(AGENPARL) - Roma, 22 Settembre 2025Il Digital Networks Act (DNA), la proposta di regolamento europeo attesa entro la fine del 2025, rischia di trasformarsi nel più grave attacco all’Internet libera e competitiva mai visto nel nostro continente. Dietro la promessa di “semplificazione” e “razionalizzazione” si cela un progetto che potrebbe mettere in ginocchio l’intero ecosistema delle telecomunicazioni, con conseguenze drammatiche per imprese, lavoratori e consumatori.
Perché Bruxelles vuole smontare tutto con il DNA?
La contraddizione è evidente. Pochi mesi fa la Commissione Europea ha diffuso il report “State of the Digital Decade 2025”, che fotografa un’Europa in movimento verso la trasformazione digitale.
L’Italia, in particolare, viene riconosciuta come uno dei Paesi più dinamici nel settore:
- 70,7% di copertura in fibra FTTP (Fiber to the Premises), con un incremento annuo del +18,6% – superiore alla media europea;
- 100% degli obiettivi intermedi 2024 centrati in 7 indicatori su 8;
- miglioramento netto nell’erogazione dei servizi digitali per cittadini e imprese.
Questi risultati non sono stati raggiunti grazie a monopoli o campioni artificiali, ma al contrario grazie a un modello fondato su pluralità infrastrutturale, concorrenza reale e protagonismo delle PMI, che negli ultimi anni hanno registrato una crescita media del 30% annuo.
In altre parole: la liberalizzazione ha funzionato. L’Italia è un caso di successo che dimostra come la competizione aperta e la diversità di operatori possano generare benefici concreti in termini di copertura, qualità e innovazione.
Ed è qui che nasce la contraddizione: perché, di fronte a questi numeri positivi, Bruxelles spinge con il DNA verso una visione centralista e oligopolistica, che rischia di demolire proprio il modello che ha portato a tali risultati?
Centinaia di realtà indipendenti a rischio
Se approvato, il DNA comprometterebbe la sopravvivenza di centinaia di ISP locali indipendenti, ossatura del pluralismo digitale europeo. Ma non solo: sarebbero colpiti anche i punti di interscambio (IXP) che garantiscono l’efficienza e la neutralità della rete, i system integrator che sviluppano soluzioni personalizzate, i produttori di apparati e dispositivi e persino gli installatori, cioè quella rete di piccole e medie imprese che quotidianamente portano la connettività nelle case e nelle aziende.
Secondo le stime più recenti, la perdita potenziale si aggira intorno a qualche decina di migliaia di posti di lavoro in tutta Europa, di cui diverse solo in Italia.
Conseguenze per il mercato
Il DNA favorirebbe la concentrazione del mercato nelle mani di tre o quattro grandi operatori paneuropei, spesso legati a interessi extra-UE. Questo scenario determinerebbe:
- Meno innovazione → senza concorrenza non c’è stimolo al progresso;
- Meno scelta → cittadini e imprese costretti a rivolgersi a pochi colossi;
- Meno investimenti → periferie e territori marginali lasciati indietro;
- Prezzi più alti → connettività e servizi digitali più costosi per tutti.
Neutralità della rete e pluralismo in pericolo
Oltre al danno economico e occupazionale, c’è una questione di principi fondamentali. Con il DNA rischia di cadere anche la neutralità della rete, pilastro che ha reso Internet uno spazio libero e aperto.
In un futuro regolato da oligopoli, i contenuti e i servizi di chi paga di più avrebbero corsie preferenziali, mentre tutti gli altri sarebbero penalizzati.
Fermare il DNA per salvare l’Europa digitale
Le evidenze dimostrano che la liberalizzazione del settore ha garantito sviluppo, investimenti e innovazione. Sostenere oggi un modello accentrato e oligopolistico significa smentire i fatti e rischiare di smantellare decenni di progressi.
Per questo è fondamentale che imprese, istituzioni, associazioni e cittadini si mobilitino. La campagna #StopDNA, promossa da AIIP, rappresenta un punto di riferimento per costruire un fronte comune contro una riforma che minaccia non solo il settore TLC, ma l’intera sovranità digitale europea.
In gioco non c’è solo il futuro del lavoro e della concorrenza, ma la libertà stessa di Internet.
