(AGENPARL) - Roma, 27 Ottobre 2025In occasione del Convegno “Rilancio del Turismo Termale – Il benessere delle acque come risorsa per il futuro”, che si sta svolgendo a Fiuggi presso la Sala Mescita della Fonte Bonifacio VIII, l’Agenparl ha intervistato Emanuele Boaretto, Presidente Federalberghi Terme.
Qual è il ruolo della Federazione nel rappresentare e valorizzare le strutture alberghiere termali italiane?
«La Federalberghi Terme è nata nel 2017 da un’esigenza di cercare nuove politiche di valorizzazione e promozione del settore termale, una piccola parte del mondo dell’accoglienza italiana rappresentata da Federalberghi. Dopo poco abbiamo dovuto affrontare i problemi derivanti dal Covid 19 ed abbiamo lavorato per supportare le aziende nel difficile momento. Dopo la pandemia ci siamo resi conto che è cambiato l’approccio alla vacanza ed ai viaggi e abbiamo cominciato uno studio di approfondimento sulle nuove tendenze del settore collaborando, anche, con il Prof. Renato Mannheimer e con la sua società Eumetra.»
In che modo gli alberghi termali possono rafforzare la loro identità rispetto agli altri segmenti del settore turistico?
«Il problema non è l’identità del singolo albergo, ma dell’intero comparto, della località o, in alcuni casi, del comprensorio in cui si trovano le risorse termali. Per quanto riguarda il turismo termale che a noi piace definire Turismo della Salute, importanza strategica la ricopre il territorio. Tutti i luoghi dove insistono sorgenti termali e stabilimenti dovrebbero diventare destinazioni con una forte governance del territorio, perché, oggi, il turista non vuole più solo l’albergo a 4 o 5 stelle, ma vuole un’intera località che lo abbia fatto stare bene e gli lasci il desiderio di ritornare.»
Quali sono oggi le principali esigenze delle strutture ricettive termali e come la Federazione intende sostenerle?
«Le esigenze delle strutture sono simili a quelle che attengono alle imprese in generale, agli hotel e agli stabilimenti termali: sburocratizzazione, diminuzione dei costi energetici e dei costi dei servizi, reperimento di forza lavoro e soprattutto la formazione di quest’ultima. In particolare, le strutture termali accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale devono rispettare numerosissimi requisiti definiti in commissione Salute della Conferenza Stato Regione. Su questo argomento abbiamo portato avanti un lavoro molto importante con molteplici riunioni in diverse regioni termali al fine di aggiornare tutti in merito ai tempi, alle nuove esigenze e soprattutto alla nuova e sempre più importante innovazione tecnologica. Gli approfondimenti che stiamo svolgendo sul nuovo segmento del turismo della salute servono per dare indicazioni agli imprenditori termali su come intervenire sulle aziende.»
Come si può migliorare l’integrazione tra offerta alberghiera e percorsi di salute, benessere e prevenzione sanitaria nelle località termali?
«Come ho già detto in precedenza, il territorio è parte integrante del Turismo della Salute. Bisogna integrare i corretti stili di vita che prevedono la sana alimentazione, l’attività fisica, trattamenti sanitari e termali, con le risorse del territorio che possono essere paesaggistiche e culturali, come nel caso di importanti siti archeologici presenti, sovente, nei pressi delle risorse termali conosciute ed utilizzate dagli antichi Romani. La nostra Associazione ha stipulato un protocollo d’intesa con la Cattedra Unesco della Federico II di Napoli diretto dalla Prof.ssa Annamaria Colao ed abbiamo proposto, alle istituzioni, un approfondimento sulla necessità di definire un Disciplinare che identifichi il Turismo della Salute per rendere il nuovo prodotto identificabile e vendibile su tutti i mercati. Proprio questo protocollo dovrebbe rappresentare la base per un’identità del settore termale e termo alberghiero, proteggendo i frequentatori con una qualità certificata.»
Quanto è importante il dialogo tra la Federazione, le istituzioni e le amministrazioni locali per sostenere gli investimenti nelle aree termali?
«Ho già accennato all’importanza di una governance forte dei territori per creare le condizioni per lo sviluppo delle attività legate al termalismo. Troppo spesso abbiamo l’impressione, come più volte denunciato dal Presidente di Federalberghi, che il comparto del turismo sia visto più come bancomat dal quale prelevare ingenti risorse, anziché come opportunità da tutelare per mantenere quell’equilibrio socioeconomico necessario alle comunità nelle quali queste aziende operano. La presenza e la salute di queste aziende termali, spesso lontane dai centri abitati ed in luoghi isolati, garantiscono la permanenza degli abitanti grazie ad una migliore cura e gestione dei territori che, se abbandonati e non curati, rappresentano una minaccia per l’ambiente. Devo riconoscere che, in questo particolare momento, anche e soprattutto su sollecitazione degli imprenditori, c’è molta attenzione sul settore, dimostrato anche dalla presentazione, sia alla Camera che al Senato, di due disegni di legge ai quali abbiamo portato il nostro contributo e siamo stati chiamati a fornire ulteriori indicazioni tecniche e che, a breve, cominceranno l’iter parlamentare per l’approvazione. È solo l’inizio di un percorso, ma siamo fiduciosi che la collaborazione che abbiamo già sperimentato, produrrà ottimi risultati.»
Quali politiche ritiene prioritarie per garantire la competitività internazionale delle strutture alberghiere termali italiane?
«Il sistema termale italiano è costituito, per la maggioranza, da aziende familiari, molte delle quali ubicate in paesini che hanno basato da sempre la loro economia sui flussi di turismo supportato dal Servizio Sanitario Nazionale. Oggi ci sono molte aziende virtuose che hanno adeguato le loro offerte alle richieste del mercato in grado di competere con l’Europa, ma noi contiamo di aprire un dialogo con le altre realtà termali europee per fare in modo di trasformare l’attuale prodotto, senza sminuire il valore terapeutico delle acque termali. Il centro studi Pietro d’Abano effettua, periodicamente, ricerche scientifiche sulle proprietà terapeutiche delle acque, pubblicando i risultati su riviste scientifiche con impact facto. Solo partendo dalla qualità e terapeuticità delle acque è possibile contrastare la concorrenza dei centri benessere che utilizzano le acque degli acquedotti cittadini. Anche la rivisitazione della normativa urbanistica e tributaria potrebbe dare un grande aiuto alla capacità competitiva internazionale delle strutture alberghiere e termali.»
In che modo le associazioni territoriali possono contribuire a creare reti tra alberghi, terme e operatori turistici per rafforzare i distretti termali?
«Il distretto termale è uno dei punti qualificanti che abbiamo suggerito di inserire negli strumenti di legge in valutazione alle Camere. Le Associazioni sono già reti e gli aderenti sono motivati a collaborare tra loro perché ne intuiscono l’importanza. In alcune realtà, come quelle dove insistono stabilimenti termali di proprietà pubblica, oggi in dismissione, non basta solo fare rete per risollevare le economie locali, ma è necessario creare le condizioni, amministrative, fiscali e finanziarie. Nel nostro progetto di distretto termale abbiamo ipotizzato di creare le condizioni per rendere appetibili gli investimenti nei territori termali.»
Quale valore attribuisce all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione nella promozione delle strutture termali e alberghiere?
«L’innovazione tecnologica è fondamentale per qualsiasi attività. In particolare, nel nostro settore, è stata rilevante nella gestione di alcuni reparti. Un esempio può essere la gestione degli impianti meccanici di trasporto della materia termale, idraulici, rete dati e domotica del reparto termale in generale e delle piscine. Non molti anni fa c’era bisogno di più di una persona per controllare le temperature, i quantitativi di acqua emunta e la temperatura dei fanghi in maturazione. Oggi, ad esempio, col mio telefonino posso controllare e gestire al meglio le funzioni degli impianti e, se c’è una anomalia, intervenire immediatamente. Questo, per l’imprenditore, per il responsabile del centro, è molto importante al pari di poter far conoscere la propria attività sui canali social ed Internet.
Inoltre, come ovvio, la digitalizzazione è ormai la porta d’ingresso delle nostre strutture, come ha dimostrato la ricerca fatta dal Prof. Mannheimer di cui ho detto prima, secondo la quale Internet è risultato il principale canale per le prenotazioni dei soggiorni.»
Come la Federazione intende sostenere la formazione del personale alberghiero specializzato nei servizi di benessere e accoglienza termale?
«Se si vuole migliorare la qualità dei servizi offerti e competere con le realtà concorrenti, non si può prescindere dalla costante formazione dei collaboratori. Purtroppo in Italia siamo carenti sotto questo profilo e siamo dipendenti dalla formazione a livello regionale. Nei DDL in discussione abbiamo dato rilievo a questo aspetto, ma abbiamo anche richiesto che, i titoli rilasciati da una regione abbiano valenza su tutto il territorio. Inoltre abbiamo una interlocuzione continua con gli ITS ed anche con le Università che si occupano di Turismo.»
Qual è la posizione della Federazione sull’istituzione della Giornata nazionale delle terme d’Italia e come potrebbe dare il suo contributo per valorizzarla e promuovere il turismo termale?
«L’istituzione della giornata nazionale delle terme è un modo per attirare l’attenzione sul settore. Noi, nei DDL in discussione, abbiamo suggerito delle indicazioni perché la giornata possa, effettivamente, tornare utile al settore divulgando i risultati delle ricerche scientifiche che sono sempre la base per assegnare alle terme la giusta valorizzazione. A tal proposito abbiamo suggerito che le risorse per la realizzazione della giornata del termalismo possano essere recuperate dai fondi incassati con la tassa di soggiorno che attualmente, o per meglio dire da sempre, sono utilizzati per coprire capitoli e buchi di bilancio che nulla hanno a che vedere con il turismo. »

