
(AGENPARL) – Tue 30 September 2025 ANTIMAFIA, M5S: SCARPINATO AGGREDITO DA GILETTI DOPO AVER SMENTITO LE BUGIE CON LE CARTE
ROMA, 30 sett. – “L’assalto verbale condotto ieri da Massimo Giletti nell’intervista a Roberto Scarpinato è un fatto gravissimo per il Servizio Pubblico ed è anche sintomatico del danno che sta arrecando a tutta Italia la disinformazione diffusa dai partiti del centrodestra e da altri personaggi che in ogni modo vogliono condizionare i lavori della commissione Antimafia. Scarpinato ha prima spiegato la grande bufala delle intercettazioni con Natoli e poi, con documenti giudiziari in mano, ha esposto in maniere molto precisa le tante inesattezze che vengono diffuse sulla ricostruzione della Strage di via D’Amelio e del periodo precedente, riportate da Giletti. A quel punto il conduttore gli ha impedito di parlare con interruzioni, sovrapposizioni e anche attacchi sguaiati e dal contenuto molto grave, forse diffamatorio. Indecente poi il monologo del giornalista orientatissimo politicamente Capezzone che ha detto cose false e vergognose contro Scarpinato e anche contro Cafiero De Raho”.
Lo affermano i componenti M5S in commissione Antimafia Stefania Ascari, Anna Bilotti, Michele Gubitosa e Luigi Nave.
“Fornendo i documenti autentici a Giletti – aggiungono – Scarpinato ha dimostrato che l’indagine su Massa Carrara per cui oggi Natoli è indagato non c’entra con mafia-appalti e che su quel tema lui non ha fatto domande a Natoli; che mafia-appalti non è mai stata archiviata ed è andata avanti dal 1991 al 1998 con un mucchio di provvedimenti; che nel luglio del 1992 ne fu archiviato solo un filone, poi riaperto pochi mesi dopo, quando furono trovati i riscontri necessari, con l’arresto nel 1993 delle stesse persone archiviate nel 1992; che tre diversi testimoni, nonché un pronunciamento della Gip di Caltanissetta, hanno riferito che nella riunione della Procura di Palermo del 14 luglio 1992 si parlò diffusamente dell’iter di mafia-appalti e della temporanea archiviazione di un suo filone, alla presenza di Borsellino, senza che emergessero contrasti o diversità di vedute. In generale, Scarpinato, così come sta facendo tutto il M5S in Parlamento e nel Paese, ha denunciato in tv come la maggioranza e alcuni personaggi diventati influenti stiano cercando di raccontare che Borsellino morì solo per mano della mafia e per un’indagine sul condizionamento degli appalti pubblici in Sicilia. Come si può sostenere che a mafia-appalti si legherebbero 30 anni di depistaggi, il fatto che l’agenda rossa di Borsellino sia stata sottratta da misteriosi personaggi non della Mafia pochi minuti dopo l’esplosione di via D’Amelio, la costruzione a tavolino da parte di apparati di Polizia del falso collaboratore Scarantino iniziata nel ’94, due anni dopo la strage e proseguita per anni, la messa in campo di un altro falso collaboratore, Avola, nel 2020, la presenza di un uomo non riconosciuto dai mafiosi che imbottì di esplosivo la Fiat 126, gli infiltrati della polizia nella strage di via D’Amelio di cui ha parlato al marito la moglie del collaboratore di giustizia Santo Di Matteo? Come si può tenere quella Strage separata dalle altre avvenute nel biennio 1992-93? Questi sono i punti in ballo in questi anni, per chi vuole guardare la luna e non il dito”.
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Ufficio Stampa Parlamento
Movimento 5 Stelle