
(AGENPARL) – gio 27 aprile 2023 Rapporto Civico 5.0: Vivere in classe A
Italia in forte ritardo nella riqualificazione edilizia e nel centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030
Gran parte degli edifici sono ancora troppo energivori e climalteranti
Legambiente presenta la sua road-map per accelerare la transizione energetica del settore edilizio,
aiutare ambiente e famiglie e far in modo che l’Italia arrivi preparata in vista della Direttiva Case Green per riqualificare almeno il 7,2% del patrimonio abitativo, ossia più del doppio
di quanto è stato fatto tra alti e bassi con il superbonus
Serve una riforma in tema di politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio
stabile e duratura nel tempo con un nuovo sistema incentivante, il ripristino della cessione del credito e altri strumenti paralleli, interventi volti al costo della misura
L’Italia è in forte ritardo sul fronte della riqualificazione edilizia. Parliamo di interventi per migliorare un patrimonio edilizio importante, ma troppo vecchio, energivoro, e climalterante. Ad oggi, secondo le ultime stime disponibili, su oltre 12 milioni di patrimonio abitativo ne è stato riqualificato, attraverso il superbonus, solo il 3,1%. Una percentuale bassissima che da qui ai prossimi anni dovrà crescere anche in vista degli impegni che l’Europa potrebbe chiedere con la Direttiva Case Green e che per l’Italia significherebbe intervenire in una prima fase, al 2030, su almeno 6,1 milioni di edifici residenziali. Ovvero perlomeno su 871mila edifici l’anno. Parliamo del 7,2% del patrimonio residenziale. Più del doppio di quanto ha saputo fare il superbonus.
È quanto sottolinea Legambiente che nel suo ultimo Rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A” indica quella che per lei è la road map da mettere in campo per far decollare la transizione energetica del settore edilizio residenziale, aiutare ambiente e famiglie, far in modo che l’Italia arrivi preparata in vista dei prossimi obiettivi europei, centrando anche quelli di decarbonizzazione al 2030 su cui è in forte ritardo. In sintesi, quello che serve al Paese è una vera e propria riforma in tema di politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio stabile e duratura nel tempo – almeno al 2030 e con prospettive al 2035 – che preveda: 1) un nuovo sistema incentivante unico che guardi ai singoli interventi, ma soprattutto alla riqualificazione complessiva degli edifici spingendo soprattutto interventi in classi energetiche elevate; 2) raggiungimento classe D come minima per aver accesso agli incentivi; 3) un nuovo sistema incentivante che guardi alla prestazione energetica ottenuta dall’intervento, al reddito delle famiglie, alla messa in sicurezza sismica, ma anche all’abbattimento delle barriere architettoniche, al recupero delle acque piovane a all’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili; 4) l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante e introduzione del blocco alle installazioni dal 2025; 5) il ripristino della cessione del credito (che potrebbe essere riservata solo agli interventi di efficientamento energetico e a quelli relativi alla messa in sicurezza sismica) e degli strumenti alternativi.
Solo così si potranno da una parte evitare quelle speculazioni che hanno caratterizzato il mercato dell’edilizia nel biennio 2020/2022, e dall’altra parte si potrà accelerare la riqualificazione del patrimonio edilizio. Il settore edile è, infatti, uno dei settori più energivori e climalteranti del Paese, responsabile della maggiore spesa energetica incidendo sul bilancio economico delle famiglie e imprese. Per questo è importante accelerare il processo di decarbonizzazione di questo settore e spingere sempre di più per una riqualificazione edilizia. Inoltre, per Legambiente una riforma di efficienza energetica del settore edilizio come quella tracciata in questa road map permetterebbe di avere un valido strumento per rispondere a quanto ci potrà chiedere l’Europa da qui ai prossimi anni con la Direttiva Case Green, ossia almeno il passaggio in Classe E al 2030 per tutti gli edifici, ad esclusione di quelli tutelati e protetti e in Classe D al 2033, ma anche con la proposta di innalzare il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica del 115%.
“È evidente che all’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficienza energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie. Gli ingredienti ci sono tutti: un grande numero di edifici a disposizione, tecnologie e competenze e una grande disponibilità, non economica, delle famiglie agli interventi. I monitoraggi di Legambiente, attraverso gli Sportelli Energia del progetto Life ClimAction sono la dimostrazione della necessaria strada da percorrere su cui non sono ammessi più ritardi ed errori come quelli che commessi dagli ultimi Governi sul superbonus, che abbiamo più volte criticato indicando quello che a nostro avviso doveva essere migliorato a partire da una modulazione in base al reddito. Con l’ultima decisione del Governo Meloni, ossia lo stop alla cessione del credito e allo sconto fattura, si è stroncato definitivamente l’unica politica di intervento per la riqualificazione edilizia. Ora il Paese ha bisogno di definire al più presto una strategia e un piano di intervento da qui ai prossimi anni e aprire nuovi cantieri nel segno dell’efficientamento energetico, della riqualificazione antisismica e rigenerazione urbana degli edifici. Al tempo stesso deve continuare a fare quello che ha fatto in questi anni con i vari bonus edilizi, ma rimodulandoli e innalzando il livello dei controlli. Tutte queste azioni permetterebbero di arrivare ad un miglioramento della classe di efficienza, di contrastare la povertà energetica permettendo alle famiglie di vivere meglio e spendere meno risparmiando in bolletta, di dare un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non verso il consumo di suolo, e fornire infine un contributo importante alla lotta alla crisi climatica”.
Benefici sull’ambiente: Per fare un esempio secondo l’Osservatorio di Nomisma energia, sul Superbonus, il 2% di riqualificazioni del patrimonio ha ridotto in totale le emissioni di CO2 in atmosfera di 1,42 milioni di tonnellate. Di fatto, il risparmio medio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno. Numeri importanti che andrebbero replicati accelerando il passo della riqualificazione del patrimonio abitativo.