(AGENPARL) - Roma, 5 Dicembre 2025(AGENPARL) – Fri 05 December 2025 COMUNICATO STAMPA
Dalle Canarie a Trieste:
la missione ATL2MED per comprendere meglio il ciclo della CO2
Condotta con strumentazioni all’avanguardia, come i Saildrone, la ricerca è stata guidata dall’OGS e condotta insieme a CNRISMAR, CNR-IAS, Università Ca’ Foscari Venezia e altri istituti europei. Ha fornito dettagli sulla variabilità dello scambio di CO2
tra aria e mare nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo
TRIESTE, 5 DICEMBRE 2025 – Gli scambi di CO₂ all’interfaccia tra oceano e atmosfera variano nel tempo e nello spazio;
comprenderne la variabilità è fondamentale, poiché l’anidride carbonica svolge un ruolo chiave nella regolazione della
temperatura globale del pianeta. È questo l’obiettivo della missione ATL2MED che grazie all’impiego di strumentazione
scientifica all’avanguardia è riuscita a offrire osservazioni del flusso di CO₂ in un’area ancora poco studiata, tra l’Atlantico
orientale e il Mediterraneo occidentale.
I risultati principali di questo progetto, portato avanti tra il 2019 e il 2020, sono riassunti in un recente studio, pubblicato su
Frontiers in Marine Science. La pubblicazione, dedicata ai processi fisici e biogeochimici, segue una ricerca del 2024
incentrata sul controllo e sul mantenimento di elevati standard di qualità dei dati, apparsa su Earth System Science Data.
Entrambi gli studi sono stati guidati dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS e hanno coinvolto
istituzioni di tutta Europa. Per l’Italia hanno collaborato l’Istituto di Scienze Marine (CNR – ISMAR) del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, l’Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (CNR – IAS) e il Dipartimento di scienze
Ambientali, Informatiche e Statistiche dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Sono stati inoltre coinvolti l’Observatoire Océanologique de Villefranche (OOV) e l’Observatoire des Sciences de l’Univers
Stamar (OSU STAMAR), entrambi della Sorbonne Université (Francia); il Norwegian Research Centre (NORCE) e il Bjerknes
Centre for Climate Research (BCCR) di Bergen, in Norvegia; e il GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel, in
Germania.
“Per la prima volta, la missione ATL2MED ha effettuato misure ad alta risoluzione della CO₂ in tutte le stagioni, attraversando
condizioni meteo climatiche molto diverse e operando nonostante le limitazioni dovute al Covid-19. Un accurato controllo di
qualità e la correzione della deriva strumentale hanno prodotto dataset solidi e pronti per l’uso scientifico”, racconta Riccardo
Martellucci, ecologo marino della sezione di Oceanografia dell’OGS, primo autore degli articoli. “Le osservazioni ad alta
risoluzione hanno messo in luce una variabilità spazio-temporale molto elevata nei flussi di CO₂, che sono legati sia a processi
fisici che biologici, e hanno evidenziato l’importanza di strutture oceaniche a piccola scala, molto spesso non considerate nei
bilanci globali di carbonio”. Per studiare la variabilità dello scambio di CO₂ aria–mare nell’Atlantico orientale e nel Mar
Mediterraneo sono stati utilizzati veicoli autonomi di superficie senza pilota chiamati Saildrone, le cui misurazioni sono state
integrate principalmente con quelle dei siti osservativi europei afferenti all’infrastruttura di ricerca europea ICOS (Integrated
Carbon Observation System) e con quelle di ulteriori piattaforme osservative internazionali.
“Il successo sia tecnico che scientifico della missione, promossa e coordinata da ICOS, evidenzia anche il ruolo chiave delle
infrastrutture di ricerca nel sviluppare e portare a compimento progetti collaborativi, innovativi e di ampio respiro” sottolinea
Carolina Cantoni, oceanografa chimica del CNR-ISMAR e co autrice dello studio.
In particolare, nel sud Adriatico, dove da oltre vent’anni più infrastrutture di ricerca operano in modo sinergico, sono stati
utilizzati i dati della boa E2M3A che è parte dell’infrastruttura EMSO (European Multidisciplinary Seafloor and water-column
Observatory), dei profilatori autonomi dell’infrastruttura Euro-Argo, e delle missioni condotte nell’area con veicoli autonomi
sottomarini chiamati Ocean glider. Nel mar Ligure, invece, gli studi compiuti dalla missione dei Saildrone sono stati supportati
dalle osservazioni della boa DYFAMED (OOV / OSU STAMAR) e della boa W1M3A (CNR-IAS) mentre nel nord Adriatico dal
sistema osservativo congiunto dell’OGS e del CNR, che tramite le stazioni C1 e PALOMA, da anni studia l’ambiente marino del
Golfo di Trieste.
FOTO:
https://drive.google.com/drive/folders/1ihzwXosLvxLv9ipbGa_pz5v5mf5FAgqo?usp=sharing
Foto 1: Immagine che mostra uno dei Saildrone usati per la missione ATL2MED, un glider e la boa E2M3A. Crediti: Saildrone
Foto 2-7: Saildrone al largo del Golfo di Trieste. Crediti: archivio OGS
ARTICOLI ORIGINALI:
Articolo scientifico su Frontiers in Marine Science
Articolo scientifico su Earth System Science Data
https://essd.copernicus.org/articles/16/5333/2024/
CONTATTI STAMPA
Ufficio Stampa Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS
CONTATTI STAMPA
Ufficio stampa Consiglio nazionale delle ricerche – CNR