
(AGENPARL) – ven 27 gennaio 2023 Brescia, venerdì 27 gennaio 2023
COMUNICATO STAMPA
Don Juan
In uno spazio scenico labirintico,
16 danzatori danno vita a una rilettura psicoanalitica del mito del grande seduttore.
Per la Stagione 2022-2023 del
Centro Teatrale Bresciano, va in scena il lavoro firmato dal coreografo internazionale Johan Inger, una produzione Fondazione Nazionale della danza/Aterballetto e CTB
Al Teatro Sociale di Brescia, il 31 gennaio, 1 e 2 febbraio
In allegato il Comunicato stampa, a questo [LINK](https://we.tl/t-weSx3Zzlum) le fotografie di scena (il credito fotografico è specificato nel nome del file) e i materiali di comunicazione
“L’eterno seduttore ma anche l’incarnazione della gioia di vivere, la sensualità che lotta contro la morte, ma anche l’angoscia che in lui diventa energia”.
Con queste parole il coreografo internazionale Johan Inger descrive il personaggio di Don Giovanni, oggetto di profonda ricerca che ha generato il lavoro Don Juan, prossimo titolo in cartellone per la Stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano Questo cuore umano.
Paradigma antico e contemporaneo, il Don Giovanni continua a ispirare la riflessione e la ricerca, con la sua capacità di offrire sfumature e interpretazioni sempre nuove. Ed è la danza, in questo nuovo progetto, a rivelare una emozionante lettura del mito, immaginato dal coreografo Johan Inger in uno spazio scenico labirintico, in cui i sedici danzatori si alternano in ruoli solistici e di gruppo, come in un Kammerspiel.
Lo spettacolo vede la coreografia di Johan Inger, la musica originale di Marc Álvarez orchestrata con la direzione di Manuel Busto con l’Orquesta de Extremadura, il dramaturg è Gregor Acuña-Pohl; le scene sono di Curt Allen Wilmer (Asociación de Artistas Plásticos Escénicos de España) con Estudiodedos, i costumi di Bregje Van Balen, le luci di Fabiana Piccioli, il direttore dell’allestimento è Carlo Cerri, l’assistente alla coreografia è Yvan Dubreuil.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20) il 31 gennaio e l’1 e 2 febbraio 2023 alle ore 20.30. Una produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in coproduzione con Centro Teatrale Bresciano, Ravenna Festival, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/ Festival Aperto, Fondazione Teatro Regio di Parma, Associazione Sferisterio Macerata, Festspielhaus St. Poelten, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Cariverona – Circuito VivoTeatro (Teatro Ristori di Verona, Teatro Comunale di Belluno, Teatro Salieri di Legnago, Teatro Comunale di Vicenza, Teatro delle Muse di Ancona).
“Il mio Don Juan porta con sé un trauma che lo ha plasmato nel suo discutibile comportamento – continua Inger –. Non è in grado (…segue nel Comunicato stampa).
Con preghiera di pubblicazione, cordialmente
Veronica Verzeletti
Véronica Verzeletti
Testo Allegato:
-485978-63525400Brescia, venerdì 27 gennaio 2023COMUNICATO STAMPADon JuanIn uno spazio scenico labirintico, 16 danzatori danno vita a una rilettura psicoanalitica del mito del grande seduttore.Per la Stagione 2022-2023 del Centro Teatrale Bresciano, va in scena il lavoro firmato dal coreografo internazionale Johan Inger, una produzione Fondazione Nazionale della danza/Aterballetto e CTBAl Teatro Sociale di Brescia, il 31 gennaio, l’1 e il 2 febbraio“L’eterno seduttore ma anche l’incarnazione della gioia di vivere, la sensualità che lotta contro la morte, ma anche l’angoscia che in lui diventa energia”. Con queste parole il coreografo internazionale Johan Inger descrive il personaggio di Don Giovanni, oggetto di profonda ricerca che ha generato il lavoro Don Juan, prossimo titolo in cartellone per la Stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano Questo cuore umano. Paradigma antico e contemporaneo, il Don Giovanni continua a ispirare la riflessione e la ricerca, con la sua capacità di offrire sfumature e interpretazioni sempre nuove. Ed è la danza, in questo nuovo progetto, a rivelare una emozionante lettura del mito, immaginato dal coreografo Johan Inger in uno spazio scenico labirintico, in cui i sedici danzatori si alternano in ruoli solistici e di gruppo, come in un Kammerspiel.Lo spettacolo vede la coreografia di Johan Inger, la musica originale di Marc Álvarez orchestrata con la direzione di Manuel Busto con l’Orquesta de Extremadura, il dramaturg è Gregor Acuña-Pohl; le scene sono di Curt Allen Wilmer (Asociación de Artistas Plásticos Escénicos de España) con Estudiodedos, i costumi di Bregje Van Balen, le luci di Fabiana Piccioli, il direttore dell’allestimento è Carlo Cerri, l’assistente alla coreografia è Yvan Dubreuil.Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20) il 31 gennaio e l’1 e 2 febbraio 2023 alle ore 20.30. Una produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in coproduzione con Centro Teatrale Bresciano, Ravenna Festival, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/ Festival Aperto, Fondazione Teatro Regio di Parma, Associazione Sferisterio Macerata, Festspielhaus St. Poelten, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Cariverona – Circuito VivoTeatro (Teatro Ristori di Verona, Teatro Comunale di Belluno, Teatro Salieri di Legnago, Teatro Comunale di Vicenza, Teatro delle Muse di Ancona).“Il mio Don Juan porta con sé un trauma che lo ha plasmato nel suo discutibile comportamento – continua Inger –. Non è in grado di impegnarsi e può trovare soddisfazione solo nel qui e ora”.In questo lavoro, già insignito del prestigioso Premio Danza&Danza 2020, Inger si confronta con oltre venticinque fonti, da Tirso de Molina a Molière, passando per Bertold Brecht e l’opera teatrale di Suzanne Lilar. Una drammaturgia – firmata da Gregor Acuña-Pohl – che si muove nell’alveo del balletto drammatico, portando in scena tutti i personaggi della storia originale, e che affida all’interpretazione di Leporello e del Commendatore l’innovazione principale della rilettura. Il primo, infatti, abbandona gli abiti di servitore per farsi rappresentazione dell’aspetto virtuoso e puro della personalità di Don Giovanni; il secondo, invece, è sostituito dall’introduzione del personaggio della madre.Attraverso una lettura innovativa psicoanalitica e freudiana, Inger e Acuña-Pohl riscrivono la relazione tra il protagonista e il Commendatore, raccontandoci di un Don Giovanni che vive il suo presente come vittima del grande trauma dell’abbandono materno. È, infatti, la figura della madre a incombere sul protagonista, condizionandone il carattere e le azioni, e svelandosi come unico vero giudice sulla sua condotta: in ogni incontro con l’altro il Don Giovanni cerca la figura materna e tenta, attraverso l’ossessiva collezione di grembi femminili, di colmarne il vuoto.Un meccanismo psicologico che determina l’impossibilità a impegnarsi in una qualsiasi relazione o situazione e che ribalta completamente la funzione di Don Giovanni, rappresentandolo, in definitiva, come vittima delle donne.Lo spettacolo è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Gruppo BCC Agrobresciano, Fondazione ASM, Fondazione della Comunità Bresciana Onlus e Intesa Sanpaolo.___________________________________________________▪ Ufficio stampa | Centro Teatrale Bresciano ▪Veronica Verzelettistampa@centroteatralebresciano.it m. 339 7940223 | t. 030 2928629Piazza della Loggia, 6 – Bresciawww.centroteatralebresciano.it23096212916800-71882017663400Don Juancreazione a serata intera per 16 danzatoricoreografia Johan Ingermusica originale Marc Álvarezorchestrata con la direzione di Manuel Bustocon l’Orquesta de Extremaduradramaturg Gregor Acuña-Pohlscene Curt Allen Wilmer (Asociación de Artistas Plásticos Escénicos de España)con Estudiodedoscostumi Bregje Van Balenluci Fabiana Picciolidirettore dell’allestimento Carlo Cerriassistente alla coreografia Yvan Dubreuilproduzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballettoin coproduzione con Centro Teatrale Bresciano, Ravenna Festival, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/ Festival Aperto, Fondazione Teatro Regio di Parma, Associazione Sferisterio Macerata, Festspielhaus St. Poelten, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Cariverona – Circuito VivoTeatro (Teatro Ristori di Verona, Teatro Comunale di Belluno, Teatro Salieri di Legnago, Teatro Comunale di Vicenza, Teatro delle Muse di Ancona)===prima assoluta 9 ottobre 2020, Ferrara – Teatro Comunale Claudio AbbadoLe maschere dei danzatori sono state realizzate artigianalmente da Bam!Bam!Teatro Roberto Maria Macchi (Verona).Lo spettacolo è risultato vincitore del Premio Danza&Danza come migliore produzione dell’anno 2020.Brescia, Teatro Sociale – distribuzione dei ruoli:Don Juan Saul Daniele Ardillo (31 gennaio), Hélias Tur-Dorvault (1 febbraio), Leonardo farina (2 febbraio)Madre Federica Lamonaca (31 gennaio-2 febbraio), Ivana Mastroviti (1 febbraio)Leo Matteo Fiorani (31 gennaio), Albert Carol Perdiguer (1-2 febbraio)Elvira Estelle Bovay (31 gennaio), Martina Forioso (1 febbraio), Arianna Kob (2 febbraio)Masetto Giulio Pighini (31 gennaio), Clément Haenen (1-2 febbraio)Zerlina Sandra Salietti Aguilera (31 gennaio), Sara De Greef (1-2 febbraio)Tisbea Martina Forioso (31 gennaio-2 febbraio), Estelle Bovay (1 febbraio)Don Ottavio Giovanni Leone (31 gennaio-2 febbraio), Matteo Fiorani (1 febbraio)Donna Anna Ivana Mastroviti (31 gennaio), Sandra Salietti Aguilera (1-2 febbraio)Ines Arianna Kob (31 gennaio), Arianna Ganassi (1-2 febbraio)Compagnia Aterballetto: Saul Daniele Ardillo, Estelle Bovay, Albert Carol Perdiguer, Sara De Greef, Leonardo Farina, Matteo Fiorani, Martina Forioso, Arianna Ganassi, Clément Haenen, Arianna Kob, Federica Lamonaca, Giovanni Leone, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini, Sandra Salietti Aguilera, Hélias Tur-DorvaultBigliettiInteroplatea27 €I galleria 20 €II galleria18 €III galleria15 €ridotto gruppi*platea25 €I galleria 18 €II galleria16 €III galleria13 €ridotto speciale**platea20 €I galleria 16 €II galleria14 €III galleria11 €Riduzioni* la riduzione gruppi è riservata esclusivamente a Soci Coop, Arci, Touring Club e titolari carta Ikea family. CRAL aziendali, biblioteche e altri enti e associazioni convenzionati con il Centro Teatrale Bresciano possono rivolgersi per informazioni e prenotazioni al numero 030.2928617 o alla e-mail: organizzazione@centroteatralebresciano.it** la riduzione speciale è riservata a giovani fino a 25 anni e ultrasessantacinquenniModalità di acquisto- Biglietteria del Teatro Sociale Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia t. 030 2808600; e-mail biglietteria@centroteatralebresciano.itda martedì a sabato ore 16.00 – 19.00; domenica ore 15.30 – 18.00 solo nei giorni di spettacolo30 minuti prima dell’inizio di ogni spettacolo saranno in vendita esclusivamente i biglietti per la serata stessa.- Punto vendita CTB Piazza della Loggia, 6 – Brescia t. 030 2928609; e-mail biglietteria@centroteatralebresciano.itda martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 (escluso i festivi)- Biglietteria telefonicat. 376 0450269 – da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 (escluso i festivi)t. 376 0450011 – da martedì a sabato ore 16.00 – 19.00; domenica ore 15.30 – 18.00Si informa che agli acquisti effettuati telefonicamente e pagati con carta di credito verrà applicata la maggiorazione pari al 2,5% del costo dell’abbonamento o biglietto.- On-line sul sito http://www.vivaticket.it e in tutti i punti vendita del circuito VIVATICKETNote a cura di Johan IngerL’eterno seduttore ma anche l’incarnazione della gioia di vivere, la sensualità che lotta contro la morte, ma anche l’angoscia che in lui diventa energia. Indagare la figura di Don Giovanni è una grande sfida. Insieme al drammaturgo Gregor Acuña-Pohl ho lavorato sul personaggio consultando ben venticinque fonti d’ispirazione, dunque non solo Molière, Brecht o Tirso de Molina: la creazione coreografica (sulla partitura originale di Marc Álvarez) diventa come una lente d’ingrandimento dei caratteri dei singoli personaggi della storia, da Donna Elvira a Donna Anna, Zerlina e Masetto, per svelare il loro mondo interiore. Emerge immediata la contemporaneità del personaggio di Don Giovanni, un uomo che sembra interpretare la stessa superficialità che caratterizza i nostri giorni. E traspare anche la complessità del dialogo fra generi.Atto unico per sedici danzatori, questo Don Juan si muove in uno spazio scenico (ideato da Curt Allen Wilmer) che è come un labirinto senza indicazioni geografiche o temporali. Avvicinarmi a un personaggio così complicato mi ha spinto a mettere in discussione il comportamento maschile.In verità Don Giovanni non è un “carnefice” anche se, man mano che scivola in più guai, finisce per diventare un assassino. Don Juan è un giocattolo nelle mani delle donne, è una “vittima” che riesce in realtà a dare alle donne che incontra quello che vogliono: a Zerlina l’ultima avventura prima del matrimonio e della vita coniugale, a Tisbea l’illusione che sia lei a condurre il gioco sessuale, a Donna Anna la passionalità e il piacere che il marito Ottavio non sa darle.E a tutti noi offre la possibilità – forse – di riconoscere in lui modi, costumi e vizi anche della nostra società.IL DON JUAN DI JOHAN INGER:“Nulla può arrestare l’impeto dei miei desideri”Di Maria Luisa BuzziInger, domanda scontata, ma punto di partenza imprescindibile: il suo “Don Juan” sarà un lavoro narrativo in senso tradizionale?Sì, sarà un titolo narrativo. Tradizionale? Non vorrei. Quando affronto una creazione narrativa mi sforzo di trovare una mia visione, un motivo, una ragione che giustifichi la voglia di affrontare quel particolare personaggio letterario. Penso e spero che non sarà tradizionale pur nella fedeltà alla storia. Ci sono così tanti Don Giovanni realizzati! Con il mio drammaturgo Gregor Acuña-Pohl siamo arrivati alla consultazione di venticinque diversi testi ispirati al personaggio. Non pochi direi! Prenderemo spunto da diverse versioni e autori.Glielo chiedo perché nel suo ricco repertorio di creazioni realizzate per le principali compagnie del mondo non ci sono molti titoli ‘narrativi’. A memoria, una “Carmen” di successo creata per la Compañia Nacional de Danza di Madrid, poi entrata nel repertorio al Balletto dell’Opera di Dresda, un “Peer Gynt” per il Balletto di Basilea e un “Petrushka” creato per Les Ballets de Monte-Carlo. Cosa l’ha spinta verso la figura di Don Giovanni? È vero, non ho realizzato molti titoli narrativi fino ad ora… Ho scelto di indagare la figura di Don Giovanni perché penso sia una grande sfida confrontarsi con un mito, e forse lo è anche di più con Don Giovanni per il suo carattere molto discutibile. Avvicinarmi a un personaggio complicato come Don Giovanni mi spinge a mettere in discussione il comportamento maschile. Penso che sarà intrigante cercare di incontrarlo, non difenderlo ma magari spiegarlo. Quali allora le fonti di riferimento? Io e il drammaturgo (Gregor Acuña-Pohl, ndr.) abbiamo discusso molto. Nei mesi preparatori abbiamo letto le versioni di Bertolt Brecht, di Molière ovviamente, la commedia originale di Tirso de Molina, ma ci siamo rivolti anche ad altro: un’interessante opera teatrale di Suzanne Lilar (‘Le Burlador’, una rivisitazione del mito di Don Giovanni in chiave femminista, ndr.), che ci ha molto stimolato.Mi dica di più: chi è il suo Don Juan? Il mio Don Juan porta con sé un trauma, che lo ha plasmato nel suo discutibile comportamento. Non è in grado di impegnarsi e può trovare soddisfazione solo nel qui e ora. Ha una personalità tendente alla dipendenza. Don Juan riflette sulle sue azioni? È qui che Leo entra in gioco nel nostro concept, si contrappone a Don Juan e attraverso di lui abbiamo cercato di creare uno specchio.Lettura psicanalitica…Il pensiero corre a Ingmar Bergman, alla sua cinematografia psicologica-analitica e anche a Mats Ek, autore per altro di una versione teatrale di “Don Giovanni”. Sente delle affinità con i suoi connazionali?Io sono cresciuto con questi due artisti e loro sono stati una grande fonte d’ispirazione, soprattutto Mats Ek, che considero un padre artistico. Sebbene il nostro Don Juan possa essere letto anche in chiave psicanalitica non ci sono riferimenti alla poetica di Bergman. Riguardo alla pièce di Mats Ek, non ho avuto il piacere di vederla, per cui non saprei. Il nostro protagonista cerca la madre in ogni incontro con l’altro perché lei lo ha lasciato da piccolo. Non sappiamo per quale motivo e in che modo ma siamo certi che l’abbandono abbia determinato nel piccolo Don Juan un grande vuoto interiore e un’immaturità nella sfera emotiva, sentimentale. Per colmare questo vuoto, per far fronte alla separazione dal ventre materno Don Juan ha bisogno di collezionare grembi femminili. C’è una frase nel testo di Molière cardine a questo proposito: “Nulla può arrestare l’impeto dei miei desideri: mi sento un cuore capace d’amare il mondo intero e vorrei, come Alessandro, che ci fossero altri mondi ancora per potervi estendere le mie conquiste amorose”. Il fatto che non riesca a impegnarsi seriamente in alcuna relazione lo rende vuoto e superficiale. È anche spietato il suo Don Juan?In verità non è un ‘carnefice’ anche se, man mano che scivola in più guai, finisce per diventare un assassino. La drammaturgia abbraccia la versione di Suzanne Lilar di cui le accennavo prima: Don Juan è un giocattolo nelle mani delle donne, è una ‘vittima’. Lui riesce a dare alle donne che incontra quello che loro vogliono: a Zerlina l’ultima avventura prima del matrimonio e della vita coniugale; a Tisbea l’illusione che sia lei a condurre il gioco sessuale; a Donna Ana la passionalità e il piacere che il marito Ottavio non sa darle. Don Juan si adatta alle donne…Presentato così, sembra proprio che il suo Don Juan non scenderà all’inferno…Il personaggio potrebbe essere interpretato in senso religioso come nella pièce originale, in cui si parla della dicotomia tra paradiso e inferno e dove Don Giovanni viene condannato per aver ucciso il padre della fidanzata e per aver spezzato tanti cuori, ma per noi non sarà così. La nostra concezione atea del mondo ci porta a trovare il giudice in noi stessi. Così nel nostro Don Juan non vedremo la caduta all’inferno di un peccatore, ma lasceremo aperta l’interpretazione allo spettatore. Forse Don Juan finalmente, troppo tardi, prende coscienza dei suoi crimini e si arrende voracemente al suo destino fatto di vizi e fantasmi del passato? O è solo vittima di qualcosa di più grande di lui? Non voglio rivelarlo. Ma posso dire che nella mia versione Don Juan ha diverse opportunità e possibilità di sfuggire al giudizio e di cambiare grazie a Leporello.In che termini questo legame tra Don Juan e Leporello ci riporta al tema del giudizio?Nel senso che sono l’uno l’alter ego dell’altro. Leporello non è un servo nella nostra versione, sarebbe inattuale come figura. Per noi Leporello, che chiameremo Leo, è il lato virtuoso e puro di Don Juan, che invece è arrogante, spavaldo e sempre in fuga. Leo sa che Don Juan sta sbagliando, cerca di distoglierlo dalle azioni malvagie ma non viene ascoltato.E il Commendatore ci sarà nella sua versione?La figura del Commendatore coincide con la madre di Don Juan, l’unico vero ‘giudice’ della sua vita. Tanto che nella scena dello stupro della giovane Ines (una studentessa liceale) Don Juan inconsciamente vede la madre al posto della ragazza, e in quel momento capisce che sta sbagliando. E come se sentisse la madre sussurrargli: “Cosa stai facendo, figlio mio?”.Basterà l’ammonimento materno per fermarlo? No, no, è troppo tardi! Immaginiamo un tossicodipendente, lui sa quell’iniezione di droga potrebbe ucciderlo, ma la prenderà comunque. Il rimorso dura pochissimo. È un “addict”, un “drogato” e continuerà a cercare la sua prossima “dose”. E anche quando all’improvviso compaiono i fantasmi delle sue vittime, lui rimane impassibile.Parliamo della musica commissionata al compositore Marc Álvarez a partire dalla versione di Christoph Willibald von Gluck. Marc Álvarez sta componendo una partitura completamente nuova, con qualche riferimento a Gluck. Ci stiamo lavorando. La verità è che il compositore è riluttante a utilizzare soltanto la musica di Gluck. Il processo è in pieno svolgimento, ma l’orientamento è quello dell’inserimento di riferimenti melodici delle versioni del passato nella nuova partitura, per relazionarci con la storia pur pensando a qualcosa di totalmente nuovo, a una composizione originale.Una partitura originale per orchestra?Insieme alla Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto valutiamo la possibilità di orchestrare la partitura di Álvarez per poter rappresentare lo spettacolo anche con orchestra dal vivo. Riguardo all’allestimento, Curt Allen Wilmer, il suo scenografo, cosa ha ideato? Lo spazio scenico non ha connotazioni definite dal punto di vista geografico o storico. Sarà moderno e neutrale con elementi scenici semoventi: nel corso dello spettacolo diventeranno sempre più neri a simboleggiare lo stato di perdizione progressiva di Don Juan. Al contrario per i costumi (di Bregje van Balen, ndr.) stiamo lavorando a precise connotazioni e fogge. Mi immagino un mix intrigante di moderno e passato, del resto mi è sempre piaciuto giocare con i contrasti e i ribaltamenti del piani. Un esempio: nella scena del carnevale Don Juan, il cattivo, è vestito da angelo mentre Leo, il buono, da diavolo.“Don Juan” è una creazione per tutta la compagnia? Sì, lavoro con l’intero organico di Aterballetto, sedici danzatori, alternando i ruoli solistici e il gruppo in due diversi cast in modo che tutti possano sentirsi parte integrante della produzione. Immagino Don Juan come un Kammerspiel, e vedo tre grandi momenti corali: il matrimonio, il carnevale e la scena finale. Per il resto sto creando scene più intime. Sono contento di lavorare con una compagnia di dimensioni contenute: mi consente un’indagine più approfondita sugli aspetti psicologici di ciascun personaggio.I ballerini di Aterballetto sono coinvolti nel processo creativo?Certamente! Sebbene il mio metodo di lavoro si basi sull’entrare in sala prove con idee molto chiare, non preparo i passi prima e nell’incontro con i danzatori chiedo loro di seguire nel movimento il mio pensiero, di condividerlo. Ma non si tratta però di un lavoro di improvvisazione: non chiedo di restituirmi movimenti, né fornisco loro dei tasks.Quale per lei la relazione tra musica e composizione?Per me la musica è estremamente importante. Mi ispira e mi guida nella composizione. Lavorare su una partitura originale come in questo caso rende il processo complicato e più ‘cieco’. Dobbiamo partire dalla drammaturgia e dalla singole scene per poi trovare la musica adatta insieme al compositore. Processi paralleli che comportano un lavoro più articolato e indubbiamente… più struggente! Molto diverso dal realizzare ad esempio una Carmen sulla musica di Bizet, dove la partitura è sicuro riferimento.Su Don Juan, Johan e meIl mio rapporto con Don Giovanni/Don Juan risale a molti anni fa. La prima volta che ho incontrato questo personaggio è stato nel 1988, al liceo, quando ho interpretato il ruolo di Ciutti (il servo di Don Giovanni) in Don Giovanni Tenorio, scritto da José Zorrilla nel 1844. Più tardi, alla Scuola di Arti dello Spettacolo, ho studiato El Burlador de Sevilla di Tirso de Molina. Come attore professionista, ho interpretato i ruoli del Duca Ottavio ne Il Dissoluto di Goldoni e la parte di Sganarelle nella versione di Molière/Brecht, entrambe produzioni per il Centro Andaluz de Teatro. Nel 2006 ho diretto il mio adattamento della pièce teatrale di Zorrilla, trasformandola in un musical con brani di Cole Porter. Negli ultimi 5 anni ho lavorato a una nuova interpretazione del Don Giovanni di Mozart, cercando di renderlo più attuale e accessibile al pubblico più giovane, portando questo racconto nella Siviglia del terzo millennio. Nel corso degli anni ho letto molte versioni diverse della storia del Don Giovanni, non solo opere teatrali, ma romanzi, sceneggiature di film e poesie di scrittori da Byron a Dumas, da Handke a Puškin, da Fellini a Bergman. Ci sono più di 500 versioni basate sulla storia di Don Giovanni, ma secondo me la più interessante e sorprendente di tutte è stata scritta nel 1946 da Suzanne Lilar, scrittrice teatrale belga e una delle poche donne ad avvicinarsi a questo racconto nella sua opera teatrale Le Burlador ou l’Ange du Démon. Questo pezzo unico mostra un Don Giovanni vittima di tutte le donne che ha conquistato. La mia collaborazione con Johan Inger è iniziata circa dieci anni fa. Ci siamo conosciuti a Siviglia, dove vivevamo entrambi. A quei tempi avevo la mia scuola di teatro, così invitai Johan a tenere un workshop, e questo fu l’inizio di una forte amicizia che continua ancora oggi. La nostra prima collaborazione è stata una coproduzione per il Festival Internazionale di Danza ‘Itálica’, basato sullo Stabat Mater di Vivaldi. Poi nel 2015 la Compañía Nacional de Danza ha invitato Johan a creare il suo primo balletto a serata intera, basato su una storia spagnola. Abbiamo guardato tre grandi storie spagnole: Don Quijote, Carmen e Don Juan. Infine, è stata la versione di Rodion Shchedrin della musica di Bizet per Carmen che ha dato a Johan l’ispirazione di cui aveva bisogno, e ha deciso di lavorare sulla sua visione di questo stereotipo di femme fatal. Ma Don Juan non ha mai abbandonato i nostri pensieri e speravamo che forse un giorno avremmo potuto lavorare a un progetto che avrebbe reso vivo Don Juan in modo da ispirare entrambi.Quel giorno è arrivato con l’invito di Aterballetto a creare una nuova coreografia. Immediatamente i nostri pensieri tornarono a Don Juan, così abbiamo parlato per ore e ore di quale nuovo approccio potevamo trovare per la nostra versione Le due domande che ci premevano erano: Perché un altro Don Juan? E quale sarà il nostro contributo a Don Juan?Per poter rispondere a queste due domande era importante per noi capire non solo la commedia, ma anche il messaggio che volevamo lasciare al pubblico. Don Giovanni è lo stereotipo del latin lover. Il suo unico obiettivo nella vita è sedurre quante più donne possibile. È un cacciatore e collezionista di donne. Ma, alla fine della sua vita, in tutte le 500 versioni, giustizia è fatta, e deve pagare (o non pagare) per i suoi peccati. In molte di queste versioni il “Commendatore” è una figura di giustizia divina, che lo condanna all’inferno. Solo in alcune versioni romantiche è salvato dall’amore di una giovane donna. Dio è sempre presente in questo mito e ha anche un messaggio religioso. Questo è stato il nostro primo “problema”. Purtroppo non crediamo in Dio e quindi abbiamo dovuto cercare di trovare un approccio autentico a questa storia per dare a noi stessi una fine coerente. Ci siamo anche resi conto che non potevamo fare a meno del personaggio del Commendatore, perché qualsiasi Don Juan senza questo personaggio non sarà mai un autentico Don Juan. Per noi un finale perfetto dell’opera sarebbe stato il confronto con uno dei genitori che ti giudica e condanna per tutti i crimini compiuti in vita. Ci siamo chiesti cosa abbia reso Don Juan il personaggio che è. Abbiamo cercato di capire da dove venisse questo comportamento e il suo trattamento delle donne. Per noi il nostro personaggio è ovviamente segnato dalle esperienze della sua infanzia. Allora, cosa è successo nella sua infanzia che può averlo portato a comportarsi in questo modo?Abbiamo scoperto l’indizio per rispondere a questa domanda in una frase che abbiamo trovato in un testo: “Don Giovanni cerca sua madre in ogni conquista”. Abbiamo quindi pensato che forse un’esperienza traumatica nei primi anni della sua vita è stata la ragione del suo comportamento e abbiamo deciso di includere la scomparsa di sua madre come punto cruciale di non ritorno. Si sarebbe sentito abbandonato e forse tradito dalla madre. La madre diventa come un fantasma nella sua mente e lui cercherà sempre di trovarla, cercandola in ogni donna che seduce.Era chiaro: Don Juan alla fine si sarebbe confrontato con la madre, lei sarebbe stata il nostro ‘Commendatore’.Ora che avevamo trovato la nostra ‘Commendatora’ c’era un’altra questione da risolvere, quella del servo che accompagna sempre Don Juan: non è possibile concepire Don Giovanni senza il suo compagno Catalinón, Leporello, Sganarelle, Ciutti o qualsiasi altro nome gli sia stato dato, ma, nel cercare di fare un pezzo senza tempo e senza spazio, dove l’azione potesse svolgersi ovunque e in qualsiasi momento, abbiamo pensato che un servo non fosse più rilevante. Alcune delle versioni più recenti di Don Juan presentano il suo servo come suo fratello o migliore amico. Queste sono opzioni particolarmente buone, ma per noi abbiamo trovato una soluzione molto più ispirata. Siamo stati influenzati nel nostro pensiero da film e storie come Vita di Pi di Y. Martel, The Fight Club di C. Palahniuk, Cosmétique de l’ennemi di A. Nothomb o il grande classico Il ritratto di Dorian Gray di O. Wilde. Hanno tutti una cosa in comune: presentano due personaggi diversi che finiscono per essere entrambi i lati della stessa persona. Questo è esattamente quello che abbiamo cercato di presentare. Abbiamo creato il personaggio di Leo come il lato buono di Don Juan. Lui fa l’esatto contrario di lui. Rappresenta la sua moralità e la sua coscienza, nelle sue relazioni e nelle sue azioni nella vita. Alla fine della nostra storia è lui che si fonde con lo spirito di sua madre, seguendola nel lato “giusto” dell’esistenza e oltre.Non è mai stata nostra intenzione giudicare o accusare Don Juan. Possiamo pensare che Don Juan sia malvagio: mente, abusa, uccide, tradisce, rapisce, stupra. Ma a questo punto voglio tornare alla versione di Suzanne Lilar Le Burlador ou l’Ange du Démon dove presenta un uomo che è in grado di dare, in qualsiasi momento e in qualsiasi momento, ad ogni donna esattamente ciò che merita e di cui ha bisogno. Il suo unico crimine è l’impossibilità di rimanere fedele alle sue parole e alle sue azioni, mostrandoci una persona infantile e immatura, incapace di assumersi responsabilità e di impegnarsi con altre persone. Sta attraversando un costante crollo, cercando di sfuggire alle sue responsabilità. Questo comportamento non può durare per sempre, poiché distrugge vite umane, la responsabilità del suo comportamento diventa per lui più difficile da mettere a nudo, finché non arriva il momento della resa dei conti. Dopo aver ucciso un uomo e stuprato una adolescente ha superato tutti i limiti del comportamento morale, e ora è il momento di far apparire il fantasma di sua madre. Forse tutto accade nella sua mente, e la Commendatora è solo l’immagine della sua stessa coscienza, che si chiede di rimpiangere le sue azioni e di cambiare per sempre. Ma Don Juan non cambierà mai, nemmeno davanti al volto della madre. Questa è la base del mito e della leggenda, questa è l’essenza di Don Juan, e lo stesso vale per il nostro protagonista.Ricordando le parole di Molière, Don Juan ha “un cuore abbastanza grande da amare il mondo intero” e questa è la sua ossessione, la sua virtù, ma anche la sua dannazione! Non possiamo sfuggire al suo carisma e al suo magnetismo, cadendo tra le sue braccia e svenendo per amore. Ma quando ci svegliamo dal nostro sogno d’amore, ci rendiamo conto che è diventato un incubo terribile e siamo solo un’altra vittima di questo meraviglioso angelo del diavolo.Gregor Acuña-Pohl – dramaturg
