
(AGENPARL) – mar 02 maggio 2023 VENERDÌ 4 AGOSTO
“IN NOME DEL PADRE”
di e con MARIO PERROTTA
consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati
produzione Permàr, Teatro Stabile di Bolzano
collaborazione alla regia Paola Roscioli
aiuto regia Donatella Allegro
costumi Sabrina Beretta
musiche Giuseppe Bonomo, Mario Perrotta
progetto grafico Fabio Gamberini
organizzazione Permàr
in collaborazione con DUEL
Premio Ubu 2019 – Secondo classificato nella categoria Miglior nuovo testo o scrittura drammaturgica
Interamente scritto e diretto da Perrotta, In nome del padre nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati, che alle relazioni familiari ha dedicato gran parte del suo lavoro.
Un padre. Uno e trino. Niente di trascendentale: nel corpo di un solo attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al “mestiere più difficile del mondo”. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli.
BIOGRAFIA
Autore, attore e regista teatrale, Mario Perrotta è considerato una delle voci più significative del panorama teatrale italiano.? Le sue drammaturgie dal forte impatto civile, da lui stesso dirette e interpretate in Italia, sono tradotte e messe in scena anche all'estero in diverse lingue e in contesti importanti tra i quali il Festival d’Avignone e il New York Solo Festiva Festival (Premio come Migliore drammaturgia straniera nel 2018).
Finalista per dieci volte agli Oscar del teatro italiano, i Premi Ubu, vince nel 2011, 2013, 2015 e 2022 ome interprete, drammaturgo, e regista di progetti articolati con centinaia di artisti coinvolti.?Vince, inoltre, tra gli altri riconoscimenti, il Premio Hystrio nel 2008 e nel 2014 come Migliore spettacolo dell’anno, mentre nel 2015 vince il Premio Nazionale della Critica per il Progetto Ligabue. In nome del padre, della madre, dei figli (2018-2021) è la trilogia teatrale dedicata alle figure chiave delle famiglie millennial, con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. I primi due capitoli hanno debuttato al Piccolo Teatro di Milano: In nome del padre è stato finalista ai Premi Ubu come Miglior nuovo testo e Dei figli ha vinto nella stessa categoria nel 2022.
“OF THE NIGHTINGALE I ENVY THE FARE (DELL’USIGNOLO INVIDIO LA SORTE)”
della compagnia MOTUS
con STEFANIA TANSINI
ideazione e regia Daniela Nicolò e Enrico Casagrande?
?drammaturgia Daniela Nicolò
suono dal vivo Enrico Casagrande
ambienti sonori Demetrio Cecchitelli
direzione tecnica e disegno luci Theo Longuemare
Alla sfera animale, dell’incivile, del selvatico è ricondotto il talento di profetessa di Cassandra. Nell’Orestea il corifeo paragona il suo lamento incomprensibile al canto di un usignolo: dalla risposta della “giovane inascoltata” viene il titolo di questa performance-grido, dove la battaglia di Cassandra è rievocata dal corpo-voce di Stefania Tansini nei momenti che precedono la sua ingiusta uccisione come schiava/adultera e ????/straniera.
BIOGRAFIA
Motus nasce a Rimini nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, producendo sin dalla fondazione spettacoli capaci di raccontare le più aspre contraddizioni del presente. Il lavoro della compagnia, fatto di teatro, performance e installazioni e accompagnato da un’intensa attività di seminari, viene presentato in Europa e in tutto il mondo. Nel 2020 la compagnia è invitata a ricoprire la Direzione Artistica del Santarcangelo Festival in un cinquantenario che, a causa della crisi pandemica, viene intitolato Futuro Fantastico e articolato in tre movimenti: il primo nell’estate del 2020, il secondo – digitale – nell’autunno/inverno dello stesso anno e il terzo nell’estate del 2021. Nel 2021 Motus vince il prestigioso Premio della Critica dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.
SABATO 5 AGOSTO
“GEOGRAFIA BAMBINA” – CADA DIE TEATRO – CASA DEGLI ALFIERI (Universi Sensibili)
di e con Antonio Catalano, Lara Farci, Mauro Mou, Francesca Pani
da un racconto di Antonio Catalano (Emma, lasciati in pace quando cade la neve)
canzoni e musiche di Antonio Catalano, Mauro Mou, Matteo Sanna
luci di Giovanni Schirru
suono di Matteo Sanna
regia di Mauro Mou
Appena sveglia, Emma scese dal grande lettone, si vestì velocemente e si precipitò in cucina, come ogni mattina, per fare colazione prima di andare a scuola. Senza pensarci due volte prese le mani della mamma, la guardò dritta negli occhi e le disse tutto d’un fiato: “Mamma, oggi posso andare a scuola da sola?”
Geografia bambina è lo stupore del mondo attraverso lo sguardo di una bambina di otto primavere, Emma. Un primo studio di una “suite musicale” per corpi fragili, parole sussurrate, incontri misteriosi e silenzi. Lasciandoci guidare dal racconto “Emma, lasciati in pace quando cade la neve” di Antonio Catalano, proveremo a riflettere sul rapporto delle bambine e dei bambini con il loro territorio, sulle piccole conquiste di autonomia, sul loro sviluppo psicofisico e cognitivo, ma soprattutto sul desiderio di scoperta.
“GARÒ – Una storia armena” – PROGETTO PIATTAFORMA DI UNOTEATRO
Con STEFANO PANZERI
Testo e regia GIUSEPPE Di BELLO
Organizzazione MICHELE CIARLA
Produzione ANFITEATRO
Lo spettacolo racconta la storia del giovane Garabed Surmelian, della sua famiglia e della vita a Shevan, un piccolo villaggio di montagna dove tutto scorre ancora con i tempi dettati dalla natura e da riti antichi. Attraverso le parole di un Meddah, un narratore della tradizione, apparirà un affresco appassionato, curioso e rispettoso, che alterna momenti intimi emozionanti e profondi ad altri più leggeri e divertenti per raccontare la nascita, i riti di passaggio, i giochi e le feste, che porteranno gli spettatori ad entrare in contatto con alcuni dei “colori” di questa cultura straordinaria; ma pure con le ansie e le paure, perché sugli armeni di questo villaggio, come su quelli di tutti gli altri villaggi o città, incombe la folle minaccia di una giovane classe dirigente turca portatrice di un'ideologia nazionalista, che sfocerà nella pianificazione e nell'attuazione del più atroce e terribile dei crimini: il genocidio. E quando il racconto volge al termine in senso tragico e tutto sembra ormai perduto, il Meddah toccherà ancora una volta i cuori con un'ultima storia che consentirà a tutti di tornare a sperare e a respirare.
LA COMPAGNIA – BIOGRAFIA
Anfiteatro nasce nel 2004 a opera di Giuseppe Di Bello, regista drammaturgo legato al Teatro Città Murata di Como per circa 20 anni e per il quale ha firmato molti degli spettacoli più
significativi tra i quali: “La guerra dei bottoni”, “L’isola di A.” – “Pezzo di legno/Pinocchio” – “L’antro del Teatro” – “Nozze di Luna” e con Marco Baliani “Prima che il gallo canti” (Premio Istituto del Dramma Italiano 1995). I suoi spettacoli sono stati spesso indicati dall’Ente Teatrale Italiano (attraverso il Premio Stregagatto) tra le migliori produzioni nazionali di Teatro per le Nuove Generazioni. Successivamente con l'ingresso degli attori Naya Dedemailan e Marco Continanza, e Michele Ciarla che cura l'organizzazione, il nucleo base si rafforza intorno a una drammaturgia sempre tesa ad un Teatro poetico e problematico.
“L'AVVELENATRICE”
ideazione e interpretazione MARIA PAIATO
di Éric-Emmanuel Schmitt
luci Cesare Agoni
collane di scena Miranda Greggio
produzione Centro Teatrale Bresciano
Donna diabolica, ormai settantenne, Marie Maurestier gode della fama di assassina per aver avvelenato, nel corso della sua vita, tre mariti benestanti. Di fronte a questa lady nera la giustizia si è dovuta arrendere e la donna vive la sua vita tranquillamente nella piccola comunità di Saint Sorlin en Bugey, ostentando spavalderia. Sarà l’arrivo del giovane Gabriel, il nuovo parroco, a risvegliare la potente energia vivificatrice di Marie che, decisa a possederlo, costruisce un’arditissima trappola, stringendo d’assedio l’incauto prete con la lentezza, la pazienza e la concentrazione di un velenosissimo ragno.
BIOGRAFIA – TEATRO
Nasce a Stienta nel 1961, in provincia di Rovigo, è considerata una delle più sensibili e raffinate interpreti italiane. Studia a Ferrara e all'età di 23 anni si diploma all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico. Paiato ha sicuramente una vocazione per il teatro, prima che per il cinema, e vale la pena di citare alcuni grandi nomi che l'hanno diretta in importanti spettacoli che hanno contribuito a renderla celebre. Fra questi Luca Ronconi, Mauro Bolognini, Giancarlo Sepe, Maurizio Scaparro, Antonio Calende, Nanni Loy, Roberto Guicciardini, Giampiero Cicciò, Valerio Binasco. Le pièces nelle quali si è calata solo dal titolo dicono tanto: Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, Le Troiane di Euripide, Un cuore semplice ispirato al romanzo di Gustave Flaubert, L'intervista di Natalia Ginzburg e altre. Inoltre nel 2005 la Paiato è regista di Non ho imparato nulla, tratto da Scottature, di Dolores Prato.
DOMENICA 6 AGOSTO
“ATLANTIDE”con FABIO GALANTI, SILVESTRO ZICCARDI
di Bruno Cappagli, Fabio Galanti, Mauro Mou, Silvestro Ziccardi
co-produzione Cada Die Teatro – La Baracca Testoni Ragazzi
regia di Bruno Cappagli, Mauro Mou
luci Andrea Aristidi
scene e costumi Tania Eick, Fabio Galanti, Silvestro Ziccardi
sonorizzazione e musiche originali Matteo Sanna
illustrazioni Valeria Valenza
organizzazione Tatiana Floris, Elisa Semprini
Si narra che Atlantide fosse una terra meravigliosa, dove regnava la giustizia e il bene. Atlantide era bellezza, terra verdeggiante e città dalle architetture accoglienti e lucenti. Ora dov’è? L’hai mai cercata? Come la immagini? In modo inaspettato e sorprendente, due strani omini, accomunati da un simile destino, cominciano un viaggio. Si perderanno e si ritroveranno in un continuo rovesciamento della realtà, seguendo le luci delle stelle, ascoltando il suono della loro voce, tra una lacrima e un sorriso, tra il fare e il non fare, oltre il silenzio raggiungeranno la mitica Atlantide. E ora che conoscono la strada, basterà socchiudere gli occhi, o guardare il soffitto prima di andare a dormire, per incontrarsi ancora nella terra sommersa.
“GUFO ROSMARINO NEL MONDO DI AMARILLA” – La pianta che ama, che piange e che strilla
CADA DIE TEATRO
di e con GIANCARLO BIFFI
luci EMILIANO BIFFI
suono MATTEO SANNA
realizzazione piantina MARILENA PITTIU e MARIO MADEDDU
edizioni SEGNAVIA – illustrazioni di VALERIA VALENZA
“Non c’è più tempo!” strillò sconsolata Amarilla: “Senza nuovi alberi per il bosco sarà la fine!”
Rimasta sola senza più sorelle, Amarilla, piantina dai rametti gracili e poche foglie, era tanto arrabbiata e un poco triste. I Passerotti Macchillotti avevano combinato un bel guaio e il signor Adelmo, si era troppo adirato. Troppo! Il signor Adelmo si era così tanto adirato con i Passerotti Macchillotti che gli avevano mangiato tutte le fragole del suo campo, da cacciarli con botti e scoppi dal bosco. Ma senza i Passerotti Macchilloti le Formiche Mangiafoglie ben presto si sarebbero prese tutte le foglie di Amarilla. Allora che fare? Inasprire il conflitto o rinunciare a qualcosa per il bene di tutti? Occorreva trovare una soluzione e rimettere a posto la situazione. Un nuovo giorno per Gufo Rosmarino. Una nuova avventura lungo i sentieri del crescere. L’incontro con piante parlanti, Passerotti Macchillotti, Formiche Mangiafoglie, nell’acquisita consapevolezza che ogni vita dipende da un’altra vita. Non c’è un prima o un dopo ma un continuo imprevedibile susseguirsi di eventi. È sufficiente modificarne uno affinché tutto cambi.
“GIOBBE – STORIA DI UN UOMO SEMPLICE”
con ROBERTO ANGLISANI
adattamento di Francesco Niccolini
dal romanzo di Jospeh Roth
consulenza letteraria e storica Jacopo Manna
regia di Francesco Niccolini
Spettacolo vincitore dei “Teatri del sacro” 2017
«Più di cento anni fa, in Russia, al confine con la Polonia, in un villaggio così piccolo che non è riportato su nessuna mappa, viveva un maestro. Si chiamava Mendel Singer. Era un uomo insignificante. Era devoto al Signore. Insegnava la Bibbia ai bambini, come prima di lui aveva fatto suo padre. Insegnava con molto passione e poco successo. Uno stupido maestro di stupidi bambini: così pensava di lui sua moglie Deborah».
Così inizia questo racconto, che attraversa trent'anni di vita della famiglia di Mendel Singer, di sua moglie Deborah e dei suoi quattro figli. Roberto Anglisani dà voce a tutti i pensieri dei protagonisti, alle paure, alle speranze e alla disperazione, alle preghiere e alle rivolte. “Giobbe” – romanzo perfetto di Joseph Roth – diventa così un racconto teatrale tragicomico proprio come la vita, dove si ride e si piange, si prega e si balla, si parte, si arriva e si ritorna, si muore in guerra e si rinasce.
BIOGRAFIA
Roberto Anglisani, nato a Taranto nel 1955. Nel 1977 incontra la Comuna Baires . Nel 1980 l’incontro con Raul Manso segna il vero inizio della sua formazione teatrale specifica. Nel 1985 studia e lavora con Dominic De Fazio (Actor’s Studio, N.Y.). Intorno alla metà degli anni 80 incontra Marco Baliani e trova nel linguaggio della narrazione teatrale la possibilità di mettere a frutto le esperienze fatte durante la sua formazione. Anglisani dà vita ad una narrazione teatrale che ricorda il cinema. Le sue parole, i suoi gesti evocano nello spettatore immagini tanto concrete da poter essere paragonate ad un film. È presente in svariate produzioni e collabora con lo stesso Baliani al progetto “Storie”, e con lui è in scena in “Francesco a testa in giù”. Dal 1986 al 2011 ha vinto numerosi premi sia come attore che come regista, tra cui quello di miglior attore con “Piccoli Angeli” e “Giungla” spettacolo vincitore del premio Enriquez come miglior spettacolo di impegno civile per ragazzi nel 2011.
“RIVA LUIGI ’69 ’70 – CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO”CADA DIE TEATRO
di e con ALESSANDRO LAYluci suono Giovanni Schirruprogetto sonoro Matteo Sannascene Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirruorganizzazione Tatiana Floris
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni. Non ricordo molto dello “scudetto”, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite “a figurine” sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare.E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol».
LUNEDÌ 7 AGOSTO
“ALBERI MAESTRI”
composizione nello spazio Michele Losi
drammaturgia Sofia Bolognini, Michele Losi
coreografie Silvia Girardi
costumi e scene Stefania Coretti
suono Luca Maria Baldini, Diego Dioguardi
un progetto di Pleiadi, Campsirago Residenza
in collaborazione con The International Academy for Natural Arts (NL)
“Alberi maestri” è una performance itinerante ed esperienziale alla scoperta del mondo degli alberi e delle piante, principio e metafora della vita stessa. Un cammino d’incontro con il mondo vegetale, con la sua stupefacente esistenza, con la sua complessità, la sua intelligenza e la sua incredibile capacità di analizzare e risolvere situazioni complesse, di agire in rete, di affrontare traumi e aggressioni. Guidato da un performer, il pubblico vivrà un’intensa esperienza sonora, poetica e visiva attraverso un percorso che lo condurrà verso una consapevolezza empatica ed emozionale della straordinaria comunità delle piante e degli alberi, gli esseri viventi più antichi del pianeta che, come grandi giganti, assistono al passaggio delle generazioni, alla precessione degli equinozi, alle ere glaciali, così come al movimento di un piccolo insetto sulla loro corteccia. Un viaggio, collettivo e individuale al tempo stesso, attraverso la soglia in cui si incontrano l’universo umano e quello arboreo.
“IL PASTORELLO E LA CAPRETTA” (esito scenico)Conduzione del laboratorio: Silvestro Ziccardi e Lara Farci
Testo: Salvatore Cambosu, Maria Lai, Silvestro Ziccardi
Suoni e Musiche: Arrogalla
Assistenza tecnica: Emiliano Biffi
In scena i bambini della scuola primaria di Ulassai
Un pastorello aveva una capretta che per lui era tutto. Una mattina la sua piccola amica lo scortò per un sentiero, fino a una grotta che custodiva dei tesori. Una voce invisibile non faceva che ripetergli: “Scegliti l'oggetto che vuoi, scegli pastorello”.
E lui dopo tanto scelse una campanella e l'appese al collo della capretta.
Una semplice fiaba che, per Maria Lai, è metafora dell’arte e del percorso che l’artista deve compiere per rendere profonda la sua opera.
E proprio all'artista di Ulassai, a dieci anni dalla sua scomparsa, vogliamo dedicare questa storia che parla agli adulti e ai bambini di paura e dubbio, di amore e fiducia.
“LA SCELTA DI CESARE”?
Omaggio all’aviatore Cesare Lai
Con Tommaso Massimo Rotella e Patrizia Camatel?Regia Tommaso Massimo Rotella
Tratto dal romanzo “La scelta di un uomo” di Pierangelo Chiolero (AIPSA Edizioni)
Riduzione teatrale di Tommaso Massimo Rotella e Pierangelo Chiolero?
Video Diego Diaz Morales? Una produzione MAGDELEINE G
Il 3 agosto 1933 un aereo militare si schianta sulle montagne della Valle di Susa, presso l’abitato della Borgata Santa Chiara di Giaglione (TO). Il pilota è un giovane sardo di 27 anni, il tenente della Regia Aeronautica Cesare Lai. Si stava avvicinando al grande prato di Prà Plan adibito a pista d’atterraggio, ma sulla radura erbosa inondata dal sole stava giocando un gruppo di bambini. Un istante fatale per decidere, una manovra d’emergenza che salva le vite dei piccoli e che non lascia scampo all’aviatore.
Una scelta d’istinto, che annulla tutte le altre scelte che Cesare avrebbe potuto fare. Cesare partito da Ulassai, nel cuore d’Ogliastra; Cesare convinto antifascista; Cesare innamorato della maestra Aurora. Tutto quel che il giovane era, o sarebbe potuto diventare, si schianta tra quei boschi al confine con la Francia, che tante volte aveva sorvolato in ricognizione, e dove oggi un cippo e una croce ricavata dai rottami del velivolo ricordano sommessamente il suo sacrificio.
Nel 2021 l’amministrazione e la comunità di Giaglione decidono di restaurare il cippo e di onorarlo con una commemorazione cui parteciparono anche il primo cittadino di Ulassai e la famiglia Lai. E così, nel nome del ricordo del tragico ed eroico avvenimento, le due comunità sentono oggi più forte il loro legame d’amicizia.
TOMMASO MASSIMO ROTELLA?
Nato a Gimigliano (CZ) nel 1960, inizia il suo percorso professionale come attore e prosegue nella direzione del teatro di movimento e della danza, ed infine, della regia. Dal 1986 al 1991 fa parte del “Gruppo Danza Contemporanea Bella Hutter/Sutki” diretta da Anna Sagna. Dal 1990 conduce una personale ricerca sul movimento dell’attore che lo porterà a collaborare con il Teatro di Dioniso (Valter Malosti Direttore della scuola del Teatro Stabile di Torino), il Gruppo della Rocca ed il Piccolo Teatro di Milano. Cura la regia e la messinscena di diverse produzioni di prosa e opera lirica. Ha condotto seminari sul teatro classico per il DAMS – Università degli Studi di Torino. Nel 1997 è docente al “corso di perfezionamento per giovani attori” del Teatro di Roma diretto da Luca Ronconi. Conduce, da anni, numerosi laboratori teatrali in Italia.?Dal 2012 è Direttore Artistico insieme a Silvia Gatti, del Teatro Vecchio Mercato di Gassino T.se.
PATRIZIA CAMATEL
Nata a Torino nel 1980, inizia la formazione artistica presso il Teatro delle Dieci con il regista Massimo Scaglione. In seguito comincia a lavorare stabilmente con il Teatro degli Acerbi (dal 2000) e con la Casa degli alfieri (dal 2003) di Asti. Si dedica principalmente al teatro di prosa, al teatro popolare e al teatro per i ragazzi. Il drammaturgo e regista Luciano Nattino la dirige in vari lavori.
Come autrice di testi teatrali si sperimenta nell’ambito del teatro di radice popolare e di memoria e nel teatro per ragazzi. Tra i lavori più recenti di scrittura Siamo fatti di stelle, dedicato a Margherita Hack (2013), Even, dedicato a Etty Hillesum (2016), Soldato Mulo va alla guerra (2017), Guido suonava il violino (2019).
Debutta nel 2014 come regista per il testo di Luciano Nattino Un regalo fuori orario, presentato al Festival Asti Teatro. E’ coautrice e regista del monologo Il testamento dell’ortolano (2020) di Antonio Catalano.?
“LEONARDO E MICHELANGELO” – Il disegno delle cose invisibili
Di e con ROBERTO MERCADINI
Produzione Associazione Sillaba
Leonardo definisce la musica come un modo per disegnare ciò che non è visibile agli occhi: "la figurazione delle cose invisibili", scrive lui.?Ma più in generale, tuttala sua arte è un modo per mostrare ciò che sfugge allo sguardo: gli stati d'animo, l'anatomia interna, certi dettagli minutissimi della natura, certe ombre quasi impercettibili.?L'espressione, poi, risulta particolarmente calzante anche per un altro gigante suo contemporaneo: Michelangelo. Buonarroti non si accontenta mai di rappresentare la realtà per come è. In tutte le sue opere, dalla Pietà Vaticana al Giudizio Universale, lui non rappresenta corpi, ma anime in forma di un corpo.
Mercadini, con questa conferenza-spettacolo, ci conduce in un viaggio talvolta struggente e talvolta esilarante nelle opere di Leonardo e Michelangelo. Due geni rivali nel cuore oscuro del Rinascimento.
MARTEDÌ 8 AGOSTO
“NOI SIAMO IL SUOLO, NOI SIAMO LA TERRA”
Monologo per una cittadinanza Planetaria
Di e con ROBERTO MERCADINI
Sapevate che i pipistrelli, ogni anno, danno un contributo all’economia degli U.S.A. paragonabile al fatturato della Microsoft? E che il deserto del Sahara fertilizza la foresta Amazzonica? Cosa hanno in comune gli astronauti della NASA e gli antichi asceti indù?
Paradossi, personaggi stralunati, storie comiche e spiazzanti. Un monologo in apparenza visionario, ma basato su dati rigorosamente scientifici: per riflettere sul legame strettissimo fra ecologia ed economia, su cosa sia un ecosistema, su come ecosistemi apparentemente lontani interagiscano fra loro.
Perché forse le cose che sembrano più lontane, in realtà, si toccano. E ciò che è più urgente si può dire e capire ridendo. Lo spettacolo è promosso da Banca Popolare Etica
“SHAKESPEARE AND ME” – Ovvero come il bardo mi ha cambiato la vita.
Teatro Boxerdi e con ANDREA PENNACCHI
accompagnamento musicale: Giorgio Gobbo
In un libro molto influente, Harold Bloom affermava che Shakespeare avesse inventato l’essere umano: ecco, non ho gli strumenti per poter confermare questa affermazione. Di sicuro ha aiutato me, e molti altri/e come me, a conoscere meglio l’umanita?, anche la mia. Il corpus shakespeariano e? una mappa delle relazioni umane di pronto utilizzo. “Di pronto utilizzo”, a patto di continuare a lavorarci sopra, come meccanici, come giardinieri, di non considerarlo mai un Testo Sacro immobile e inamovibile, la cui interpretazione va affidata a pochi sacerdoti, ma una matrice vivente, un menabo?, anzi una lente con cui leggere la contemporaneita? che puo? appartenere a tutti. Condivido questa convinzione con molti grandi maestri, ma molto umilmente vorrei raccontarvi come ci sono arrivato; come, in ultima analisi, Shakespeare mi ha cambiato (in meglio) la vita.
MERCOLEDÌ 9 AGOSTO
“MAPPE TATTILI” (esito scenico laboratorio)
Laboratorio teatrale tra boschi e sentieri condotto da Bruno Cappagli, per ragazzi e ragazze viaggianti fra teatro e utopia. Ragazzi e ragazze alla domanda: “ma tu cosa vuoi?” Non hanno altra risposta che quella di volere un mondo futuro possibile per l’essere umano. Una terra su cui continuare a vivere. Ma il problema non è la terra. Il Pianeta ha superato cose molto peggiori di noi: ha superato terremoti, vulcani, tettonica a zolle, deriva dei continenti, venti solari, macchie solari, tempeste magnetiche, inversione magnetica dei poli, centinaia di migliaia di anni di bombardamenti da parte di comete, asteroidi, meteoriti, inondazioni, onde anomale, incendi planetari, erosioni, raggi cosmici, ere glaciali ricorrenti… Il pianeta non va da nessuna parte…NOI SI! Per questo come viaggiatori dei ghiacci, questi ragazzi utilizzeranno mappe tattili per trovare piste possibili, piste teatrali, poetiche, sentieri che tra gli alberi gli farà trovare pensieri, canti, danze che ci racconteranno di visioni possibili, utopie da inseguire per rispondere finalmente a quella annosa domanda: “Ma tu cosa vuoi”.
BRUNO CAPPAGLI
Dal 2017 al gennaio del 2021, è stato il Presidente de La Baracca Società Cooperativa Sociale Onlus, di cui fa parte dal 1986. Come attore, regista e autore ha partecipato alla realizzazione di oltre 80 produzioni de La Baracca.
Nel 2008, con Ginevra Di Marco ed Enzo Avitabile per la parte musicale, ha realizzato con 50 giovani attori Canta Libera Terra. Ha partecipato alle principali co-produzioni de La Baracca, tra cui Il Drago nella fumana con O Giramundo (Brasile), Il duello con ERT-Emilia Romagna Teatri e Sala d’aspetto con i Modena City Ramblers.
Nel 1990 crea Ambasciatore, progetto pro-bono che negli anni ha portato spettacoli e progetti in paesi e situazioni di disagio economico, arrivando nel 2017 alla realizzazione di Maloza, con 20 ragazzi del Centro AMANI per bambini di strada di Lusaka (Zambia) che ha partecipato al Festival The Cradle of Creativity – 19 th ASSITEJ World Congress a Cape Town – Sudafrica.
Conduce, come formatore, laboratori per bambini e giovani e dal 1998 guida il progetto Cantamaggio – esperienze di teatro giovanile.
“ORLANDO Furiosamente Solo Rotolando”
di ENRICO MESSINA ALBERTO NICOLINO
con ENRICO MESSINA
collaborazione alla messa in scena MICAELA SAPIENZA
tratto da “HRUODLANDUS Libera Rotolata Medioevale”
Camicia bianca, una tromba e uno sgabello: è tutto quel che serve per raccontare le vicende dei paladini di Carlo Magno e dei terribili saraceni. Accampamenti, cavalieri, duelli, incantagioni, armature, destrieri… un vortice di battaglie ed inseguimenti il cui motore è sempre la passione, vera o presunta, per una donna, un cavaliere, un ideale. Storie senza tempo di uomini d’ogni tempo, in cui tutto è paradosso, iperbole, esasperazione. Riscoprire il piacere della “fabulazione” e della “fascinazione” della parola, il senso di ascoltare delle storie e di ascoltarle assieme ad altri. Così le parole dei canti e delle ottave di Ariosto prendono nuova vita, un po’ tradite un po’ ri-suonate, e la narrazione avanza tra guizzi di folgorante umorismo e momenti di grande intensità, mescolando origini, tradizioni e dialetti. Nell'appassionante lavoro di scrittura alcuni episodi sono stati ripresi, altri rielaborati, altri completamente inventati com'è nell'essenza stessa dell'arte di raccontare.
ENRICO MESSINA (Armamaxa teatro)
Foggiano dal 1969, è attore e narratore, autore e regista. Anima e fondatore di Armamaxa, dal 2008 è direttore artistico della Residenza teatrale del Teatro Comunale di Ceglie Messapica e dal 2018 direttore artistico, insieme a Daria Paoletta, di ‘Teatro Madre Festival’ ad Ostuni e di ‘Terra Rossa Festival di Narrazione della Valle d’Itria’. Animatore culturale e creatore di connessioni, ha contribuito a ‘provocare’ la nascita di Teatri Abitati, un progetto rivoluzionario che ha profondamente modificato il tessuto connettivo del teatro nella Regione Puglia. Il fuoco del suo lavoro artistico è sempre stato centrato sulla narrazione e su come la narrazione si rapporti al teatro in una costante ricerca di possibile fusione tra la scrittura, il movimento, i linguaggi e gli elementi della messa in scena. Ha avuto la fortuna di viaggiare molto e incontrare compagni di viaggio che nell’accompagnarlo, gli hanno insegnato molto. Negli ultimi anni ha preferito stare ‘fuori’ dal palco e dedicarsi alla regia. Sono nati così Icaro Caduto con Gaetano Colella (2018), Metamorfosi Indistinto Racconto (con Daria Paoletta e Gaetano Colella, oltre a lui in scena, 2019), Armando lettere (R)esistenti con Enrico Vezzelli (2020), Esterina Centovestiti con Daria Paoletta (2021) vincitore dell’EOLO AWARD 2022, e La Felicità di Emma con Rita Pelusio (2022).
“L'UOMO CHE VOLLE ESSERE PERÒN”
INSULAE LAB
dal romanzo di Giovanni Maria Bellu (edizioni Bompiani)
con ALESSANDRO LAY e FRANCESCA PANI
musiche dal vivo di GAVINO MURGIA (sassofoni, launeddas, voce)
regia ed elaborazione drammaturgica GIANCARLO BIFFI
C’è stato un tempo in cui un giornalista, di un’importante testata nazionale, si era messo in testa di raccontare del suo vecchio ma anche di sé e di Arasolè, ma soprattutto di provare a dare una risposta a una enigmatica domanda: veramente Giovanni Piras divenne Juan Domingo Peròn?
Un romanzo straordinario scaturito dalla penna di Giovanni Maria Bellu, uno dei più interessanti e coraggiosi giornalisti italiani, per una storia fantastica, tra Mamoiada, il paese sardo delle maschere e del rito, e l’argentina di Juan Domingo Peròn.
L’universo sonoro di Gavino Murgia, teso tra jazz, improvvisazione, tradizione ed elettronica, è composto da una ricchissima libreria di voci e strumenti tradizionali e contemporanei.
Altrettante voci sono quelle dell’attrice e dell’attore del Cada Die Teatro, dirette da Giancarlo biffi, che riduce ed elabora il testo per offrire una fotografia di una storia tesa tra realtà e immaginazione.
“LA SOLITA ZUPPA”
di Luciani Bianciardi
a cura di Riccardo Rombi
di e con Maria Cassi e Leonardo Brizzi
Produzione Catalyst
Uno spettacolo dai testi di Luciano Bianciardi, scrittore dall'ironia sempre pungente e lo sguardo lucido sul mondo e sul futuro. Il titolo è tratto dalla raccolta di racconti" La solita zuppa e altre storie", racconto incriminato che negli anni Sessanta, quando uscì il libro, fu motivo di processo. Protagonista della novella una Milano dove il tabù non è il sesso, bensì il cibo.
Tra i racconti "Quello strano viaggio (storia quasi metafisica)": un sogno, la speranza di un sogno, il desiderio intimo di aver sognato. E così ricordiamo.
Ricordare Bianciardi con un sogno che ne contiene altri, flash che come in un viaggio onirico emergono da una nebbia esistenziale, vivida, lasciando allo spettatore, come a volte accade dopo il risveglio, per un breve attimo, il dubbio che l’esperienza vissuta sia stata reale e meno.
Maria Cassi e Leonardo Brizzi, con la loro straordinaria capacità di leggere l’umano in chiave surreale, ci guidano in questo sogno, che come un treno è fatto di vagoni, divisi in scompartimenti, che contengono posti nei quali, più o meno consapevolmente, siamo seduti.
Un viaggio musicale e intimo, fra celebri canzoni degli Anni Sessanta e pagine ironiche e graffianti dello scrittore de La vita agra.