[lid] È già trascorso quasi un anno dalla scadenza del contratto di categoria, a riprova che i sindacati firmatari si sono mossi tardivamente (la piattaforma per il rinnovo è stata presentata ai lavoratori sei mesi dopo la scadenza del contratto ed alla controparte addirittura dopo più di sette), lentamente e finora senza risultati concreti.
A quanto pare, su questo, sembrano essere in linea con il Comitato sindacale dell’Abi che sembra voler adottare una tattica dilatoria. Tuttavia, il Ceo di Intesa Sanpaolo ha annunciato che anticiperà gli aumenti salariali richiesti nella piattaforma e ripristinerà il conteggio pieno per l’accumulo del Tfr entro fine anno.
Questo avvenimento ha sconvolto la “commedia” in corso a Roma ed evidenziato una condotta inadeguata dei sindacati che non si sono mossi per recuperare il tempo perduto e sfruttare il momento favorevole per chiudere la contrattazione (sottovalutazione del momento? laissez-faire? Etc.). Anzi, la situazione sembrerebbe ben lontana dalla conclusione anche se qualcuno la dà per chiusa in tempi brevi….quali?
C’è molto di cui essere preoccupati, anche perché i sindacati firmatari sembrano voler elevare il Ceo di Banca Intesa a lungimirante esempio da imitare.
Pur riconoscendo il merito al Dr. Messina di aver dato riscontro positivo all’importanza del lavoro svolto dalle sue maestranze, accettando le richieste economiche avanzate dalle organizzazioni sindacali, vogliamo veramente seguire le orme di una Banca (Intesa) che da decenni opera in barba al CCNL di turno con accordi in deroga allo stesso? E da ultimo non dimentichiamo che è uscita dall’ABI ritirandogli il mandato di rappresentanza per poi restarci dentro senza “responsabilità”…..
Per noi di UGL Credito il contratto nazionale è e deve rimanere il fulcro della contrattazione e il pilastro del quadro normativo a garanzia dei lavoratori del Credito.
Ricordiamo con l’occasione che sono sul tavolo della contrattazione temi – come la fungibilità ad esempio – che vanno ben oltre l’orizzonte temporale del prossimo CCNL e potrebbero avere effetti (devastanti) sul futuro del lavoro in banca.
I banchieri potrebbero chiedere ancora maggiore flessibilità pur di facilitare la riorganizzazione delle banche e la chiusura delle piccole filiali. I quadri direttivi potrebbero diventare intercambiabili nelle loro mansioni ben oltre quanto già previsto dal contratto vigente e alcuni ruoli potrebbero essere trasferiti all’interno di un raggio chilometrico maggiore. Il Fondo per l’Occupazione dei Giovani (FOC) al quale contribuiscono anche i lavoratori potrebbe essere utilizzato per rabboccare il reddito di coloro che, prossimi alla pensione, si rendano disponibili a passare al part time per favorire l’ingresso di un giovane.
C’è molto per cui essere preoccupati. Il rischio di cedere diritti per avere un – giusto e legittimo – adeguamento salariale all’inflazione è molto alto.
E’ pericoloso che pur di giungere alla chiusura dei negoziati entro, come al solito, la fine, ormai prossima, dell’anno, ci si mostri propensi a cedere ancora una volta su normative e professionalità.