
(AGENPARL) – ven 23 giugno 2023 *COMUNICATO STAMPA*
*Peste suina: Cia, primo caso in Lombardia. Evitare subito catastrofe
nazionale *
*Il ritrovamento a Bagnaria, zona del salame di Varzi Dop. Il punto con
Fini, Carenini, Maccazzola*
Roma, 23 giu – La Peste suina africana (PSA) è arrivata in Lombardia. Se
non si interviene subito, sarà catastrofe nazionale. Con il ritrovamento
accertato, in queste ore, di una carcassa di cinghiale infetta a Bagnaria
(Pavia), zona tra l’altro del salame Varzi Dop, è drammaticamente a rischio
la regione con la maggiore produzione di derivati da carne suina d’Italia e
tra le principali al mondo. Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme e
chiede al Commissario straordinario per la PSA, Vincenzo Caputi, immediate
azioni risolutive.
“La situazione è gravissima -fa sapere il presidente di Cia Lombardia,
Paolo Maccazzola-. Serve arginare questa piaga, prima che si arrivi al
blocco della circolazione dei prodotti di derivazione suina. Non possiamo
lasciare in mano ai cacciatori e alle guardie forestali tutta la
responsabilità del contenimento, sono necessari abbattimenti fatti in
maniera mirata e soprattutto in tempi rapidi. La Regione -aggiunge
Maccazzola- si era già mossa per contenere il fenomeno, ma ora vanno
intensificati i controlli e gli abbattimenti nella zona colpita”.
“A questo punto, con l’estate inoltrata, già noto elemento di criticità sul
fronte della PSA, chiediamo che venga attivato l’esercito -interviene il
responsabile nazionale Cia per la fauna selvatica, Gabriele Carenini-.
Bisogna ridurre drasticamente il numero dei cinghiali in circolazione e
farlo con personale qualificato. Rinnoviamo la nostra disponibilità a
collaborare, ma occorre agire adesso”.
La suinicoltura è un pilastro chiave della zootecnia italiana che è forte
di tante produzioni regionali di altissima qualità. “L’emergenza cinghiali
e il fenomeno della PSA sono stati per troppo tempo sottovalutati -chiosa
il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- lasciando, appunto, che una
produzione fondamentale del nostro Made in Italy agroalimentare venisse
compromessa. Siamo ormai a 7 regioni coinvolte dall’epidemia. È ora di dire
basta -conclude Fini- a salvaguardia del settore, come di tutti gli sforzi
fatti fino a ora, anche per tutelare l’export delle produzioni suinicole
nazionali. La PSA avanza, dobbiamo farlo anche noi. Chiediamo al Governo di
supportare la struttura commissariale con tutti gli strumenti necessari e
di darci finalmente ascolto, riformando la legge 157/92”.
LA SUINICOLTURA DEL NORD ITALIA – Oggi, quasi il 90% degli allevamenti
suinicoli nazionali, si concentra in Lombardia (50% del totale dei capi),
Piemonte (14%) ed Emilia-Romagna (13%). La fase agricola (32 mila
allevamenti suinicoli) genera un valore di oltre 3 miliardi di euro con
un’incidenza pari al 5,7% del valore complessivo della produzione agricola
nazionale, quasi il 20% di quello realizzato dall’intera zootecnia.
L’industria dei salumi realizza un fatturato di oltre 8 miliardi di euro
con un’incidenza del 5,6% su quello del settore alimentare nazionale. Gli
allevamenti sono caratterizzati da una forte concentrazione territoriale
dei capi, in particolare nell’area della Pianura Padana e in una sola
regione, la Lombardia, è presente oltre la metà del patrimonio suinicolo
nazionale e si realizza oltre il 38% del valore della suinicoltura
allevati. A LIVELLO NAZIONALE – Dal comparto suinicolo nazionale dipendono
11 miliardi di fatturato e 70 mila addetti nella filiera delle carni suine,
punta di diamante del Made in Italy. Conta 21 Dop e 12 Igp che rendono la
salumeria italiana unica al mondo, con un valore annuo complessivo di 1,6
miliardi di export.
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