
(AGENPARL) – Wed 01 October 2025 BODY SHAMING, UNTERBERGER (SVP): SERVE PIU’ DI UNA GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE
“Il body shaming non è una battuta scherzosa, ma una forma di violenza che va contrastata cambiando i modelli culturali.”
Così, in aula, la Presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, sull’istituzione della giornata contro il body shaming.
“Nella nostra cultura – ha aggiunto – si è radicata una dicotomia: l’uomo associato allo spirito, la donna ridotta al corpo. Questa visione ha lasciato un segno che ancora oggi condiziona lo sguardo sulle donne, giudicate per il loro aspetto fisico e non per le loro qualità.
Oggi questa pressione è alimentata da modelli di bellezza sempre più lontani dalla realtà, spesso generati dall’Intelligenza Artificiale nelle pubblicità e sui social. È un immaginario che propone ideali impossibili e che finisce per trasformare il corpo in un problema.
In Italia vent’anni fa 300mila persone soffrivano di disturbi alimentari. Adesso sono 3 milioni. E a essere colpiti sono sempre più giovani, addirittura bambine e bambini di 10 anni.
Il body shaming diventa così lo strumento per colpire chi non corrisponde a quegli ideali irraggiungibili. Chi ne è vittima viene esposto a critiche feroci, senza che nessuno sia davvero al riparo. Come dimenticare quella volta che Angela Merkel, all’epoca donna più potente d’Europa, sulla prima pagina di un giornale venne chiamata la “Culona”?
Per questo non basta introdurre una giornata di sensibilizzazione: serve un impegno concreto e continuativo. Bisogna combattere una cultura ancora maschilista, dove la donna viene spesso rappresentata come oggetto e non come soggetto.
Autorità come AGCOM e IAP dovrebbero essere molto più severe su certe rappresentazioni mediatiche e pubblicitarie delle donne. Ma occorre anche intervenire sui social, perché è lì che i ragazzi trascorrono ore ogni giorno ed è lì che i modelli tossici e le violenze si diffondono senza controllo.
Accanto a questo, bisogna partire dalle scuole. L’educazione all’affettività, al rispetto di sé e degli altri, alla diversità dei corpi non può essere un optional. Insegnanti formati e studenti accompagnati rappresentano il primo argine alla cultura del body shaming.
Poi c’è il discorso di supporto sociosanitario. In Italia, i centri specialistici per curare i disturbi alimentari del servizio sanitario nazionale sono appena 130. Famiglie costrette a spostarsi di centinaia di chilometri per una visita. O a rivolgersi al privato, con costi che diventano insostenibili.
Possiamo istituire la giornata del 16 maggio. Ma se il giorno dopo non imponiamo regole ai media, non formiamo insegnanti ed educatori, non apriamo nuovi centri, non stanziano risorse, resterà tutto fermo a un titolo di calendario”, ha concluso la senatrice della SVP.
BODY-SHAMING, UNTERBERGER (SVP): EIN GEDENKTAG ALLEIN REICHT NICHT AUS
„Body-Shaming ist kein harmloser Scherz, sondern eine Form von Gewalt, die wir bekämpfen müssen und zwar durch einen kulturellen Wandel.“
So äußerte sich Julia Unterberger, Vorsitzende der Autonomiegruppe im Senat, im Plenum zur Einführung eines nationalen Gedenktages gegen Body-Shaming.
„Durch unsere Kultur hat sich eine tief verwurzelte Dichotomie gezogen: der Mann wurde mit dem Geist assoziiert, die Frau auf den Körper reduziert. Diese Sichtweise hat Spuren hinterlassen, die bis heute unseren Blick auf Frauen prägen: Frauen werden häufig nach ihrem äußeren Erscheinungsbild beurteilt und nicht nach ihren Fähigkeiten.
Dieser Druck wird noch verstärkt durch Schönheitsideale, die immer weiter von der Realität entfernt sind, etwa in Werbungen und sozialen Medien, die oft sogar von künstlicher Intelligenz erschaffen werden. Es wird ein unerreichbares Ideal propagiert, das den Körper zu einer einzigen Problemzone macht.
In Italien haben vor 20 Jahren rund 300.000 Menschen an Essstörungen gelitten, heute sind es 3 Millionen. Und die Betroffenen werden immer jünger, sogar Kinder im Alter von zehn Jahren.
Body-Shaming kann alle treffen, die nicht diesen unrealistischen Idealen entsprechen. Niemand ist wirklich davor sicher. Wir erinnern uns, als Angela Merkel – damals die mächtigste Frau Europas – auf der Titelseite einer italienischen Tageszeitung als ‚Culona‘ bezeichnet wurde.
Natürlich reicht ein Gedenktag nicht aus: es braucht ein kontinuierliches und konkretes Engagement. Es muss eine noch immer männerdominierte Kultur bekämpft werden, in der Frauen häufig als Objekt und nicht als handelndes Subjekt dargestellt werden.
Behörden wie AGCOM (Kommunikationsaufsicht) und IAP (Werberat) sollten viel strenger gegen bestimmte Darstellungen von Frauen in Medien und Werbung vorgehen. Gleichzeitig müssen auch soziale Netzwerke stärker zur Rechenschaft gezogen werden. Dort verbringen Jugendliche täglich viele Stunden, und genau dort verbreiten sich unkontrolliert toxische Schönheitsideale und gewalttätige Kommentare.
Es braucht Initiativen an den Schulen: Sexualerziehung und Erziehung zu Selbstachtung, Respekt und Gleichberechtigung durch gut geschulte Lehrkräfte sind wichtige Vorbeugungsmaßnahmen.
Und dann ist da noch die Frage der gesundheitlichen Versorgung. In ganz Italien gibt es gerade einmal 130 spezialisierte öffentliche Einrichtungen zur Behandlung von Essstörungen. Familien müssen oft hunderte Kilometer zurücklegen, um einen Termin wahrnehmen zu können – oder sich an Privatkliniken wenden, die meist unbezahlbar sind.
Wir können den Gedenktag am 16. Mai einführen. Aber wenn wir am Tag danach keine Regeln für die Medien erlassen, keine Lehrkräfte ausbilden, keine neuen Behandlungszentren eröffnen und keine Mittel bereitstellen – dann bleibt alles nur ein weiterer Kalendereintrag“, so die Senatorin der SVP abschließend.