
(AGENPARL) – mar 27 settembre 2022 IL NUOVO ALLARME ARRIVA DAL LAZIO
CARO ENERGIA:
CRESCE LA PREOCCUPAZIONE PER LA TENUTA DEL SISTEMA
DI SALVAGUARDIA IDROGEOLOGICA
MASSIMO GARGANO, Direttore Generale ANBI
“AL GOVERNO CHE VERRA’ CHIEDIAMO DI GUARDARE
AD UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER L’ITALIA
E NON ALLA PROSSIMA SCADENZA ELETTORALE”
“Al Governo, che verrà, chiediamo di avere una visione, che vada oltre la prossima scadenza
elettorale, perché l’Italia ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo, che abbia il territorio al
centro”: a ribadirlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del
Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) attraverso le parole del suo Direttore Generale, Massimo
Gargano, intervenuto al Congresso Nazionale della FILBI (Federazione Italiana Lavoratori Bonifica
e Irrigazione) – UIL.
“Mentre è ormai evidente come l’alluvione di Senigallia sia conseguenza di un purtroppo
generalizzato mix di lentezze burocratiche e disattenzioni della politica – interviene Francesco
Vincenzi, Presidente di ANBI – è bene ricordare che circa il 30% della Penisola, soggiacente al
livello del mare, esiste solo perché c’è un sistema idraulico ed un esercito di oltre 800 idrovore,
che provvede ad allontanare le acque di pioggia, evitando che ristagnino sul territorio,
riportandolo allo stato acquitrinoso; tale rete è però oggi messa in seria difficoltà dall’aumento
dei costi energetici che, in assenza di specifici provvedimenti, rischia di minare l’operatività degli
impianti, aumentando il rischio idrogeologico, già accentuato dalla crisi climatica.,”
Dopo quelli di Emilia Romagna e Campania, il più recente allarme arriva dal Lazio.
“E’ una situazione d’emergenza di guerra – afferma Sonia Ricci, Presidente di ANBI Lazio – Il
nostro settore, assieme all’agroalimentare, sta pagando un prezzo altissimo per le conseguenze
dell’elevato costo dell’energia.”.
“Senza adeguati interventi a sostegno dei bilanci dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, tali
aumenti mettono a rischio la tenuta stessa delle strutture – aggiunge il Direttore di ANBI Lazio,
Andrea Renna – Le risposte per quanto sta accadendo servono subito. Gli importi relativi al costo
dell’energia sono più che triplicati!”
La causa è anche l’eccezionale andamento climatico, caratterizzato da siccità ed alte temperature,
che stanno comportando un +30% tra oneri gestionali e consumi energetici, quantificabili nel
Lazio in oltre 51 milioni di kilowattora, per una spesa che supera i 20 milioni con un incremento
di oltre 9 milioni di euro fino alla fine dell’anno.
“Se da un lato – prosegue Gargano – occorrono interventi immediati per evitare che i Consorzi di
bonifica, obbligati per legge al pareggio di bilancio, riversino gli aumenti sulle già risicate
economie di famiglie ed aziende agricole, dall’altro torniamo a chiedere l’autorizzazione al
cosiddetto scambio sul posto, cioè la possibilità di utilizzare completamente l’energia
rinnovabile, autoprodotta dai nostri enti consortili per l’esercizio degli impianti, senza doverla
cedere ad un gestore elettrico e poi riacquistarla a prezzo maggiorato: è una posizione
dominante, non più tollerabile” conclude il DG di ANBI.
Ora l’attenzione si deve rivolgere comunque anche a ciò, che si potrà fare a livello sistemico per
migliorare, in modo resiliente, un contesto sottoposto periodicamente a stress idrici, ormai troppo
frequenti da sostenere senza nuovi ed ulteriori investimenti mirati.
È del 2017 il Piano Nazionale Invasi (2.000 bacini da realizzare in 20 anni) proposto da ANBI e
dall’allora Struttura di Missione #italiasicura, cui seguono nel 2020 il Piano di Efficientamento
della Rete Idraulica (858 interventi) e il recente Piano Laghetti avanzato da ANBI e Coldiretti
(10.000 serbatoi medio-piccoli e multifunzionali da realizzare entro il 2030).
“Se si considera che di tali progetti, perlopiù già cantierabili e con significative ricadute anche
occupazionali, solo pochi o nulla sono stati finanziati e che il periodo per la realizzazione di
un’importante opera pubblica in Italia è mediamente di 11 anni – chiosa Francesco Vincenzi – si
capisce perché, di fronte ad una stagione climaticamente incerta, in un Paese, dove si
cementificano 19 ettari al giorno ed il 94% dei Comuni è ormai toccato dal rischio
idrogeologico.”
GRAZIE

