
REGGIO CALABRIA “A fronte di questo spropositato potere, affidato ad un unico soggetto, di nomina esclusivamente politica, alla Regione è stato riservato soltanto l’obbligo di pagare gli stipendi e di mettere a disposizione del Commissario ad acta e dei Commissari straordinari, il personale, gli uffici ed i mezzi necessari all’espletamento dei relativi incarichi, utilizzando le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili. Se probabilmente – per ragioni ed interessi squisitamente politici!- verranno rispettati i termini per l’avocazione, in capo al Ministro della Salute, di tutte le nomine negli enti del servizio sanitario regionali (in pieno periodo di campagna elettorale!), ho molti dubbi che lo stesso possa accadere per i termini previsti per i vari adempimenti a carico del Commissario che, entro 60 giorni, dovrebbe adottare gli atti aziendali, il programma operativo Covid ed il Piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico della rete di emergenza, della rete ospedaliera e della rete territoriale della Regione!” – evidenzia il Presidente della Terza Commissione. Ancora, secondo Sinibaldo Esposito: “Non era certamente questo il percorso immaginato dalla governatrice Santelli che, nel breve periodo di reggenza regionale, aveva affrontato con decisione la problematica sanitaria, auspicando una fattiva interlocuzione con il Governo centrale e rivendicando, per la sua Calabria, il diritto ad una sanità da Paese civile, senza alcuna velleità di ‘guerreggiare’, ma anzi sottolineando l’assoluta sintonia tra Regione e Governo nazionale, durante la gestione della fase Covid, al fine di evidenziare come non possano esserci divisioni strategiche e strumentali, davanti a un diritto fondamentale come la salute. Del resto, è notorio che, già da molti mesi, la Regione avrebbe potuto dare corso alle nomine dei commissari delle aziende sanitarie ed ospedaliere, ma non lo ha fatto, durante l’emergenza sanitaria, non certo perché la Presidente non ne avesse le capacità o perché non esistessero figure di soggetti idonei a ricoprire quei ruoli, bensì perché aveva creduto che, finalmente, fosse arrivato il momento di fare effettivamente cessare questa ‘giostra’ politica, consumata sulla pelle dei calabresi, per collaborare lealmente con il Governo centrale, ognuno nel proprio ruolo istituzionale. Questa è stata la linea seguita, anche dopo la dipartita della Governatrice, allorché comunque non si è proceduto alle nomine, ancora possibili, in attesa delle decisioni del Governo, che si auspicava sarebbero state improntate alla tutela dei diritti dei calabresi, anziché a meri calcoli di opportunismo politico, per come invece è avvenuto”. (News&Com)