
(AGENPARL) – mar 25 ottobre 2022 00 25 OTTOBRE 2022
CITTADINI NON COMUNITARI IN ITALIA | ANNI 2021-2022
Nel 2021 sono stati rilasciati 241.595 permessi di soggiorno, oltre 135 mila in più rispetto al 2020. I flussi in ingresso sono tornati ai livelli pre-pandemia ma non c’è stato un vero e proprio recupero, nonostante una notevole crescita dei permessi per lavoro, di cui hanno beneficiato in maniera rilevante i cittadini ucraini.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, che ha spinto molte persone a lasciare il paese, la comunità ucraina in Italia ha visto ingrossare le proprie file. A fine settembre 2022 sono 159 mila le richieste di protezione temporanea di persone in fuga.
In calo dell’8% le acquisizioni di cittadinanza tra il 2020 e il 2021. I nuovi cittadini italiani sono soprattutto di origine albanese e marocchina.
113.692
Le donne giunte dall’Ucraina in cerca di protezione
I minori sono 62.575. 21%
La quota di permessi per lavoro sul totale dei documenti emessi nel 2021 88,6%
Le acquisizioni di cittadinanza registrate al Centro-nord
Hanno acquisito la cittadinanza italiana 109.594 cittadini non comunitari.
Nel 2021 nuovi permessi in crescita: la spinta della regolarizzazione
Nel corso del 2021 sono stati rilasciati in Italia 241.595 nuovi permessi di soggiorno, con un aumento del 127% dopo il minimo storico registrato l’anno precedente a causa della pandemia. L’incremento riporta il numero di ingressi sui valori registrati nel 2018.
Sono tornati a crescere i nuovi documenti concessi per asilo: ne sono stati emessi quasi 31 mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019. Tuttavia, in termini relativi i permessi per asilo e altre forme di protezione hanno, sul totale dei nuovi rilasci, una minore importanza rispetto al 2019 (12,8% contro 15,6%) perché, a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. 34 del 2020), sono cresciuti notevolmente i permessi per lavoro.
Nel 2021 sono infatti 51.019 i nuovi documenti rilasciati per lo svolgimento di attività lavorativa, più di quanti ne erano stati emessi in tutto il quadriennio precedente (meno di 48.500), e rappresentano oltre il 21% dei nuovi permessi rilasciati, una quota record visto che dal 2015 non avevano mai superato il 10% del totale dei nuovi rilasci.
I permessi per studio concessi, pari a 17.603 nel 2021, risultano più che raddoppiati rispetto all’anno precedente ma non sono ancora tornati ai livelli del 2019 e del 2018, quando superavano i 20 mila. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122 mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi.
Il numero di nuovi ingressi cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività. Per i cittadini ucraini in valore assoluto passano da 3.264 a 10.087, in larga parte rilasciati per motivi di lavoro: rappresentano infatti oltre il 52% di quelli nel complesso concessi nell’anno a persone di questa cittadinanza.
Altra novità, conseguente alla Brexit, è la presenza del Regno Unito tra le prime dieci collettività non comunitarie per numero di ingressi. Si può però ipotizzare che dietro a una quota elevata di “nuovi documenti” ci siano in realtà individui, già da tempo presenti sul territorio italiano, i quali hanno dovuto richiedere un documento di soggiorno a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Escono invece dalla graduatoria gli Stati Uniti per i quali la nutrita presenza studentesca non ha ancora ripreso i livelli del periodo precedente la pandemia.
In generale, per tutte le prime dieci collettività, il principale motivo di ingresso in Italia è il ricongiungimento familiare (a cui si riferisce quasi il 73% degli ingressi di cittadini marocchini durante il 2021). Fanno eccezione il Pakistan, i cui cittadini richiedono maggiormente protezione internazionale (oltre il 41% dei nuovi documenti rilasciati), e la Nigeria (oltre il 39%). Per la Cina tornano elevati gli ingressi per studio che coprono il 29,8% dei permessi emessi nel 2021. Molto rilevanti per alcune cittadinanze anche i permessi rilasciati per motivi di lavoro che vedono in testa alla graduatoria, oltre l’Ucraina, anche India (37,7% del totale dei nuovi ingressi) e Cina (circa il 30,6%).
PRIME 10 COLLETTIVITÀ DI CITTADINI NON COMUNITARI ENTRATI IN ITALIA, PER MOTIVO DEL PERMESSO. Anno 2021, valori assoluti, percentuali e variazioni percentuali sul 2020
PAESI DI CITTADINANZA Totale MOTIVO DEL PERMESSO
Lavoro Famiglia Studio Asilo/Umanitari Altri motivi
var%2020 v.a. var%2020 % var%2020 % var%2020 % var%2020 % var%2020 %
Albania 123,9 29.520 559,3 20,3 106,5 59,1 132,8 1,5 98,2 1,1 52,8 18,0
Marocco 128,5 23.460 591,5 20,8 95,1 72,9 112,3 1,2 168,8 2,1 45,7 2,9
Bangladesh 147,0 15.974 626,6 13,0 65,8 43,9 195,0 0,4 326,8 30,8 144,9 11,9
Pakistan 86,2 14.759 234,8 17,5 63,6 32,4 175,2 5,7 65,4 41,3 91,6 3,1
India 104,8 12.680 212,3 37,7 73,9 46,9 89,1 12,2 -1,5 1,0 -4,1 2,2
Egitto 143,7 11.550 702,1 10,1 100,7 65,0 145,7 2,7 800,5 15,1 53,5 7,1
Regno Unito (a) – 9.748 – 0,7 – 98,3 – 0,8 – . – 0,2
Nigeria 99,4 7.799 -7,1 5,8 115,4 44,4 195,1 1,6 119,1 39,2 86,2 9,0
Altri Paesi 131,8 97.332 329,7 21,6 72,8 44,8 161,4 11,4 119,0 14,0 64,8 8,1
Totale 126,8 241.595 394,5 21,1 97,4 50,9 105,8 7,3 129,4 12,8 60,8 7,9
In crescita i permessi per richiesta di asilo, anche tra i minori
Nel 2021 sono quasi 31 mila i nuovi permessi per motivi connessi alla protezione internazionale. La maggior parte dei nuovi documenti è stata concessa a cittadini del Pakistan (6.090), seguiti a distanza dai cittadini del Bangladesh (quasi 5.000) e della Nigeria (3.057). I flussi in ingresso sono in netta ripresa (+129%) rispetto all’anno precedente, periodo che ha scontato fortemente gli effetti della pandemia.
Durante il 2021 è tornata a crescere la rilevanza di flussi di persone in cerca di protezione provenienti dall’Africa (Egitto, Mali e Costa D’Avorio), mentre hanno perso importanza relativa gli ingressi dai paesi dell’America Latina (in particolare Venezuela e Colombia) che avevano avuto un ruolo primario nel 2020. Proseguono gli arrivi dal subcontinente indiano e sale l’Afghanistan nella classifica dei primi dieci paesi per numero di ingressi motivati da una richiesta di protezione.
Con la ripresa dei flussi dall’Africa torna ad aumentare anche la quota di uomini sul totale dei nuovi ingressi per asilo: dal 76,2% del 2020 all’80,2% del 2021. Tra le prime dieci collettività per questa motivazione solo la Georgia vede una netta prevalenza femminile, pari all’82,3%.
Le donne rappresentano circa il 40% dei richiedenti asilo dalla Nigeria e il 31,3% dalla Costa d’Avorio. La prevalenza maschile è però netta: per tre collettività tra le prime dieci si aggira intorno al 99% e per il Mali è superiore al 97%.
Anche la quota di minori che arrivano per asilo è sensibilmente aumentata rispetto al passato: da poco più del 3% dei flussi del 2016 al 9,5% del 2021, anche se in lieve flessione rispetto al 2020.
Per alcune collettività la presenza di minori è particolarmente rilevante e supera il 23% sul totale dei flussi in ingresso per i cittadini di Nigeria, El Salvador e Afghanistan.
FIGURA 1. CITTADINI NON COMUNITARI ENTRATI PER MOTIVO DEL PERMESSO.
Anni 2011-2021, valori assoluti
Sempre più cittadini non comunitari in Italia
Le persone con permesso di soggiorno in Italia hanno un’età media di poco più di 35 anni e una struttura di genere nell’insieme equilibrata (nel 49% dei casi si tratta di donne), anche se poi si riscontrano evidenti sbilanciamenti tra i sessi all’interno delle singole collettività: tra i cittadini di un paese europeo le donne rappresentano oltre il 59% mentre sono circa il 39% tra le comunità africane.
I minori sono quasi il 21% dei cittadini regolarmente presenti, una quota decisamente più alta di quella riferita alla popolazione residente italiana che è pari al 15,3%. L’incidenza di bambini e ragazzi sul totale delle presenze è particolarmente rilevante nelle comunità dell’Africa del Nord (circa il 28% del totale), soprattutto in quella egiziana (quasi il 33%). All’opposto le persone con più di 60 anni rappresentano in media poco più del 10% del totale ma si arriva quasi al 29% tra i cittadini dell’Ucraina.
I permessi di soggiorno di lungo periodo, quelli cioè rilasciati ai non comunitari che risiedono in maniera stabile e continuativa in Italia da almeno 5 anni, sono quasi il 66% di quelli in corso di validità. Considerando i principali continenti, l’incidenza dei lungo soggiornanti è più elevata per i non comunitari europei (75,2%), più bassa per America Latina (69,1%) e Africa (62,9%) e minima per l’Asia (60,5%).
Le differenze emergono anche all’interno dei raggruppamenti continentali: considerando gli europei, ad esempio, gli albanesi hanno un permesso di soggiorno di lungo periodo nel 68,2% dei casi, i cittadini della Moldavia nell’85,9%.
Meno stabile la presenza non comunitaria nel Mezzogiorno
I cittadini non comunitari si concentrano per lo più nel Centro-nord. Al 1° gennaio 2022 la Lombardia ospita da sola il 26,1% degli stranieri con permessi di soggiorno e la provincia di Milano il 12,7%, ossia la quota più alta tra le province e anche tra le regioni, comprese Emilia Romagna (11,3%) e Lazio (11,1%) che seguono nella graduatoria.
Nel Mezzogiorno la presenza non comunitaria è decisamente più limitata (14,6% dei permessi rilasciati o rinnovati) e anche meno stabile sul territorio: solo il 59,8% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso di lungo periodo contro il 65,2% del Nord-ovest, il 69% del Nord-est e il 66,9% del Centro. La stessa ripartizione si caratterizza per una più elevata incidenza dei permessi connessi all’asilo e alla protezione internazionale: sono il 9,2% contro il 5% della media nazionale.
FIGURA 2. CITTADINI NON COMUNITARI REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA, PRIME 10 CITTADINANZE. Anni 2021-2022, valori assoluti
La comunità ucraina in Italia: una presenza di vecchia data
La presenza di cittadini provenienti dall’Ucraina è da molti anni consolidata nel nostro Paese. Già prima dello scoppio del conflitto l’Italia era, dopo la Polonia (oltre 651 mila permessi di soggiorno), il paese dell’Unione europea che ne ospitava il numero maggiore. Secondo i dati Eurostat, la Germania a inizio 2022 registra poco più di 83 mila permessi, la Francia meno di 19 mila.
Al 1° gennaio 2022 in Italia si contano 230.373 cittadini ucraini con regolare permesso di soggiorno, la maggior parte (81,2%) con un documento di lungo periodo. A questi si aggiungono quelli che nel tempo hanno acquisito la cittadinanza italiana, al 1° gennaio 2021 sono in tutto 28.422.
Si tratta soprattutto di una migrazione al femminile: le donne rappresentano il 79% dei regolarmente soggiornanti e il lavoro è sempre stato un motivo centrale dello spostamento, compatibilmente con le politiche sui flussi messe in atto in Italia. Quella ucraina è anche una presenza storicamente concentrata in alcune aree del Paese: in Lombardia e Lazio, ma anche in Emilia Romagna e Campania.
Questa pregressa e stabile presenza spiega anche l’effetto di attrazione esercitato dal nostro Paese sui profughi in fuga dall’Ucraina dopo lo scoppio del conflitto con la Russia. In base ai dati del Ministero dell’Interno le richieste di protezione temporanea pervenute da persone in fuga dalla guerra sono, al 30 settembre 2022, 158.812.
Il picco delle richieste si è registrato tra febbraio e maggio mentre solo il 26,7% è stato presentato da giugno in poi. Nel 39,4% dei casi si tratta di bambini e ragazzi con meno di 18 anni mentre le donne sono il 71,6%, ma sfiorano l’86% considerando solo le persone maggiorenni.
Le domande si sono distribuite in modo equilibrato sul territorio – il 28,2% nel Nord-ovest, il 25,9% nel Nord-est, il 20,7% al Centro e il 25,2% nel Mezzogiorno – ricalcando sostanzialmente la geografia della presenza ucraina stabilizzata. In altre parole, nella maggior parte dei casi sembra che i profughi abbiano raggiunto amici e parenti già in Italia da tempo. Tra le regioni, la Lombardia ha registrato il 17,5% delle richieste di protezione, l’Emilia Romagna l’11,7% e la Campania il 10,5%.
Rallentano le acquisizioni di cittadinanza
Nel 2021 sono state 121.457 le acquisizioni di cittadinanza registrate in Italia, oltre 10 mila in meno rispetto all’anno precedente. Diversi i fattori che possono aver influenzato il calo. Tra questi non sono da escludere alcuni effetti della pandemia, come quelli legati alla sospensione dei procedimenti in materia di immigrazione e cittadinanza. Effetti che non si sono fatti sentire immediatamente, ma solo dopo qualche tempo, data la lunghezza di lavorazione delle pratiche.
Nel 90% dei casi (circa 109.600) si tratta di cittadini precedentemente non comunitari. Quanto alle motivazioni, il 41% delle acquisizioni della cittadinanza è avvenuto per residenza, l’11,9% per matrimonio. Tra le altre motivazioni resta molto rilevante la trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori. In generale le donne rappresentano il 49,6% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2021 ma arrivano a oltre l’81% tra chi l’ha ottenuta per matrimonio.
FIGURA 3. RICHIESTE DI PROTEZIONE TEMPORANEA PER PROVINCIA DI RICHIESTA E PER SESSO ED ETA’. Al 30 settembre 2022, valori percentuali e assoluti
I nuovi cittadini soprattutto al Centro-nord
I cittadini non comunitari che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2021 sono soprattutto originari dell’Albania (22.493), del Marocco (16.588) e del Brasile (5.460); per i brasiliani hanno grande rilevanza le acquisizioni per discendenza da avi italiani.
I primi tre paesi di origine per numero assoluto di acquisizioni di cittadinanza coprono da soli oltre il 40% delle acquisizioni registrate in Italia nel 2021. All’interno di un generale equilibrio tra i sessi si evidenziano situazioni di squilibrio: per la Moldavia la quota di donne supera il 62% mentre per gli originari del Bangladesh si attesta intorno al 38%.
Circa il 69% delle acquisizioni di cittadinanza si sono registrate nel Nord del Paese e il 20% al Centro. Nel Mezzogiorno, dove sono ottenute l’11,4% delle cittadinanze, rivestono grande importanza, in termini relativi, le acquisizioni per discendenza da avi italiani.
Tra le regioni sono la Lombardia (25,1%), l’Emilia Romagna (13,8%) e il Veneto (10,4%) ad aver registrato le maggiori quote di acquisizioni. Nel Mezzogiorno invece, il valore più alto è quello della Sicilia, con poco più del 3%.
Quasi un milione e mezzo di italiani di origine straniera
La struttura per età dei nuovi italiani si differenzia molto da quella degli stranieri e presenta alcune “sporgenze” caratteristiche. La prima si evidenzia nella classe di età 15-19 anni che, insieme a quelle contigue, registra un numero di “nuovi italiani” più ampio delle classi precedenti e immediatamente successive. Questa situazione è riconducibile alla possibilità di accesso alla cittadinanza per trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori e per elezione nel caso dei nati in Italia.
L’altra sporgenza peculiare si ha tra le donne nella classe di età 45-49 e per gli uomini in quella 50-54 anni. Per le classi di età più avanzate, dopo i 65 anni, la quota di donne è particolarmente elevata; si tratta verosimilmente delle spose di origine straniera degli emigrati poi rimpatriati in Italia, con la famiglia formata nel paese di emigrazione.
I nuovi cittadini sono fortemente concentrati in sei regioni del Centro-nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana che da sole ospitano il 73,5% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana e vivono in modo stabile nel Paese all’inizio del 2021. Solo in Lombardia risiede un quarto (il 25,5%) dei nuovi cittadini. Peculiare il caso del Brasile per cui i nuovi cittadini sono molti di più degli stranieri residenti in Italia: 930 ogni 100.
FIGURA 4. POPOLAZIONE RESIDENTE PER PAESE DI ORIGINE E CITTADINANZA. Al 1° gennaio 2021
Glossario
Acquisizione di cittadinanza: Il termine cittadinanza indica il rapporto tra un individuo e lo Stato, ed è in particolare uno status al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza italiana si acquista perlopiù iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani, con una possibilità residuale di acquisto iure soli. Anche gli stranieri possono acquisire la cittadinanza italiana attraverso diverse tipologie di procedura.
Acquisizione per residenza (art.9 legge 91 del 1992): L’immigrato adulto può poi acquistare la cittadinanza “se risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio”. Il termine è di soli cinque anni per i rifugiati e gli apolidi e di soli quattro anni per i cittadini comunitari. La residenza dev’essere continuativa e “si considera legalmente residente nel territorio dello Stato chi vi risiede avendo soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia d’ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia d’iscrizione anagrafica”. La cittadinanza per residenza può essere concessa anche allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni (art.9,c.1 lett.a); allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni successivamente all’adozione (art.9, c.1, lett. b); allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano (art.9 c.1, lett.c).
Acquisizione per matrimonio (art.5 legge 91 del 1992): Ai sensi dell’articolo 5 della legge 5 febbraio 1992 n. 91 e successive modifiche e integrazioni, la cittadinanza può essere concessa per matrimonio, in presenza dei seguenti requisiti: il richiedente, straniero o apolide, deve essere coniugato con cittadino italiano e risiedere legalmente in Italia da almeno 2 anni dalla celebrazione del matrimonio. Se i coniugi risiedono all’estero, la domanda può essere presentata dopo tre anni dalla data di matrimonio. Tali termini sono ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi. Al momento dell’adozione del decreto di concessione della cittadinanza non deve essere intervenuto scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili del matrimonio e non deve sussistere la separazione personale dei coniugi.
Acquisizione per trasmissione dai genitori: I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza (art 14 L.91/92). Al momento della naturalizzazione del genitore, il minore deve convivere con esso in modo stabile e comprovabile con idonea documentazione (art.12 Regolamento di esecuzione DPR 572/93). Secondo la legge del 1992 comunque il soggetto minore che abbia ottenuto in tal modo la cittadinanza potrà comunque, una volta raggiunta la maggiore età, scegliere di rinunciare alla nazionalità italiana se in possesso di un’altra cittadinanza (art.14).
