
(AGENPARL) – Wed 01 October 2025 https://www.aduc.it/articolo/overtourism+tragedia+dei+beni+comuni_39906.php
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Overtourism: la tragedia dei beni comuni
La “tragedia dei beni comuni” (tragedy of the commons) è una teoria formulata dal biologo Garrett Hardin nel 1968. Quando una risorsa comune non è regolamentata ed è disponibile a tutti viene sovrasfruttata da individui che agiscono razionalmente secondo il proprio interesse personale.
In questo scenario, ogni singolo utilizzatore ha incentivo a massimizzare il proprio beneficio (ad esempio, portando più bestiame a pascolare in un prato comune), ma la somma delle azioni individuali porta al degrado o all’esaurimento della risorsa per tutti (il prato prima o poi risulta inutilizzabile).
Hardin avverte dell’importanza di imporre limiti e regole per la gestione sostenibile delle risorse condivise, perché senza queste il risultato è la distruzione della risorsa e il danno per l’intera collettività.
La “tragedy of the commons” evidenzia come scelte razionali e individuali possano portare a un esito collettivo irrazionale e negativo, richiedendo interventi regolatori o forme di cooperazione per evitare la rovina delle risorse comuni.
L’overtourism è la moderna versione della “tragedia delle scelte razionali”, perché ogni singola impresa turistica o soggetto economico agisce in modo razionale per massimizzare i propri guadagni attirando più turisti possibili. Il comportamento collettivo di queste scelte individuali porta a una sovraesposizione turistica che supera la capacità di carico del luogo, causando sovraffollamento, degrado ambientale e sociale e una perdita della qualità di vita per residenti e visitatori.
L’overtourism nasce dalla somma di decisioni razionali individuali, ma produce un effetto collettivo irrazionale e insostenibile, tipico dei beni comuni sfruttati eccessivamente senza un coordinamento o una gestione regolativa efficace.
Elinor Ostrom è una studiosa di scienze politiche ed economia, vincitrice del Premio Nobel per l’Economia nel 2009, nota per aver contestato la visione pessimistica della “tragedia dei beni comuni” formulata da Garrett Hardin.
Ostrom ha dimostrato che, contrariamente alla teoria secondo cui beni comuni soggetti a libero accesso sono inevitabilmente sovrasfruttati e distrutti, è possibile una gestione sostenibile attraverso l’azione collettiva e l’autogoverno da parte delle comunità utenti delle risorse. In sostanza i privati possono organizzare la gestione dei beni comuni anche senza intervento dello Stato. La sua teoria sottolinea l’importanza di istituzioni di autogestione e di regole condivise costruite “dal basso” che permettono di superare comportamenti opportunistici come il free-riding.
Nel libro Governing the Commons (1988), Ostrom presenta numerosi casi studio in cui comunità locali sono riuscite a proteggere e valorizzare beni comuni a lungo termine, sviluppando sistemi di monitoraggio, sanzioni e rispetto reciproco.
Si dirà dalla teoria alla pratica…
Appunto: si farà molta fatica pratica, ma senza visione teorica le scelte operative sono solo cieche.
GIan Luigi Corinto, docente di Geografia e marketing agroalimentare all’Università di Macerata, collaboratore Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
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