
(AGENPARL) – mer 29 giugno 2022 Città di Lecce
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Lecce, 27 giugno 2022
Il carcere visto da dentro: il 30 giugno Comune e Antigone presentano il rapporto
Giovedì 30 giugno 2022, alle 19, nel Chiostro degli Agostiniani, si terrà l’iniziativa “Il carcere
visto da dentro”, organizzato da Comune di Lecce – Assessorato al Welfare e associazione
Antigone.
Nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista Erasmo Marinazzo, sarà presentato il XVIII
rapporto sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane redatto da Antigone, si parlerà del
carcere e delle sue alternative, della collaborazione tra istituzioni per garantire percorsi di pena
riabilitanti.
All’incontro prenderanno parte Silvia Miglietta, assessora al Welfare del Comune di Lecce,
Alessandro Stomeo, avvocato dell’associazione Antigone Lecce, Mariateresa Susca, direttrice
della Casa Circondariale di Lecce, Giuseppe Mastropasqua, presidente del Tribunale di
Sorveglianza di Lecce, e Maria Mancarella, garante dei diritti delle persone private della libertà
della città di Lecce.
«Il carcere non è un’isola separata dal mondo esterno, ma una comunità – dichiara l’assessora al
Welfare del Comune di Lecce Silvia Miglietta – fatta di storie, relazioni, problemi che dobbiamo
sempre più mettere in relazione con la città. La presentazione del rapporto sulle condizioni di
detenzione nelle carceri italiane, redatto dall’associazione Antigone, ci offre l’occasione per
affrontare in un dibattito pubblico e aperto a tutta la cittadinanza i temi della vita carceraria, che
non sono diversi da quelli dell’esterno: inclusione, diritti, cooperazione, rappresentanza, per
garantire alla comunità e ai singoli la possibilità di una piena e reale riabilitazione».
«Il carcere, dopo la pandemia, si è ripresentato con tutte le sue problematiche, aggravate dalla
dura prova – commenta Alessandro Stomeo di Antigone – rappresentata dalla emergenza
sanitaria. Le violenze subite dai detenuti ad opera di appartenenti alle Forze dell’Ordine, in
relazione alle quali si stanno celebrando processi, da una parte, e il sovrumano impegno e lavoro
dei Direttori e del sottodimensionato personale di sicurezza e di assistenza ai detenuti, dall’altra,
sono le due facce di un sistema “malato”, incapace di garantire una pena in linea con il dettato
Costituzionale. La piaga del sovraffollamento, che nelle strutture detentive pugliesi si attesta,
come media, al 135% insieme alla inadeguatezza delle strutture, alla carenza di personale di
sostegno e di sicurezza, genera una pena detentiva inumana. La reclusione si sostanzia, così, in un
inutile e passivo stato di limitazione della libertà che aggrava, anziché risolvere, i problemi di
socializzazione del reo allontanandolo ancor di più da un modello comportamentale accettabile».