
CATANZARO In particolare, le indagini hanno permesso di ricostruire le fasi ideative ed esecutive del cruento fatto di sangue anche grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, uno dei quali indagato per il medesimo delitto, che hanno trovato puntuale riscontro negli accertamenti condotti dalla squadra mobile di Catanzaro, delineandosi il ruolo di Vincenzino Iannazzo e Domenico Cannizzaro, soggetti al vertice delle rispettive famiglie, quali mandanti dell’evento omicidiario, e di Antonio Davoli e Pietro Iannazzo, quali esecutori materiali del delitto. Il delitto veniva consumato al termine di un lungo inseguimento iniziato nel centro di Lamezia Terme e concluso, dopo circa 3 chilometri, nei pressi del bivio ‘Carrà Cosentino’, allorché i killer, Antonio Davoli e Pietro Iannazzo, alla guida di una moto di grossa cilindrata precedentemente rubata, raggiungevano le vittime, attingendoli con numerosi colpi di pistola. Nella circostanza, Cristian Matarasso decedeva nell’immediatezza, mentre Giovanni Torcasio, che aveva anche tentato una disperata fuga, moriva durante il trasporto in ospedale. Il movente del duplice omicidio risiedeva, in quel particolare periodo storico, nella volontà delle cosche confederate di vendicare gli omicidi di Francesco Iannazzo, 49 anni, e Giuseppe Cannizzaro, 62 anni, e, al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati. (News&Com)