(AGENPARL) – Roma, 01 settembre 2022 – Egregio Direttore,
come spesso accade nel tumulto di epoche che vedono i grandi cambiamenti, si perde di vista la riflessione.
Ci si lascia travolgere dagli eventi e non si focalizzano avvenimenti o scenari che imporrebbero di essere accorti nelle valutazioni, specie se si tratta di politica estera.
Mi riferisco all’attuale posizione italiana del dopo Draghi (che forse non sarà così marcatamente “dopo”) ed in particolare al ruolo che nonostante tutte le avversità di percorso la nostra classe politica si troverà a dover gestire.
C ‘e’ una sorta di tempesta perfetta (inutile ribadirlo) che riguarda lo scacchiere del Mediterraneo allargato.
Allargato, ovvero inclusivo del Medio Oriente.
E ‘ mio parere (e non trovo una risposta plausibile del perché) che la politica estera USA da molti anni in qua fibrilla alla ricerca spasmodica di equilibri mai raggiunti ed anzi avvilita da azioni inconsuete che nulla dovrebbero avere a che fare con le consuete operazioni di un gigante che gestisce gli equilibri del mondo.
Basti dare un ‘occhiata attenta alle condotte in Iraq come in Afghanistan, con un epilogo che ha lasciato increduli gli europei e quanto mai soddisfatti Russi e Cinesi.
A proposito di Cina,
l’Esercito Cinese cresce ad un ritmo 5 volte superiore alle stime americane di solo due anni fa! Ndr fonti non riscontrabili ma plausibili !
Bene (dirà lei tra se e se) che c ‘entra questo con la posizione Italiana?
C’entra poiché mai come in questo momento gli USA necessitano di un’ Italia stabile e riformata opportunamente, per fare ciò che c’e’ da fare almeno nel teatro appunto del Mediterraneo allargato, dove Russi e Turchi spadroneggiano in Libia grazie alla lungimirante politica Francese ed USA con l ‘appoggio dell’ UK !
Noi eravamo gli unici interlocutori storicamente possibili con i Libici, esautorati di fatto da una serie di scelte inconcepibili in loco, non mi riferisco necessariamente a quanto accaduto a Gheddafi.
Agli Americani con ogni probabilità quindi, potrebbe servire un’ Italia che funzioni, che sia all’altezza di un compito di assoluto rilievo nel sistema spazio/tempo dell’attuale scacchiere.
Certe riforme strutturali necessarie appunto al fine non ultimo potrà condurle in porto probabilmente soltanto una leader forte con un forte consenso popolare.
Ecco che la Signora Meloni parla alla Spagna, alla Francia (Macron e’ privo di ogni margine di consenso interno), alla Germania (paralizzata nella sua proverbiale efficienza economica dalla dipendenza energetica dai russi).
Ma più che mai parla agli USA rassicurandoli circa il fedele atlantismo italico.
Agli americani non resta forse che tapparsi il naso incrociare le dita e sdoganare la Meloni (in sordina lo stanno già facendo) ed augurarsi (spero sia cosi’) che certe riforme arrivino almeno per ammortizzare una serie di fiaschi internazionali, (non mi dilungo su quello ucraino poiché tutto in divenire) e mettere una pezza almeno in Libia, riprendendo in mano una situazione che è a dire poco esplosiva.
Mi permetto di parafrasare lo stimatissimo Prof. Orsini che pur non essendo della mia area quando fa analisi pennella.
I Russi non molleranno l’Ucraina, costi quel che costi!
Un bel trick non c’e’ da dormirci su.
Forse però lo stellone ancora una volta potrebbe tornare a brillare e l ‘Italia chissà magari farà la differenza.
Da augurarselo!
Roberto Corcione