
(AGENPARL) – mer 14 dicembre 2022 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Bilancio 2023, discussione generale – 3](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp?art=Suedt672063)
Consiglio -Gli interventi sulla manovra finanziaria 2023 di Mair, Repetto, Rieder.
È ripresa nel primo pomeriggio di oggi, in Consiglio provinciale la discussione generale del bilancio 2023 della manovra finanziaria 2023 della Provincia, contenuta nei disegni di legge [119/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667366&blank=Y): Legge di stabilità provinciale per l’anno 2023, [120/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667376&blank=Y): Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Bolzano 2023-2025 e [121/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667379&blank=Y): Disposizioni collegate alla legge di stabilità provinciale per l’anno 2023.
Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha fatto riferimento alla fine legislatura, che portava a valutare non solo il bilancio, ma anche le politiche degli anni precedenti. Il bilancio permetteva anche di riflettere sulle questioni che si ritenevano importanti. Riguardando il discorso al bilancio della fine della prima legislatura di Kompatscher, aveva visto che il tema principale, allora, nel 2017, era quello della sicurezza, a tutti i livelli: nella relazione in esame non si parlava di sicurezza, ma il concetto era particolarmente importante proprio nella situazione attuale, a fronte di tanti importanti cambiamenti: forse Kompatscher pensava che la gente si sentisse sicura? Questo riguardava anche la sicurezza pubblica, fortemente diminuita, ma la domanda principale era se la politica degli ultimi anni avesse contributo a far guardare le persone al futuro con fiducia. I titoli dei giornali, legati – peraltro – alla maggioranza, davano un senso di sicurezza? Il tentennare di Kompatscher sulla sua ricandidatura aveva dato sicurezza? Le imprese, le famiglie, i giovani, avvertivano sicurezza? Tanti giovani avevano lasciato la provincia perché non potevano mettere su famiglia qui, mancava la sicurezza di avere un alloggio, di avere un appuntamento medico prima di un anno, di muoversi col bus la sera, di superare gli ostacoli burocratici digitali, in particolare per gli anziani, di arrivare al lavoro in orario coi mezzi pubblici, di poter usare la madrelingua negli uffici pubblici o in ospedale. nemmeno i pilastri dell’autonomia “proporzionale e bilinguismo” parevano al sicuro. Forse i problemi del 2017 erano pura campagna elettorale. A una cosa, Kompatscher era rimasto fedele: al non discostarsi mai dal mainstreaming. Non si mostrava mai una nuova direzione, ci si era adagiati sul “sistema Südtirol”, dove chi criticava le cose veniva ridicolizzato. Anche durante la pandemia si era visto come veniva trattato chi la pensava in maniera diversa., il che aveva prodotto una scissione ancora visibile. Anche i media dividevano i consiglieri tra buoni, i pro-Arno, e i cattivi, critici verso il Landeshauptmann: “una follia pura”, di cui si augurava che Kompatscher non fosse contento. Anche perché tutto ciò non serviva a molto: a un certo punto i problemi andavano affrontati. Positivo era che si parlasse dell’esempio dell’Alto Adige nel mondo, ma puntualmente prima delle elezioni si parlava di Autonomia in pericolo. Molto era stato fatto per conquistarla, ma pareva che gran parte della SVP di oggi facesse poco per tutelarla, occupandosi di compiacere Roma o Bruxelles: serviva invece più coraggio, e da Kompatscher si aspettava che mettesse al primo posto gli interessi dell’Alto Adige, battendosi per una maggiore indipendenza. Da molti anni ci si occupava degli stessi temi irrisolti: una classe debole sempre più debole, famiglie in difficoltà. Problemi a livello sociale, temi su cui mancavano interventi concreti. Per i richiedenti asilo si faceva molto e in tempi rapidi, mentre le famiglie altoatesine venivano trascurate. Mair ha portato il caso di una madre single lavoratrice che non aveva diritto ad alcun contributo, aggiungendo che le famiglie avevano bisogno di un consistente sgravio fiscale, che Provincia e Comuni potevano garantire; andava inoltre abolita l’IRPEF, almeno per i redditi sotto i 55.000 € – sulla Wirtschaftszeitutng si diceva che i più colpiti dall’addizionale IRPEF erano i redditi tra i 35.000 e i 55.000 €: sgravi fiscali avrebbero reso inutili i contributi, i quali però erano utili per le elezioni; bisognava abbandonare la “sovvenzionite”, colpevole anche del livello dei prezzi delle case. Necessario era creare un mercato degli affitti, proteggendo inquilini e proprietari: l’aumento dell’IMU non portava alla soluzione sperata. Un elemento importante è lo splitting fiscale sui componenti della famiglia, sostenuto anche dalla presidente Meloni; inoltre, bisogna sostenere le famiglie, che altrimenti non si azzardano a fare figli. Ci vogliono sgravi fiscali e contributi finanziari, nonché garantire una vera libertà di scelta ai genitori in materia di assistenza all’infanzia: le risorse per gli asili nido e le strutture di assistenza all’infanzia devono essere messe a disposizione in pari misura per coloro che crescono i figli a casa, solo in questo modo c’è libertà di scelta. Mair ha quindi affrontato il tema della carenza di manodopera, che aumenta di anno in anno, rilevando che si tratta di un problema creato in casa, perché non si reagisce a certi sviluppi. In quanto all’immigrazione, i Freiheitlichen vorrebbero poter decidere su chi può arrivare chi può restare, considerati i problemi che causa un’immigrazione di massa. servirebbe un’immigrazione qualificata e mirata per il mercato del lavoro, e bisognerebbe battersi per ottenere la competenza primaria in merito. Gran parte degli immigrati si dichiara italiano, e questo rappresenterà un problema anche per la proporzionale; inoltre vanno respinti tutti gli immigrati che non hanno capito che la situazione in Alto Adige è diversa, che commettono dei crimini, che non si vogliono integrare e non arrivano solo per beneficiare del sistema sociale. In quanto all’energia, la provincia è ricca di rinnovabili, ma è legata al sistema europeo; obiettivo principale dovrebbe essere tenere i prezzi bassi, e la guerra in Ucraina non può essere una scusa, dato che potrebbero essere indipendenti da questo punto di vista. Alla fine, il monopolio ENEL è stato sostituito da un altro monopolio, quello della SEl, con gli scandali che ne sono seguiti; si è poi proceduto in un’ottica centralista, e la Giunta ha fatto davvero poco per mantenere bassi i prezzi, e insieme ad Alperia non è riuscita a spiegare perché i prezzi sono così alti, né a ribattere a coloro che ritenevano possibile un’alternativa anche in merito all’autorità di regolazione; era un principio di diritto internazionale che un paese potesse disporre delle proprie risorse. Mair ha quindi considerato il tema degli alloggi accessibili, rilevando che i costi degli alloggi e di costruzione sono aumentati considerevolmente negli ultimi anni, e gli interventi previsti non potranno risolvere i problemi. Le misure della BCE penalizzano chi ha dei debiti. Ha quindi trattato il tema della distribuzione dei posti, dei vantaggi dati a chi è legato a un certo partito, aggiungendo che in Alto Adige se non si hanno i contatti giusti è difficile per i giovani avere delle prospettive. Da sempre nella SVP e in Giunta ci sono state controversie, ma oggi stupisce vedere come si affronta questa crisi, che danneggia tutti: l’impressione è che si tratti di questioni personali, mentre molte persone in provincia non sanno più come sbarcare il lunario, e si distanziano dalla politica. Il bilancio è anche espressione di questa situazione: non si spiega diversamente la mancanza di misure chiare, inoltre, in base alle cifre, emerge chi va d’accordo con chi. Kompatscher si è presentato come una novità, ma i giochi di potere e i conflitti di interesse sono andati avanti come in passato, e come Durnwalder anch’egli ha creato un sistema di connivenza che ora sta implodendo davanti agli occhi di tutti. Questo è il risultato di 70 anni di potere di un unico partito, che ha trovato modo di convivere con i partiti italiani. La popolazione si aspetta una Giunta che affronti le sfide attuali, ponendo le persone al centro dell’attenzione, senza considerare chi propone certe idee, ma se il partito di maggioranza è occupato dalle sue questioni, non collabora con gli altri. A prescindere da maggioranza od opposizione, la priorità dovrebbe essere l’Alto Adige, ma sembra che la Giunta abbia perso il contatto con il mondo esterno. Si ha l’impressione che nella SVP si sia in grado di parlare oggettivamente sui temi, ma che al suo interno si cominci a combattere non appena lasciata la sala: le energie dovrebbero essere tutte messe al servizio dell’ultimo anno di legislatura. Dopo 4 anni difficilissimi sembra che questo sia il più pesante.
Apprezzando, della relazione di Kompatscher, i riferimenti a mutamenti climatici, sostenibilità, sociale, pari opportunità, occupabilità femminile e professioni di cura, Sandro Repetto (Partito Democratico – Liste civiche) ha invece criticato l’assenza in essa di una visione politica, anche in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo anno. Kompatscher aveva esortato a prepararsi al cambiamento, ma nel suo discorso citava 11 volte la parola “agricoltura”, 7 “rurale” e “bosco”, 3 “bostrico” e “lupo”: a Bolzano in quanto capoluogo veniva assegnata la stessa dignità di quest’ultime, in quanto citata solo 3 volte con riferimenti a polo bibliotecario e riorganizzazione della viabilità, temi dei quali si parlava senza agire, e tasso di inflazione. Bolzano era sede istituzionale, di cura, di servizi essenziali, di sedi di ospitalità dei migranti, di snodi di trasporto, sede di lavoro di 20.000 persone nella zona industriale, ma vi risiedevano solo 5 consiglieri su 35, di cui solo uno in maggioranza, senza deleghe né portafogli: “Ecco perché Bolzano non è una priorità”. Ed ecco perché si parlava di efficienza energetica e gestione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, non si affrontava il fatto che su 360 milioni mc di gas metano consumato annualmente in provincia, 110 milioni erano destinati a uso industriale, escludendo a priori la possibilità di sostituirlo anche solo parzialmente con una produzione a km zero di biometano: questo, probabilmente, per non disturbare il Bauernbund, manovratore politico della maggioranza. In quanto alla gestione forestale, se la si voleva davvero sostenibile, i contributi per i circa 70 impianti di teleriscaldamento avrebbero dovuto essere vincolati a tracciamento e utilizzo di biomassa locale, e al suo reintegro in ambiente con rimboschimento e piantumazione. Quale atto dovuto al Bauernbund, nel discorso di Kompatscher non era mancato il riferimento alle difficoltà dell’agricoltura di montagna e alla problematica del lupo, però guardandosi bene dall’evidenziare la necessità che gli agricoltori investissero in tecnologie di difesa, invece che invocare la soppressione. In quanto al turismo, tra il pasticcio del Bettenstopp – erano mancate le norme transitorie alla relativa norma, il che metteva in difficoltà gli imprenditori del settore – e la mal gestita transizione verso un’intensità turistica sostenibile, si ignoravano gli allarmi dei climatologi che pronosticavano per il turismo turistico non più di 40 anni di vita. Anche nell’ambito della mobilità, Bolzano veniva tenuta ai margini e mancava un intervento efficace per decongestionare la situazione del traffico. – si riconosceva la volontà di intervenire, ma bisognava investire; mancava visione politica per i giovani e il futuro, a partire dalla valorizzazione della locale Università, che non poteva svilupparsi senza una soluzione alla carenza di alloggi per gli studenti. Allargando lo sguardo, il problema abitativo riguardava i giovani in generale, non in grado di affrontare i prezzi degli alloggi e la carenza di affitti e di una politica in merito; il mutuo acceso dall’IPES era un errore madornale. In merito alla salute, il presidente aveva difeso l’esistente senza considerare che esso era pericolante: nonostante i cospicui investimenti, c’erano aree di criticità e diffusa insoddisfazione dei pazienti, medici che abbandonavano perché senza patentino, infermieri che non riuscivano a stabilirsi in provincia per il prezzo delle case, nessuna flessibilità: quando lui aveva proposto qualche deroga, era stato tacciato di voler attentare all’Autonomia. Positiva era la nomina dopo 15 anni dalla creazione dell’Azienda sanitaria provinciale di un direttore sanitario e di un direttore reggente del governo clinico, ma la struttura burocratica dell’Azienda andava semplificata, ed era necessaria la nomina del Consiglio per il governo clinico, che avrebbe garantito il coinvolgimento del personale; la struttura burocratica dell’azienda andava semplificata. L’informatizzazione del sistema sanitario, nonostante i milioni erogati, lasciava ancora a desiderare; il PNRR, con i suoi 64 milioni da utilizzare, tra l’altro per dieci Case della comunità, tre ospedali della comunità e 5 centrali operative territoriali rappresentava una grande opportunità: bisognava però guardare non solo alle strutture, ma considerare il problema della carenza di personale, quali infermieri, che comportava la chiusura di reparti e favoriva investitori e speculatori privati. A questo proposito, l’articolo 5 della legge di bilancio andava cambiato. Repetto ha evidenziato la necessità di valorizzare il personale sanitario, nonché dare maggior peso alle competenze professionali che a quelle linguistiche, un principio da accettare se non si voleva favorire la sanità privata, con le conseguenze che Veneto e Lombardia avevano mostrato, e da applicare anche nell’ambito di servizi sociali, RSA e farmacie comunali. Al personale sanitario bisognava anche garantire opportunità abitative e contratti prolungati. Repetto ha poi fatto riferimento ai 50 anni dell’Autonomia, rilevando che nella relazione era mancata visione politica e che si parlava di Autonomia dinamica, ma di dinamico c’era ben poco. Kompatscher non aveva accennato ai giovani NEET, che non lavorano né studiano, aveva sì parlato del progetto Aequitas con il piano quinquennale per la parità di genere: si esso, Repeto avrebbe però voluto conoscere il piano finanziario: poteva trattarsi infatti di pinkwashing. Nel discorso di Kompatscher era mancato anche un riferimento ampio a una cultura che non fosse quella “turistica” o quella “dell’autonomia, “segnale del peso specifico insussistente dei due assessori leghisti in Giunta”, i quali non erano mai intervenuti sul processo che vedeva il gruppo linguistico italiano ritirarsi nei tre grandi centri urbani. L’Autonomia dinamica dovrebbe avere la capacità di capire quali sono le nuove realtà, e di differenziare tra economia di fondovalle ed economia montana, ha detto Repetto, aggiungendo che “in quest’aula non si è mai capito cos’è la città di Bolzano”, e che dare una risposta alle esigenze del fondovalle ha un suo significato: non si può fare finta che il problema non esista.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha parlato, in riferimento alla politica degli ultimi anni, di “lunga attesa”, intendendo in primis quella delle persone che attendono i contributi dell’edilizia agevolata, che dura anche 16 mesi e lascia in sospeso 968 domande del 2021, quella di chi ha bisogno di cure, costretto ad aspettare in media 6-7 mesi per una visita, quella della valutazione della non autosufficienza, che comporta disagi soprattutto per chi non è in grado di assumersi dei costi che verranno rimborsati solo dopo molto tempo, dato che solo la metà dei 24 team di valutazione previsti è attivo: recentemente è stata avanzata l’ipotesi di coinvolgere personale amministrativo, ma questo doveva essere coinvolto già da tempo, lasciando ai sanitari solo le valutazioni mediche. C’era poi l’attesa dei 30.000 dipendenti pubblici che aspettavano gli aumenti salariali, mentre si preferiva fare finta che l’inflazione non esistesse, e non era stato messo a disposizione alcun fondo per la contrattazione collettiva. In quanto al contratto collettivo per la sanità erano previsti 6 milioni per i dirigenti medici, circa 1.000, e 10 milioni per il resto del personale, ovvero circa 9.000 persone. Nelle strutture sanitarie lavoravano anche persone non facenti parte del personale sanitario: amministrativi, cuochi, collaboratori della mensa, personale delle pulizie; anche tutti loro andavano valorizzati. I 10 milioni citati erano troppo pochi, anche a fronte del fatto che si attendeva l’unificazione dei contratti a 15 anni dalla creazione dell’azienda sanitaria unica. Ora si programmavano le Case di comunità, ma chi vi avrebbe lavorato? Era sensato togliere personale dagli ospedali a questo scopo? Molte persone, inoltre, erano in attesa di avere un medico di base. Un’altra lunga attesa riguardava l’assistenza alla prima infanzia, e in particolare gli stipendi delle assistenti in questo settore: positivo era che si facesse un passo avanti. Rieder ha ricordato un’audizione in merito nel 2019, e il confronto insieme a Foppa con la federazione professioni sociali: le relative proposte erano state respinte in aula, ma ora il presidente Kompatscher aveva incaricato l’assessora competente di attuarle. Tornando alla sanità, Rieder ha ricordato la visita del suo gruppo agli ospedali, e ha criticato Kompatscher per averle vietato di visitare un ospedale e per aver accusato il suo gruppo di creare una situazione di scompiglio. Durante queste visite, molti pazienti avevano detto loro che avevano mandato tante segnalazioni e richieste a Kompatscher e al suo Dipartimento, senza ottenere risposta. Molti collaboratori e collaboratrici avevano segnalato il problema della comunicazione, ed erano risultati stanchi, sopraffatti, rassegnati e delusi da una gestione della politica sanitaria centralizzata, che non conosceva i problemi in loco. La mancanza di comunicazione non contribuiva certo a migliorare il clima. Il Team K non voleva criticare per il gusto di farlo: era davvero sinceramente preoccupato per il sistema sanitario provinciale, anche a fronte delle dimissioni del personale, cominciate già prima della pandemia; nel distretto sanitario di Brunico, dove da anni si aspettava la nomina del direttore, 9 posti di medici erano scoperti, e un solo dirigente doveva svolgere tre incarichi. A dimostrazione di quanto male funzionava la comunicazione, Rieder ha segnalato che il bollettino distrettuale esistente a Brunico era stato vietato, terminando la pubblicazione nel dicembre 2019. Ha poi affrontato il tema delle pari opportunità e del relativo piano, ritenendolo non sufficiente e sottolineando i mancati progressi sul gender payment e i pochi progressi sul pari livello pensionistico: le pensioni delle donne sono del 32% inferiori a quelle degli uomini. Era stata approvata una mozione per la promozione dell’imprenditoria femminile: si augurava che ci fossero mezzi adeguati a questo scopo. Infine, Rieder ha parlato dell’attesa di sostegni da parte del ceto medio, quello che paga gran parte del gettito fiscale, e ha ringraziato tutte queste persone che lavorano con operosità e diligenza. Ha chiesto poi alla SVP se è consapevole di quello che stava facendo alla popolazione della provincia, è invitato a riflettere in merito.
(continua)
(Autore: MC)
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