
(AGENPARL) – gio 23 febbraio 2023 Discorso di apertura della Presidente von der Leyen per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Palermo
Fa fede solo il discorso pronunciato”
Magnifico Rettore, grazie per le Sue gentili parole.
Presidente Mattarella,
Ministra Bernini,
Rappresentanti delle istituzioni siciliane,
Cari professori e professoresse,
Cari studenti e studentesse,
È per me un piacere trovarmi nella bellissima città di Palermo, una delle capitali del Mediterraneo, una delle culle della cultura europea. Ed è un grande onore celebrare con voi l’Università di Palermo e la sua storia lunga più di due secoli.
La giornata in cui ci incontriamo ha un valore speciale per l’Europa. Domani sarà trascorso un anno da quando la Russia ha dato inizio alla brutale invasione dell’Ucraina. Visto dalla Sicilia, potrebbe sembrare un conflitto lontano. Ma non lo è. I giovani ucraini condividono con voi gli stessi desideri, che sono quelli di tutti i giovani europei. Vogliono essere indipendenti e padroni del proprio futuro. Vogliono vivere liberamente in un paese democratico. Vogliono libertà di parola, libertà di pensiero, libertà di circolazione. Questo è il motivo per cui nel 2014 i giovani ucraini sono scesi in strada avvolti nelle bandiere europee. Per tutta risposta, Putin ha invaso per la prima volta il loro paese. È tornato a farlo otto anni dopo, il 24 febbraio 2022. Putin nega all’Ucraina il diritto di esistere. Attaccandola un anno fa, ha attaccato anche i principi di sovranità e integrità territoriale. E ha attaccato i principi della democrazia. Gli autocrati hanno paura proprio di ciò che rende attrattive le nostre democrazie liberali: il nostro successo economico, le nostre libertà civili e la libertà di parola e di opinione. Ecco perché il coraggioso popolo ucraino non sta solo difendendo il proprio paese, ma sta anche combattendo per i nostri valori. Per questo resteremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. Libertà per l’Ucraina.
Signore e signori,
Cari studenti e care studentesse,
Spesso è nell’ora più buia che troviamo la nostra forza interiore. È ciò che sta accadendo nella nostra Unione. Le prove di questi tre anni sono probabilmente le più difficili mai affrontate dall’Europa. Prima la pandemia e le sue ripercussioni economiche, poi la guerra e l’impennata del costo della vita. Ma queste crisi ci hanno insegnato qualcosa. Abbiamo imparato che i destini di noi europei sono intrecciati tra loro. Quando ci siamo procurati i vaccini, abbiamo fatto in modo che fossero distribuiti contemporaneamente in tutta Europa, allo stesso prezzo. Quando abbiamo tracciato il nostro piano di ripresa, ci siamo concentrati soprattutto sulle regioni e sui settori che avevano più bisogno di sostegno. E quando la Russia ha chiuso i rubinetti del gas, rendendo le nostre bollette energetiche molto più costose, abbiamo risposto all’insegna della solidarietà europea, proteggendo le famiglie e le imprese più fragili. È questa l’Europa in cui credo. Un’unione che è sempre al fianco dei suoi cittadini.
Ed è questa idea di Europa che oggi mi porta in Sicilia.
La Sicilia è sempre stata il crocevia del Mediterraneo. Un luogo in cui culture diverse si incontrano e si mescolano. È la terra di grandiosi templi greci e scintillanti mosaici bizantini. È una terra plasmata dai Normanni e dagli Arabi. È la patria di menti brillanti, da Luigi Pirandello a Luca Parmitano. Questo patrimonio unico di cui è ricca la Sicilia ha reso Palermo una capitale europea – della cultura, dell’arte e della scienza. Oggi finalmente capisco le parole del mio compatriota Goethe, che ha scritto: “Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo”.
Ma so che talvolta, nella vostra vita quotidiana, vi sentite lontani dal cuore dell’Europa. Oggi sono qui per dirvi che la Sicilia è al centro dell’Europa. La Sicilia è al centro del progetto europeo. Più che mai. Per citare nuovamente Goethe, “è in Sicilia che si trova la chiave di tutto”. Queste parole sono vere ancor oggi. Perché questa bella isola è assolutamente cruciale per affrontare alcune delle tematiche più importanti del nostro tempo. Prima di tutto la transizione verso l’energia pulita. In secondo luogo, la migrazione. In terzo luogo, la creazione di un’economia al servizio della prossima generazione europea. Cominciamo dalla transizione verso l’energia pulita.
So quanto è importante il clima per la vostra generazione. E avete ragione: niente è più vitale che fermare il riscaldamento globale. Sono quindi felice di constatare che oggi inaugurate l’anno accademico con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Tre anni fa, il primo atto del mio mandato è stato il lancio del Green Deal europeo. Da allora la transizione verso l’energia pulita è diventata sempre più urgente. Quando Putin ha cominciato a preparare l’invasione dell’Ucraina, ha usato la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi per ricattarci. L’impatto è stato avvertito in tutta Europa, anche in Sicilia. Ma siamo riusciti ad affrancarci da quella dipendenza e da quel ricatto. Abbiamo sostituito il gas russo con forniture affidabili. Abbiamo investito fortemente nelle energie rinnovabili. L’Italia ha ridotto di due terzi le importazioni di gas russo, in tempi record. Oggi i prezzi del gas sono inferiori a quelli precedenti all’inizio della guerra russa. Ma il nostro lavoro non termina qui. Adesso urge accelerare la transizione verso energie rinnovabili prodotte internamente. E la Sicilia può diventare una potenza dell’energia pulita per l’Europa. Non solo quest’isola ha sole e vento in abbondanza: ha anche una solida base industriale nel settore delle tecnologie pulite. All’inizio di questo mese, proprio qui in Sicilia è iniziata la costruzione della più grande gigafactory solare europea, che produrrà una nuova generazione di pannelli solari. Il nostro piano europeo per la ripresa, NextGenerationEU, contribuisce a finanziarla. Perché sappiamo che l’energia pulita è il futuro. E questo futuro si realizza qui, in Sicilia.
La Sicilia è cruciale per la transizione energetica anche per un altro motivo. A poche miglia dalle vostre coste c’è quello che potrebbe diventare un altro gigante dell’energia pulita: l’Africa. Un continente con un potenziale immenso in termini di solare ed eolico, ma anche di idrogeno verde. L’Europa deve guardare alla sponda meridionale del Mediterraneo e la Sicilia rappresenta un ponte naturale. Dall’inizio della guerra l’Italia ha compiuto sforzi ammirevoli insieme ai partner africani per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Anche l’Unione sta instaurando nuovi collegamenti con l’Africa attraverso il piano d’investimenti della strategia “Global Gateway”, finanziando ad esempio un nuovo elettrodotto sottomarino fra Sicilia e Tunisia. È arrivato il momento di un nuovo “pivot” strategico dell’Europa verso il Mediterraneo.
[]La seconda questione che desidero affrontare è quella della migrazione. Oggi la Sicilia è terra sia di immigrazione che di emigrazione. Da un lato accogliete da anni innumerevoli persone che sbarcano sulle vostre coste; dall’altro, tanti giovani come voi hanno scelto di partire per inseguire le loro aspirazioni altrove. In fondo è questo che spinge a migrare: cercare un’opportunità, seguire un sogno. Troppo spesso, per chi cade nelle mani di passatori e trafficanti, quel sogno si trasforma in un incubo. Non è così che dovrebbero andare le cose. Prendiamo ad esempio i corridoi umanitari creati proprio qui, in Sicilia, da associazioni religiose e comunità locali. Un’alternativa sicura per coloro che fuggono dalla guerra, un modello che l’Unione europea può sostenere. Qualsiasi nostro intervento dovrebbe muovere da un assunto di base: la migrazione si può gestire. Dobbiamo creare percorsi sicuri affinché chi ha diritto alla protezione possa raggiungere l’Europa. Dobbiamo combattere passatori e trafficanti. Dobbiamo dialogare con i paesi partner, collaborare al rimpatrio di chi non ha diritto di restare e mettere fine a questa tragica perdita di vite umane. E dobbiamo cooperare a livello europeo. L’Europa deve estendere la propria solidarietà a tutti gli Stati membri e alle comunità locali.
E gli Stati membri dovrebbero agire di concerto per affrontare una sfida che ci riguarda tutti. È proprio in questo spirito che abbiamo proposto il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo. In occasione della riunione tenutasi questo mese i leader europei hanno preso atto di una semplice verità: la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea. Ognuno di noi deve fare la propria parte e dobbiamo sostenerci a vicenda. Ora che abbiamo un piano, lo dobbiamo attuare insieme. Una soluzione europea è possibile e mi impegnerò al massimo per raggiungere l’obiettivo: un sistema europeo che serva al meglio la Sicilia e tutta l’Europa.