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(AGENPARL) – sab 02 dicembre 2023 PROVINCIA DI RAVENNA – COMUNE DI CERVIA – SLC CGIL RAVENNA – UILCOM UIL RAVENNA
COMUNICATO STAMPA
Cervia, blitz della multinazionale austriaca
Mayr-Melnhof: chiude l’ex Farmografica
Sindacati, Comune di Cervia e Provincia di Ravenna sulle barricate. Slc Cgil e Uilcom
Uil: «l’alluvione non c’entra, è sciacallaggio. 92 famiglie in mezzo a una strada»
«Una farsa inaccettabile, che deve essere fermata prima che dilaghi come modello di politica
industriale». È netto il commento dei segretari territoriali di Slc Cgil e Uilcom Uil sull’annunciata
chiusura dell’ex Farmografica di Cervia decisa dalla multinazionale austriaca Mayr-Melnhof. Il
colosso del settore della carta e degli imballaggi è sbarcato in riviera da circa un anno ed ha
acquisito lo storico stabilimento cervese di confezioni farmaceutiche rilevando la divisione
“packaging” della britannica Essentra. Da sei mesi l’attività produttiva del plant aziendale è ferma
per via dei catastrofici eventi alluvionali che lo scorso maggio si sono abbattuti sulla Romagna e,
dopo un lungo tira e molla con i sindacati, la proprietà ha annunciato la chiusura definitiva del sito
cervese ed il conseguente licenziamento dei 92 dipendenti in organico.
Hanno pochi dubbi Massimo Medri, sindaco di Cervia, Michela Brunelli, assessora comunale alle
attività produttive, Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna, Saverio Monno,
segretario generale Slc Cgil Ravenna e Ryan Paganelli segretario generale Uilcom Ravenna: «È
l’unico caso in Romagna di realtà produttiva industriale ad aver annunciato la chiusura a seguito
dell’alluvione».
«Per mesi – spiegano Monno e Paganelli – hanno lesinato informazioni sulle prospettive d’impresa,
millantando di “valutazioni in corso” sui necessari investimenti per una ripresa dell’attività
produttiva che avrebbe dovuto avere luogo nella storica sede di viale Di Vittorio oppure in un nuovo
stabilimento, di cui non si è mai avuto notizia, a pochi chilometri di distanza dall’attuale. Nel
frattempo, non solo hanno sfruttato gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo Stato e dai
contribuenti italiani, ma hanno anche incassato rimborsi da un’assicurazione aziendale che ha
garantito ristori a copertura dei danni subiti e del mancato fatturato. In una situazione drammatica
come quella che hanno vissuto (e che ancora vivono) i territori ed i cittadini alluvionati, non
avremmo mai pensato di poterci trovare di fronte a operazioni di sciacallaggio come questa.
Sfruttano la tragedia per disinvestire in Italia e delocalizzare la produzione dove ritengono di poter
trarre maggior profitto».
«È innegabile che l’alluvione abbia irrimediabilmente danneggiato gli impianti produttivi –
analizzano i sindacalisti – ma si trattava di macchinari obsoleti (in alcuni casi vecchi anche di
trent’anni) che l’azienda ben prima dell’alluvione si era pure impegnata a valutare di sostituire.
Valutazioni che con l’alluvione avrebbero dovuto subire un’accelerazione (perché non è
indifferente, per dirne una, se questo tipo di macchinari si acquistano oppure si noleggiano), ma, di
fatto, dopo l’allagamento del plant e il fermo obbligato di maggio, abbiamo registrato una battuta
d’arresto anche nella pianificazione degli investimenti. E mentre a Vienna, probabilmente, già si
pensava alla chiusura, a Cervia le lavoratrici e i lavoratori contribuivano a ripristinare l’agibilità
dello stabilimento. Col capannone tirato nuovamente a “lucido”, la produzione ferma e i dipendenti
in cassa integrazione ordinaria, gli uffici amministrativi hanno continuato a mantenere viva l’attività
aziendale cervese, ma di fatto è cominciata una fase di delocalizzazione presso altri stabilimenti del
gruppo (in Polonia e Spagna) che da “provvisoria” è diventata definitiva. Per evitare di perdere
clienti, per effetto di produzioni che in un primo momento non rispettavano il mantenimento dei
tradizionali standard di qualità, le lavoratrici e i lavoratori, a rotazione, hanno effettuato cernite sui
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prodotti realizzati all’estero. Agevolata la delocalizzazione delle proprie competenze (nell’interesse
esclusivo del gruppo) e rassicurati i clienti, hanno progressivamente perso di utilità e oggi sono
ripagati con un “ben servito”».
Inutili i tentativi di sollecitare valutazioni sulla possibilità di accedere ad ulteriori misure di
sostegno o interventi di ulteriore ristoro. Ad ogni occasione di confronto, in ogni tavolo, la proprietà
ha di fatto mostrato un sostanziale disinteresse. E non soltanto nelle interlocuzioni sindacali, ma
anche nei tavoli istituzionali sin qui convocati.
«Comune e Provincia – confermano Medri, Brunelli e de Pascale – si sono attivate
immediatamente per far toccare con mano la disponibilità ad intraprendere tutte le iniziative
necessarie alla ripartenza, con il pieno sostegno della Regione Emilia-Romagna, che è intervenuta
con l’assessore allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla ed il suo staff, e con l’assessore a mobilità
e trasporti, infrastrutture, turismo, commercio, Andrea Corsini e del prefetto di Ravenna, Castrese
De Rosa, ma hanno dovuto prendere atto della sostanziale indifferenza della multinazionale ad ogni
tentativo di dialogo, ad ogni profferta di aiuto (sia orale che scritta, in italiano o in inglese che
fosse). La proprietà non è sembrata prendere seriamente in considerazione nemmeno l’attivazione
di sinergie con la struttura commissariale che sta gestendo l’emergenza alluvione. Hanno continuato
ad agitare dati e tabelle con tanto di previsioni pessimistiche per gli anni a venire. Abbiamo già
chiesto un tavolo di crisi in Prefettura, lo stabilimento di Cervia non può chiudere, MM inverta
immediatamente la rotta. Come abbiamo fatto con l’attuale proprietà, siamo pronti ad offrire ogni
forma di supporto e sostegno a chiunque volesse dare continuità a questa storica unità produttiva».
Al danno della chiusura e dell’imminente formalizzazione dei 92 licenziamenti, annunciati nei
giorni scorsi durante l’ultimo confronto tra azienda e sindacati in Confindustria, si somma la beffa
di due nuove provocazioni. Da un lato la sostanziale indisponibilità che l’azienda ha opposto ai
sindacati che chiedevano di fermare le lancette di un confronto mai realmente cominciato, dall’altro
lato la sortita di un “questionario di gradimento aziendale” inviato ai dipendenti oramai prossimi
all’esubero. «Rappresentano l’ultima volgare conferma dell’indifferenza che persino sul piano
umano sta orientando le scelte della multinazionale austriaca – concludono Monno e Paganelli –
Faremo di tutto per scardinare i propositi di macelleria sociale di questi signori. L’interessamento,
recentemente emerso al tavolo di crisi, in prefettura, da parte di un imprenditore locale per
l’acquisizione del plant cervese, lascia sperare che si possano trovare soluzioni alla vertenza
impensabili solo alcune settimane fa. Nella giornata di ieri abbiamo incontrato in assemblea le
lavoratrici e i lavoratori per ogni opportuno aggiornamento. Hanno preso parte attiva all’incontro
con le maestranze anche il presidente de Pascale e l’assessora Brunelli. Presenti tutte e tutti i
dipendenti, il personale ha espresso all’unanimità la volontà di procedere alla proclamazione dello
stato di agitazione e alla programmazione di ogni iniziativa di lotta a tutela dell’occupazione e
dell’economia di un territorio, quello cervese, che non può e non vuol vivere di solo turismo».
Cervia, 2 dicembre 2023
Michele de Pascale
Massimo Medri
Michela Brunelli
Presidente
Provincia di
Ravenna
Sindaco di Cervia
Assessora attività
produttive
Comune di Cervia
Saverio Monno
Ryan Paganelli
Segretario Generale Segretario Generale
SLC CGIL Ravenna Uilcom Ravenna