
(AGENPARL) Roma 25 maggio – “Ho coniato l’espressione della sindrome clinica “COVID-19 Like” riferendomi al profilo sindromico che definisce un soggetto che presenti quadro sintomatologico febbrile e/o di infezione respiratoria acuta (minore o maggiore), quadro laboratoristico tipico (linfocitopenia, neutrofilia, elevati livelli di IL-6, elevati livelli di proteina C reattiva, livelli molto bassi di vitamina D), quadro clinico respiratorio di insufficienza respiratoria acuta (ipossiemica-ipocapnica, rilevata mediante emogasanalisi) e quadro radiologico di polmonite interstiziale o interstizio alveolare (documentato mediante TC del torace) del tutto simile (like) a quello del paziente con insufficienza respiratoria acuta secondaria a polmonite interstiziale da COVID-19 ma differente da questo in quanto negativo all’esame del tampone, anche ripetuto più volte. Sulla base dell’esperienza clinica personale, maturata presso la postazione fissa “San Giuseppe Moscati” del SET 118 Taranto (che documenta riscontro, statisticamente significativo, dei pazienti COVID-19 Like in misura del 13% di tutti i pazienti centralizzati presso il Presidio Ospedaliero COVID della ASL Taranto “San Giuseppe Moscati”, a causa dell’insorgenza acuta di problematiche febbrili e/o respiratorie), nonchè a seguito di segnalazioni multiple, pervenute alla mia attenzione, in qualità di Presidente Nazionale della Società Italiana Sistema 118 (SIS 118), effettuate da colleghi di diverse regioni italiane, quali Lombardia, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia, inerenti proprio il frequente riscontro di questa tipologia di pazienti, ho ritenuto opportuno evidenziare, lanciando un vero e proprio indirizzo di attenzione, il dato dei COVID-Like quale di estrema importanza epidemiologica, considerato che, al momento attuale, questi soggetti non risultano ancora, a livello nazionale, né classificati e quantificati come tali, né definiti con criteri clinici specifici, né inquadrati in un contesto standardizzato di percorso diagnostico e gestionale dedicato di carattere obbligatorio. Il problema, in questo momento storico così delicato di emergenza pandemica, non è definibile come mero riscontro clinico di polmoniti interstiziali, anche avvalendosi dei dati di comparazione statistica con i quadri similari riscontrati l’anno precedente, polmoniti che ci sono sempre state e che possono avere numerose cause, miste tra infettive e non infettive, le quali non hanno nulla a che vedere con il COVID-19, quanto dal fatto che in alcuni casi, tra questi, invero numerosi, riscontrati negli ultimi mesi, la broncoscopia ha evidenziato la presenza del SARS-CoV-2. E non è affatto una questione da poco trattandosi di soggetti potenzialmente contagiosi.Al riguardo, riteniamo che la ricerca nel liquido di lavaggio bronco-alveolare del SARS-CoV-2, secondo le linee di indirizzo della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e della Società Italiana dei Pneumologi Ospedalieri (SIPO), associata all’esecuzione di test rapidi, che individuano la presenza degli anticorpi prodotti, in diverse fasi evolutive dell’infezione, dall’organismo nei confronti del virus, possano rappresentare un prezioso strumento di diagnosi e di monitoraggio clinico in questi pazienti, percorso clinico – gestionale che dovrebbe essere sancito quale protocollo clinico dedicato da parte del Ministero della Salute”Così in una nota il Presidente Nazionale SIS118 Mario Balzanelli.