[lid] ALESSANDRO MARIA VANNUCCHI, Presidente SIES – Società Italiana Ematologia Sperimentale, Professore Ordinario di Ematologia, Università degli Studi di Firenze, Direttore SODc di Ematologia AOU “Careggi” CRIMM Centro Ricerca e Innovazione Malattie Mieloproliferative Firenze.
Le malattie mieloproliferative croniche sono un gruppo eterogeneo di malattie caratterizzate da proliferazione anomala e neoplastica della cellula staminale mieloide. Può spiegare quali sono?
Oggi, le malattie mieloproliferative croniche, vengono più propriamente chiamate neoplasie mieloproliferative croniche, questo per ribadire il concetto che sono patologie tumorali associate ad alterazioni specifiche del DNA con alcune mutazioni ricorrenti e comprendono entità diverse. Includono la policitemia vera che è caratterizzata dall’aumento della massa dei globuli rossi, la trombocitemia essenziale caratterizzata prevalentemente dall’aumento della conta piastrinica e la mielofibrosi primaria, una malattia molto più eterogenea con variabili alterazioni nella conta delle cellule del sangue, ma il nome deriva dal fatto che si sviluppa, a livello del midollo, un tessuto fibroso patologico che è la conseguenza del clone delle cellule tumorali. Queste patologie formano una famiglia, in quanto si riconoscono meccanismi molecolari simili. Infatti, sono tre le mutazioni ricorrenti dei geni JAK2, MPL e CARL, e sono caratterizzate da problematiche cliniche simili, come l’aumento del rischio trombotico o emorragico, la compromissione sistemica con sintomi tipici associati alle malattie e soprattutto possono trasformarsi l’una nell’altra e tutte e tre anche evolvere nella leucemia acuta. Questa evoluzione incide diversamente nelle patologie: tra il 5-8% nella policitemia vera, meno del 5% nella trombocitemia essenziale, ma arriva al 20% nella mielofibrosi. La leucemia acuta è una malattia molto aggressiva, per i pazienti più giovani è possibile intervenire con il trapianto, negli altri casi la sopravvivenza attesa è inferiore ai sei mesi. Queste patologie fino a non molto tempo fa venivano annoverate tra le malattie rare, ciò quelle diagnosticate a meno del 5% della popolazione. Grazie al miglioramento delle capacità diagnostiche, negli ultimi 10-15 anni, è aumentato il numero delle diagnosi e soprattutto vengono fatte in persone più giovani.
Per queste patologie negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi avanti nella terapia. Professor Vannucchi ci può dire per quali patologie in particolare?
La comprensione del meccanismo molecolare di queste malattie e dunque l’identificazione dei tre geni mutati e aver capito che tutte le mutazioni, anche se in maniera diversa, attivano delle proteine delle cellule che alterando a cascata una serie di sistemi e di segnalazioni intracellulari ha permesso lo sviluppo di un gruppo di farmaci mirati: i JAK Inibitori. Questi hanno la capacità di bloccare la via di segnalazione JAK STAT attivata nelle cellule che è responsabile della crescita abnorme delle cellule del sangue, ma anche di una serie di sintomi, del deposito di fibre e soprattutto della splenomegalia, l’ingrossamento della milza. In Italia i JAK inibitori approvati sono al momento due, negli USA tre e altri sono in fase di studio. Questi sono indicati per la mielofibrosi e in seconda linea per la policitemia vera. Recentemente è stato approvato ropeg interferone per il trattamento della policitemia vera; è in grado di controllare l’evoluzione della malattia e in alcuni pazienti di ridurre il clone della malattia e dunque esercita probabilmente un effetto più profondo, almeno in alcuni casi.
Professor Vannucchi la collaborazione tra SIES, Società Italiana Ematologia Sperimentale, e AIL è molto significativa. Ce ne può parlare?
La necessità di dare maggiore spazio alla ricerca negli aspetti biologici e sperimentali delle malattie ematologiche ha fatto sì che nascesse SIES alla fine degli anni Ottanta. La sua vocazione è di indirizzarsi verso la ricerca di base e transazionale che viene poi sviluppata negli studi clinici. La SIES accoglie non solo ematologi, ma anche biologi e biotecnologi. I rapporti con AIL sono molto stretti e costruttivi e riguardano in particolare la ricerca, tanto che al Convegno SIES in programma nei prossimi giorni a Firenze avverrà la consegna ufficiale di un finanziamento per un progetto di ricerca finanziato da AIL a un giovane ricercatore SIES.