
(AGENPARL) – sab 17 giugno 2023 Il lavoro in somministrazione:
prospettive di sviluppo tra le PMI
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Documento redatto e impaginato a cura di:
Ester Dini – Responsabile Centro Studi presso Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
In collaborazione con InPlace
Prefazione a cura di Gianluca Zelli, Amministratore Delegato InPlace
In uno scenario globale tanto complesso quanto instabile, appare quantomai definitiva e
concreta la transizione al digitale, che desideriamo interpretare come risultato delle più
moderne tecnologie e – al tempo stesso – formula di progresso che apre il mercato del
lavoro a nuove prospettive di sviluppo.
Dall’unione degli strumenti digitali più innovativi e performanti applicati al mondo della
somministrazione nasce InPlace, la prima agenzia per il lavoro totalmente digitale che,
mediante l’utilizzo di una piattaforma smart, consente l’accesso ad un ampio ventaglio
di servizi che rivoluzionano tutti i processi HR, dall’incontro fra aziende e candidati fino
alla gestione del rapporto di lavoro.
La sfida lanciata da Inplace, far evolvere il mondo del lavoro attraverso un approccio
totalmente digitale, passa però anche attraverso una profonda analisi del mercato, in
questo caso fornita dal presente dossier che abbiamo chiesto di realizzare a Fondazione
Studi Consulenti del Lavoro. La fotografia ottenuta è determinante per comprendere i
bisogni, le priorità e i plus ottenibili dalle piccole e medie imprese operanti in diversi
settori e in diverse aree geografiche italiane. Un’analisi d’insieme utile per individuare il
valore di un nuovo concetto di somministrazione resa più accessibile, veloce e sicura da
strumenti capaci di ottimizzarne la gestione.
Sommario
NOTA DI SINTESI …………………………………………………………………………………………………. 5
EVOLUZIONE E CARATTERISTICHE DEL LAVORO IN SOMMINISTRAZIONE …….. 8
LA CRESCITA NELL’ULTIMO DECENNIO ………………………………………………………………………………………………….. 8
UN LAVORO SEMPRE PIÙ “PROFESSIONALE” …………………………………………………………….. 12
IL DETTAGLIO TERRITORIALE E SETTORIALE ……………………………………………………………………………………….. 15
IL LAVORO IN SOMMINISTRAZIONE NELLE PMI: RISULTATI DELL’INDAGINE
TRA I CONSULENTI DEL LAVORO ……………………………………………………………………… 19
IL COSTO, PRINCIPALE OSTACOLO ALL’UTILIZZO TRA LE PMI …………………………………………….. 19
LA RICERCA DI NUOVE FIGURE DA INSERIRE IN AZIENDA ALLA BASE DELLA SCELTA ……………………..22
LE TENDENZE NEL BIENNIO 2023-2025: IN LIEVE CRESCITA, SOPRATTUTTO NELLA MECCANICA E
NELL’HOSPITALITY …………………………………………………………………………………………………………………………………. 26
L’UTILIZZO DELLE PIATTAFORME NELL’INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA: UN VOLANO PER LA
SOMMINISTRAZIONE ………………………………………………………………………………………………………………….28
UN’IMMAGINE POCO DEFINITA PENALIZZA LO STRUMENTO …………………………………………………………….. 31
Nota di sintesi
Il lavoro in somministrazione, dalla sua introduzione nel 2003, è stato protagonista di una
lenta ma solida crescita, che l’ha portato, nel 2021, a interessare circa il 5,7% degli occupati
dipendenti nel comparto privato, secondo quanto censito dalla Banca dati Inps.
Nell’ultimo decennio, il numero dei lavoratori somministrati è infatti aumentato del 75,1%
passando da 516.457 del 2014 a 904.309 del 2021. Una crescita destinata ad essere
confermata nel 2022, considerato il positivo andamento delle attivazioni di nuovi
contratti, che hanno registrato nell’anno un balzo in avanti del 4,8%.
Ma l’evoluzione non è stata solo quantitativa. La crescita dei lavoratori e delle attivazioni,
si è accompagnata al consolidamento di uno strumento che ha visto aumentare
progressivamente il numero delle giornate medie retribuite per lavoratore (passate da
113 del 2014 a 130 del 2021), della retribuzione media (+ 20%) e soprattutto di quella
quota di lavoro professionale, composta di lavoratori assunti stabilmente dalle imprese
fornitrici e utilizzati di volta in volta presso le aziende utilizzatrici: la percentuale di quanti
sono inquadrati con contratto a tempo indeterminato è infatti passata dal 3,4% del 2014
al 15% del 2021.
A quasi 20 anni di distanza dalla sua introduzione, il lavoro in somministrazione ha
raggiunto la sua maturità. In alcune aree del Paese, in particolare al Nord Est, rappresenta
una modalità contrattuale sempre più utilizzata dalle imprese, in particolare di medie e
grandi dimensioni.
Al sud e tra le piccole imprese lo strumento stenta però ancora ad esprimere le sue
potenzialità, intercettando scarso interesse da parte del sistema produttivo.
L’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con
Inplace, società specializzata nella somministrazione di personale, consente di
approfondire, grazie ad una rilevazione di campo presso un campione di 2350 consulenti
del lavoro, proprio le criticità e gli ostacoli che penalizzano oggi la diffusione di tale forma
di lavoro presso le piccole realtà imprenditoriali.
L’esperienza dei Consulenti conferma, infatti, la bassa diffusione di tale strumento,
penalizzato dell’elevato costo che, per una impresa di piccole e medie dimensioni, risulta,
rispetto ad una grande, ancora più gravoso.
È questo il fattore più critico: il 68,1% degli intervistati lo colloca infatti al primo posto tra
le motivazioni per cui le piccole imprese utilizzano poco il lavoro in somministrazione.
Oltre a tale elemento, che può essere considerato strutturale, rileva il permanere di una
diffusa diffidenza verso lo strumento anche tra gli stessi soggetti – i Consulenti del Lavoro
appunto – che ne dovrebbero proporre l’utilizzo presso le imprese.
Se si esclude la variabile costo, su cui gli intervistati mostrano compattezza di vedute, sugli
altri aspetti le valutazioni appaiono molto sfumate, poco chiare. In particolare, vengono
scarsamente percepiti i vantaggi che lo strumento potrebbe apportare per le aziende
utilizzatrici e al lavoro in generale. Solo il 40,8% pensa che il contratto in somministrazione
possa contribuire a rendere più regolare e trasparente il mercato del lavoro, mentre il
25,1% non è d’accordo con tale affermazione e la restante quota resta neutra. Il 47,3%
reputa che possa favorire una più efficiente intermediazione tra domanda e offerta di
lavoro mentre il 40,5% pensa che questo possa apportare più precarietà al sistema
dell’occupazione in generale.
Anche le previsioni che i Consulenti del Lavoro fanno con riferimento allo sviluppo dello
strumento nel biennio 2023-2025 non sono particolarmente positive. In una fase di attesa
crescita occupazionale, “solo” il 24,8% si aspetta un maggiore ricorso al lavoro in
somministrazione, mentre la maggioranza, il 67,7% prevede che l’utilizzo da parte delle
PMI resterà invariato.
Alcuni settori, come metalmeccanica e hospitality, ma anche commercio al dettaglio,
trasporti e logistica e servizi alle imprese, assisteranno però ad una crescita sensibile
secondo gli intervistati, considerata la richiesta crescente di figure specializzate che sta
contraddistinguendo tali comparti.
In questo scenario, l’indagine evidenzia tuttavia elementi interessanti sui quali lavorare
per stimolare e ampliare l’interesse delle imprese verso tale forma contrattuale.
Il primo riguarda l’utilizzo che le piccole e medie imprese fanno del lavoro in
somministrazione. Prima ancora della “copertura” di picchi produttivi o stagionali, è la
ricerca di figure da collocare in azienda a spingere verso questa formula contrattuale:
indica tale motivazione al primo posto il 50,9% del campione, ma nelle aree in cui lo
strumento ha più ampia diffusione – Nord Ovest e Nord Est – la percentuale arriva al 64%.
Si tratta di un elemento interessante su cui le attuali dinamiche di mercato possono
giocare un ruolo molto importante. La difficoltà crescente di reperimento dei profili di cui
le aziende hanno bisogno potrebbe spingere ancora di più in direzione dell’utilizzo di
questo strumento in una logica di selezione-testing delle risorse umane, anche in chiave
di estensione della platea delle imprese clienti.
Rispetto a tale ipotesi, tuttavia, è necessario un rafforzamento dell’offerta di profili da
parte delle agenzie: se il 62,6% del campione individua come principale vantaggio del
ricorso al lavoro in somministrazione la possibilità di “provare” nuovi profili (prima ancora
della flessibilità funzionale alle esigenze delle imprese indicata al secondo posto dal
32,8%), più di un terzo però (34,4%) segnala, come principale criticità del ricorso al lavoro
in somministrazione, dopo il costo del lavoro, proprio la difficoltà di reperimento dei
profili che servono alle aziende. Non sempre, quindi, le attese riposte nei servizi offerti
dalle agenzie trovano su questo aspetto piena soddisfazione.
Il secondo elemento riguarda le potenzialità oggi offerte dalle piattaforme nell’incontro
tra domanda e offerta di lavoro: funzione che potrebbe in prospettiva sempre più
accompagnarsi alla stessa attività di somministrazione.
Da questo punto di vista, ben il 78,1% dei Consulenti del Lavoro esprime un giudizio
positivo rispetto alla diffusione dei nuovi strumenti, apprezzando in modo particolare la
possibilità di accedere ad un numero molto più ampio di candidature rispetto agli
strumenti tradizionali (considera alta e molto alta l’efficacia delle piattaforme con
riferimento a questo aspetto il 54,4% degli intervistati), la velocizzazione del processo di
recruiting (41,8%) e la semplificazione delle procedure di selezione (38,6%).
Il terzo elemento riguarda, infine, l’immagine. È necessario, anche con riferimento a target
qualificati quali i Consulenti del Lavoro, comunicare una conoscenza e un’immagine del
lavoro in somministrazione più consapevole dei contributi positivi e del valore sociale che
questo può apportare alla collettività, in termini di trasparenza e regolarità del lavoro,
efficienza dei processi di matching domanda/offerta di lavoro e soprattutto crescita delle
opportunità occupazionali.
Fattori che rischiano, nella percezione generale, di essere oscurati dall’idea dell’eccessiva
onerosità della formula contrattuale. Tra i dati più interessanti emersi dalla ricerca vi è il
riconoscimento quale strumento funzionale all’inserimento nel mercato del lavoro: il
52,9% pensa infatti che il lavoro in somministrazione aumenti le opportunità per le
persone in cerca di occupazione.
Si tratta di elementi che devono trovare una più ampia valorizzazione, anche attraverso
canali e campagne di comunicazione mirate.
Evoluzione e caratteristiche del lavoro in
somministrazione
La crescita nell’ultimo decennio
Il lavoro in somministrazione ha registrato, negli ultimi dieci anni, una costante crescita,
segno del progressivo interesse mostrato dalle aziende verso tale tipologia di impiego e
della disponibilità dell’offerta di lavoro a collocarsi sul mercato secondo modalità meno
tradizionali. Il contratto di lavoro somministrato prevede, infatti, che un’impresa
appositamente autorizzata assuma lavoratori per essere utilizzati da altre imprese. A tale
tendenza ha fatto seguito anche il progressivo “consolidamento” di tale forma di impiego,
che ha visto crescere al proprio interno la quota di lavoro stabile, a tempo indeterminato,
la durata degli incarichi e i compensi dei lavoratori. Stando alle informazioni contenute
nella Banca dati dell’Inps, dal 2014 il numero dei lavoratori che, nel corso dell’anno, hanno
svolto almeno una giornata di lavoro in somministrazione è aumentato del 75,1%
passando da 516.457 a 904.3091 (tab. 1). Rapportando il numero dei lavoratori in
somministrazione a quello dei dipendenti, si calcola per il 2021 un valore pari al 5,6%, con
riferimento al settore privato e ad esclusione di quello agricolo e delle attività di
collaborazione domestica. Nel 2014 tale valore si attestava al 3,7% (fig. 1).
Tab. 1 – I numeri del lavoro in somministrazione, 2014-2021 (val. ass. e val. %)
2014-2021
Var. %
Lavoratori somministrati (Media annua)
516.457
904.309
387.852
Assunzioni in somministrazione
851.067
165.249
113,78
130,20
7.974,73
9.587,95
1.613
Media giornate retribuite
Retribuzione media
Incidenza lavoratori somministrati su totale
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Il dato si riferisce al numero di lavoratori dipendenti con contratto di lavoro somministrato che hanno avuto
almeno una giornata retribuita nell’anno. Il lavoratore che nel corso dell’anno ha avuto più di un rapporto di
lavoro in somministrazione viene contato una sola volta e classificato per qualifica, tipologia contrattuale e
luogo di lavoro sulla base del suo ultimo rapporto di lavoro in somministrazione, mentre retribuzione e
giornate retribuite si riferiscono alla somma di tutti i suoi rapporti di lavoro in somministrazione nell’anno.
Fig. 1 – Incidenza dei lavoratori somministrati sul totale degli occupati, 2014-2022 (val.
ass.)
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
La crescita del numero dei lavoratori si è accompagnata ad una dinamica molto positiva
degli avviamenti contrattuali che, dopo il calo fisiologico tra 2020-2021, coincidente con
quello dei lavoratori, hanno ripreso a crescere nel 2022, registrando tra 2021 e 2022 un
aumento del 4,8%. Nel 2023 le informazioni disponibili rendono un’immagine meno
dinamica dell’andamento, con una leggera flessione nei primi due mesi dell’anno rispetto
al 2022 (-12,7%). Ma è un dato congiunturale che aspetta di trovare conferma nel corso
dell’anno (fig. 2 e 3).
Fig. 2 – Andamento del numero dei lavoratori somministrati e delle assunzioni di
lavoratori in somministrazione, 2014-2023 (val. ass.)
900.000
800.000
700.000
600.000
900000,0
800000,0
500.000
700000,0
400.000
600000,0
300.000
Lavoratori somministrati (Media annua)
Assunzioni in somministrazione
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Fig. 3 – Avviamenti di lavoratori in somministrazione, 2021-2023 (gen-feb)
800000
600000
400000
200000
145.735
199.803
174.384
gen-feb
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
La difficoltà di reperimento di risorse professionali che le aziende italiane stanno
incontrando potrebbe, infatti, penalizzare il ricorso a tale formula contrattuale, portando
le imprese, oggi alle prese con un tema nuovo di concorrenzialità sulle risorse umane, a
proporre condizioni occupazionali più vantaggiose. Al tempo stesso, il processo di
erosione dei salari prodotto dall’impennata inflazionistica, che stenta a rientrare, pone un
ulteriore ostacolo a tale strumento, considerato l’elevato costo che le aziende che
utilizzano lavoro somministrato già sostengono.
Come anticipato, la crescente diffusione dei contratti in somministrazione ha prodotto un
consolidamento di tale modello lavorativo, confermato dal positivo incremento sia del
numero medio delle giornate retribuite per lavoratore nel corso dell’anno, passate da 113
del 2014 a 130 del 2021, che della retribuzione media dei lavoratori. Se nel 2014 questa
ammontava a circa 8mila euro all’anno, nel 2021, il dato si collocava a 9.588, con un
incremento del 20%, particolarmente accentuato negli ultimi due anni2 (fig. 3)
Fig. 3 – Andamento delle giornate medie retribuite e della retribuzione media dei
lavoratori somministrati, 2014-2022 (val. ass.)
135,0
10000,0
130,0
9500,0
125,0
9000,0
120,0
8500,0
115,0
8000,0
110,0
7500,0
105,0
7000,0
100,0
Retribuzione media
Media giornate retribuite
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
La retribuzione media nell’anno è calcolata come rapporto tra il monte retributivo dei lavoratori in
somministrazione con almeno una giornata retribuita nell’anno e il loro numero. Per retribuzione è da
intendersi l’imponibile previdenziale (comprensivo dei contributi a carico del lavoratore).
Un lavoro sempre più “professionale”
Sotto il profilo anagrafico, il lavoro in somministrazione si configura come una modalità
diffusa soprattutto tra giovani e giovanissimi, anche in considerazione del fatto che
spesso e volentieri questo rappresenta uno strumento di ingresso nel mercato del lavoro
tramite un rapporto iniziale di fornitura, che si trasforma successivamente in uno di
dipendenza presso l’impresa utilizzatrice.
A ben vedere, infatti, più della metà dei lavoratori in somministrazione ha meno di 35
anni: il 32,9% tra i 25 e 34 anni, il 23,7% meno di 24 anni. La quota di 35-44enni si attesta
al 20,4% mentre quella degli over 45 è del 23%. Negli anni, quest’ultima è cresciuta, segno
di una diffusione crescente di tale modalità di lavoro anche tra i segmenti più adulti della
popolazione (fig. 4).
Fig. 4 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per classe d’età, 2014-2021 (val.%)
fino a 24 anni
25-34 anni
35-44 anni
45 anni e oltre
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
A livello di genere non si rilevano particolari distinzioni. Il lavoro in somministrazione
tende a coinvolgere abbastanza trasversalmente donne e uomini, riflettendo la
proporzione che i due generi hanno nel mercato del lavoro: gli uomini sono il 58,9% del
totale, un dato leggermente superiore a quello del 2014, quando la percentuale si
attestava al 57,8% (fig. 5).
Sotto il profilo delle professionalità, il 77,8% dei lavoratori è inquadrato come operaio:
una quota che negli anni è cresciuta, considerato che nel 2014 si attestava al 72,4%. A
fronte di questi, vi è un 19,6% di lavoratori inquadrato come impiegato mentre una
residuale come quadro/dirigente (0,5%). Gli apprendisti sono lo 0,7% del totale (fig. 6).
Fig. 5 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per genere, 2014-2021 (val.%)
Uomini
Donne
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Fig. 6 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per genere, 2014-2021 (val.%)
Operai
Impiegati/quadri/dirigenti
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Altro
È interessante notare, poi, come negli anni, la crescita del numero dei lavoratori in
somministrazione si sia accompagnata anche all’evoluzione del profilo di questi ultimi, in
direzione di una progressiva professionalizzazione. È aumentata, infatti, la quota di
lavoratori a tempo indeterminato, che lavorano stabilmente presso le agenzie di
somministrazione. Questi rappresentavano il 3,4% nel 2014 mentre nel 2021 la quota si è
attestata al 15% (fig. 7).
100,0
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Coerentemente con le trasformazioni indicate, anche l’intensità lavorativa dei lavoratori è
andata crescendo. Se nel 2014 quasi quattro lavoratori su dieci lavoravano meno di 13
settimane all’anno, nel 2021 la percentuale è del 33,8%. Aumenta di contro la quota di
lavoratori occupato 52 settimane all’anno (dal 14,7% al 18%) e tra le 29 e 51 settimane (dal
19,7% al 21,4%) (fig. 8).
Fig. 8 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per numero di settimane
retribuite, 2014-2021 (val.%)
Fino a 12 settimane
13 – 28 settimane
29 – 51 settimane
52 settimane
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Il dettaglio territoriale e settoriale
L’analisi a livello territoriale evidenzia come il lavoro in somministrazione si concentri
soprattutto al Nord del Paese. Su oltre 900 mila occupati secondo tale modalità, circa 626
mila (il 69,3%) lavora, infatti, nelle regioni settentrionali: il 39% al Nord Ovest e il 30,3% al
Nord Est. Quest’ultima è l’area dove risulta più elevato il rapporto tra lavoratori che nel
corso dell’anno hanno svolto almeno una giornata di lavoro in somministrazione e
dipendenti: 7,2% contro il 6,8% del Nord Ovest, il 4,8% del Centro e il 4,2% del Sud e delle
isole (tab. 2).
A livello regionale, la Lombardia guida la classifica con 233 mila lavoratori, pari a più di un
quarto del totale nazionale (25,8%). Seguono il Veneto (13%) e l’Emilia-Romagna (12,9%),
che distanziano di poco il Piemonte (11,1%) (tab. 3).
Tab. 2 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per area geografica, 2014-2021
(val. ass., var.% e val.%)
Numero
Val. %
Var% 2014-2021
Incidenza
Nord ovest
352.376
Nord est
274.417
Centro
162.883
Sud e isole
114.633
Totale
904.309
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Tab. 3 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per regione, 2021 (val. ass. e
val.%)
Numero
Val. %
Incidenza su totale
dipendenti
Lombardia
233.006
Veneto
117.893
Emilia -Romagna
116.836
Piemonte
100.550
Lazio
68.751
Toscana
51.939
Marche
30.158
Friuli -Venezia Giulia
27.687
Campania
27.611
Puglia
24.147
Abruzzo
22.876
Sicilia
17.576
Liguria
16.962
Umbria
12.035
Trentino -Alto-Adige
12.001
Sardegna
10.688
Calabria
5.867
Basilicata
4.434
Valle d’Aosta/Vallee d’Aoste
1.858
Molise
1.434
Totale
904.309
100,0
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Se si considera però l’incidenza sul totale degli occupati, è il Piemonte a detenere il
primato con 8,2 lavoratori che hanno svolto nell’anno almeno una giornata in
somministrazione e dipendenti. Seguono Emilia-Romagna (7,9%) e Friuli (7,7%) e, più
distanti, Veneto (7,2%), Abruzzo (6,9%) e Marche (6,8%) (fig. 9).
Le regioni che presentano la più bassa incidenza sono invece la Calabria (2,1%), la Sicilia
(2,2%), la Campania (2,5%) e il Molise (2,5%).
Fig. 9 – Incidenza dei lavoratori in somministrazione su totale lavoratori dipendenti, 2021
(val. %)
Piemonte
Emilia -Romagna
Friuli -Venezia Giulia
Veneto
Abruzzo
Marche
Lombardia
Umbria
Valle d’Aosta/Vallee d’Aoste
Toscana
Liguria
Lazio
Basilicata
Trentino -Alto-Adige
Sardegna
Puglia
Molise
Campania
Sicilia
Calabria
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps
Data la particolarità della tipologia contrattuale, il lavoro in somministrazione si presta ad
essere utilizzato soprattutto dalle medie e grandi aziende per compensare picchi
produttivi, in sostituzione di lavoratori assenti e per specifiche esigenze di carattere
temporaneo.
Le fonti amministrative ufficiali (Inps e Ministero del Lavoro) non rilevano il dettaglio dei
settori di specializzazione dei lavoratori in somministrazione. L’unica informazione
disponibile è quella della banca dati CICO-Ministero del Lavoro, che rileva tuttavia i settori
di attivazione delle missioni. È stato pertanto condotta una elaborazione ad hoc sui
Microfile dell’Indagine Istat sulle Forze di Lavoro. Si tratta di una fonte dati campionaria
che permette però di individuare i principali settori di impiego dei lavoratori
somministrati. Stando alle informazioni relative alla media dei primi tre trimestri 2022,
quasi la metà dei lavoratori è occupato nel settore manifatturiero (45,6%), mentre, a
seguire, circa un quarto (24,5%) nell’ambito dei servizi alle imprese e altre attività
professionali (fig. 10).
Fig. 10 – Distribuzione dei lavoratori in somministrazione per settore, 2022 (media i-iii
trim) (val.%)
Industria in senso stretto
Servizi alle imprese e altre attività professionali
Commercio
Istruzione, sanità ed altri servizi sociali
Trasporto e magazzinaggio
Alberghi e ristoranti
Costruzioni
Altri servizi collettivi e personali
Amministrazione
pubblica
Agricoltura, silvicoltura e pesca 1,0
Attività finanziarie e assicurative
Servizi di informazione e comunicazione
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0
Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat
Rispetto a tali settori, che tendono ad assorbire la quota più significativa di lavoratori,
appare decisamente più scarso il contributo di altri, quali il commercio, che assorbe
annualmente l’8,4% dei lavoratori in somministrazione, il comparto sanitario e
dell’assistenza sociale (6,1%), il trasporto e magazzinaggio (3,5%) e alberghi e ristoranti
(3%).
Il lavoro in somministrazione nelle PMI:
risultati dell’indagine tra i Consulenti del
Lavoro
Il costo, principale ostacolo all’utilizzo tra le PMI
Il lavoro in somministrazione trova ad oggi principalmente utilizzo tra aziende di medie e
grandi dimensioni, mentre stenta ad intercettare l’interesse delle piccole e piccolissime,
che più raramente ricorrono a tale soluzione nell’impiego di risorse umane anche per
periodi di breve durata.
Nel mese di maggio è stata condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
un’indagine sul lavoro in somministrazione presso un campione di oltre 2.350 Consulenti
del Lavoro per approfondire il livello di diffusione di tale formula contrattuale tra le piccole
e medie imprese, le tendenze che caratterizzano l’utilizzo e le criticità che si frappongono
ad un maggiore uso.
I Consulenti del Lavoro rappresentano da questo punto di vista un importante “sensore”
delle tendenze in corso, essendo le professionalità che accompagnano le aziende anche
nell’individuazione delle formule contrattuali più idonee rispetto alle esigenze che queste
presentano nelle diverse fasi di vita aziendale.
L’esperienza degli intervistati conferma come l’utilizzo tra le PMI sia tendenzialmente
limitato. La maggioranza – 65% – afferma che questo è basso, mentre il 27,6% parla di un
utilizzo medio; solo il 7,4% pensa che sia abbastanza elevato (tab. 4).
Tale fotografia presenta tuttavia importanti distinguo territoriali. Se al Centro e al Sud
aumenta ancora di più la quota di quanti ritengono l’uso dello strumento basso, al Nord,
e in particolare al Nord Est, questa si riduce, rispettivamente al 59,3% e 50,3%.
Aumenta di contro il numero di quanti valutano il ricorso al contratto di somministrazione
medio (37,3% al Nord Est e 32,5% al Nord Ovest) o elevato (12,5% al Nord Est e 8,1% al
Nord Ovest).
Tab. 4 – Livello di diffusione del lavoro in somministrazione tra le PMI secondo i
Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Basso
Medio
Elevato
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Tale dato evidenzia come in presenza di un tessuto produttivo maggiormente dinamico e
integrato nelle filiere nazionali e globali, aumenta il livello di interesse verso strumenti
contrattuali più sofisticati, ma meglio rispondenti alle esigenze produttive delle aziende.
La maggiore onerosità del contratto di somministrazione rappresenta per la stragrande
maggioranza del campione l’ostacolo ad una più ampia diffusione dello strumento,
ancora più avvertita proprio nei territori dove si riscontra il maggiore utilizzo. Si esprime
il tale senso il 68,1% degli intervistati, ma al Nord Est e al Nord Ovest la percentuale sale
rispettivamente all’81,4% e al 74,3%, assumendo un peso ancora più rilevante (fig. 11 e
tab. 5).
Rispetto a tale fattore, tutti gli altri risultano di gran lunga secondari. L’indagine consente
tuttavia di metterli in ordine per rilevanza. Il 32,4% pensa che, per un’azienda che ricorre
alla somministrazione, sia più difficile trovare i profili di cui ha bisogno. Tale fattore risulta
particolarmente avvertito al Nord Est, dove è indicato dal 44,1% degli intervistati.
A seguire, il 22% reputa invece che ad incidere sul basso utilizzo sia la percezione di una
maggiore precarietà di tale soluzione. Poco più del 15% indica, successivamente, una
maggiore diffidenza “culturale” verso lo strumento da parte delle PMI (19,7%), la scarsa
conoscenza di tale tipologia di contratto (19,4%), il fatto che sia poco consigliato dai
Consulenti (17,6%) e la difficoltà che le piccole imprese possono incontrare a rapportarsi
con le agenzie di somministrazione (16,6%).
Fig. 11 – Fattori che ostacolano una maggiore diffusione del lavoro in somministrazione
tra le PMI secondo i Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Maggiore onerosità
È difficile trovare i profili
È considerato lavoro precario
Diffidenza “culturale”
Scarsa conoscenza
È poco consigliato dai consulenti
Difficoltà a rapportarsi con agenzie
Maggiore complessità
Risponde ad esigenze troppo specifiche
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Tab. 5 – Fattori che ostacolano una maggiore diffusione del lavoro in somministrazione
tra le PMI secondo i Consulenti del Lavoro, per area geografica, 2023 (val. %)
Ovest
Centro
Totale
Sud e
Isole
È difficile trovare i profili che le aziende
ricercano per la somministrazione
È considerato lavoro precario
Diffidenza “culturale” verso lo strumento
nelle PMI
Scarsa conoscenza di tale formula
contrattuale
È generalmente poco consigliato dai
Consulenti
Difficoltà delle PMI a rapportarsi con
agenzie di somministrazione
Maggiore complessità
Risponde ad esigenze troppo specifiche
per le imprese
Maggiore onerosità
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
La ricerca di nuove figure da inserire in azienda alla base della
scelta
Le motivazioni del ricorso al lavoro in somministrazione possono essere diverse. In
genere, le piccole e medie aziende che vi ricorrono lo utilizzano principalmente per la
ricerca di nuove figure professionali: indica questo item il 50,9% del campione, ma al Nord
Ovest e al Nord Est, la percentuale si colloca attorno al 64,6%, sensibilmente al di sopra di
altri fattori (fig. 12 e tab. 6).
Fig. 12 – Principali motivi per cui le PMI ricorrono al lavoro in somministrazione, secondo
i Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Prova/ricerca di nuove figure
Picchi produttivi
Esigenze legate a stagionalità]
Esigenza di professionalità specifiche
Sostituzione lavoratori assenti/in malattia
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
A seguire, il 41,2% indica l’esigenza di fronteggiare picchi di produzione (anche in questo
caso, al Nord si registra una maggiore rilevanza di tale aspetto rispetto al Centro Sud)
mentre il 29% (ma al Sud la percentuale sale al 40,5%) segnala un utilizzo di tale formula
contrattuale legata soprattutto alle esigenze di lavoro stagionale.
Tab. 6 – Principali motivi per cui le PMI ricorrono al lavoro in somministrazione, secondo
i Consulenti del Lavoro, per area geografica, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Prova/ricerca di nuove figure
Picchi produttivi
Esigenze legate a stagionalità
Esigenza di professionalità
specifiche
Sostituzione lavoratori assenti/in
malattia
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Circa un quarto del campione (24,9%) afferma che le aziende ricorrono al lavoro in
somministrazione anche quando presentano l’esigenza di acquisire delle professionalità
specifiche, mentre “solo” il 14,1% segnala tra i principali fattori la necessità di sostituire
lavoratori assenti oppure in malattia.
L’esperienza fatta non sempre convince appieno le imprese. Interrogato sulla
soddisfazione espressa da queste nei confronti del lavoro in somministrazione, il
campione si spacca a metà: il 49,4% afferma infatti che queste sono generalmente
abbastanza soddisfatte, mentre il 50,6% esprime una valutazione meno positiva: poco
soddisfatte il 45,9% e per nulla il 4,8%.
Tab. 7 – Livello di soddisfazione delle imprese che hanno utilizzato il lavoro in
somministrazione, secondo i Consulenti del Lavoro, per area geografica, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Molto
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Abbastanza
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Per nulla
Totale
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Ancora una volta le valutazioni sono estremamente differenziate a livello territoriale. Al
Nord, dove lo strumento risulta più diffuso, e quindi in grado di esprimere anche con
riferimento alle PMI, migliori potenzialità, la maggioranza del campione valuta
positivamente l’esperienza del lavoro in somministrazione. Si esprime in tal senso il 59,8%
degli intervistati al Nord Ovest e il 57% al Nord Est.
Di contro è soprattutto al Sud che le valutazioni tendono ad essere più critiche e solo il
36,3% dei Consulenti ad esprimere soddisfazione per lo strumento.
Alla richiesta di indicare i principali vantaggi offerti dal lavoro in somministrazione, i
Consulenti individuano al primo posto, a notevole distanza dagli altri fattori, la possibilità
di provare nuovi lavoratori: indica l’item il 62,6% degli intervistati; al Nord Ovest e al Nord
Est la percentuale è ancora più elevata, arrivando rispettivamente al 72,7% e 75,7% (fig.
13 e tab. 8).
Fig. 13 – Principali vantaggi derivanti dal ricorso al lavoro in somministrazione, secondo i
Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Possibilità di “provare” nuovi lavoratori
Flessibilità funzionale a specifiche esigenze
Maggiore facilità di individuazione del profilo ricercato
Consente di evitare situazioni irregolari
Semplicità di gestione del rapporto di lavoro
Trasparenza del contratto
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
A seguire, circa un terzo (32,8%) reputa che sia invece proprio la flessibilità intrinseca del
contratto, funzionale alle diverse esigenze delle imprese, ad essere il punto di forza. Meno
immediati appaiono invece altri vantaggi, come la facilità di trovare i profili ricercati
(28,4%), la possibilità di evitare situazioni di lavoro irregolare (23,6%), la maggiore
semplicità di gestione del rapporto di lavoro (22,1%). È da rilevare che al Sud l’effetto antiirregolarità del contratto di somministrazione, utile proprio per quelle situazioni di lavoro
a maggiore rischio di sommerso, perché legate a stagionalità o temporaneità delle attività,
rappresenta, per gli intervistati, il secondo fattore di vantaggio: lo indica infatti il 31,2% dei
rispondenti al Sud, contro il 15,3% del Nord Est e il 21,7% del Nord Ovest.
Tab. 8 – Principali vantaggi derivanti dal ricorso al lavoro in somministrazione, secondo i
Consulenti del Lavoro, per area geografica, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Possibilità di “provare” nuovi
lavoratori
Flessibilità funzionale a specifiche
esigenze
Maggiore facilità di individuazione
del profilo ricercato
Consente di evitare situazioni
irregolari
Semplicità di gestione del
rapporto di lavoro
Trasparenza del contratto
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Di contro, nell’individuare i principali elementi di criticità, oltre al costo dello strumento,
segnalato dalla gran parte (74,6%) degli intervistati al primo posto, si evidenzia la difficoltà
di recupero dei profili che servono alle imprese, soprattutto al Nord Ovest e al Nord Est e,
in seconda battuta, alcuni aspetti attinenti alle specifiche caratteristiche del contratto di
somministrazione: la triangolazione con l’azienda somministratrice (21,6%) e la gestione
di una risorsa che dipende però dall’altra azienda (20,5%).
In ogni caso, appare evidente come sia l’onerosità di tale strumento contrattuale a
rappresentare il principale ostacolo ad una maggiore diffusione tra le PMI. Anche la
difficoltà di reperimento dei profili è ascrivibile ad un più generale fenomeno di scarsità
di determinati profili di competenze sul mercato del lavoro, che non alla specificità del
contratto di somministrazione.
Tab. 9 – Principali svantaggi derivanti dal ricorso al lavoro in somministrazione, secondo
i Consulenti del Lavoro, per area geografica, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
La gestione di un lavoratore che
“dipende da altra azienda”
È complesso da gestire
È troppo costoso
È difficile trovare i profili che servono alle
imprese
La triangolazione con azienda
somministratrice
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Le tendenze nel biennio 2023-2025: in lieve crescita, soprattutto
nella meccanica e nell’hospitality
Negli ultimi anni, il contratto in somministrazione ha registrato una sensibile crescita di
attenzione da parte delle imprese, testimoniato dall’incremento del numero dei lavoratori
e da quello delle attivazioni con tale tipologia di contratto. È ipotizzabile che abbia
concorso a tale trend anche un maggiore utilizzo di tale tipologia contrattuale da parte
delle PMI.
Interrogati su quelle che saranno le tendenze per il prossimo biennio, la maggioranza dei
rispondenti – il 67,7% – pensa che il ricorso alla somministrazione per le PMI resterà
invariato, ma quasi un quarto (24,8%) reputa invece che vi sarà un aumento. Soprattutto
al Nord Est le previsioni sembrano maggiormente all’insegna della crescita, con il 30% dei
Consulenti del Lavoro che prevede un incremento di tale tipologia di contratto (fig. 14 e
tab. 10).
Fig. 14 – Andamento previsto del contratto in somministrazione nel biennio 2023-2025
secondo i Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
aumenterà
resterà invariato
diminuirà
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Tab. 10 – Andamento previsto del contratto in somministrazione nel biennio 2023-2025
secondo i Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
aumenterà
resterà invariato
diminuirà
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Alla richiesta di indicare i settori dove è previsto una crescita, gli intervistati indicano ai
primi due posti industria metalmeccanica/meccanica (38,8%) e hospitality e turismo
(37,7%). Seguono il commercio al dettaglio (18%), trasporti e logistica (15,8%) e i servizi
alle imprese (14,2%). Sono questi i settori che dovrebbero registrare nei prossimi anni un
maggiore utilizzo del contratto in somministrazione (fig. 15).
A seguire, quasi il 10% degli intervistati ha indicato altri settori, quali il comparto sanitario
(9,8%), il commercio all’ingrosso (9,3%), l’industria chimica (8,2%) e alimentare (8,2%).
Fig. 15 – Principali settori in cui i Consulenti del Lavoro prevendono incremento del lavoro
in somministrazione nel biennio 2023-2025 (val. %)
Industria metalmeccanica/meccanica
Hospitality e turismo
Commercio al dettaglio
Trasporti e logistica
Altri servizi alle imprese
Sanità
Commercio ingrosso
Industria chimica/gomma
Industria alimentare
Informatica/comunicazioni
Altre industrie
Servizi sociali
Credito/assicurazioni
Costruzioni
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
L’utilizzo delle piattaforme nell’incontro tra domanda e offerta:
un volano per la somministrazione
Il lavoro in somministrazione costituisce un bacino interessante di applicazione e sviluppo
delle nuove tecnologie anche ai fini della facilitazione dell’incontro tra domanda ed offerta
di lavoro.
In questa prospettiva si è approfondito l’orientamento dei Consulenti del Lavoro verso tali
strumenti, per valutarne l’efficacia e promuoverne un maggiore utilizzo, soprattutto ai fini
dei processi di scouting e recruiting.
Complessivamente 8 intervistati su 10 esprimono una valutazione positiva delle
piattaforme: il 58% le valuta abbastanza positivamente, il 20,1% molto positivamente.
Solo il 18,9% esprime un giudizio poco positivo e il 3% del tutto negativo.
Tab. 11 – Valutazione della diffusione di piattaforme per incontro domanda e offerta
lavoro da parte dei Consulenti del Lavoro, 2023 (val. %)
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Molto positivamente
Abbastanza positivamente
Poco positivamente
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Negativamente
Totale
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Tra i fattori giudicati più positivamente, vi è innanzitutto la possibilità di accesso ad un
ampio numero di candidature: valuta molto elevata o elevata l’efficacia delle piattaforme
su questo aspetto il 54,5% dei rispondenti.
A seguire, viene segnalata la velocizzazione del processo di recruiting (41,8%) e,
immediatamente dopo, la semplificazione della selezione e il recupero di profili che
sarebbero molto più difficili da trovare secondo i canali tradizionali (fig. 16 e tab. 12).
Sembrerebbe invece più contenuta l’efficacia delle piattaforme su altri aspetti: solo il
28,1% pensa che questa sia elevata o molto elevata con riferimento alla trasparenza del
processo selettivo, il 21,3% con riferimento all’esito stesso della selezione, e alla sua
bontà, il 20,6% con riferimento alla qualità delle candidature proposte in piattaforma.
Fig. 16 – % di Consulenti del Lavoro che valutano molto alta e alta l’efficacia delle
piattaforme rispetto ai processi selettivi tradizionali (val. %)
Bontà della
selezione
Qualità
candidature
Accessibilità a
candidature
Velocizzazione Semplificazione Recupero profili Trasparenza del
recruiting
processo
che non si
processo
trovano
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Tab. 12 – % di Consulenti del Lavoro che valutano molto alta e alta l’efficacia delle
piattaforme rispetto ai processi selettivi tradizionali, per area geografica (val. %)
Nord Est
Centro
Ovest
Accessibilità ad ampio numero di candidature
Sud e
Totale
Isole
Velocizzazione processo di recruiting
Semplificazione processo selettivo
Recupero profili che non si riescono a trovare
Trasparenza del processo selettivo
Bontà della selezione (scelta del migliore
candidato)
Qualità delle candidature
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Un’immagine poco definita penalizza lo strumento
Il Consulente del Lavoro è una figura chiave nell’indirizzare le aziende verso la scelta
contrattuale più idonea alle esigenze che queste presentano. È importante, pertanto,
rilevare che tre Consulenti su quattro (75,2%), alla richiesta specifica di indicare se
tendono a consigliare tale strumento alle loro imprese clienti, rispondano negativamente.
Tra le motivazioni addotte, il costo di tale tipologia contrattuale rappresenta di gran lunga
la principale. Un dato comprensibile considerate le specificità della clientela dei
Consulenti, fatta in prevalenza di piccole e medie imprese, per cui il costo del lavoro
costituisce una variabile particolarmente incidente sui bilanci aziendali.
Tale valutazione è trasversale nel Paese, sia nelle aree dove lo strumento ha più
diffusione, che in quelle dove l’utilizzo è ancora scarso. Ma va rilevato come al Sud, la
quota di Consulenti che dichiara di non consigliare generalmente il lavoro in
somministrazione salga al 79,8%.
Tab. 13 – Orientamento dei Consulenti del Lavoro rispetto al lavoro in somministrazione,
per area geografica (val. %)
Lei tende a suggerire alle aziende il lavoro in
somministrazione nel caso in cui ricorrano le
condizioni?
Ovest
Centro
Sud e
Isole
Totale
Tendenzialmente no
Tendenzialmente si
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Oltre al costo del lavoro va però rilevato come esista un più ampio tema di immagine del
lavoro in somministrazione, che interessa anche i Consulenti. Questa appare condizionata
da alcuni stereotipi che non portano ad apprezzare appieno i vantaggi che tale strumento
contrattuale può apportare. E ciò rappresenta un freno importante all’espansione dello
strumento presso il target delle piccole e medie imprese.
Alla richiesta, infatti, di indicare il livello di accordo su una serie di affermazioni, l’unico
aspetto su cui il campione risulta avere un’idea netta è l’impatto negativo che questo ha
sul costo del lavoro: il 73,2% degli intervistati si dichiara infatti molto d’accordo con questa
affermazione (fig. 17).
Fig. 17 – Livello di accordo dei Consulenti del Lavoro rispetto all’impatto che il lavoro in
somministrazione ha su una serie di aspetti (val. %)
Un aumento del costo del lavoro
Maggiori opportunità occupazionali per le persone in
cerca di occupazione
Una maggiore facilità di recupero dei profili di cui
hanno bisogno le aziende
Una più efficiente intermediazione della domanda e
offerta di lavoro
Maggiore regolarità e trasparenza del lavoro
Maggiore precarietà del lavoro, riduzione tutele dei
lavoratori
25, 1
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0
Molto/abbastanza d’accordo
Mediamente d’accordo
Poco/per nulla d’accordo
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, maggio 2023
Di contro, sugli altri aspetti, le posizioni tendono ad essere molto ambivalenti.
Poco più della metà (52,9%) si dichiara d’accordo con il fatto che possa essere uno
strumento utile per chi cerca un’occupazione, in grado di fornire interessanti opportunità.
Il 49,5% concorda con l’affermazione che tale strumento offra maggiore facilità di
recupero dei profili di cui hanno bisogno le aziende e, conseguentemente, garantisca una
più efficiente intermediazione della domanda di lavoro: concorda con tale affermazione il
47,3%. Più controversa
è invece la valutazione sulla qualità del lavoro in
somministrazione: a fronte di un 40,5% di intervistati che pensa che tale tipologia
contrattuale comporti maggiore precarietà e rischio di riduzione delle tutele, il 28% si dice
totalmente contrario, mentre la restante parte non esprime una valutazione chiara.
Anche rispetto alla regolarità e trasparenza del lavoro si registrano simili valori. A fronte
del 40,8% che individua nello strumento un’opportunità di regolarizzazione di lavoro che
rischierebbe altrimenti di essere svolto in nero, il 25,1% non concorda con tale
affermazione, mentre oltre un terzo (34,2%) non esprime una valutazione indicativa al
proposito.
Finito di stampare: giugno 2023
Il lavoro in somministrazione, dalla sua introduzione nel 2003, è stato
protagonista di una lenta ma solida crescita, che l’ha portato, nel 2021, a
interessare circa il 5,7% degli occupati dipendenti nel comparto privato,
secondo quanto censito dalla Banca dati Inps.
Ma l’evoluzione non è stata solo quantitativa. La crescita dei lavoratori e delle
attivazioni, si è accompagnata al consolidamento di uno strumento che ha visto
aumentare progressivamente il numero delle giornate medie retribuite per
lavoratore, della retribuzione media e soprattutto di quella quota di lavoro
professionale, composta di lavoratori assunti stabilmente dalle imprese
fornitrici e utilizzati di volta in volta presso le aziende utilizzatrici.
L’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in
collaborazione con Inplace, società specializzata nella somministrazione di