
Dopo il Digital Networks Act (DNA), il provvedimento europeo destinato a rivoluzionare l’ecosistema digitale europeo e atteso in vigore a dicembre, nei primi di luglio sono arrivate altre consultazioni, tutte convergenti verso la stessa direzione: ridurre la regolazione ex-ante, consolidare competenze a livello europeo e semplificare l’accesso alle reti fisiche. In termini concreti, queste misure si traducono nella fine del pluralismo digitale a favore di una struttura oligopolistica sostenuta da grandi fondi finanziari.
Un pacchetto regolatorio convergente che, grazie a un abile maquillage politico, viene presentato come un processo di modernizzazione e semplificazione.
“Mentre l’attenzione pubblica è concentrata sulle grandi piattaforme digitali e sull’impatto dell’intelligenza artificiale – afferma Giovanni Zorzoni, presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) – in Europa sta avvenendo una riforma più silenziosa ma altrettanto significativa. Questa trasformazione riguarda il cuore delle infrastrutture digitali e potrebbe ridefinire per sempre le regole del settore delle telecomunicazioni. Il DNA, continua Zorzoni, è accompagnato da una serie di consultazioni pubblicate nell’arco di poche settimane e con scadenze allineate, che mostrano una direzione comune.”
Tre nuove consultazioni europee
Dopo la consultazione pubblica sul DNA, ne sono state aggiunte altre tre, tutte orientate verso riforme:
- Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (EECC) – la direttiva europea del 2018 che rappresenta la pietra angolare legislativa del settore delle telecomunicazioni in Europa;
- Revisione della Raccomandazione sui Mercati Rilevanti – strumento chiave per garantire concorrenza e innovazione nel settore;
- Mappatura della qualità del servizio (QoS) di reti mobili e accesso fisso wireless 5G.
Le scadenze principali sono state: 27 giugno per QoS, 11 luglio per DNA e EECC, e 17 settembre per la raccomandazione sui mercati rilevanti.
“Un calendario serrato – aggiunge Zorzoni – che, seppur presentato come tecnico, ha un chiaro obiettivo politico e industriale: ridurre la concorrenza e marginalizzare l’esistenza delle autorità nazionali indipendenti. Definirle semplicemente ‘tecniche’ è riduttivo: rappresentano una scelta politica di grande portata.”
Il pluralismo digitale funziona
Il modello europeo delle telecomunicazioni negli ultimi 25 anni si è basato su un principio chiaro: pluralismo digitale. La concorrenza su infrastrutture e servizi ha garantito prezzi bassi, innovazione e pluralismo. Perché cambiare un sistema che funziona?
“Il paradosso, e ciò che frustra di più – osserva Zorzoni – è che il sistema attuale, pur con i suoi limiti, ha prodotto risultati positivi. L’Europa è l’unica macro-regione dove i prezzi di accesso a Internet non sono esplosi. I cittadini europei pagano meno, in media, rispetto a Stati Uniti, Canada o Giappone. In Italia, in particolare, il livello di concorrenza ha permesso una diffusione capillare della fibra anche nelle aree marginali, grazie agli sforzi di centinaia di operatori indipendenti. Il pluralismo delle reti ha favorito l’innovazione nei servizi: cloud regionali, data center locali, punti di interscambio pubblici, soluzioni verticali per distretti industriali e filiere produttive. Tutto questo è frutto di un ecosistema diversificato, non di una gestione centralizzata.”
Chi oggi invoca grandi “campioni europei” dovrebbe spiegare perché un sistema che ha funzionato per i cittadini dovrebbe essere sostituito da uno che, per definizione, riduce le opzioni disponibili.
#StopDNA: mobilitazione urgente
Alcuni mesi fa, AIIP ha lanciato la campagna #StopDNA (http://www.stopdna.ue), raccogliendo ampia approvazione e attenzione mediatica a livello nazionale ed europeo. L’obiettivo è coinvolgere associazioni, istituzioni e cittadini per contrastare questa minaccia sistemica.
“Tutti – organizzazioni, imprenditori, consumatori – devono sentirsi legittimati a partecipare e unire le forze contro una delle proposte legislative più pericolose che il settore delle telecomunicazioni abbia mai affrontato. In gioco non ci sono solo questioni tecniche o burocratiche: c’è il futuro del mercato, della concorrenza e della libertà digitale in Europa.”