
(AGENPARL) – mer 12 aprile 2023 ANBI:
MOLTO BENE L’EUFORIA PER IL RITORNO DEL TURISMO!
ATTENZIONE PERO’, LA CRISI CLIMATICA LO PREGIUDICA
“E’ proprio nell’euforia per il ritorno del turismo su livelli pre-Covid che è necessario interrogarsi sulle
prospettive di un settore fondamentale per l’economia del Paese, ma il cui futuro sarà fortemente
condizionato dalla crisi climatica”: a richiamare l’attenzione sui recenti dati diffusi dall’IPCC (International
Panel on Climate Change – Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) è il Presidente
dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue
(ANBI), Francesco Vincenzi, che aggiunge: “E’ necessario guardare al futuro con una visione di Paese,
evitando gli errori del passato dove, da decenni, non si investe adeguatamente nella gestione idraulica e,
in particolare, nella prevenzione idrogeologica.”
La regione mediterranea si è riscaldata e continuerà a farlo maggiormente della media globale,
particolarmente in estate, comportando un aumento dell’aridità dei territori per l’effetto combinato della
diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione, così come si sta già registrando su
ampie zone dell’Italia settentrionale; allo stesso tempo in alcune aree le precipitazioni estreme
aumenteranno.
Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla
richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale: nella prospettiva di un aumento
della temperatura globale di 1 grado e mezzo, la scarsità idrica riguarderà il 18% della popolazione, che
salirà al 54%, se l’aumento raggiungerà 2 gradi; analogamente, l’aridità del suolo crescerà con l’aumentare
del riscaldamento globale.
Secondo i dati JRC (Joint Research Centre – Centro Comune di Ricerca), la neve sulle Alpi italiane è stata,
questo inverno, il 30% in meno rispetto al 2022, quando già il deficit sulla media era del 67%; ma mentre
lo scorso anno la carenza di neve era maggiormente evidente nel NordOvest, quest’anno la scarsità di
risorsa colpisce tutto l’arco alpino italiano. A fine Febbraio, la quantità di neve caduta sulle Alpi era
stimabile in 2,9 miliardi di metri cubi, a fronte di una media storica di 8,7 miliardi di metri cubi e dei 4
miliardi di metri cubi, presenti nello stesso periodo del siccitoso 2022.
Inoltre, anche con la riduzione delle emissioni auspicata dagli scienziati, entro fine secolo si perderà
comunque almeno il 70% dei ghiacciai alpini italiani con la prospettiva che, qualora non dovessimo
riuscire a ridurre le emissioni, spariranno tutti.
Di fronte alla crisi climatica, è necessario non solo prendere adeguati provvedimenti, ma anche ripensare
il modello di un turismo, che rischia di risentire pesantemente dell’aumento del caldo; altri rischi sono
legati alla vulnerabilità delle coste, dove insediamenti e comunità sono minacciati dall’innalzamento del
livello del mare (già registrato sulle coste del Mediterraneo ed in futuro aumenteranno i rischi di
inondazioni, erosione e salinizzazione), nonchè dalla precarietà degli ecosistemi terrestri e marini,
minacciati anche da fattori antropici, quali sovrasfruttamento ed inquinamento.
“L’adattamento attuale – conclude il Presidente di ANBI – deve prevedere infrastrutture multifunzionali
che assicurino la disponibilità e la fornitura di risorse idriche per il potabile, l’irriguo, l’energetico,
l’ambiente ed avere l’esempio della gestione della domanda d’acqua, con meccanismi di monitoraggio,
risparmio ed efficienza, come da tempo sta accadendo per il settore agricolo.”
