
CATANZARO Nel 2016 il giudice Marco Petrini avrebbe ricevuto dall’avvocato Giancarlo Pittelli la promessa di una somma di denaro di 2.500 euro «in cambio di un esito favorevole di un processo a carico di un imputato da lui difeso, se mal non ricordo, condannato in primo grado dal Tribunale di Catanzaro o Crotone». Il cinque febbraio 2020 il giudice, ora sospeso, Marco Petrini, già presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro parla con i magistrati di Salerno, competenti per i procedimenti che riguardano i magistrati del distretto di Catanzaro. Petrini è accusato di una lunga serie di capi di corruzione in atti giudiziari. Poche settimane dopo il suo arresto, avvenuto il 19 gennaio 2020, il giudice ha deciso di parlare con i procuratori campani. La proposta corruttiva, racconta Petrini, avvenne nei locali della corte d’Appello, in una stanza diversa da quella occupata negli tempi da presidente di sezione. Accetta, comunque, la proposta dell’avvocato Pittelli «in cambio dell’assoluzione dell’imputato da lui assistito». E l’imputato venne assolto dall’accusa che lo vedeva coinvolto in un fatto di sangue, «se ben ricordo», chiosa Petrini.
Storie che si incrociano.
Petrini, imputato davanti al Tribunale di Salerno, che racconta un lunga sfilza di casi di corruzione, tira dentro avvocati, collegi giudici, imprenditori e uomini politici. Siamo a febbraio. Il 17 aprile ritratta e “salva” qualche nome tra quelli che a febbraio aveva trascinato con sé, in quel sistema fatto di proposte indecenti e corruzione. Salva i colleghi del proprio collegio (Cosentino e Commodaro) e anche Pittelli. Pittelli che è imputato nella maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta vibonese “Rinascita-Scott”, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché pietra angolare di un altro sistema che collega, raccontano le indagini dei carabinieri della provinciale di Vibo e della Dda di Catanzaro, mafiosi, colletti bianchi, uomini in alta uniforme, imprenditori. La Calabria, emerge dalla due indagini – quella di Salerno e quella di Catanzaro – è immersa in un sistema corruttivo a maglie strette, la cui trama è appena visibile, a ben guardare, sul pelo dell’acqua. A portare a galla un sistema che ha tolto l’aria all’economia, alla libertà e alla democrazia di una regione, due inchieste nate in seno alla Dda di Catanzaro: “Thomas” contro le cosche crotonesi, che ha dato la stura all’inchiesta di Salerno – denominata “Genesi”– e “Rinascita-Scott”, 456 imputati e oltre 300 capi di imputazione.(News&Com)