
ROMA Le investigazioni, estese anche al nucleo familiare e ai suoi “prestanome”, hanno consentito di accertare la sussistenza di una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati ed il profilo economico dei soggetti. A titolo esemplificativo, dal 2010 alla data dell’arresto del narcotrafficante, avvenuto nel 2015, sono stati individuati sui conti delle persone controllate versamenti in contanti per oltre 144 mila euro, mentre dopo la sua cattura i versamenti si sono azzerati. Nello stesso periodo, inoltre, è stato accertato che il nucleo familiare monitorato ha acquisito il 50% del capitale di una società operante nel settore del commercio all’ingrosso di materiali di recupero, 4 terreni in provincia di Grosseto, 4 unità immobiliari a Roma (in zona Prenestina) successivamente ristrutturate con un mutuo di 100mila euro, le cui rate sono state pagate esclusivamente con versamenti in contanti ed ha ristrutturato un caseggiato rurale nel Comune di Montecompatri, in provincia di Roma, trasformandolo, di fatto, in un villino di pregio. Pertanto, il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca dei beni acquisiti in un arco temporale nel quale il proposto e gli altri soggetti sottoposti ad accertamento non disponevano di mezzi finanziari sufficienti al loro pagamento. Il provvedimento è stato notificato al Tassone nel carcere di Asti, ove è recluso a seguito di una condanna a 14 anni. (News&Com)