
(AGENPARL) – Tue 30 September 2025 La vita di Giuseppe Verdi a S. Agata di Villanova sull’Arda
Trasferitosi a Milano con un contratto per il Teatro alla Scala tramite l’impresario Bartolomeo
Merelli, soffrì la tragica la tragica perdita dei figli infanti Virginia e Icilio nel 1838 e della moglie
Margherita Barezzi nel giugno di due anni dopo e cadde in una depressione profonda, tanto da
promettersi di non scrivere più musica. Ma, subito dopo il tiepido gradimento di Oberto conte di
San Bonifacio e del melodramma giocoso di Un giorno di regno, la carriera di Verdi alla Scala fu
rapida e irresistibile dalla prima del Nabucco nel marzo 1842 (57 repliche nella stessa stagione) in
poi e con il successo cominciò a formarsi per lui un reddito sempre più cospicuo derivante dai
compensi dei maggiori Teatri italiani e degli editori Ricordi e Lucca. Nabucco, opera lirica che gli fu
benevolmente imposta da Merelli e a cui Verdi si dedicò innamoratosi del testo del coro “Va
pensiero”, fu l’inizio della sua attività intensissima (tredici opere liriche in otto anni), che si svolse a
Milano fino al 1850. Le sue intenzioni però andavano alla sua terra, dove erano le sue radici familiari,
per cui all’investimento in beni immobili e in terreni agricoli, secondo una sana e ineccepibile
tradizione padana. Dopo il primo acquisto nell’aprile 1844 del “Pulgaro”, un podere di circa 450
pertiche vicino alla Madonna dei Prati a Roncole, nell’ottobre dell’anno successivo comprò il
nobiliare Palazzo Cavalli a Busseto. Ma nel maggio del 1848 acquistò dalla famiglia Guindani Merli
terreni e case a S. Agata di Villanova sull’Arda nel piacentino per circa 1.500 pertiche, che permutò
con il “Pulgaro”. Il 12 maggio 1849 i suoi genitori Carlo Verdi e Luigia Uttini (originaria di Saliceto
di Cadeo) lasciarono Palazzo Cavalli per S. Agata, dove rimasero fino all’aprile 1851, quando si
stabilirono nella vicina Vidalenzo (Comune di Busseto) nella casa per loro comparata dal Maestro, il
quale a sua volta si trasferì definitivamente a S. Agata il 1 maggio successivo con Giuseppina
Strepponi. Fu una scelta fondamentale perché, come è stato detto, non si sceglie dove si nasce, ma si
sceglie dove si vuol vivere.
Nella primavera del 1854, reduce dai trionfi della Trilogia (Rigoletto, Trovatore, Traviata) composta
a S. Agata, il Maestro acquistò il fondo Sivelli e il latifondo “Piantadoro” dalla contessa Sofia
Bulgarini-Porta di circa 4.500 pertiche e nel 1875 si annettè la grandissima tenuta “Castellazzo” di
oltre 2.800 pertiche dotata di un mulino. Dal 1885 acquistò molti altri poderi, che alla fine formarono
un patrimonio di 669 ettari, corrispondente a 8.800 pertiche piacentine, che si estendevano dal torrente
Ongina senza interruzioni in direzione opposta a Busseto e inglobavano anche tutti quei terreni che
erano stati dei suoi antenati e dei suoi parenti.
A Villa S. Agata passarono e furono ospitati tutti i principali interlocutori di Verdi: Francesco Maria
Piave, il poeta preferito che gli diede dieci libretti, Giulio Ricordi, il suo editore milanese, Léon
Escudier, l’editore parigino di Jerusalem e ambasciatore del Teatro Opéra e che gli consegnò la
nomina di Cavaliere della Legion d’Onore, Antonio Ghislanzoni, librettista dell’Aida, Arrigo Boito,
drammaturgo e librettista stimato del Falstaff, la soprano Romilda Pantaleoni ospitata per le prove
nella parte di Desdemona dell’Otello. Nella villa di S. Agata riceveva spesso anche gli amici più cari:
Emanuele Muzio, il suo fidato rappresentante musicale e direttore nelle rappresentazioni delle opere,
il sen. Giuseppe Piroli, Franco Faccio direttore dell’Aida e di Otello, Giovanni Maloberti, il suo
fornitore di arredi e oggetti artistici, Angelo Mariani, il direttore preferito delle sue opere, Paolo
Marenghi, l’amministratore dei suoi beni immobiliari e agricoli.
STEFANO PRONTI