
I future sul rame hanno superato la soglia dei 10.500 dollari a tonnellata, raggiungendo il livello più alto da maggio 2024. L’aumento è alimentato da una combinazione di fattori macroeconomici, temi di investimento legati alla tecnologia e crescenti problemi di approvvigionamento.
Le recenti interruzioni delle forniture — tra cui la dichiarazione di forza maggiore presso la miniera indonesiana di Grasberg di Freeport-McMoRan, la seconda più grande fonte di rame al mondo, e le chiusure operative nella miniera peruviana di Constancia — hanno aggravato la carenza globale del metallo rosso.
A complicare ulteriormente la situazione si aggiunge la crescente domanda proveniente dai data center per l’intelligenza artificiale e dagli aggiornamenti delle infrastrutture elettriche e digitali, due settori che richiedono enormi quantità di rame per cablaggi, sistemi di raffreddamento e reti di distribuzione.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, Lina Thomas e Daan Struyven, “la rete elettrica è diventata l’anello vulnerabile della sicurezza energetica”, con l’IA e la difesa che ne amplificano la centralità. Gli esperti sottolineano che “il rame è il nuovo petrolio”, destinato a diventare la risorsa chiave della transizione energetica e dell’innovazione tecnologica.
Goldman prevede che gli aggiornamenti delle reti elettriche e infrastrutturali rappresenteranno circa il 60% della crescita della domanda globale di rame entro il 2030, portando il prezzo del metallo fino a 10.750 dollari a tonnellata entro il 2027.
L’episodio di Grasberg, definito da James McGeoch di Goldman un “evento cigno nero”, evidenzia quanto il mercato sia vulnerabile agli shock dell’offerta. Nel frattempo, la convergenza tra la corsa all’intelligenza artificiale, le tensioni geopolitiche e la necessità di modernizzare la rete energetica mondiale sta spingendo il rame verso una nuova era di domanda strutturale.