(AGENPARL) – Roma, 31 agosto 2022 – La coalizione di centrodestra probabilmente il 25 settembre vincerà le elezioni. E lo farà, secondo gli attuali sondaggi, in maniera decisamente netta tale da garantirgli una maggioranza molto larga, come non si vedeva da tempo. Anzi, come forse non si era mai vista.
Eppure ai miei occhi, quelli di un uomo di destra, per lunghi anni militante convinto e partecipe nel suo piccolo alla vita di partito, ci sono assai pochi motivi per essere ottimista. Sarà la mia avanzata età, saranno gli occhi di chi si è definitivamente scoraggiato a suon di delusioni, sarà semplicemente una maturata consapevolezza che non basta dirsi “di destra” o “di sinistra” per mettere effettivamente in atto una politica degna di tale nome e dei rispettivi ideali.
Il momento storico internazionale, nonchè italiano, è decisamente scoraggiante. Dopo una pandemia mondiale, affrontata con molta superficialità ed in maniera più dogmatica che scientifica, l’Italia ha deciso di partecipare ad un conflitto del quale nessuno sentiva il bisogno e che ci sta portando definitivamente nel baratro.
La maggior parte degli italiani è apertamente contraria all’invio delle armi in Ucraina così come non è nel nostro DNA quello di partecipare a guerre: il nostro è un popolo mite, da secoli incline al commercio, al turismo e ai buoni rapporti tanto ad Occidente quanto ad Oriente.
Il caro energia rischia di rompere, questa volta definitivamente, quel sottilissimo filo che la separa dalla disperazione sociale. Bollette schizzate alle stelle, gas che si preannuncia introvabile per l’inverno, carenza di materie prime, imprese al collasso ed una classe dirigente affatto pronta ad affrontare la crisi socio-economica più devastante degli ultimi 50 anni. Come si può sperare in un futuro migliore per i nostri figli con queste premesse?
“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?” è stata la più assurda e fuori luogo provocazione di un Primo Ministro molto più vicino alle banche che agli italiani, ahi noi, sostenuto praticamente da quasi l’intero arco parlamentare. E basta tale affermazione, tanto semplicistica quanto inopportuna, a far capire l’inadeguatezza di un’intera classe politica.
Nubi scure si addensano all’orizzonte di questa povera Italia che è stata grande ma che è la prima vittima di se stessa e del suo provincialismo.
Rimango in finestra a guardare, sperando che i giovani trovino la forza di reagire e di mandare definitivamente in pensione questo sistema che ha fallito.
Lettera Firmata