
(AGENPARL) – Roma, 05 set 2022 – Con queste elezioni è in gioco il futuro dell’Italia per i prossimi 5 anni. Forse anche oltre. Nessuno di noi che è qui a questo tavolo e vi sta parlando può dire: “io non c’ero negli ultimi 15 anni”. Ultimi 15 anni durante i quali c’è stata una legislatura di centrodestra, una legislatura di centrosinistra e una legislatura con tre governi di colori diversi. Quella di centrodestra è terminata con le dimissioni del governo Berlusconi-Tremonti, che ha lasciato il passo al governo Monti. Quella di centrosinistra si è articolata attraverso tre diversi governi. L’ultima che sta terminando in questo momento è stata, come diceva, estremamente variegata dal punto di vista della formula politica dei diversi esecutivi.
Ribadisco: noi tutti c’eravamo. Nessuno può dire che non c’era, sentirsi immune dalla corresponsabilità. Questo vuol dire che tutti noi dobbiamo fare un discorso di verità.
Il voto conta. Non è vero che c’è un voto per il quale l’agenda della realtà poi imporrà a chi eleggiamo di fare le cose, chiunque esso sia. Il voto conta. Chiediamolo agli inglesi. Quando votato per Brexit, le conseguenze di quella scelta sono durate e dureranno per tutta la loro vita.
Il futuro dell’Italia è il futuro di una grande potenza industriale. E il futuro del nostro Paese è in gioco perché veniamo da un periodo positivo grazie alle scelte di questi anni, scelte i che hanno portato ad investimenti importanti grazie al PNRR e tutte le scelte che sono state messe in campo. Ci sono difficoltà ma, io le sto vedendo in questa campagna elettorale, ci sono anche tanti segnali di speranza, che vengono anche e soprattutto da un mondo fatto di imprese dinamiche e innovative che stanno cercando di allargarsi e guardare al mondo e hanno bisogno di una politica, di una pubblica amministrazione, che sia in grado di dare risposte.
Il partito che guido da 18 mesi è stato, tra i grandi partiti del nostro Paese, il più lineare nei confronti del governo Draghi. Siamo stati quelli che l’hanno sempre sostenuto, che non hanno mai votato contro, che hanno sempre sostenuto il governo fino all’ultimo momento e che avrebbero continuato a sostenerlo. La responsabilità di coloro che si sono assunti la responsabilità di farlo cadere (e quindi, il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, la Lega e ovviamente anche Fratelli d’Italia che coerentemente è sempre stata all’opposizione del governo Draghi) è una responsabilità grave. In questo momento, la sentiamo ancora più grave di fronte alla drammaticità del momento che stiamo vivendo.
La legge elettorale è una legge elettorale in cui la parte maggioritaria determinerà chi vince e chi perde. Non è una legge elettorale per cui ognuno, semplicemente, dice la sua. Quindi le alleanze di governo sono necessarie, come quella che noi abbiamo costruito con +Europa e Impegno Civico. Abbiamo aggiunto a questa un’alleanza di difesa della Costituzione, perché i numeri per cambiare la Costituzione nel nostro Paese rischiano di esserci se le elezioni vanno male per noi, con Europa Verde e Sinistra Italiana.
Confermiamo soprattutto qui le nostre alleanze internazionali. Noi siamo quelli per l’Europa e per l’Alleanza atlantica. L’abbiamo sempre detto, sono i nostri valori, li abbiamo portati avanti anche in momenti di grande difficoltà, come sono stati gli ultimi 8 mesi. Lineari e affidabili, sempre, per il progresso del nostro Paese.
Oggi abbiamo tutti una grande responsabilità. Dobbiamo tenere viva questa prospettiva di speranza che stiamo vedendo in giro ma che ovviamente rischia di trasformarsi con il momento drammatico che stiamo vivendo. Si parla tanto di recessione. Si è parlato qui a Cernobbio in questi giorni di rischio recessione. La cosa principale che voglio dire è che qui dobbiamo impegnarci tutti a evitare di cadere in recessione. Una volta che si casca in recessione, poi tirarsi su diventa, l’abbiamo visto in questi anni, complicatissimo.
Evitare la recessione a tutti i costi attraverso tre grandi temi: il tema energetico, il tema delle tasse sul lavoro e il tema del PNRR.
Innanzitutto il tema energetico. Bisogna continuare con la linea che è stata seguita in questi mesi. Diversificare e arrivare all’indipendenza energetica. Come? Portando avanti i due rigassificatori di Ravenna e Piombino, che vanno costruiti, e continuare con la lunga linea strategica di impianti rinnovabili che siano in grado di dare più indipendenza al nostro Paese. Diversificare vuol dire, come ha fatto questo governo, andare a cercare ulteriori fonti di approvvigionamento, anche di gas, vuol dire mettere il tetto europeo alle bollette, il tetto europeo al gas, e soprattutto disaccoppiare (come tutti stiamo dicendo in questi giorni) l’elettricità che viene da fonti rinnovabili e il gas. E’ una scelta che nella prossima settimana avrà dei momenti decisivi a livello europeo. Bisogna che l’Europa sia all’altezza di questo momento, altrimenti non è solo la competitività dell’Italia a rischio, ma anche la competitività dell’Europa, perché tutti sappiamo che gli Stati Uniti hanno la loro indipendenza energetica, tutti sappiamo che in Asia la situazione è ben diversa dalla nostra. E’ a rischio l’indipendenza energetica dell’intero continente.
Noi vogliamo che venga raddoppiato il credito d’imposta e che sia reso cedibile e frazionabile per le imprese. Vuol dire passare per le energivore dal 25 al 50% e per le altre dal 15 al 30%. Vogliamo una nuova bolletta “luce sociale” per le famiglie più in difficoltà. I costi dell’energia hanno raggiunto sia per le imprese che per le famiglie dei costi assolutamente insostenibili. Intervenire subito è fondamentale.
Il secondo punto: le tasse e le tasse sul lavoro, contro l’inflazione e il caro vita che sta colpendo le famiglie, che sta colpendo i consumi e che sta colpendo ovviamente le imprese. Ho parlato di speranza. Bisogna incentivare chi lavora e chi dà lavoro. Io sono molto contento del fatto che la nostra coalizione, il nostro partito, il mio partito, abbia accolto come candidato punta di diamante sui temi economici Carlo Cottarelli, che è qui con noi e che è stato con noi in questi giorni. Le sue idee, le sue tesi e la sua credibilità saranno ovviamente per noi fondamentali. Abbassare il cuneo fiscale vuol dire salari più alti, vuol dire una situazione migliore per i datori di lavoro che hanno più stabilità, e vuol dire combattere il lavoro nero. Vuol dire, di conseguenza, anche rafforzare la sicurezza sul lavoro.
Il terzo punto è il PNRR. Se ne sta parlando tanto in questi giorni, se ne è parlato anche qui. Per noi è il punto di riferimento complessivo, è la stella polare. C’è tutto lì dentro. Ci sono tanti soldi come non ne abbiamo mai visti, e lì si gioca la credibilità del nostro Paese, che normalmente sull’uso dei soldi europei non ha mai fatto grandissime figure. Lì dentro ci sono tanti soldi europei. Vanno spesi bene, vanno ben indirizzati, sono stati ben negoziati, la strada è quella giusta. Ambiente, digitale, sostenibilità, un’agricoltura che sia sostenibile e di qualità, la scuola, le politiche attive per il lavoro, le infrastrutture, il Sud, come si è detto prima con quel 40 % di clausola che è fondamentale, e poi quella clausola per l’occupazione femminile e giovanile, che sono i grandi problemi del nostro Paese. Niente balletti sull’inaffidabilità o l’affidabilità. No rinegoziazioni. Si può discutere certo, ma è già compreso nell’intero pacchetto sull’impatto dei costi dell’energia. Ma noi se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo quei soldi e perderemmo la prospettiva per il nostro futuro.
In questi giorni Wilders, che tifa per la vittoria della nostra destra, ha spiegato che è contro il PNRR perché lui non vuole che i soldi degli olandesi vadano agli italiani. Ha detto una cosa che è falsa, ed è incredibile che dopo due anni ancora si debba parlare di questo. Perché il Next Generation EU non sono soldi degli olandesi che vanno agli italiani ma sono soldi europei, che tutti insieme abbiamo trovato e negoziato sui mercati e che insieme abbiamo deciso di gestire. Ed ecco perché è l’idea diversa di Europa che si gioca. Un’idea di Europa che con le interdipendenze, la pandemia, i vaccini, le materie prime che crescono, la guerra, la pace, il cambiamento climatico, deve portarci ad avere un’Europa con un’idea di sovranità condivisa, quindi più forte ed efficace per proteggerci. La nostra Europa, per essere chiari, è quella della foto del treno di Kiev, in cui l’Italia, la Francia e la Germania sono l’Europa. L’Italia non discute con l’Europa, l’Italia è l’Europa nella nostra concezione delle cose.
Voglio completare negli ultimi 10 secondi con una nota personale e un sorriso. Uso raramente le note personali ma in questo caso credo che siano necessarie. Sono molti anni che partecipo al Forum di Cernobbio. Ho ripensato: la prima volta era nel secolo scorso, nel 1999, pensate voi. Nell’ultimo decennio, di questi 10 anni sono venuto 7 anni senza ruoli di politica attiva, perché ero fuori e facevo un’altra cosa, affascinante, con gli studenti, a Parigi. In questi giorni ho ripensato a quell’esperienza, da cui ho imparato tantissimo. Tanti di voi, in queste due giornate, mi hanno incrociato e mi hanno detto: “Ma non ti sei pentito di esserti rimesso dentro la politica?” E allora la mia conclusione, la sintesi forse di tutto quello che ho detto, è che no, non mi sono pentito. Non sottovaluto la difficoltà che sto vivendo e che stiamo vivendo, ma vi assicuro che non c’è onore più grande che battersi per le proprie idee, e battersi per cambiare il destino del proprio Paese.