
(AGENPARL) – Roma, 29 aprile 2020 – A spasso con il virus – Gli Italiani ai tempi del Covid -19
Imbarazzo. Dopo il discorso di ieri sera del nostro Presidente del Consiglio, ogni ragionevole considerazione di natura economica, giuridica, medica o scientifica, viene preceduta da un profondo senso di imbarazzo. Tentiamo, invano, di individuare la logica sottostante alle misure governative sin qui emesse, la strategia, la pianificazione, ma continuiamo a scontrarci con l’improvvisazione, l’attesa, le contraddizioni, l’irragionevolezza, le incongruenze. Il diritto costituzionale è stato stravolto, con eccessiva disinvoltura, in nome della tutela del diritto alla salute. Ma i conti non tornano. Un virus sconosciuto, una pandemia inattesa seppur compimento di una ragionevole profezia, un collasso dell’economia e della socialità. La diffusione mondiale del virus, dopo lo scoppio dell’epidemia in Cina non è stata certo una fatalità, ma pura matematica. Una progressione geometrica del contagio che si sarebbe potuta interrompere solo con la chiusura immediata delle frontiere. Ma così non è stato. In Italia, lo sappiamo, lo stato d’emergenza veniva dichiarato il 31 gennaio, quando si registrava la positività di due turisti cinesi a Roma; poi il primo focolaio autonomo in Lombardia il 21 febbraio, due giorni dopo le prime restrizioni e poi, dall’11 marzo, lockdown trasversale ed esteso a tutto il territorio nazionale. Chiuse le imprese, già chiuse le scuole, chiusi i negozi, sospese le celebrazioni religiose. Congelata l’Italia, con poche eccezioni. Per due lunghi mesi. Abbiamo accettato, per un senso di responsabilità e mantenendo a lungo il silenzio sulle violazioni perpetrate, le lesioni delle nostre libertà fondamentali e dei nostri diritti costituzionalmente garantiti. Ma abbiamo pensato e sperato che in due, quattro, addirittura sei settimane di lockdown , il Governo potesse predisporre mezzi e strumenti, in una strategia d’attacco contro questo nemico invisibile, a tutela della salute pubblica. Un piano, ragionato, che consentisse la ripresa della vita sociale ed economica del Paese in modo, quanto più possibile, sicuro. Ci aspettavamo una mappatura del virus – possibilmente con l’esecuzione di tamponi e test, non con l’installazione di app-microchip -, una fornitura trasversale e gratuita di dispositivi di protezione in favore della collettività, una tutela rinforzata per tutto il personale medico sanitario. E finalmente la ripresa. I costi non avrebbero dovuto spaventare, visto che ad oggi, la perdita del PIL per i primi due trimestri è stimata al 10% 2 ed ogni settimana in più di chiusura potrebbe costare un ulteriore calo dello 0,75% (dati Confindustria). Ma riecco un nuovo discorso alla nazione ed un altro DPCM con l’ennesima violazione dei diritti costituzionali, diritto alla salute compreso. Un protrarsi di disposizioni contrarie ai criteri di ragionevolezza (di rango costituzionale) ed al principio di legalità (legge 689/81) a presidio del potere sanzionatorio, una fucina di interpretazioni contrastanti e foriere di tanto contenzioso. Viene disposta o confermata una riapertura poco comprensibile e contraddittoria, quasi random (librerie, vivai, cartolerie, edicole) , con una licenza ad uscire senza apprezzabili benefici, con l’unico possibile disastroso effetto di offrire nuova benzina alla progressione geometrica del virus. Così ad esempio, la possibilità, prevista all’art, 1, lett. a), di “spostarsi per incontrare i congiunti” e l’utilizzo di un termine (congiunto) non appropriato: ne esiste una definizione ai fini dell’applicazione della legge penale (art 307 cp) e poi esistono altri richiami in ipotesi specifiche del codice civile (ad es. per l’emissione di ordini di protezione ex art. 342 bis cc) ma non pertinenti. Il codice civile definisce solo i parenti e gli affini. L’utilizzo del termine congiunto è volutamente o inconsapevolmente una via di fuga (ulteriore) per evitare la soggezione alle sanzioni. L’’incontro”, in assenza di specificazione, dovrà ritenersi consentito ovunque. Si fa fatica a comprendere quale sia il favore per le attività sportive di interesse nazionale rispetto a quelle prive di tale pregio (quale sarà il bene costituzionalmente protetto?), oppure la previsione dell’apertura dei musei ed il silenzio rispetto alle celebrazioni religiose (che spesso godono di spazi idonei a garantire un’ampia distanza di sicurezza tra i fedeli presenti). Si riaprono i parchi, con l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza, ovvero si elimina uno dei tanti divieti privi di effettiva rilevanza strategica. Al di là dei singoli precetti, l’azione del Governo risulta nuovamente inconsistente, irragionevole, quasi sprezzante dei rilevantissimi interessi in gioco; non si comprende quale sia il filo conduttore. Se si ritengono pericolosi gli assembramenti siano essi i comportamenti vietati, con rispetto dell’eguaglianza, formale e sostanziale. Se si ritiene di dover disporre le chiusure indispensabili al fine di evitare il contagio, si individuino i soggetti positivi e si faccia ripartire l’economia. Arriverà il 4 maggio e con esso il favore di chi, indipendentemente dalla positività al virus, potrà sentirsi libero di uscire e compiere attività motoria liberamente. 3 Ma l’idea è che la farsa non sia finita e che, come carne da macello, ci troveremo a spasso con il virus. Dichiarazione dell’Avvocato Graziella Brancaccio – Patrocinante in Cassazione del Foro di Roma.