
[lid] – La Corte d’Appello di Roma ha assolto Gianni Tonelli, ex deputato leghista e Segretario Generale Aggiunto del SAP, dal reato di diffamazione contestato a seguito di una querela presentata da Ilaria Cucchi “perché il fatto non costituisce reato”.
Domanda. La verità trionfa da sola e quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta perché è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi, mettendosi anche in discussione e quindi non bisogna credere a qualcosa solo perché fa comodo. Cosa le ha insegnato questa vicenda?
Tonelli. Non credo che la verità da sola abbia la forza di poter vincere la menzogna. La verità va corroborata con iniziative e in questo specifico caso io non ho accettato di pagare preventivamente una cifra per evitare una querela. Non ho accettato il fatto dell’imputazione coatta che ho ritenuto anche una cosa infamante per la mia persona. Non sono un mascalzone e ho chiesto l’anticipazione del dibattimento. La verità è potuta emergere perché io ho rinunciato al beneficio della prescrizione, che avrebbe estinto ogni problema. Questo dimostra che la verità va aiutata. Da sola non è sufficiente, non ha forza autonoma per potersi affermare. Gli esseri umani hanno il dovere di fare trionfare la verità. Una cosa è certa, la verità aiuta anch’essa le azioni degli esseri umani perché corrobora i loro interventi, da delle garanzie di certezza. È l’unico strumento in grado di poter consentire un progresso al consorzio umano, quale famiglia, quale società sotto il profilo economico. Quale rapporto potrebbe produrre effetti positivi, se non fosse basato sulla verità, ma per converso basato sulla menzogna, sull’inganno, sulla truffaldineria. Il non coltivare la verità significherebbe rinunciare ad un futuro ed è per questo che purtroppo, purtroppo sottolineo, questa vicenda mi ha insegnato che la civiltà occidentale è una civiltà in decadenza, non è un problema solo del sistema Italia. Io quei processi non avrei mai dovuto affrontarli se ci fosse stato un sistema efficiente, che agisce in funzione di un’etica, di una positività. Non sarei mai dovuto finire a processo perché ho detto solo la verità, senza diffamare nessuno, nell’adempimento del dovere e con il proposito di poter dare un contributo positivo anche in un contesto di fatti così drammatici.