
(AGENPARL) – lun 11 dicembre 2023 DISCORSO SINDACO BIONDI 11 DICEMBRE 2023 – INAUGURAZIONE PALAZZO MARGHERITA
È un’emozione grande poter condividere questo momento con una popolazione che non conosce resa, che ha voluto fortemente tornare a vivere la città; riattraversare le strade, i vicoli e le piazze; godere di nuovo della bellezza dei palazzi gentilizi e dei loro cortili; riallacciare i ricordi dei primi baci tra le edicole della cordonata di San Bernardino; sollevare la polvere del tempo in quelle colonne dei portici di Corso Vittorio Emanuele II dove si intrecciavano esistenze, ideali, successi, sconfitte, amori …
La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, osserva Calvino parlando della città invisibile di Zaira.
E Palazzo Margherita contiene a sua volta “la felice memoria della Serenissima Madama d’Austria”, come riportano alcuni atti ufficiali del XVII secolo.
La municipalità aquilana aveva investito fondi importanti per realizzare la residenza di Margherita, con la manifesta finalità che il palazzo potesse poi restare per sempre della città.
Oggi, restituiamo agli aquilani un simbolo che ha espresso significanti e significati diversi nel tempo, ma che da sempre è stato un riferimento per la nostra comunità e un luogo nodale nell’ambito del tessuto urbano.
L’edificio nei secoli ha avuto assetti e aspetti diversi, infatti è stato:
-Palazzo del Capitano e sede della Regia Curia dall’inizio del XIV sec.;
-residenza della Governatrice perpetua della città dell’Aquila Margherita d’Austria tra il 1572 e il 1586;
-sede, in coabitazione, delle Istituzioni cittadine e Istituzioni regie fino al 1838;
-Palazzo dei Collegi giudiziari tra il 1846 e gli anni Sessanta del Novecento, quando torna ad essere la sede del Comune dell’Aquila.
La fase storica più significativa, indubbiamente, è stata quella del Cinquecento, con l’arrivo di Margherita d’Austria e l’ampliamento, nella dimensione attuale, del palazzo.
Immaginate: siamo all’ultimo quarto del XVI secolo, il corteo di Margherita, figlia naturale di Carlo V, sposata Medici e poi Farnese, duchessa di Parma e Piacenza, governatrice delle Fiandre e governatrice perpetua dell’Aquila, entra in città da Porta Castello, poi in discesa il corteo percorre il Corso Stretto (Corso Vittorio Emanuele II) per svoltare verso Piazza Palazzo e raggiungere la sede del governatorato, tra ali festanti di folla e spettacolari apparati effimeri che segnavano il percorso, minuziosamente descritti dai cronisti dell’epoca.
L’arrivo della governatrice e il suo insediamento nel palazzo a lei dedicato impongono da subito uno dei cambiamenti più significativi da un punto di vista urbanistico: il superamento del tradizionale ingresso in città da Porta Roma o da Porta Napoli, secondo le due fondamentali direttrici territoriali, nonché assi principali del tessuto urbano.
Con la riappropriazione del Palazzo di città, la comunità aquilana recupera contestualmente una parte fondamentale della propria identità legata a quel meccanismo della memoria che connette il presente alle esperienze e alle scelte passate e proietta il senso di queste ultime in un progetto per il futuro.
La necessità di costruire buona memoria condivisa, muove dalla consapevolezza che nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale la memoria è un’urgenza contro l’amnesia, che un nuovo umanesimo è una necessità contro la crisi dei valori identitari.
È un dovere morale coltivare la memoria, sopra tutto rispetto alle giovani generazioni, affinché la loro crescita non sia squilibrata per il perduto, ma migliorata dalla somma di spazi di vita e di storie che chiamiamo radici.
In generale, nel contesto cittadino, l’importanza del Palazzo municipale – simbolo celebrativo della città – è paragonabile a quella della cattedrale.
Con la nascita dei Comuni l’architettura urbana subisce un’evoluzione, assumendo caratteri fortemente simbolici e la piazza acquista particolare rilievo, divenendo il centro della vita cittadina in quanto luogo di scambi e di incontri.
Solitamente il suo perimetro è delimitato dalla chiesa, dal palazzo comunale e dalla torre civica, quasi a testimoniare l’unione tra autorità civile e religiosa.
L’attuale piazza Palazzo (già piazza San Francesco) – che si distingue per la storica antipolarità laica del Palazzo municipale rispetto al Duomo, urbanisticamente collegati da via Cavour – nella seconda metà del XII secolo fu caratterizzata dall’insediamento dei francescani, che qui innalzarono la chiesa di San Francesco, demolita alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento per far posto ai portici del Liceo e all’edificio della Biblioteca provinciale.
Antipolarità laica, non antagonismo, evidenziata dalla Perdonanza moderna in poi, con i rappresentanti del governo della città che – partendo da Palazzo Margherita – arrivati a piazza Duomo, davanti alla cattedrale di San Massino, accolgono nel corteo della Bolla la rappresentanza religiosa
I palazzi comunali sono spesso affiancati da una torre che diventa simbolo del Comune stesso.
Mentre i campanili delle chiese scandivano, oltre al tempo tradizionale, le funzioni religiose, quelli secolari determinavano anche il tempo civile, annunciando eventi straordinari, oppure pericoli che necessitavano dell’intervento dell’intera comunità.
La torre civica di Palazzo Margherita – unico elemento superstite del Palazzo del Capitano – a causa dei terremoti che hanno colpito la città è più bassa di quella originale che era alta circa 52 metri.
Il restauro si è dimostrato più complesso del previsto e sarà oggetto di un intervento di recupero finanziato dagli amici australiani, con il quale il Comune dell’Aquila sottoscriverà a brevissimo un protocollo d’intesa.
Il restauro di Palazzo Margherita ha messo ulteriormente in luce la complessa e preziosa stratificazione storica, consentendo una piena ed appropriata lettura del palazzo di città, con il quale si ripristina all’attualità una condizione percettiva, funzionale e simbolica del centro storico attraverso la rilevanza istituzionale e urbanistica del palazzo stesso.
Un palazzo dell’Istituzione pubblica che è stato scenario, e ora è rimembranza, delle tante storie che si sono intessute nelle sue stanze, nei corridoi, nella scalinata, nel cortile…nella piazza.
La rifunzionalizzazione e l’allestimento posto in essere dall’Amministrazione comunale mirano alla piena e democratica fruizione degli spazi che torneranno ad essere al servizio dei cittadini.
La saldatura tra studi storici e prassi urbanistica rappresenta per l’amministrazione comunale la pietra d’angolo per la ricostruzione della città storica e contemporanea, che gli esiti del terremoto hanno reso per molto tempo invisibile.
La visita, che seguirà a questo momento di riflessione comune, sarà un alternarsi di stupore, di ricordi, di sentimenti condivisi; sarà una festa del cuore e degli occhi.
Gli sguardi si soffermeranno sui tanti particolari del restauro, si poggeranno sulla pietra riconosciuta, sugli angoli valorizzati, sull’aula consiliare ritrovata, sugli affacci nella bellezza della piazza e delle strade adiacenti.
In questo inverno strano quanto mutevole il Palazzo si fa abbraccio e, senza chiedere permesso, si insinuerà nel nostro cuore a lambire quel dolore che da 14 anni non ci abbandona, per rammentarci che la speranza è forza, che la speranza ci sostiene nella rinascita, che la vita all’Aquila ha vinto sulla notte buia.