
(AGENPARL) – mar 07 febbraio 2023 Approvata all’unanimità mozione di Fora (Patto civico)
(Acs) Perugia, 31 gennaio 2023 – L’Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato
all’unanimità la mozione promossa dal consigliere Andrea Fora (Patto
civico) che impegna la Giunta regionale a “sostenere il progetto ‘Museo
in Orvieto dei tesori nascosti’ nell’ambito della programmazione di
propria competenza,quindi delle risorse previste dalla programmazione europea
e dal PNRR e a sostenere l’Amministrazione comunale di Orvieto
nell’interlocuzione con il Ministero della Cultura per verificare interesse
e fattibilità della proposta”.
Dopo aver ricordato che “lo scorso 20 dicembre il Consiglio comunale di
Orvieto ha approvato all’unanimità una mozione in merito ad un progetto di
‘Città dell’arte’ per un nuovo rinascimento in nome di Luca
Signorelli”, Fora ha spiegato che “il progetto si fonda sulla
consapevolezza dell’immenso patrimonio artistico conservato nei depositi di
musei, enti e fondazioni, che non è reso fruibile. Un immenso patrimonio, un
tesoro tenuto ‘in riserva’, non accessibile al pubblico in quanto
ritenuto di minor interesse (spesso per ragioni che non c’entrano con il
valore artistico e storico, ad esempio per mancanza di spazi adeguati)
rispetto alle opere che vengono rese fruibili nelle sale adibite alle
esposizioni. La valorizzazione di tale percorso a Orvieto coincide con un
appuntamento molto significativo che cadrà nel 2023: i 500 anni dalla morte
di Luca Signorelli e di Pietro Vannucci. Poter fare di questo appuntamento,
nel quadro di celebrazioni che si annunciano fin da ora come molto
importanti, l’occasione di lancio di un progetto operativo con cui si va
alla realizzazione di una iniziativa come quella prospettata è la
dimostrazione che anche le celebrazioni non si fermano all’immediatezza e
entrano nella logica che Fernand Braudel avrebbe chiamato della lunga durata
e che per le grandi operazioni culturali è certamente la logica giusta.
L’idea è portare alla luce questo immenso patrimonio, ‘mostrare i tesori
segreti’. Si può fare nella forma di un’impresa con più soggetti
protagonisti che si consorziano e organizzano cicli semestrali/annuali di
mostre con i materiali custoditi nei loro depositi. Si tratterebbe dunque non
di un museo di natura, forma e gestione tradizionali, ma di una vera e
propria impresa culturale del tutto nuova, della quale la parte espositiva,
che è mobile e ciclica (nel senso che proviene e ritorna ai musei, a meno
che essi non decidano altrimenti), è l’occasione intorno alla quale ruota
poi tutta un’altra serie di attività. Un’impresa dunque,
un’organizzazione e una conduzione aziendale, una logica produttiva. Le
condizioni di base perché l’idea possa assumere la forma di progetto sono
innanzitutto tre: la disponibilità iniziale di almeno tre grandi musei
nazionali in modo da assicurare un primo ciclo triennale di esposizioni; la
disponibilità di ambienti idonei in una città che per le sue
caratteristiche sia attrattiva, attrezzata allo scopo e in posizione
logistica favorevole; l’assunzione del progetto da parte del Governo come
operazione di valorizzazione dell’arte italiana nel mondo, veicolo di
bellezza, scoperta del variegato patrimonio diffuso nei territori, strumento
di crescita culturale e di promozione turistica. Orvieto appare come la
città naturalmente vocata ad ospitare un progetto con queste caratteristiche
e capace di svolgere le funzioni indicate. Anzitutto per storia e caratteri
distintivi della città, ma anche per la presenza di un patrimonio di edifici
dismessi di grande pregio e capienza e potenzialmente idonei allo scopo
seguendo una logica di progetto integrato. C’è anzitutto, come sede
ideale, la ex Caserma Piave, un complesso di notevoli proporzioni, che sorge
su un’area di 42mila 200 mq all’ingresso sud-est della città, con 5
edifici di complessivi 41mila mq di superficie coperta. Una costruzione degli
anni trenta del Novecento e dismessa fin dagli anni novanta, molto più
flessibile di quanto non si creda e su cui esiste già un progetto di massima
per la sua valorizzazione che si tratta di riscoprire e vedere in che modo
possa essere reso utile. Ci sono poi, per un ideale sistema integrato,
edifici dislocati nei diversi quartieri della città, dalla zona Duomo a San
Giovenale e a San Giovanni, da San Francesco a San Paolo, che nel loro
insieme prefigurano un sistema sia direttamente connesso alla funzione
museale sia indirettamente utilizzabile per le funzioni di supporto o
collaterali. In realtà è la città intera che si presta ad ospitare un
progetto così ambizioso e così significativo. Un progetto come questo, che
si pone come parte del grande processo di rilancio e riorganizzazione del
Paese previsto dal PNRR e che per questo coinvolge i diversi livelli
istituzionali (lo Stato, la Regione, il Comune di Orvieto e i Comuni del
territorio), soggetti pubblici e imprese private, non meno che le
organizzazioni sociali, le associazioni e i semplici cittadini, si pone per
la città nei termini di una sfida epocale, nel senso che esige una messa a
verifica dello stato delle cose presenti e delle trasformazioni da operare.
Com’è noto, le sei missioni del PNRR riguardano: digitalizzazione,
innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e
transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile;
istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il progetto MOST Orvieto
è coerente direttamente o indirettamente con tutte e sei le missioni. Il
documento sulle opportunità offerte dal PNRR per i comuni italiani, opera
del Dipartimento della Funzione Pubblica del Ministero per la Pubblica
Amministrazione, fornisce un quadro completo delle molteplici iniziative di
miglioramento che possono essere intraprese a livello locale sulla base di
una visione generale”.
L’assessore Paola Agabiti lo ha definito un “progetto molto ambizioso sia
per l’importanza culturale dell’iniziativa e del luogo che per il fatto
che permette il coinvolgimento di scuole di restauro e di altre istituzioni.
Giusta la finalità di dare una prospettiva diversa e moderna all’ex
caserma Piave, un progetto impegnativo su cui la giunta, pur consapevole
della complessità, non può che stare al fianco del Comune di Orvieto per
verificare, d’intesa con il Ministero della Cultura, quale sia la strategia
giusta che le istituzioni possono mettere in atto”. PG
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/74515
Notiziario Regione Umbria News: http://goo.gl/xvFFdO
Testo Allegato:
CONFERITO IL BAIOCCO D’ORO A VITTORIO BIANCHINI. IL SINDACO ROMIZI E L’ASSESSORE BERTINELLI: “PREMIATO LO STRAORDINARIO IMPEGNO NELLA PROMOZIONE DELLA CULTURA DEL MARE E DELLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE” Nel 2021 il capoluogo umbro ospitava la quinta edizione del Premio Atlantide, che dal 2016 ha dato riconoscimenti a personalità di primissimo piano nella diffusione e promozione di attività di salvaguardia del mare e dell’ambiente appartenenti al mondo della subacquea, dell’archeologia, della biologia, della medicina e dell’aerospazio. Oggi il Comune di Perugia ha conferito il Baiocco d’oro proprio al perugino che ha istituito quel prestigioso premio: Vittorio Bianchini, studioso dei sistemi di respirazione per l’uomo in ambiente estremo. Nella sala Rossa di Palazzo dei Priori, a consegnare il riconoscimento sono stati il sindaco Andrea Romizi e l’assessore Cristina Bertinelli. “Ricordiamo con piacere la sala dei Notari gremita di appassionati del mare e dell’ambiente in occasione del Premio Atlantide, per la prima volta ospitato dalla nostra città – hanno detto il sindaco e l’assessore a nome dell’intera amministrazione comunale -. In quella circostanza, Perugia ha accolto i massimi esponenti, di fama anche internazionale, di settori a volte poco conosciuti ma meritevoli di essere scoperti. A Vittorio Bianchini dobbiamo dire grazie per aver tenuto alto il nome di Perugia e del nostro Paese. Lo ha fatto coltivando con impegno le sue passioni e dimostrando il suo valore in ambiti altamente specialistici. Bianchini ha dato e continua a dare un grande contributo alla diffusione della cultura del mare e alla sperimentazione di tecniche innovative che hanno contribuito allo sviluppo e alla sicurezza delle immersioni marine. Rappresenta – concludono Romizi e Bertinelli – anche un esempio per i giovani: tutta la sua vita, ricca di esperienze affascinanti e avventurose, dimostra che lanciandosi incontro ai sogni si possono ottenere grandi risultati”. Bianchini ha rievocato gli esordi della sua grande passione: “I primi rudimenti della subacquea li ho appresi proprio qui a Perugia, anche se non abbiamo il mare, quando a 21 anni sono venuto a contatto con un’associazione pioneristica”. Numerosi sono stati i momenti in cui ha avuto l’impressione che gli sforzi fatti per approfondire e divulgare la cultura del mare fossero ripagati, come quando sulle prime pagine di un quotidiano nazionale fu pubblicata una ricerca, condotta nel 2008, sulle aree marine protette del Paese. Ma Bianchini ha anche testimoniato la gioia di mettere le proprie conoscenze al servizio di chi è meno fortunato, come accaduto in occasione della collaborazione avviata con l’istituto Serafico di Assisi per consentire a ragazzi con gravi disabilità di muoversi autonomamente in acqua. Ad accompagnarlo c’erano numerosi amici, tra cui Francesco Pinelli, suo primo istruttore, e Vincenzo Valdina, subacqueo perugino e collaboratore del Premio Atlantide. “Siamo felici che Vittorio, così legato a Perugia e diventato personaggio di livello internazionale, riceva finalmente la giusta attenzione dalla sua città attraverso un riconoscimento civico”, ha notato Pinelli. CENNI BIOGRAFICI – Vittorio Bianchini, 63 anni, originario di Perugia, sin dalla gioventù si è avvicinato a quella che diventerà la sua principale professione e passione: l’esplorazione dei fondali marini, nella quale matura un’esperienza trentennale. Verso la fine degli anni ’80 lascia l’impresa di famiglia, per “vivere in full immersion” l’ambiente marino e l’ecosistema mediterraneo. Dopo aver acquisito l’abilitazione come istruttore subacqueo a Perugia, muove i primi passi professionali come responsabile e fondatore di un diving center all’Isola del Giglio e contestualmente avvia studi e sperimentazioni, spesso su sé stesso, di nuove tecniche e miscele di gas di ventilazione polmonare per l’immersione ed escursionismo in ambienti estremi con l’obiettivo di rendere l’attività di ricerca, documentazione e esplorazione più agevole e sicura. La sua passione per la scoperta dell’habitat marino lo porta anche ad essere molto attivo nella formazione e addestramento dei sub e a sviluppare nuovi percorsi didattici a beneficio di principianti e campioni, di esploratori dilettanti e di scienziati. E’ per questo che tra le righe del curriculum di Vittorio Bianchini si trova sia una ventennale attività di consulenza presso l’ESA (European Space Agency), dove ha dato un significativo contributo alla ricerca applicata nello spazio, sia un’intensa attività dedicata alla didattica e all’avviamento alla pratica subacquea di appassionati di tutte le età e condizioni. Negli anni Novanta diventa responsabile in Italia della WASE, agenzia didattica istituita con la SECTOR Spa, e oggi da lui controllata. Contestualmente, nel 1992, avvia un’attività di ricerca tecnologica per conto di OCEANIC UK per lo studio di apparecchi respiratori a circuito chiuso. Successivamente il progetto viene acquistato dalla Undersea Tecnology Ltd, un’azienda specializzata in attrezzature d’immersione del Texas, che chiede a Bianchini di proseguire il rapporto di collaborazione già in essere per lo sviluppo e la messa a punto di un innovativo prototipo di sistema di respirazione assistita. Nel 1996 insieme al direttore dell’ESA, Franco Rossitto, organizza presso l’Isola del Giglio un corso di 20 giorni dedicato a cadetti astronauti, tra cui l’italiano Paolo Nespoli, per l’uso di miscele respiratorie “nitrox” e di macchine “re-breather”.Negli anni 2000 collabora con l’Istituto Serafico di Assisi per dare la possibilità ad alcuni ragazzi pluriminorati di vivere l’esperienza di muoversi autonomamente in acqua, aiutandoli a respirare sott’acqua con caschi speciali progettati appositamente con il contributo tecnico dello stesso Bianchini.Nel 2016 istituisce il Premio Atlantide che oggi, dopo le prime sei edizioni, rappresenta un appuntamento annuale di riferimento per chi ama, vuole tutelare e vivere da vicino il biosistema marino e più in generale le biodiversità terrestri. Nel giugno 2022, al fine di dare una dimensione giuridica riconosciuta a livello istituzionale e diffusione alle attività di promozione della cultura e rispetto per l’ambiente, istituisce la Fondazione Premio Atlantide, un Ente del terzo settore con sede a Perugia e iscritto al Registro Nazionale.LA MOTIVAZIONE DEL BAIOCCO D’ORO – “L’esperienza e la testimonianza professionale di Vittorio Bianchini – si legge nella motivazione del conferimento del Baiocco d’oro – sono un esempio tangibile di dedizione alla salvaguardia dell’ambiente, nonché la piena evidenza di come la profonda passione per l’universo marino può essere coltivata anche da persone nate e formatesi in una terra non bagnata dal mare e lontana dalle coste. Con la sua carriera professionale e quindi con l’istituzione del Premio Atlantide, Bianchini ha realizzato obiettivi sociali e ambientali di notevole rilievo”. In particolare, “ha portato la conoscenza e la cultura del mare più vicina alle fasce sociali meno abbienti con molta attenzione al mondo dei giovani; ha contribuito a diffondere direttamente o mediante la testimonianza dei personaggi benemeriti la salvaguardia del mare e dell’ambiente naturale; ha contribuito direttamente sia in fase di ideazione che di sperimentazione alla messa a punto di nuove tecniche di immersione e esplorazione con notevoli benefici a livello di ricerca che di fisiologia umana; ha contribuito allo sviluppo e diffusione di protocolli di sicurezza per chi opera in ambienti estremi a livello di immersione e/o altitudine atmosferica”. Vittorio Bianchini, perugino doc, “prima di tutto rappresenta un esempio, un’ispirazione di come da Perugia si possano perseguire tutte le passioni senza limiti e impedimenti, ma in particolare un cittadino che, quanto a risultati agonistico-professionali, impegno sociale e notorietà, contribuisce con energia, passione, sostegno economico alla diffusione della salvaguardia dell’ambiente terrestre e alla diffusione di tecniche di mantenimento e ripopolamento dell’ecosistema. Un perugino – si legge ancora nelle motivazioni – che nell’ambito del suo excursus professionale ha onorato e ancora esalta, su scala nazionale e internazionale, la natura green e l’etica di protezione ambientale che da sempre ispirano la città di Perugia, la regione Umbria e che da sempre hanno caratterizzato le gesta e il pensiero religioso quanto mai attuale e condivisibile dei santi Francesco d’Assisi e Benedetto da Norcia”. **Foto in allegato**