
Le sanzioni imposte dalla Slovenia al neoeletto presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, rappresentano un segnale forte di isolamento politico e diplomatico per Banja Luka e per l’intero vertice del regime. La misura, che vieta a Dodik l’ingresso nel Paese, sarebbe legata al trasferimento di ingenti capitali di dubbia provenienza dalla RS e dai Balcani occidentali verso la Slovenia, oltre a sospetti investimenti immobiliari di lusso sulla costa slovena.
La reazione da parte di Banja Luka non si è fatta attendere: il governo della RS ha risposto imponendo un divieto d’ingresso al presidente sloveno Nataša Pirc Musar e alla ministra degli Esteri Tanja Fajon, definendo la decisione di Lubiana un’ingerenza negli affari interni e una violazione delle convenzioni internazionali.
Secondo Igor Crnadak, vicepresidente del PDP, le sanzioni slovene sono “un altro duro schiaffo in faccia alla Republika Srpska e un chiaro segnale del crescente isolamento del regime di Dodik”. Crnadak ha ricordato che, nello stesso giorno della decisione slovena, la Banca Europea per gli Investimenti ha annunciato la sospensione di prestiti e finanziamenti per la RS, mentre i ministri dell’SNSD hanno votato contro il Piano di crescita destinato ai cittadini della Bosnia-Erzegovina.
“È evidente che SNSD e Dodik pensano solo alla loro sopravvivenza politica, non al futuro della RS. Trascinano il popolo nell’isolamento totale e nel conflitto con il mondo intero”, ha dichiarato Crnadak.
Anche Zoran Vuletić, presidente del Civic Democratic Forum, ha sottolineato come Dodik sia già sotto sanzioni statunitensi dal 2017 e ora anche Germania, Austria e Slovenia si stiano allineando.
“Il vero problema non è Dodik in sé, ma il fatto che la società serba continua a sostenere politiche fallimentari. Non siamo usciti dagli anni ’90 e rimaniamo incompatibili con le democrazie occidentali”, ha affermato Vuletić.
Secondo Vuletić, la strada per l’integrazione europea richiede che la società serba e i suoi rappresentanti politici offrano una politica completamente diversa da quella di Dodik e Vučić, altrimenti l’isolamento internazionale continuerà ad aggravarsi.