(AGENPARL) – Roma, 30 Lunedì marzo 2020 – La pandemia avrà non solo degli effetti economici e sociali ma politici e su scala globale. Una crisi internazionale che sta dando delle lezioni molto importanti, benefiche e durature. Sarà difficile che la lezione principale verrà appresa dalla stragrande maggioranza dei Paesi e cioè quella che affrontare con successo una minaccia come il Covid19 che non rispetta i confini internazionali, richiede cooperazione internazionale e il riconoscimento che il pericolo colpisce indistintamente tutta l’umanità. Il Coronavirus o Covid-19 è iniziato quando l’agente patogeno è passato da un animale a un essere umano all’interno dei confini di un singolo paese (Cina) e grazie ai movimenti e agli scambi transfrontalieri che conosciamo con il nome di globalizzazione ovviamente sono stati coinvolti altre nazioni nella diffusione della malattia ma che non hanno causato la malattia. Ad oggi c’è stata solo una risposta nazionalista. Di quel nazionalismo «becero e di mentalità ristretta» che è stato il solo finora che ha dato una risposta politica al covid-19. E non è solo un problema che riguarda la politica americana, ma un po’ tutte le nazioni che hanno chiuso i confini internazionali ai viaggiatori. I confini statunitensi con il Canada e il Messico sono stati chiusi con il consenso reciproco dei paesi interessati. Lo stesso vale per le restrizioni alle frontiere che sono state erette lungo quelli che erano stati i confini nazionali «invisibili» in Europa. Situazioni corrispondenti in Europa che coinvolgono lo stretto nazionalismo inglese associato alla Brexit e all’antagonismo nel continente contro i rifugiati che fuggono dalla guerra in Medio Oriente, in un momento in cui il governo di Erdogan in Turchia ha nuovamente utilizzato il flusso di rifugiati come fonte di leva contro gli europei.
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