
REGGIO CALABRIA Le indagini, basate su intercettazione telefoniche, ambientali e telematiche, hanno offerto uno spaccato di rara chiarezza, in ordine alla particolare declinazione del predetto sodalizio nel settore del narcotraffico, attraverso una autonoma capacità produttiva di marjuana e consolidati canali approvvigionativi per la cocaina nelle aree urbane di Scilla, Bagnara e Villa San Giovanni, grazie al ruolo svolto dall’indagato Carmelo Cimarosa; nella disponibilità di armi, tra le quali spicca un kalashnikov di fabbricazione russa, per la commissione di gravi delitti sul territorio – tra cui emergono un agguato ai danni di un ignaro cittadino, organizzato al solo fine di dimostrare l’egemonia criminale della cosca sul territorio e la cacciata dalla Calabria di un pusher, reo di aver ritardato il pagamento dello stupefacente. Da ultimo, si evidenzia la finalità di controllare alcuni settori particolarmente delicati dell’economia scillese: basti pensare all’interesse dimostrato per le assegnazioni delle concessioni degli stabilimenti balneari. Tutte fasi criminali controllate dalla figura di Angelo Carina, di cui si è delineato il sicuro rango apicale. Egli è, infatti, l’imprescindibile punto di riferimento per il nipote Carmelo Cimarosa (affiliato al sodalizio e responsabile dell’approvvigionamento e della distribuzione dei quantitativi di stupefacente destinati allo spaccio al dettaglio) con cui era in costante contatto e permanente simbiosi delinquenziale, e per gli altri appartenenti al sodalizio ed al gruppo responsabile dello spaccio di stupefacente: una sorta di mentore criminale al quale, primo fra tutti, il Cimarosa ed i più giovani affiliati si rivolgevano per ricevere indicazioni operative ed ottenere l’autorizzazione al compimento delle azioni delittuose più rilevanti essendo stata documentata anche la disponibilità di armi da parte degli appartenenti al sodalizio ed una particolare propensione a portare azioni violente sul territorio. (News&Com)