per quest’ultima in ridimensionamento; nell’analogo periodo del 2022, la
produzione dell’artigianato manifatturiero cresceva mediamente nei 12 mesi del +5,3%.
Il dato medio in negativo non ha bisogno di ulteriori commenti per sottolineare il declino
conseguito, quando nel complesso l’industria cresce mediamente nell’anno del +3,9%.
Per l’artigianato provinciale, ha fatto seguito la quasi stabilità dell’andamento medio del
fatturato complessivo (+0,1%), in modalità negativa invece il fatturato dall’estero
(-2,4%) e gli ordini (-1,3% per i complessivi e -0,5% per quelli dal mercato estero ) che
perdono di slancio. Anche per il sistema artigiano manifatturiero, l’andamento degli
ordini nel corso del 2023 è il segnale più evidente della frenata dell’attività: è sul
versante della domanda infatti che sono meno confortanti i risultati nel confronto
rispetto ad un anno fa. Peggiore il trend medio annuale del comparto artigiano
regionale, sia per la produzione (-2,7%, rispetto al 2022) che per gli ordini complessivi
(-2,9%). l tasso di utilizzo degli impianti, nel corso del 2023 raggiunge il 73,8%,
confermando il proseguimento dell’attività delle nostre imprese artigiane, pur con tutte
le difficoltà da scontare del post-alluvione e degli scenari critici, ma appare in
ridimensionamento rispetto al valore raggiunto nel 2022 (74,7%). Infine, il periodo di
produzione assicurato dal portafoglio ordini si è abbassato a 8,3 settimane per il 2023,
rispetto all’anno passato (era 9,2 un anno prima), in linea con il generale rallentamento;
in regione sono state mediamente 7,9 settimane, contro 8,2 del 2022).
ANDAMENTO 4° TRIMESTRE 2023 – ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Se nel complesso l’industria cresce del 2,5%, il quarto trimestre del 2023, continua a far
registrare per l’artigianato manifatturiero ravennate un leggero decremento per i volumi
produttivi dell’attività industriale (-0,1%, nel confronto con il corrispondente trimestre
del 2022). Pur mostrando una contrazione più ridotta rispetto al trimestre precedente, il
dato ancora in negativo non ha bisogno di ulteriori commenti per sottolineare il declino
conseguito. Negativo e con velocità più pesante, anche il trend produttivo sperimentato
per il comparto artigiano regionale (-3,6%, rispetto al corrispondente trimestre del
2022), che era già entrato in modalità negativa dal primo trimestre. Nel confronto con
il corrispondente periodo del 2022, per l’artigianato provinciale, in modesto recupero
l’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti (+0,4%), ma occorre tener presente
la spinta degli effetti inflattivi. Continua in modalità negativa invece il fatturato
dall’estero (-3,9%). I risultati del processo di acquisizione degli ordini conducono ad un
ulteriore dato negativo, anche se in riduzione, con un -0,5% (dopo il calo del
-2,1% del precedente trimestre), a cui ha contribuito principalmente il mercato estero
(-3,2%). Le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini
sono risultate 8,1, una quota ridimensionata al confronto con il quarto trimestre
dell’anno prima (erano 9,6) ed inferiore rispetto a quanto rilevato dall’intera industria
manifatturiera (11,7%). Il grado di utilizzo degli impianti delle imprese artigiane, nel
quarto trimestre dell’anno, si assesta al 77% (era 79% nel quarto trimestre del 2022).
Superiore però rispetto al trimestre precedente, quando è stato 72,3%.
Per l’artigianato manifatturiero l’andamento nel breve periodo, come per il complesso
dell’industria, si registra in miglioramento ed anche in questo caso i saldi tra chi
evidenzia aumenti e chi accusa cali nell’attività, da negativi diventano positivi. Il calo
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
della quota di imprese artigiane che accusa decrescite rispetto al trimestre precedente
va a favore di quella che registra aumenti, generando quindi saldi per produzione,
fatturato ed ordini, tutti positivi. Tuttavia continua a prevalere la percentuale di artigiani
che rilevano stabilità per il breve periodo. Per produzione sale da 52,2 della precedente
rilevazione, a 54,5% del 4° trimestre 2023; per il volume d’affari cresce da 46 e va a
47,7%; solo per ordini si riscontra un calo di più di un punto percentuale e scende a
47,7%. Per le prospettive degli artigiani dell’industria manifatturiera ravennate, anche in
questo caso le previsioni sono state orientate verso massima la prudenza e per tutti gli
indicatori la maggior parte delle imprese ha ritenuto che le condizioni rimangano
invariate; inoltre, per tutte le grandezze si alza la quota degli artigiani che sperano di
confermare almeno quanto realizzato nel trimestre in esame. Per il mercato estero, la
quota degli stabili sfiora il 100% (96,3%). Tuttavia, il quadro previsivo degli artigiani
per il trimestre successivo, è in peggioramento: i saldi previsionali per il prossimo
trimestre, tra la quota di artigiani ottimisti e quella dei pessimisti, sono peggiorati
nell’intensità e rimangono negativi per produzione, fatturato ed ordini in complesso e
calano le imprese artigiane che si aspettano crescite, a favore dell’aumento di quelle
che invece ipotizzano l’attività in rallentamento. Solo per mercato estero, il saldo
previsionale rimane leggermente positivo, ma molto in peggioramento. Il clima delle
attese appare dunque un po’ più fosco, a causa degli scenari critici, e continuano a
prevalere le aspettative pessimistiche, rispetto a quelle ottimistiche, per il breve periodo
anche per gli artigiani del manifatturiero ravennate.
In termini di numerosità, la struttura manifatturiera artigiana attiva risulta in
contrazione, anche se considerate al netto delle cancellazioni d’ufficio effettuate nel
2023, fermandosi a 1.701 unità (-1,3% il calo rispetto al 2022, al netto delle
cancellazioni amministrative effettuate nel periodo).
Commercio
dettaglio in
fissa
ANDAMENTO ANNO 2023 – COMMERCIO AL DETTAGLIO IN SEDE FISSA
sede Per il commercio al dettaglio in sede fissa della provincia di Ravenna, secondo
Vendite Anno 2023:
+2,0%
l’analisi della media annua dei tassi tendenziali (indagine congiunturale del sistema
camerale), il 2023 evidenzia un recupero nel segnale di attività del commercio. Si tenga
comunque presente l’ inflazione ancora anomala che ridimensiona e condiziona i segnali
positivi. La persistente inflazione, anche se in fase di parziale rientro, oltre a
ridimensionare gli andamenti delle vendite a prezzi correnti, erode anche il potere
d’acquisto e scoraggia i consumi finali. Il recupero era stato consistente nel 2021
(+4,5% mediamente a Ravenna nel 2021 e +4,2% in regione) ma che si era
ridimensionato già nel 2022 ( soprattutto a Ravenna con un +0,6%; +2,3% in regione).
Dopo il robusto, anche se parziale, recupero realizzato nel 2021, la ripresa delle vendite
del commercio al dettaglio è proseguita anche nel 2023 (+2%) ma ad un ritmo che si
colloca tra l’andamento positivo ma più lento, del 2022 (+0,6%) e quello più vivace
post-covid del 2021 (+4,5%). L’andamento medio del 2023 è stato sospinto in
particolare dai risultati del primo (+2,7%), del terzo (+2,7%) e del quarto trimestre
(+2,4% rispetto all’analogo trimestre del 2022), mentre il secondo dell’anno in esame è
stato caratterizzato da una sostanziale stabilità, assestandosi sui medesimi livelli del
corrispondente trimestre dell’anno prima. Positivo il risultato anche in regione con un
+1,4% in ragione d’anno (+2,3 nel 2022), con un ritmo più rallentato e più contenuto,
rispetto a quanto si è registrato in provincia. Si tenga conto anche che, per la
congiuntura dell’anno in esame dal secondo trimestre del 2023, si sono aggiunti anche
gli effetti dell’alluvione che ha colpito duramente la Romagna e la provincia di Ravenna,
che, molto probabilmente, non sono stati pienamente riflessi nei risultati della media
dell’anno in quanto alcune delle imprese colpite ed impegnate nel ripristino e nella
ricostruzione delle attività danneggiate, non hanno potuto fornire il loro contributo
all’indagine congiunturale.
La pandemia prima e successivamente la corsa
inflazionistica, hanno decisamente accentuato i processi di cambiamento che da anni
caratterizzano il settore del commercio ed i comportamenti dei consumatori, con effetti
che emergono evidenti dalla compressione dei consumi. Nella media dell’anno, la
crescita ha interessato tutte le tipologie, con risultati che però non sono stati
omogenei. Con segno positivo ma sotto alla crescita media annuale del settore, il
commercio al dettaglio sia di prodotti alimentari (+0,3 in provincia di Ravenna e +0,1%
in regione) le cui vendite sono risultate appesantite dalla dinamica inflazionistica che ha
coinvolto inevitabilmente a cascata anche questa tipologia di prodotti, che dei prodotti
non alimentari (+0,4%, contro il +2,8% in Emilia-Romagna); per la specializzazione non
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
alimentare, è più evidente il differenziale fra l’andamento provinciale e quello regionale.
Iper, super e grandi magazzini fra i primi a beneficiare della complessiva ripresa dei
consumi e che generalmente sono più forti nel reggere gli incrementi dei prezzi per il
maggior peso contrattuale, hanno fatto segnare un incremento tendenziale medio
annuo delle vendite pari a +1,8%, sopra al trend medio del settore provinciale del
commercio al dettaglio, ma inferiore all’andamento medio regionale (+2,8%). Superiori
all’andamento medio del settore anche le vendite della distribuzione da 6 a 19 addetti
(+2% in provincia di Ravenna rispetto al 2021; +2,6% in regione) e quelle della grande
distribuzione (con più di 19 addetti) che raggiungono un +3,3%, ma anche in questo
caso si rimane sotto all’andamento regionale (+3,7%). Nel 2023 in provincia di Ravenna
l’andamento negativo coinvolge solo il commercio al dettaglio della piccola distribuzione
(-1,1%), più o meno come in regione (-1%), segnalando in particolare un
indebolimento più marcato dell’attività commerciale di più piccola dimensione, cioè
quella fino ai 5 addetti, maggiormente fragile nell’affrontare gli incrementi del costo
della vita. Come il valore medio del settore commerciale al dettaglio, tutte le tipologie e
quasi tutte le dimensioni presentano un andamento in recupero rispetto al 2022; solo la
piccola distribuzione rimane con trend negativo anche se con un decremento un po’
meno pesante grazie agli andamenti degli ultimi due trimestre dell’anno.
ANDAMENTO 4° TRIMESTRE 2023 – COMMERCIO AL DETTAGLIO IN SEDE
FISSA
Nel quarto trimestre del 2023 prosegue il recupero delle vendite nominali, ma al
contrario di quanto avvenuto nel trimestre precedente, si è assistito ad un leggero
rallentamento; l’andamento positivo del fatturato a prezzi correnti degli esercizi al
dettaglio in sede fissa della provincia di Ravenna è infatti proseguito con un ritmo
meno veloce, pari +2,4% (era stato +2,7% nel trimestre prima). Trend positivo ed in
rallentamento anche in regione e con un ritmo più contenuto (+0,5%) rispetto
all’andamento provinciale. Si tenga comunque presente inflazione ancora anomala che
ridimensiona e condiziona i segnali positivi . La persistente inflazione, anche se in fase
di parziale rientro,oltre a ridimensionare gli andamenti delle vendite a prezzi correnti,
erode anche il potere d’acquisto e scoraggia i consumi finali. Il recupero era stato
consistente nel 2021 (+4,5% mediamente a Ravenna nel 2021 e +4,2% in regione)
ma che si era ridimensionato già nel 2022 ( soprattutto a Ravenna con un +0,6%;
+2,3% in regione). Dopo il robusto, anche se parziale, recupero realizzato nel 2021, la
ripresa delle vendite del commercio al dettaglio sta procedendo anche nel 2023 ma ad
un ritmo più contenuto.
In provincia di Ravenna, la variazione positiva è risultata diffusa tra le tipologie
commerciali analizzate. La crescita ha quindi interessato tutte le tipologie, anche se i
risultati non sono stati omogenei. I risultati, rispetto a quelli della precedente
rilevazione, sono migliorati solo per il comparto alimentare. Iper, super e grandi
magazzini hanno continuato a beneficiare della complessiva ripresa dei consumi già dal
primo trimestre 2023 ed hanno proseguito anche nel quarto trimestre, facendo segnare
un ulteriore incremento tendenziale delle vendite (+2,5%), inferiore però all’andamento
medio regionale (+4,7%), nonché in rallentamento rispetto al risultato fatto registrare
nel terzo trimestre (era stato +4,3%). Le vendite dello specializzato alimentare sono
aumentate del +6,2% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, anche se
appesantite dalla dinamica inflazionistica che ha interessato molto questa tipologia di
prodotti, migliorando la velocità di crescita del trimestre precedente (era +4,3%).
Inferiore l’ andamento in regione (+2,8%). Nel terzo trimestre 2023 l’andamento delle
vendite del dettaglio non alimentare si era ripreso con un +1,8%, dopo il riscontro
negativo del secondo. Nel trimestre ottobre-dicembre del 2023, prosegue la corsa,
anche se rallentata, con un +1,2%. La dinamica media in ambito regionale per la
vendita al dettaglio dei generi non alimentari continua a declinare (-1,5%).
L’aumento inoltre ha riguardato anche tutte le classi dimensionali. Le vendite della
piccola distribuzione, da 1 a 5 addetti, manifestano un modesto +0,8% rispetto allo
stesso periodo del 2022; in regione invece mediamente c’è stato un calo (-0,9%). Le
imprese di media dimensione, da 6 a 19 addetti, hanno fatto registrare un robusto
incremento pari a +6,1% (+0,8% in regione), migliorando il risultato del precedente
trimestre (era stato +2,3%) e superando anche quello della grande distribuzione
(+2,6%). Per le imprese di maggiore ampiezza, in ambito regionale è stato registrato
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
nel trimestre in esame un +1,8%.
Per i giudizi relativi alle giacenze a fine trimestre, maggiore è la quota di imprese che
giudica le scorte in magazzino in eccedenza, rispetto alla quota di quelle che le
giudicano scarse. L’unica eccezione è rappresentata dal settore del commercio della
grande distribuzione organizzata per il quale la situazione è in pareggio. Rispetto alla
rilevazione precedente, la quota delle imprese che hanno; giudicato le giacenze
eccedenti è salita (da 15% a 17%). Raddoppia, ma partendo già da numeri bassi, la
quota delle imprese che hanno avuto giacenze scarse (da 1 a 2%).
Nel complesso il saldo dei giudizi va a quota -15, da -13 della precedente rilevazione.
Prevalgono sempre e notevolmente le imprese che hanno giudicato le proprie giacenze
adeguate, sia per il complesso del commercio al dettaglio che per i sotto settori e le
classi dimensionali in analisi, arrivando anche al 100% per ipermercati, supermercati e
grandi magazzini Pertanto, le giacenze sono state ritenute adeguate da oltre l’81% del
campione ed una quota veramente modesta di aziende le ha considera scarse; solo per
il commercio di prodotti alimentari la differenza tra le quote rilevate per i due giudizi
non sono così distanziate, pur prevalendo la percentuale di esuberanza nelle giacenze.
Migliorano i giudizi delle imprese, per quanto riguarda l’andamento di breve periodo: il
saldo, già positivo nella precedente rilevazione (+6,9) si amplia (+31,5) perché
crescono e prevalgono, anche rispetto a quelle con parametri in stabilità, le imprese che
hanno avuto vendite superiori rispetto al trimestre precedente; contemporaneamente,
subiscono un calo le imprese in contrazione. Tutte le categorie, seguono l’andamento
generale di miglioramento nel breve periodo del settore: si confermano saldi positivi ed
in rialzo. Solo per le piccole aziende commerciali continua a prevalere la quota di
stabilità, pur in presenza di un marcato miglioramento nel saldo.
Le attese per l’andamento delle vendite nel trimestre di apertura del 2024 sono invece
in peggioramento. Nel 4° trimestre del 2023, le aspettative per il trimestre successivo
sono infatti negative ed il cambiamento dell’orientamento emerge chiaramente dai
giudizi delle imprese del campione della congiuntura, con un saldo, fra chi attende
aumenti delle vendite nel prossimo trimestre e chi invece prospetta diminuzioni, che
diventa negativo a -10,5 (il saldo nella rilevazione precedente era positivo: +6,4):
crescono infatti le attività commerciali pessimiste e calano, molto di più, quelle
ottimiste. Le imprese commerciali “attendiste” continuano comunque a prevalere, con
una tendenza ad aumentare di quota; rimane dunque prevalente la fetta di imprenditori
che non prevede cambiamenti e quindi nel primo trimestre dell’anno corrente le vendite
rimarranno stabili, secondo la maggior parte dei giudizi (57% ed era 47%). Per l’analisi
di settore, rimangono con saldi positivi, solo la distribuzione organizzata (che riconferma
più o meno il saldo della precedente rilevazione) e le grandi imprese commerciali (con
più di 19 addetti), queste ultime però con un evidente peggioramento. Per le altre
tipologie, seguendo l’andamento generale, evidenziano saldi negativi e più pesanti.
Prevale comunque la quota di imprenditori che non prevede cambiamenti e quindi nel
trimestre di apertura del 2024 le vendite dovrebbero rimanere stabili secondo la
maggioranza dei giudizi; per iper, supermercati e grandi magazzini la percentuale di
conferma dei risultati raggiunti arriva addirittura all’86%.
Al 31 dicembre 2023, le imprese attive nel commercio sono risultate 6.713 e, anche se
considerate al netto delle cancellazioni d’ufficio effettuate nel periodo, rispetto ad un
anno prima la loro consistenza è risultata in calo, seppure contenuto (-0,4% la var.% e
-28 il saldo negativo); più pesante il tende negativo sia in regione che mediamente in
Italia (-1,9% sia in regione che in Italia). Risulta negativo anche il trend delle imprese
attive nel commercio al dettaglio e con velocità relativa superiore (-1,9% la var.%
tendenziale e -74 il saldo); la pressione sulla base imprenditoriale del commercio al
dettaglio resta quindi più elevata. In aumento tendenziale invece il commercio e
riparazioni di auto e moto (+30 unità e +2,7% la var.%) ed il commercio all’ingrosso
(+0,7% e saldo negativo pari a +16 unità). Per il complesso del commercio, si evidenzia
sostanzialmente una stabilità congiunturale (-0,04% la var.% rispetto al trimestre
precedente).
Costruzioni
Volume d’affari Anno
ANDAMENTO ANNO 2023 – COSTRUZIONI
L’andamento medio annuo del volume di affari provinciale, per il 2023 conferma, nella
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
2023: -0,2%
media dell’anno, il trend in frenata dell’attività del settore edile ravennate, fermandosi al
-0,2%, rispetto al 2022, risultato ottenuto sotto la pressione congiunta di una serie di
fattori quali il protrarsi della guerra in Ucraina e poi il conflitto in Medio-Oriente, con la
conseguente pressione sui prezzi, l’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE per
contrastare l’aumento dei prezzi, che ha pesato sia sul costo del denaro per le imprese,
sia sulla domanda di mutui da parte delle famiglie per l’acquisto della casa, con il
peggioramento delle condizioni di accesso al credito, e, non ultimo, la riorganizzazione
dei bonus fiscali che ne avevano sicuramente sostenuto la crescita. In più per la
regione Emilia-Romagna e per le province al suo interno più colpite, fra cui quella
ravennate, le conseguenze derivate dall’alluvione di maggio scorso hanno contribuito a
gravare sui segni di indebolimento e rallentamento rispetto ai risultati conseguiti
nell’anno precedente. Il buon andamento generale dell’attività del settore, sia nazionale
che locale, avviatosi nel 2021 e durato per ben nove trimestri consecutivi per la
provincia ravennate e per il quale già dall’inizio di quest’anno si erano evidenziati segnali
di evidente rallentamento e frenata, sembra essere in fase di inversione di tendenza,
nella media dell’anno, e le previsioni piuttosto pessimistiche per il breve periodo degli
imprenditori del settore, confermano le direzione discendente intrapresa. La rilevazione
dell’andamento del quarto trimestre dell’anno, registrando una ripresa nella dinamica
del fatturato delle costruzioni (+5,2%), dovuta anche sia da spinte inflazionistiche
ancora anomale che da attività collegate alla ricostruzione per i danni causati
dall’alluvione ed altri eventi climatici avversi che si sono succeduti nel corso del 2023, ha
comunque sicuramente contribuito a mitigare la decelerazione della variazione media
realizzata in ragione d’anno. Inoltre, considerate le premesse evidenziate, per il bilancio
del settore, nell’arco del 2022 si trattava comunque della più ampia risalita annuale
registrata (dall’inizio della rilevazione), dopo il massimo storico raggiunto nel 2021.
Per la regione, complessivamente l’anno 2023 si conclude mediamente con un
andamento del fatturato del settore dell’edilizia migliore, anche se in evidente
rallentamento, e pari al +1,9% (+5,3% il risultato medio regionale del 2022). Per
l’artigianato edile della provincia di Ravenna, nella media del 2023, l’andamento in
frenata del volume degli affari è più marcato e sfiora il -4%; meno pesante la tendenza
media del fatturato regionale, con un -0,3% in ragione d’anno. Analogamente per il
resoconto della gran platea delle imprese dell’edilizia sotto ai 10 dipendenti, che fa
chiudere l’anno 2023 con un più grave -4,1% (-0,6% mediamente in regione), risultato
che rimane molto sotto alla tendenza del valore medio; migliore il trend delle aziende
edili con più di 9 addetti con un andamento nella media dell’anno che riesce,
nonostante tutto, a rimanere in territorio positivo con un +2,1% (+4,3% per l’EmiliaRomagna).
ANDAMENTO 4° TRIMESTRE 2023 – COSTRUZIONI
Secondo l’indagine sulla congiuntura, condotta dalla Camera di commercio in
collaborazione con il sistema camerale dell’Emilia-Romagna, per l’analisi tendenziale,
nel quarto trimestre dell’anno 2023, concluso da febbraio il capitolo dei “superbonus” a
sostegno dell’edilizia, dopo due periodi consecutivi di negatività, il trend del fatturato del
settore delle costruzioni ravennate torna a salire, scontando comunque l’effetto
dell’inflazione ancora su livelli anomali, ed il ritmo del volume d’affari a prezzi correnti,
rispetto allo stesso periodo del 2022, fa registrare un +5,2%, contro il -2,1% accusato
nel trimestre precedente. L’industria delle costruzioni della regione Emilia-Romagna, nel
primo trimestre, mediamente aveva proseguito l’attività in espansione ma con un
rallentamento del ritmo di crescita del volume d’affari a prezzi correnti (+3,0%),
rispetto allo stesso periodo del 2022; nel secondo trimestre, anche l’industria della
costruzioni emiliano-romagnola ha fatto registrare un più forte indebolimento con un
andamento del fatturato che era praticamente all’insegna della stabilità (0,03%),
proseguendo poi nel terzo trimestre, con il segno meno (-0,1%). Sale anche l’indicatore
in ambito medio regionale per il trimestre di chiusura dell’anno e la velocità di crescita è
pari a +4,6%. Analoghe considerazioni per il volume d’affari dell’artigianato del settore
edile, ma con variazioni più contenute (Ravenna +1,2; Emilia-Romagna +2,2%).
L’andamento più favorevole registrato nel quarto trimestre del 2023 per il fatturato del
comparto dell’edilizia, potrebbe essere dovuto alla spinta della ricostruzione per i danni
causati dall’alluvione e da altri eventi climatici avversi che hanno colpito durante il 2023
la regione Emilia-Romagna e la provincia di Ravenna in particolare.
Nel trimestre in esame, per quanto riguarda la dimensione d’impresa e l’andamento del
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
volume d’affari in provincia di Ravenna, la gran platea delle piccole imprese (da 1 a 9
dipendenti) conferma l’andamento generale, evidenziando la modalità positiva (+1,6%,
rispetto all’analogo trimestre del 2022), uscendo dall’andamento negativo in cui era già
entrata nei tre trimestri precedenti, rimanendo però sotto la media del settore; anche il
comparto artigiano ravennate si allinea (+1,2%, dopo il -6,2% della precedente
rilevazione). Nel corso del 2023, l’attività delle medie e grandi imprese edili aveva
accusato una sofferenza solo nel secondo trimestre (-2,6); gli altri trimestre, invece,
dopo due anni favorevoli come il 2021 ed il 2022, hanno fatto registrare variazioni
positive, anche se in rallentamento, e nel quarto trimestre reagisce con un più robusto
+7,3% su valori nominali, per i quali si deve però tenere conto della leva inflazionistica.
Mediamente in regione, si mantiene l’intonazione positiva per l’andamento dell’edilizia
emiliano-romagnolo delle imprese sopra i 9 addetti (+6,8%), mentre quello delle più
piccole aziende edili, dopo due trimestri negativi, risale a +2,6%. Analogamente anche
per l’andamento del fatturato delle artigiane dell’edilizia come dato medio regionale
(+2,2%), a dimostrazione della superiore fragilità dell’attività per le realtà di più piccola
dimensione, che subiscono maggiormente gli ostacoli e le difficoltà.
Per quanto riguarda l’andamento nel breve periodo, rispetto al trimestre precedente, nel
quarto trimestre si registra un diffuso miglioramento per l’andamento rispetto al
trimestre precedente. Per il complesso del settore delle costruzioni, generalmente la
quota più rilevante del campione ha dichiarato indicatori piuttosto stabili rispetto al
trimestre precedente (produzione: da 61,6% a 56,1%; fatturato: da 52,8% a 49,2%) e
si conferma la maggioranza (con quota però in diminuzione rispetto al risultato della
precedente rilevazione a favore della crescita della porzione delle imprese intervistate
che stimano la propria attività in sviluppo); ma anche se prevale la stabilità, rispetto al
trimestre precedente, il dato congiunturale per produzione e fatturato risulta in positivo
(lo erano già e si alza il saldo) ed in marcato miglioramento; hanno continuato infatti a
prevalere i giudizi di imprese interessate da variazioni al rialzo e la loro quota è anche in
aumento, mentre la porzione con giudizi opposti, tende a calare. Di conseguenza, i dati
migliorano con saldi in ambito positivo ed in crescita. Per produzione; saldo da 9,5 a
21,9; per fatturato da 17 a 31,4. Per l’andamento del fatturato rispetto al trimestre
precedente, in miglioramento (da +2 a +39) anche il saldo per le artigiane edili con una
forte miglioria rispetto alla precedente rilevazione; per la produzione, invece, il saldo da
negativo diventa positivo (da -5,3 a +9). Simile comportamento per il volume d’affari,
per le imprese di più piccola dimensione, con il saldo, che da negativo nella precedente
rilevazione (-21) diventa con segno più e sale (+30), con ampio margine di
avanzamento. Per le imprese di con più di 9 addetti, il saldo, già ampiamente positivo
(+40), nella rilevazione corrente sale di 5 punti e va a +45, con giudizi riguardo alla
crescita anche migliori rispetto alla situazione media del settore. In tutti i casi, la
maggioranza delle imprese segnala di non aver osservato variazioni significative nel
volume di affari, rispetto al trimestre precedente, anche se la quota degli stabili, rispetto
alla precedente rilevazione, si assottiglia a favore di quella che ha riscontrato aumenti.
Solo nel caso delle medio-grandi imprese, la quota dominate diventa quella riferita agli
aumenti rispetto al trimestre precedente.
Le previsioni delle nostre imprese edili espresse nel quarto trimestre del 2023 per il
breve periodo, sono orientate soprattutto alla stabilità, con quasi il 60% del campione
che non prevede variazioni sul volume d’affari, che è la quota delle imprese
“attendiste”, cioè che sperano nel breve periodo di riuscire a mantenere almeno
invariata l’attività e confermano di essere la maggior parte. Tuttavia, si rileva un
generalizzato aumento del pessimismo degli imprenditori dell’industria delle costruzioni
ravennate. Il quadro delle prospettive per il trimestre successivo, è in peggioramento a
causa degli scenari critici ed incerti. Non conforme alla scia dei giudizi sul miglioramento
dell’andamento rispetto al trimestre precedente, il confronto fra le prospettive positive e
quelle negative peggiora ed il saldo torna negativo. Anche se prevale ancora la
stabilità, percentuale comunque in riduzione rispetto alla rilevazione precedente, il calo
della corrispondente quota, e le varie ridistribuzioni (fra le differenti percentuali) vanno
prevalentemente a favore delle aspettative dei pessimisti per quanto riguarda il volume
d’affari del trimestre di apertura del 2024. Per le previsioni, rimane con saldo positivo,
anche se in declino, la tendenza per le imprese di più ampia dimensione; soprattutto le
più piccole imprese, ma pure gli artigiani edili, confluiscono verso un maggior
pessimismo, più esposti alle perturbazione del mercato, con un saldo che rimane
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
negativo, ed in peggioramento e quindi per loro prevalgono le aspettative più critiche. Il
prossimo futuro con gli scenari turbolenti attuali da affrontare senza il paracadute dei
precedenti bonus governativi o alternative similari, preoccupa comunque molto tutte le
imprese edili ed in particolare quelle di minor dimensione e meno strutturate.
Per quanto riguarda l’analisi delle imprese del settore, l’industria delle costruzioni in
provincia di Ravenna, consta di un capillare sistema composto da 5.045 attività attive; si
tratta prevalentemente di aziende di piccole e medie dimensioni, la maggior parte
artigiane (circa l’81%) che rappresentano la parte numericamente più cospicua del
tessuto imprenditoriale settoriale. Il numero delle imprese continua a crescere e la
tendenza espansiva dell’attività che ha caratterizzato il settore delle costruzioni nell’arco
di tutto il 2022, si riverbera ancora sul numero di imprese del settore: l’analisi della base
imprenditoriale delle costruzioni, al netto delle cancellazioni d’ufficio effettuate nel
periodo, fa registrare una crescita delle attività in un anno e rispetto al 4° trim. 2022, il
numero totale delle imprese attive del settore è aumentato di 184 unità, pari a +3,4%
in termini percentuali. Tuttavia, la velocità di crescita tendenziale sta un po’ rallentando,
dopo il picco raggiunto a giugno del 2022 (+4,6%, rispetto a giugno 2021), quando
ormai gli incentivi stanno esaurendo il loro potenziale e per il 2023 il Governo ne ha
dato una revisione molto restrittiva.
Nel periodo in esame, l’andamento secondo la velocità relativa, supera ampiamente
quello regionale (-0,3%) ed anche il risultato in ambito nazionale (-0,5%), entrambi in
flessione tendenziale, rispetto al 2022. La crescita della consistenza delle imprese
dell’edilizia nel ravennate era iniziata già dal trimestre di apertura dell’anno 2021 ed ha
posto fine a più di dieci anni di continua riduzione. In ripresa anche il confronto
congiunturale, con un piccolo aumento rispetto al terzo trimestre del 2023 pari a +0,4%
(al netto delle cancellazioni amministrative, cioè d’ufficio, effettuate nel periodo).
Turismo
Movimentazione
gennaio-dicembre 2023
2023/2022:
+0,8% turisti
0,0% pernottamenti
2023/2019:
-1,6% turisti
-3,1% pernottamenti
Il turismo nel 2023 è in lenta ripresa, grazie però solo agli arrivi e pernottamenti degli
esteri, che riescono a superare anche i livelli pre-covid (cioè i risultati raggiunti nel
2019, ultimo anno di normalità prima della pandemia) e nonostante i cali dei nostri
connazionali soprattutto nei mesi di maggio, giugno e luglio a causa dell’alluvione. In
provincia di Ravenna è straniero infatti un visitatore su cinque ed in parte è anche
merito delle crociere in partenza da Ravenna. In un anno reso complicato dall’alluvione
di maggio, la provincia di Ravenna riesce dunque a difendersi al meglio e ad attrarre
comunque un buono numero di turisti stranieri, in un anno record per il turismo
generale dell’Emilia-Romagna. Il turismo balneare e’ stato comunque penalizzato dalle
conseguenze derivate dall’alluvione, ripercussioni accusate anche nei mesi successivi a
maggio. La Regione Emilia-Romagna ha reso noto i dati complessivi (provvisori) delle
statistiche del periodo complessivo gennaio-dicembre del 2023, con cui si va a
ricomprendere tutta la stagione turistica. Il movimento turistico nelle strutture ricettive
alberghiere ed extra-alberghiere regionali viene rilevato dall’Osservatorio Turistico della
Regione Emilia-Romagna.
Tutto sommato il 2023 sarà ricordato come un periodo di lenta ripresa per il turismo
ravennate, in recupero dopo la pandemia e nonostante i cambiamenti climatici e
l’alluvione di maggio del 2023. I dati della Regione mostrano che nel 2023 in provincia
italiani (-1,6% sul 2022, -4,7% sul 2019) e 304.542 stranieri (+11,4% sul 2022,
complessivi, ha pesato la caduta avvenuta soprattutto nei mesi di maggio, giugno e
luglio, in particolare dei nostri connazionali, a causa degli effetti-alluvione; infatti più
evidenze negative si riscontrano dai dati sul turismo, soprattutto dalla movimentazione
mensili di turisti (arrivi) e presenze (pernottamenti), perché nei mesi di maggio, giugno,
luglio ed anche un po’ agosto, rispetto ai dati del 2022, si rileva un calo repentino,
soprattutto dovuto ai nostri connazionali. Mentre, i dati prima e dopo i mesi elencati,
rispetto al 2022 sono andati bene, mostrando variazioni positive per il complesso della
provincia di Ravenna. Entrando nel dettaglio e partendo da Ravenna città d’arte,
destinazione in crescita ma grazie agli stranieri (con la complicità delle crociere, visto
che il terminal di Porto Corsini è diventato luogo di partenze e di arrivi delle grandi navi
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
che propongono tour nel Mediterraneo e in Adriatico). Nel 2023 i turisti sono stati
266.551 (+2,6% sul 2022, +0,8% sul 2019), tra cui 183.175 italiani (-4,4% sul 2022, 7,9% sul 2019) e 83.376 stranieri (+22% sul 2022, +27,1% sul 2019). Ciò significa che
il 31,3% dei turisti della città d’arte nel 2023, quasi uno su tre, è straniero; in provincia
è uno su cinque (19,9%). Spiccano i 12.948 statunitensi, i 9.975 tedeschi e i 6.708
francesi. I pernottamenti sono stati 591.000 (+10,1% sul 2022, +18,6% sul 2019),
417.944 per gli italiani (+8,3% sul 2022, +17,5% sul 2019) e 173.056 per gli stranieri
(+14,8% sul 2022, +21,1% sul 2019). Sui lidi ravennati il 2023 in generale il
movimento turistico ha dati soddisfacenti, con un calo degli italiani compensato da un
aumento degli stranieri ed i motivi sono ormai ben noti. I turisti sono stati 350.732
(+1,3% sul 2022, +0,2% sul 2019), fra cui 261.686 italiani (-2,3% sul 2022, -4,5% sul
2019) e 577.450 per gli stranieri (+14,2% sul 2022, +12,3% sul 2019). Per Cervia, che
registra come sempre i numeri totali più alti e che ha visto un aumento degli stranieri, i
visitatori complessivi sono stati 787.265 nel 2023 (+1,6% sul 2022, -0,5% sul 2019), di
cui 681.105 italiani (+0,4% sul 2022, -2,3% sul 2019) e 106.160 stranieri (+9,7% sul
2022, +12,7% sul 2019). La situazione presenta ancor più luci e ombre per quanto
600.667 (+4% sul 2022, +16,4% sul 2019). A segnare la stagione sono state le
performance negative di maggio e giugno, che per numero di turisti hanno comportato
rispettivamente un -31,3% e un -11,6% rispetto al 2022.
Completamente da dimenticare il turismo a Faenza nel 2023, la più disastrata tra le città
colpite dall’alluvione. Nel Faentino, i primi quattro mesi dell’anno hanno collezionato
performance positive, poi c’è stato il crollo nei successivi 4 mesi, ma anche dopo la
performance è stata negativa fino alla fine dell’anno. I turisti sono stati, rispetto al
2022, -37,7% a maggio, -37,5% a giugno, -28,2% a luglio, -32,1% ad agosto.
Complessivamente nel corso dell’anno i turisti sono stati -14,2% rispetto al 2022 e
-18,7% rispetto al 2019. A risollevare in parte le sorti del territorio sono stati i
pernottamenti complessivi che rispetto al 2022 sono aumentati del +1,1%, ma calati del
-3,1% rispetto al 2019. Infatti, tra i poche segni positivi, uno riguarda i pernottamenti di
italiani (+10,8%) rispetto al 2022, che contribuisce a sostenere anche il complesso delle
presenza a Faenza rispetto all’anno prima (+1,1%), ma il dato potrebbe essere
influenzato dalla massiccia presenza di media richiamati proprio dall’alluvione e dal fatto
che molte persone che hanno perso la casa hanno trovato sistemazione negli Alberghi.
L’alluvione si è abbattuta sul comparto collinare compromettendo i dati sui flussi
turistici, ma non sono mancate sorprese soprattutto sui pernottamenti. In territorio
montano è interessante il caso di Brisighella che è stata visitata nel 2023 da 13.296
turisti (-5% sul 2022 e -19,6% sul 2019) cui sono associati 29.624 pernottamenti
(+1,4% sul 2022 e -18,3% sul 2023); ancora più bizzarro l’andamento a Casola
Valsenio: per i turisti complessivi, si ha un calo del -40,9 sul 2022, ma invece un
robusto aumento rispetto al 2019 (+56,6%); stessa situazione si ripropone per le notti:
-18,7% rispetto al 2022 ma +66,1% rispetto al 2019. Riolo Terme risulta in negativo sia
per gli arrivi (-20,6% rispetto al 2022 e -43,1% rispetto al 2019) sia per i pernottamenti
(-9% sul 2022 e -24,3% sul 2019).
Tra i comuni dell’entroterra, per Lugo invece un aumento positivo dei turisti rispetto al
2022 (+7,9%), anche se ancora in calo rispetto al 2019 (-1,3%); si inverte la situazione
per i pernottamenti: -5,4% sul 2022 e + 10,4% sul 2019. In positivo Cotignola, sia per
gli arrivi che le notti e soprattutto rispetto alla situazione pre-covid: per gli arrivi, +1,2%
sul 2022 e +23,8% sul 2019; per i pernottamenti, +11,1 e +32,4%. Russi per i turisti
è in aumento rispetto al 2022 (+30,4%) ma non rispetto al 2019 (-47%); per le
presenze, in negativo per entrambi i confronti (-2% rispetto al 2022 e -21,2% rispetto
al 2019), anche se il confronto con l’anno precedente è meno pesante.
Imprese
Dati Anno 2023:
da gennaio a dicembre,
A distanza di due anni positivi, che si erano dimostrati eccezione nella serie storica ultra
decennale dei saldi, come risposta all’effetto dello shock impresso dalla pandemia sulla
natalità e mortalità delle imprese, a Ravenna il saldo tra iscrizioni e cessazioni continua
ad essere positivo. Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a -372
imprese) ed il rimbalzo del biennio successivo, nel 2023 il bilancio tra aperture e
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
le cessazioni non
d’ufficio (1.900) sono
risultate inferiori alle
nuove aperture (2.011);
la movimentazione tra
iscrizioni e cancellazioni
volontarie, genera un
saldo positivo, pari a
+111 unità (non
considerando però le
1.593 cancellazioni
d’ufficio).
A fine dicembre 2023, lo
stock complessivo delle
imprese registrate a
Ravenna tuttavia risente
delle cosiddette
cancellazioni d’ufficio,
cioè le verifiche d’ufficio
portate avanti dal
Registro delle imprese
che hanno identificato
1.593 aziende non più
operative in ragione
d’anno, attività
amministrativa che si è
concentrata
prevalentemente nel
quarto trimestre
dell’anno, per migliorare
la trasparenza e la
qualità
dell’informazione.
chiusure volontarie conferma la crescita: si possono contare 111 imprese in più alla fine
dell’anno da poco conclusosi, vissuto all’insegna dell’incertezza, anche se i settori in cui
si concentra la crescita maggiore erano in gran parte prevedibili, soprattutto per le
costruzioni ed il suo indotto. Al saldo corrisponde una crescita annuale del +0,29%, più
o meno riconfermando l’andamento dei due anni precedenti (+0,27% il tasso di crescita
del 2022 e del 2021); assieme al risultato del 2022 e 2021, rappresenta il dato migliore
dell’ultimo decennio. Questi risultati sono determinati al netto delle 1.593 cancellazioni
d’ufficio effettuate nel corso dell’anno (mentre nel 2022 erano state solo 6), operazioni
di “pulizia” che nel 2023 sono state intensificate per migliorare la trasparenza e la
qualità dell’informazione, eliminando le imprese non più operative (es. partita iva
chiusa, titolare deceduto, società di capitali in liquidazione che non hanno depositato i
bilanci per 3 anni consecutivi).
In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e
cambiamenti tecnologici, il trend non è però omogeneo tra i settori: più imprese edili,
consulenti aziendali, servizi di supporto alle imprese, attività finanziarie ed immobiliari;
meno imprese nell’agricoltura, nel commercio, nella manifattura e nella logistica.
Il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni,
nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell’edilizia, che ha
fatto registrare un incremento ancora elevato, di oltre centocinquanta unità
imprenditoriali (al netto delle cancellazioni d’ufficio). Tra le attività più vivaci, le attività
professionali, scientifiche e tecniche, caratterizzate dalla presenza di capitale umano
qualificato per contribuire in maniera importante allo sviluppo, ed i servizi di supporto
alle imprese. A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano a
segnalare un restringimento della platea delle imprese (agricoltura, commercio,
manifattura e logistica). All’insegna della stabilità il turismo, ma l’impatto degli eventi
climatici avversi, primo fra tutti l’alluvione di maggio, ha colpito duramente. Spostando
l’attenzione dal saldo ai flussi che lo hanno determinato (cioè le aperture di nuove
imprese e le chiusure di imprese esistenti), il risultato ravennate per la demografia
d’impresa è stato raggiunto con un aumento delle nascite (cresciute del +2,3% rispetto
al 2022) ed anche con un’accentuazione delle cessazioni volontarie (+2%), con valori
assoluti pari a 2.011 per le nuove aperture e 1.900 per le chiusure.
Rispetto al dato ravennate, tassi di crescita più dinamici per l’andamento medio
regionale (+0,33%) e per quello medio nazionale (+0,70%), in entrambi i casi in
rallentamento rispetto all’anno precedente (erano +0,56% per l’Emilia-Romagna e
+0,79% per l’Italia nel 2022).
Inoltre, a fine dicembre 2023, lo stock complessivo delle imprese registrate a Ravenna
contabilizza 37.021 unità, consistenza che tuttavia risente delle cosiddette cancellazioni
d’ufficio, cioè le verifiche d’ufficio portate avanti dal Registro delle imprese che hanno
identificato più di 1.590 aziende non più operative in ragione d’anno, attività
amministrativa che si è concentrata prevalentemente nel quarto trimestre dell’anno, per
migliorare
trasparenza
qualità
dell’informazione
contenuta.
In più occorre tenere presente che normalmente le cancellazioni di attività spontanee
dal Registro delle imprese si concentrano nei primi tre mesi dell’anno ed è in questo
periodo che si potrebbero attendere maggiori ripercussioni a causa degli scenari critici in
atto.
Nel complesso, aumentano le unità locali attive diverse dalle sedi (nel 2023, +116; era
nel 2022, +229 unità-locali), raggiungendo il valore di 9.671, di cui più della metà ha
sede in provincia. Le unità locali con sede in provincia in termini relativi, rispetto al
2022, aumentano del +0,8%; quelle con sede fuori provincia +1,8%.
Le forme giuridiche. La lettura dei dati dal punto di vista delle forme organizzative
delle imprese conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale, in atto
ormai da anni. Il maggior contributo all’andamento viene infatti, ancora una volta, dalle
società di capitali, con un tasso positivo e pari a +2,5% rispetto al 2022, con un saldo
netto fra iscrizioni e cancellazioni pari a +222, però in rallentamento rispetto al +314
dell’anno prima. In positivo, ma con un risultato molto più contenuto, anche le imprese
individuali che in ragione d’anno fanno registrare un tasso di crescita pari a +0,3%
(-0,5% l’anno prima) e con un saldo netto pari a +54. Diminuiscono invece le società di
persona (-1,9% ed era -1,4%) e la categoria residuale delle altre forme (-1,7% ed
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
avevano avuto un andamento di stabilità nel 2022).
Il bilancio dei settori. Nel corso del 2023 si è intensificata l’attività di verifica d’ufficio
portata avanti dal Registro delle Imprese, per migliorare la trasparenza e la qualità
dell’informazione contenuta, che ha identificato più di 1.590 aziende non più operative
in provincia di Ravenna, attività amministrativa che è iniziata nella seconda metà
dell’anno e si è concentrata prevalentemente nel quarto trimestre. Le cosiddette
cancellazioni d’ufficio, originate da queste verifiche di tipo amministrativo, hanno però
influenzato pesantemente il risultato finale della distribuzione delle imprese tra i settori
e la consistenza a fine anno, dovuta prevalentemente ad interventi di tipo
amministrativo; per questo motivo, per il bilancio dei settori, l’analisi è stata condotta al
netto delle cancellazioni d’ufficio, per cercare di eliminare per quanto possibile,
l’influenza delle ripuliture di tipo amministrativo.
Al netto di questa attività, quanto ai settori, l’analisi della movimentazione, rileva che il
più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è, come ci si poteva aspettare, il
comparto delle costruzioni nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al
mondo dell’edilizia che ha caratterizzato il 2023. A fronte di questi risultati positivi, i
settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle
imprese (agricoltura, commercio, manifattura e logistica). All’insegna della stabilità il
turismo, ma l’impatto degli eventi climatici avversi, primo fra tutti l’alluvione di maggio,
ha colpito duramente. Oltre alle costruzioni (+159 unità il saldo totale dello stock
rispetto al 2022, al netto delle cancellazioni d’ufficio), il cui trend risente positivamente
della performance dell’artigianato (+135 unità) ed è il settore che cresce di più, i
comparti che nel 2023 hanno fatto registrare i risultati migliori in termini di stock, sono
stati il noleggio, agenzie-viaggio e servizi di supporto (+40), le consulenze professionali,
tecniche e scientifiche (+36), le attività immobiliari (+30), credito (+24) e le altre
attività dei servizi (+20). Invece, i settori più tradizionali continuano a segnalare un
restringimento della platea delle imprese. Nell’agricoltura il bilancio di fine anno
evidenzia una riduzione complessiva 133 imprese in meno; il commercio, nonostante
l’analisi venga condotta senza considerare le cessazioni d’ufficio, ha perso 77 unità,
l’industria manifatturiera -44, la logistica presenta una perdita di 15 imprese ed i servizi
ICT contabilizzano a fine anno, 9 unità in meno. Questi risultati sono determinati al
netto delle 1.593 cancellazioni d’ufficio effettuate nel corso dell’anno.
Il settore artigiano. Segnali positivi arrivano anche dall’Artigianato; si registra infatti
per le imprese artigiane, un tasso di crescita annuale positivo pari a +1,19% (ed era
+0,77% nel 2022), che risulta migliore dell’andamento complessivo delle imprese,
grazie alla vitalità delle costruzioni e del suo indotto; ha chiuso complessivamente l’anno
2023 con un saldo attivo di +123 imprese (782 le iscrizioni di nuove imprese contro 659
cessazioni volontarie, da gennaio a dicembre ed al netto delle cancellazioni d’ufficio) e
l’anno precedente c’era stata una crescita pari a +79 unità. Questi risultati sono
determinati al netto delle 673 cancellazioni d’ufficio effettuate nel corso dell’anno.
Il bilancio dei settori del comparto artigiano. Al netto delle cancellazioni d’ufficio
(ben 673 le cancellazioni amministrative operate complessivamente per il settore
artigiano), a sostenere il comparto artigiano è l’edilizia (+135 il saldo totale dello stock
rispetto al 2022). Seguono le attività dei servizi dedicate alle aziende, grazie in
particolare a noleggio, agenzie di viaggio, servizi vari di supporto alle imprese (+31
unità); le attività artigiane connesse al turismo aumentano di +14 attività, i servizi
professionali e tecnici di +8 unità, i servizi per l’informazione e comunicazione di +3 ed
anche le attività artigianali artistiche, sportive e di intrattenimento (+4). In rosso
rimangono, fra gli altri, le attività manifatturiere (-28 imprese artigiane), commercio
(-16), trasporto e magazzinaggio (-10), le altre attività dei servizi (-8) e le attività
artigiane agricole (-6). Questi risultati sono determinati al netto delle 673 cancellazioni
d’ufficio effettuate nel corso dell’anno. La forma giuridica più diffusa tra gli artigiani
ravennati è quella delle imprese individuali (il 76,2% del totale) e nel 2023 realizza un
tasso di crescita (+1,7% rispetto al 2022; era stato +1% l’anno precedente),
accodandosi a quello realizzato dalle società di capitale (+6,6% ed era +4,3%), anche
se quest’ultima natura giuridica in provincia ha per l’artigianato una incidenza
percentualmente molto più bassa (7,6%). Andamento negativo per le società di
persona artigiane (-3,4% il tasso rispetto al 2022) e per le altre forme (-3,2%).
Tipologie di imprese. Le imprese giovanili aumentano la loro consistenza passando
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
dalle 2.483 unità del 2022 alle attuali 2.497 (14 aziende giovanili in più, per quanto
riguarda il confronto fra gli stock, a fronte del risultato registrato nell’anno precedente
pari a +37). Il saldo netto annuale della movimentazione (cioè la differenza fra iscrizioni
e cancellazioni volontarie) è largamente positivo ed in miglioramento (+379 ed era
+332); in crescita il tasso di variazione relativo (+15,3% ed era +13,6% nel 2022, il
+12,7% nel 2021, il +7,5% nel 2020 e +9,5% nel 2019). Inoltre, il tasso di crescita
relativo risulta più elevato rispetto al complesso delle imprese. Analizzando i flussi, le
nascite giovanili (579 in ragione d’anno) rappresentano il 28,8% del totale delle
iscrizioni e solo il 10,5% delle chiusure volontarie complessive (200 le cessazioni
giovanili). Nel confronto con il 2022, le nuove iscrizioni di imprese guidate da “under 35”
crescono quasi del +9% mentre le chiusure volontarie sono stabili. L’incidenza
percentuale sul totale delle imprese, per le imprese “under 35” risulta essere pari al
6,7% (7,3% in Emilia-Romagna e 8,5% mediamente in Italia).
Anche per le imprese femminili, nel 2023, il saldo della movimentazione tra aperture e
chiusure rimane positivo (+34) e risulta anche in miglioramento rispetto al dato del
2022 (quando era +10). A riprova del dinamismo, l’andamento del tasso di crescita
annuale, salito a +0,42%, dal +0,12 dell’anno precedente. Inoltre, la loro quota sul
totale delle imprese si alza al 21,3%, superando, anche se di poco, quanto rilevato in
Emilia-Romagna (21,1%), mentre in Italia si realizza mediamente un 22,2%. Nell’anno
in esame, le aperture di imprese gestite da donne rappresentano in provincia di
Ravenna il 26,6% del totale delle iscrizioni; contestualmente, il 26,3% delle chiusure
volontarie complessive. Nei confronti del 2022, aumentano le nuove iscrizioni di imprese
femminili (+3,7%) mentre le chiusure calano (-1%).
Per le imprese straniere la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+281
unità), risulta più alta rispetto al dato del precedente anno (+251), con aumenti tra le
nuove iscrizioni (+3,4%) mentre per le chiusure volontarie si registra una flessione (3,6% rispetto a quelle del 2022). Progredisce il tasso di crescita annuale (+5,5% contro
il +5,2% del 2022). Analizzando i flussi, le nascite di imprese gestite da nati all’estero
(573 in ragione d’anno) rappresentano il 28,5% del totale delle iscrizioni ed il 15,4%
delle chiusure volontarie complessive (292 le cessazioni spontanee di imprese estere).
La loro incidenza in provincia di Ravenna sul totale delle imprese registrate, è pari al il
12,4% (a livello regionale il rapporto è il 13,7% ed in Italia l’11,1% è gestito da
stranieri).
Primi dati del 2024
A fine febbraio dell’anno corrente, la movimentazione al Registro delle
Imprese registra un saldo negativo, ma è ciclico che la movimentazione del
primo trimestre di ogni anno sia impostato in modalità negativa: è
generalmente un trimestre in cui si concentra un numero rilevante di
cessazioni, per l’accumularsi delle chiusure a fine dell’anno precedente che
vengono poi contabilizzate con l’anno nuovo; si attende la rendicontazione
anche di marzo 2023, quando sarà possibile analizzare l’andamento
dell’intero primo trimestre dell’anno in corso. Come prima analisi provvisoria,
da gennaio a febbraio, le cessazioni non d’ufficio (660) sono superiori alle
nuove aperture (428); la movimentazione tra iscrizioni e cancellazioni
volontarie, per il momento, genera un saldo negativo, pari a -232 unità, in
peggioramento rispetto al saldo già negativo del gennaio-febbraio 2023 (era
-219 nell’analogo periodo dell’anno scorso). Rispetto al gennaio-febbraio del
2023, aumentano le nuove iscrizioni (+3,6%) ma crescono, e con velocità
superiore, anche le cessazioni volontarie (+4,4%).
A fine febbraio 2024, la consistenza delle imprese ravennati si porta a 36.789
unità; per l’andamento congiunturale (rispetto a fine dicembre del 2023) i
dati sono improntati all’insegna del calo (-0,6%).
Startup innovative
Dall’analisi dei dati Infocamere ed elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera
di commercio, a fine 2023, la consistenza numerica delle startup contabilizzate nella
sezione speciale del Registro delle Imprese di Ravenna, è risultata pari a 68 unità e
rispetto all’anno precedente crescono con una velocità relativa del +4,6%. Muovono
complessivamente un giro d’affari di circa 14 milioni di euro, pari a circa 200.000 euro
per azienda; il capitale sociale medio per startup si aggira intorno ai 61.500 euro.
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
25 hanno sede legale nella città capoluogo, 19 a Faenza, 5 a Lugo, Alfonsine e a Cervia,
2 a Brisighella, 3 Castelbolognese, 2 Fusignano, 1 a Massalombarda e Russi; sono 15 le
nate complessivamente nel corso del 2023. Il 63% sono attive, in particolare, nella
produzione di software, nella consulenza informatica, nella ricerca e sviluppo, nei servizi
informativi ed in altre professioni tecniche e scientifiche. Per quanto riguarda la,
tipologia, circa il 15% delle startup innovative ha una compagine societaria a prevalenza
giovanile; il 16,2% è a prevalenza femminile nei posti di comando.Inoltre, il 23,5% delle
imprese innovative ravennati è depositaria o licenziataria di alcune tipologie di privativa
industriale (brevetti) oppure titolare di software registrato, così circa il 19%, è ad alto
contenuto tecnologico, cioè sviluppa e commercializza esclusivamente prodotti o servizi
innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico.
Agricoltura
Secondo gli Scenari di Prometeia (ed. gennaio 2024), per il valore aggiunto
dell’agricoltura, dopo la crescita stimata per il 2022 (+3,1%), un risultato molto in
recessione si ipotizza per il 2023 (-7,5%), dopo l’effetto degli eventi climatici avversi che
hanno colpito duramente e particolarmente la provincia di Ravenna (alluvione, grandine,
ecc…). Per il 2024, si attende una decelerazione della tendenza negativa
(-2,4%).
Per quanto riguarda il Registro delle Imprese, i dati del 2023 si chiudono con 6.168
imprese attive nel settore dell’agricoltura, con un calo tendenziale, ormai strutturale,
rispetto al 2022, del -2,1%, in termini di variazione percentuale, anche se l’analisi viene
effettuata al netto delle cancellazioni d’ufficio. I flussi, mettono in evidenza, nell’arco dei
12 mesi, 122 iscrizioni di nuove imprese agricole, contro 266 cessazioni volontarie,
generando un saldo negativo pari a -144. Per quanto riguarda le divisioni di attività
economica, al netto delle cancellazioni d’ufficio, in calo tendenziale le coltivazioni (-2%
rispetto al 2022), attività agricola maggiormente diffusa in provincia di Ravenna (incide
per il 97,6% sul comparto agricolo complessivo come consistenza di aziende); in calo
anche le imprese della pesca ed acquacoltura (-5,3%), mentre le imprese attive nel
comparto della silvicoltura sono all’insegna della stabilità. Crescono la società di capitale
(+5,6%) e le cooperative (+1,8%), rispetto ad un anno prima. In diminuzione tutte le
altre forme giuridiche in cui scelgono di strutturarsi le imprese agricole ravennati.
Credito
Prestiti alle imprese ancora
in calo a fine dicembre
2023; continua la flessione
dei prestiti per l’industria
ed in accelerazione per
quelli dei servizi, mentre
trend
in crescita per
l’andamento dei prestiti per
l’edilizia.
Gli alti tassi d’interesse di
lungo periodo, che sono
anche la conseguenza di
prezzi alla produzione ed al
consumo più elevati, e
l’alto costo del denaro
sono alcune delle cause
dello stallo dell’economia
ravennate.
Questo comporta anche
una compressione degli
investimenti privati.
Rincorsa ai Titoli di Stato:
la strategia anti-inflazione.
Gli alti tassi di lungo periodo, che sono anche la conseguenza di prezzi alla produzione
ed al consumo più elevati, e l’alto costo del denaro sono alcune delle cause dello stallo
dell’economia ravennate. Questo comporta anche una compressione degli investimenti
privati. A Ravenna inoltre, a causa dei danni provocati dall’alluvione di maggio scorso,
gli investimenti delle imprese sono state rivolte soprattutto al ripristino ed alla
ricostruzione. La stretta creditizia dovuta ai vari aumenti dei tassi di interesse,
fortemente voluta dalla BCE per far fronte all’alta inflazione, si riversa sui dati dei
prestiti bancari, già in fase di rallentamento da marzo del 2023. Dopo più di due anni, a
giugno 2023 il valore complessivo dei prestiti concessi, nel confronto con la stesso
periodo dell’anno prima, inizia il calo (-0,7%). Il trend negativo e molto più profondo,
viene seguito anche a settembre (-4%) e a dicembre 2023 (-4,2%). Calano dunque
ancora i prestiti bancari e a fine dicembre il trend negativo peggiora ulteriormente. A
parte per il comparto delle famiglie consumatrici, penalizzate dalla perdita del potere
d’acquisto dei redditi, che praticamente ha confermato il livello dei prestiti bancari
rispetto a dodici mesi fa, per tutti gli altri settori continua il calo ed in alcuni casi la
contrazione risulta più pesante nel confronto con quella registrata nel trimestre
precedente. Peggiora anche il trend per il totale del settore privato (-3,9%); il credito
erogato al comparto delle imprese, che rappresenta la quota più consistente, conferma
la flessione ma rallentando, seppure di poco, la discesa (-6,4% dal -6,7% del trimestre
precedente), già negativo per 7 trimestri consecutivi. All’interno del sistema
imprenditoriale, per le imprese medio-grandi l’andamento dei prestiti bancari aumenta,
molto modestamente, la flessione (da -5,9% a -6%). Per le piccole imprese, la flessione
invece rallenta (da -10,3 a -8,3%) ma ormai avevano raggiunto cali record e già da più
tempo caratterizzate da un progressivo trend negativo. Le più penalizzate, rimangono
comunque sempre le piccole imprese (-8,3%, contro il -6% dello medio-grandi),
assieme alle famiglie produttrici che proseguono la loro corsa negativa (da -8,5 del
trimestre precedente, a -9% di fine dicembre 2023). Anche a livello medio regionale
continua l’inversione di tendenza al negativo ma con un andamento meno pesante (da
-2,9% a -2,3). Il confronto con la regione, inoltre, mostra per Ravenna un andamento
OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA
PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
negativo per il complesso dei prestiti più in discesa (-4,2% a Ravenna, contro il -2,3%
medio regionale) rispetto a dicembre 2022.
Per i prestiti alle imprese, i trend si ripropongono analoghi: in entrambi i territori
prosegue la contrazione e più marcata a Ravenna (-6,4% contro il -4,9% in regione).
Per le famiglie consumatrici il trend negativo non risulta diffuso a livello regionale:
l’andamento è mediamente in moderato calo in regione (-0,7%), mentre per Ravenna si
conferma il livello raggiunto l’anno prima.
Per le imprese il calo dei prestiti continua a non non essere generalizzato in tutti i settori
e si conferma per le imprese dell’industria manifatturiera e per il variegato comparto dei
servizi e per quest’ultimo, l’aggravamento a fine dicembre 2023 risulta più incisivo. I
prestiti alle costruzioni sono rimasti deboli per tutto il 2023. Per il manifatturiero il trend
negativo nel trimestre in esame ripropone più o meno lo stesso risultato del precedente
(-7,2% ed era -7,1%), andamento in discesa che era iniziato solo da giugno 2023. I
servizi erano già in fase negativa da molti trimestri e la ripropongono anche a fine
dicembre 2023, rispetto al 2022, e sempre su livelli più pesanti (da -8,7% di fine
settembre 2023 a -9,3%). A fine dicembre, risulta ancora più accentuata la diminuzione
per i servizi. A fine dicembre 2023 per le imprese della provincia di Ravenna, tra le
attività economiche, l’unico indicatore con segno positivo rimane quello riferito ai prestiti
concessi al settore delle costruzioni; in contro-tendenza, infatti i prestiti concessi al
settore edile, in discesa fino a giugno 2023, e che a fine anno continuano invece a
risalire (rispetto a dicembre 2022), con una crescita in accelerazione, pari a +4,7%
(era stata +2,4% nei tre mesi precedenti). L’andamento in regione per i prestiti
concessi alle imprese, nel periodo analizzato conferma il segno, ma complessivamente il
calo è un po’ meno spinto (-4,9% contro il -6,4% in provincia di Ravenna). In regione,
andamento negativo confermato anche per attività manifatturiere e servizi, ma la
discesa a Ravenna è più ripida (manifatturiero: in regione -0,4% e a Ravenna -7,2%.
Servizi: -5,8% mediamente in regione e -9,3% a Ravenna). Per le costruzioni, il trend
si conferma negativo mediamente in regione (-3,7%) mentre come abbiamo visto per la
provincia di Ravenna, con i dati ancora provvisori, invece si conferma e viene accelerata
la tendenza positiva con un +4,7%. In provincia emerge un livello elevato dei flussi di
credito dei servizi (quota del 45,4%), a cui segue la manifattura (con quota 30,6%);
residuale
quota
delle
costruzioni
(6,6%).
A fine 2023, il tasso di deterioramento del credito in provincia di Ravenna si alza
complessivamente di un decimo di punto percentuale (1%; ed era 0,9% nel gennaiosettembre 2023), sorpassato (di due decimi di punto %) da quello regionale (1,2% che
era 1%). Il tasso di deterioramento del credito per le imprese ravennati rimane invece
fermo a 1,2% (come nel trimestre precedente), collocandosi al di sotto del livello medio
in regione (1,7% è quello regionale, in peggioramento da 1,3%). Il trend risulta
diversificato tra i settori. Fa registrate, ancora una volta, il livello più elevato il variegato
comparto dei servizi, così come più alto è l’indicatore delle piccole imprese. Per i servizi
inoltre è anche in peggioramento perché con tendenza all’aumento (2,3% ed era 1,9 nel
trimestre precedente) ed arriva a superare il dato regionale (fermo a 1,5%). Peggiora
di un decimo di punto percentuale quello riferito alle attività manifatturiere (0,2%, ed
era 0,1 nel trimestre precedente) e migliora invece quello del settore dell’edilizia (0,9%;
1,1% nel trimestre prima); per entrambi i settori, si rileva un indicatore migliore per la
provincia di Ravenna rispetto a dato medio dell’Emilia-Romagna: in regione per
l’industria manifatturiera è pari a 2,2% (in più evidente deterioramento perché era 1,1
nel trimestre prima) e per le costruzioni 1% ed anche in ambito regionale in
miglioramento (era 1,5%). Per le piccole imprese ravennati, si conferma, per il quarto
periodo consecutivo, un valore elevato e pari a 2,7% (era già a 2,2% a fine settembre
2023), che supera il dato medio regionale (1,6%, da 1,5%). Per le famiglie
consumatrici, tra i più bassi valori, si alza però a 0,7% (di un decimo di punto %
rispetto al trimestre precedente) e va a superare quello medio regionale di appena un
decimo
punto
(0,6%
0,5%).
Per quanto concerne la nuova serie impostata da Bankitalia sul risparmio finanziario,
l’andamento tendenziale del complesso dei depositi in provincia di Ravenna, dopo il
recupero (+4%) nel 3° trim. del 2023, a fine dicembre 2023 ha fatto registrare una
contrazione (-0,9%), meno accentuata rispetto al trend medio dell’Emilia-Romagna. In
regione, il dato medio dell’Emilia-Romagna era iniziato già a scendere dall’ultimo
trimestre del 2022, per calare ulteriormente nel trimestre in esame (-3,4% nei confronti
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
dell’analogo periodo del 2022). Nel 2022, nel contesto di continui e rapidi rialzi dei tassi
d’interesse, si era assistito a un chiaro rallentamento della dinamica dei depositi delle
imprese, dopo i tassi di crescita a due cifre registrati nel 2020-21. La decelerazione ha
portato i depositi delle imprese in provincia di Ravenna a segnare una piccola
contrazione a fine 2022 pari a -0,05%; stessa situazione per il dato medio dei depositi
delle imprese in Emilia-Romagna, in calo del -1%. Ciò vuol dire, dopo il notevole
accumulo di liquidità nel 2020-21, che nel 2022 si è assistito a un deflusso dai depositi
delle imprese, indicativo di un utilizzo di risorse depositate sui conti bancari (dovendo
fare i conti anche con la spinta inflazionista ed il caro-bolletta). Analoga evoluzione si è
manifestata a livello Italia.
Il primo trimestre del 2023, si era aperto, per il contesto provinciale e per quello
regionale, con una situazione quasi di stallo per le imprese: +0,2% per la provincia di
Ravenna e -0,2% mediamente in Emilia-Romagna. A giugno 2023, in contro-tendenza
con il trend regionale (-3,6%), l’andamento tendenziale dei depositi delle imprese
aveva recuperato in provincia di Ravenna in maniera evidente (+7%), mentre in regione
si era accentuato il trend negativo. Più in linea la dinamica dei depositi delle famiglie
consumatrici, che risulta la componente prevalente: ha mantenuto un ritmo negativo in
entrambi i territori ma è risultata più marcata in regione. Nel terzo trimestre, in
provincia di Ravenna complessivamente sono cresciuti i depositi (+4%; in
controtendenza in regione in negativo con un -3,1%) e sono calati quelli per le famiglie
consumatrici (-2,3%; calo ancora più profondo mediamente in regione: -5,9%); se ne
deduce che in entrambi i territori i depositi delle imprese sono cresciuti (+17,2% per la
provincia di Ravenna; più contenuta la crescita media in ER con +1,3%). A fine anno, i
depositi ravennati complessivi decrescono appena del -0,9%, contro un calo medio
regionale più profondo e pari a -3,4%; calano, sia in provincia di Ravenna che
mediamente in regione, i depositi delle famiglie consumatrici (rispettivamente, -5,2% e
-5,6%). In entrambi i territori invece i depositi fatti dalle aziende aumentano, ma con
un trend in rallentamento (+7,5% a Ravenna, che rimane più rapido rispetto a quanto
succede in Emilia-Romagna con appena un +0,5%). Le famiglie hanno già da tempo
eroso il risparmio per compensare i consumi (ancora soggetti ad una inflazione
anomala), le imprese invece continuano ad accumulare ma con un ritmo molto più
ridotto, per riuscire a sostenere le loro spese senza dover ricorrere ai prestiti diventati
troppo cari, con un costo del denaro progressivamente aumentato. Gli alti tassi di lungo
periodo, sono anche la conseguenza di prezzi alla produzione ed al consumo più elevati;
l’inflazione ancora anomala viene gestita con difficoltà dalle imprese anche nella
gestione della loro attività.
Per quanto riguarda le forme di questi depositi, vista la peculiarità della situazione
venutasi a creare con l’instaurarsi di un regime di prezzi ancora crescenti, in provincia si
continua ad assistere ad una notevole crescita dei titoli a custodia (+22,5%, in
accelerazione rispetto al +22,1% realizzato nel trimestre prima), che si oppone al
decremento che era stato registrato lo stesso periodo dell’anno passato (-6,6%). Per i
titoli di stato, si verifica addirittura un incremento pari a +72,5% (+78,7% nel trimestre
precedente), con un corsa molto più accelerata rispetto a ciò che accadeva un anno fa
(+15,6% a fine dicembre 2022). Anche i fondi comuni d‘investimento in questo
trimestre continuano a crescere (+8%), aumento proseguito nel trimestre prima
(+6,5%, +6,2% nel secondo trimestre dell’anno, mentre era ancora in negativo nel
primo), dopo vari periodi di negatività e con un incremento che sta aumentando. Le
famiglie, diversamente dal recente passato, stanno incrementando anche la domanda
dei prodotti del risparmio gestito ma sempre di più quella in titoli di Stato e azioni, pur
rappresentando questi ultimi la quota più bassa (23,5% contro il 52,2% degli OICR).
Protesti e Crisi
d’impresa
Pur tenendo conto degli eventuali effetti che potrebbe aver causato il D.L. 61/2023 per i
comuni colpiti dalla alluvione, da gennaio a dicembre del 2023, decrescono i protesti sia
per gli importi, rispetto al 2022, sia per numero di effetti; nel confronto con gli anni
passati, continua il declino, soprattutto per l’importo complessivo. In anni precedenti
l’importo complessivo protestato poteva arrivare a cifre anche quasi dieci volte
superiori, come ad esempio nel 2015. Rispetto al 2022, la decrescita è più sostenuta per
l’importo (-27,7%), mentre il calo per il numero degli effetti non supera il -12,5%. Nel
dettaglio emergono differenze: ne detta la tendenza la voce dei vaglia cambiari, in
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Anno 2023
diminuzione per quanto riguarda il numero di effetti (-11,7%) ma soprattutto per
l’importo (-24,8%); le cambiali e le tratte accettate rappresentano ormai la quasi
totalità sia dell’ammontare che del valore complessivo. Rispetto al 2022, ma anche
rispetto agli anni precedenti, si protestano meno effetti. Nel periodo in esame i protesti
di assegni bancari sono quasi inesistenti; inoltre, da notare che nel tempo è
progressivamente calato il dato relativo agli assegni. Anche le tratte non accettate ormai
sono quasi scomparse. Le tratte si rivelano una tipologia poco utilizzata come forma di
credito e gli assegni vengono sempre meno accettati dai creditori. In provincia di
Ravenna sono stati levati, da gennaio a dicembre 2023, 771 protesti per un valore di
circa 468.660 euro. Tenendo conto del DL 61/2023, tuttavia i confronti con il passato,
anche recente, sono da effettuare con le dovute cautele.
Dal 15 luglio 2022 è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza con
l’introduzione di nuove procedure, per le quali non è ancora possibile il confronto con gli
anni precedenti. Nascono nuove forme come la Crisi d’impresa, 55 quelle rilevate tra
gennaio e dicembre 2023, che si aggiungono agli altri 20 procedimenti emessi dal
Tribunale di Ravenna nei dodici mesi dell’anno. Per la Crisi d’impresa, maggiormente
riscontrata in provincia di Ravenna, per quanto riguarda i settori, ha coinvolto: n.7
attività industria manifatturiera, n.4 aziende dell’edilizia, n.8 del commercio, n.16 del
turismo, n.5 logistica, n. 2 credito, n.8 per i servizi alle imprese ed 4 per “altri settori”.
Rispetto a fine settembre 2023, i procedimenti di Crisi d’impresa sono aumentati del
66,7% (a fine settembre sono stati 33).
in campo positivo il numero complessivo di scioglimenti e liquidazioni per le imprese
classificate. Dopo la lieve crescita tra gennaio e marzo, la flessione del 2° trim. ed il
ritorno alla crescita nel 3° trim. e nel 4° trim., l’anno 2023 si chiude infatti mediamente
con una conferma positiva; rispetto all’anno precedente: 467 contro 398 che porta ad
un incremento pari a +17,3%. Nella media del 2023, tendenza in aumento anche in
Italia (+8,6%); in contro tendenza invece in Emilia Romagna (-1,2%). Tra i settori in
contro tendenza e cioè che hanno registrato consistenze in calo rispetto al 2022 per
questo tipo di fenomeno nell’anno in esame, troviamo il commercio, turismo, la
logistica, credito/assicurazioni e la categoria residuale degli altri settori. Le velocità di
crescita più elevate di riscontrato per l’edilizia (+96,8%) ove si passa da 31 scioglimenti
del 2022 ai 61 del 2023, e nei servizi alle imprese (+55,7%) che passa dagli 88 del
2022 ai 137 dell’anno in esame. Il settore dove nel 2023 si è concentrato il maggior
numero di scioglimenti sono i servizi alle imprese; a seguire commercio, il turismo ed
edilizia.
Sistema
Informativo
Excelsior
ANNO 2023:
nuove entrate per il
2023 in aumento
(+5,2% sul 2022) con
difficolta’ di reperimento
sempre maggiori.
Nel 2023 prosegue l’andamento positivo della domanda di lavoro programmata dalle
imprese, pur se con un ritmo di crescita inferiore rispetto a quanto registrato nel biennio
precedente. Circa sette imprese ravennati con dipendenti su dieci hanno previsto
entrate, con un’incidenza costante nella media annuale, ma diversificate per stagione.
Nell’anno sono state programmate 45.630 entrate, il 5,2% in più rispetto all’anno
precedente, ma ben il 17% in più rispetto al 2021 (39.060 ingressi) ed il 23,4% rispetto
al 2019 (36.970). L’andamento positivo dell’occupazione nel settore privato quest’anno,
nonostante condizioni economiche meno favorevoli nel secondo semestre, si deve in
particolare all’effetto trainante della filiera del turismo, che si avvicina alle 13.500
assunzioni previste (+1.550 rispetto al 2022 e +3.660 sul 2019), del commercio, oltre
5.600 contratti (rispettivamente, +520 e +1.430), dei servizi culturali, sportivi ed altri
servizi alle persone con quasi 5.300 assunzioni previste (+910 e +1.840) e 2.870
entrate nelle costruzioni (+350 e +630). Per le classi dimensionali, rispetto al 2022,
positivo il riscontro sia per le imprese fino a 49 dipendenti (+4,6% la velocità di crescita
delle assunzioni previste) sia per quelle con 50 e più addetti (+6,3%). Cala la richiesta
per dirigenti, professioni ad alta specializzazione e di tecnici (-4,5%, però +1 punto
percentuale quello della difficoltà di reperimento), rispetto al 2022, ed anche quella di
laureati (-7%, con aumento di +1,2 p.p. per lo sbilanciamento tra domanda ed offerta);
la domanda di diplomati cresce lievemente (+0,2%; +1,6 p.p. di crescita per la difficoltà
in un anno). Contemporaneamente, aumenta la richiesta di impiegati, professioni
commerciali e nei servizi (+10,6%), in particolare quella per professioni qualificate nelle
attività commerciali e nei servizi (+15%); cresce anche la ricerca di operai specializzati
(+13,3%), mentre diminuiscono le professioni non qualificate (-1,1%). Alla crescita
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PROVINCIA DI RAVENNA
Anno 2023
della domanda complessiva di lavoro si affianca però una progressiva maggiore difficoltà
delle imprese nel reperire i profili desiderati, che nel 2023 interessa il 48% delle entrate
programmate (in aumento rispetto al 44% che era stato rilevato per il 2022), quando a
livello nazionale l’incidenza, pur in aumento, si ferma al 45%. Per circa 7 assunzioni su
10 i candidati dovranno possedere almeno un titolo di studio secondario; oltre 4.700 i
contratti per profili con una formazione terziaria (laurea o ITS Academy) e più di
31,5mila le posizioni offerte per professioni con un titolo tecnico-professionale e di
istruzione e formazione professionale. Difficili da reperire il 74% dei diplomati ITS
Academy, il 56% laureati, ed il 51% dei diplomati professionali ed il 47% dei qualificati.
Sono destinati ai giovani fino a 29 anni poco meno di 13.800 i contratti che le imprese
hanno previsto di attivare nel 2023, il 30,2% delle entrate totali. In un anno, secondo i
giudizi delle imprese, sono aumentate di 2 punti percentuali le possibilità di assunzioni
per i giovani sotto i 30 anni (nel 2022 la quota di assunzioni che era rivolta agli under
30 era pari al 28%). Nel 2023 i contratti programmati dalle imprese a tempo
indeterminato superano le 5.900 unità crescendo su base annua del 6%. I contratti a
tempo determinato e stagionali hanno superato quota 27mila, con un incremento del
+4,8%. In robusto aumento l’apprendistato (+31%), che oltrepassa i 3.480 contratti
programmati. Arretra invece la domanda di personale in somministrazione (-2,6% con
3.972 assunzioni programmate) e di contratti di collaborazione occasionale e a partita
IVA (-13,1%, per 2.601 entrate totali).
Mercato del lavoro
(previsioni Prometeia
ed. Gennaio 2024)
Cassa Integrazione
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dopo il trend positivo realizzato nel 2021, una
contenuta spinta alla ricerca di un impiego aiuterebbe a rallentare la contrazione
evidenziata per le forze di lavoro nel 2022 (-0,4%) e nel 2023 in provincia di Ravenna si
potrebbe registrare un debole +0,1%. Nel 2024 si prevede un miglioramento di
tendenza con un’altra piccola crescita (+0,3%), sotto la pressione della necessità di
impiego. Il tasso di attività calcolato come quota della forza lavoro sulla popolazione
presente in età di lavoro si ridurrà nel 2023 appena un po’ al 74,1% (dal 74,3% del
2022), valore che tenderà a risalire nel 2024. Nel 2022 l’occupazione aveva avuto un
andamento in positivo (+0,4%), tendenza che, secondo le proiezioni di Prometeia,
prosegue anche nel 2023 (+0,3%). La crescita degli occupati in provincia di Ravenna è
prevista anche quest’anno e con un rafforzamento del ritmo (+0,5%). Il tasso di
occupazione (calcolato come quota degli occupati sulla popolazione presente in età di
lavoro), nel 2023 dovrebbe attestarsi al 70,3% (come quello del 2022), per poi arrivare
a 70,6 quest’anno. Il tasso di disoccupazione era pari al 4,4% nel 2004, è salito fino al
9,8% nel 2013 per poi gradualmente ridiscendere al 4,6% nel 2019. Dopo il balzo a 6,9
nel 2020 a causa della crisi da covid, il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel
corso del 2021; nel 2022, con la contrazione delle forze-lavoro, il lieve aumento degli
occupati e, in senso opposto, la diminuzione dei disoccupati, si era abbassato ancora