
(AGENPARL) – lun 13 novembre 2023 Credito: Indagine Confcommercio, peggioramento per pmi terziario
Quasi il 40% delle imprese del terziario, nel corso del 2023, ha ottenuto
meno credito di quanto richiesto e 8 imprese su 10 hanno registrato un
aumento del costo del credito a causa dell’inasprimento dei tassi di
interesse; un peggioramento che ha costretto oltre il 40% delle imprese a
rinunciare, in tutto o in parte, agli investimenti programmati, in
particolare per la crescita, la sicurezza e l’innovazione, e a nuove
assunzioni nel corso del 2024. Lo riferisce un’indagine di Confcommercio.
“E’ una conferma della difficile situazione – sottolinea il presidente
Confcommercio Potenza Angelo Lovallo – segnalata nel recente rapporto di
Banca d’Italia sull’andamento dei primi mesi del 2023 secondo il quale la
dinamica dei prestiti bancari erogati al settore produttivo ha continuato a
indebolirsi: i finanziamenti hanno registrato ad agosto una flessione
dell’1,1 per cento su base annua, a fronte di una crescita del 2,0 per
cento del dicembre precedente. In particolare, il credito alle imprese più
piccole, che già aveva registrato lo scorso anno un andamento peggiore, è
diminuito del 5,6 per cento ad agosto. E’ la Banca d’Italia a rilevare che
sulla dinamica dei prestiti alle imprese ha influito, in un contesto di
marcato incremento dei tassi di interesse e di calo degli investimenti, il
rallentamento della domanda di finanziamenti e, dal lato dell’offerta, la
presenza di condizioni di accesso al credito più selettive”.
Secondo l’indagine di Confcommercio, inoltre, la stretta del credito
comporterà per il 45% delle imprese un peggioramento della situazione della
propria liquidità, con il rischio di un impatto negativo sulla domanda dei
consumatori a causa di una minore capacità delle imprese di fare sviluppo
commerciale presso i propri clienti e con una conseguente diminuzione dei
ricavi e una minore capacità di fronteggiare l’aumento dei costi praticati
dai propri fornitori.
Commentando i risultati dell’indagine, il presidente di Confcommercio,
Carlo Sangalli*,* ha sottolineato che “*la nostra vera preoccupazione oggi
è la stretta creditizia, un fenomeno che si sta acutizzando anche per
effetto del rialzo dei tassi di interesse e che sta penalizzando le imprese
del terziario, in particolare quelle di minori dimensioni: dal 2011 ad oggi
i prestiti del sistema bancario verso le imprese con meno di 20 dipendenti
si sono ridotti di oltre il 35%”. “Serve, quindi – *ha osservato
Sangalli *- una
maggiore attenzione da parte del sistema bancario verso queste imprese ma
un importante banco di prova sarà anche la riforma del Fondo di garanzia
per le Pmi che dovrà porre maggiore attenzione alle imprese meritevoli ma
sottoposte a restrizione creditizia che, spesso, sono proprio quelle di
minori dimensioni.”*
Quanto alle condizioni del credito, quasi otto imprese ogni dieci tra
quelle che hanno finanziamenti in essere rilevano un peggioramento dei
tassi, ovvero il credito costa molto di più rispetto al passato. La
situazione appare meno critica con riferimento alle garanzie chieste alle
imprese a copertura dei finanziamenti concessi (la situazione è rimasta
invariata per il 60% delle imprese) e la severità dei criteri di selezione
(situazione invariata per il 64,2%).
La riduzione del credito e/o l’aumento del costo del credito hanno
determinato per il 31,2% delle imprese l’annullamento totale degli
investimenti previsti. L’11,4% sarà costretto invece a rinunciare “in
parte” agli investimenti che era intenzionata ad effettuare. Ad essere
maggiormente penalizzate sono le imprese del commercio food e no food, le
imprese dei servizi alla persona, le imprese con meno di 5 addetti, le
imprese del centro e del sud/isole.
La riduzione del credito causerà – secondo le attese del 45% circa delle
imprese- un serio peggioramento della situazione della propria liquidità,
diminuendone le prospettive di sviluppo commerciale e di crescita. Il 12,6%
delle imprese teme inoltre che la riduzione del credito possa impattare
negativamente sulla domanda dei consumatori nel 2024, ovvero sulla capacità
delle imprese di fare sviluppo commerciale presso i propri clienti, con una
conseguente diminuzione dei ricavi (difficoltà temuta molto o abbastanza
dal 23,9% delle imprese), nonché una minore capacità delle imprese stesse
di fare fronte all’aumento generalizzato dei prezzi dei propri fornitori
(17,8%).